REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 23 GENNAIO 2009 - N. 4
SI PUBBLICA DI REGOLA IL VENERDI'

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE: VIA CALTANISSETTA 2/E - 90141 PALERMO
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CIRCOLARI

PRESIDENZA


CIRCOLARE 20 novembre 2008.
Raccomandazioni ed indicazioni operative di protezione civile per la prevenzione, la mitigazione ed il contrasto del rischio idrogeologico ed idraulico.

SINDACI DEI COMUNI - RESP. COM.LI DI P.C. RESP. AZ. MUNICIP. ENERGIA, GAS, ACQUA
PRESIDENTI DELLE PROVINCE REGIONALI - RESP. PROVINCIALI DI P.C.
ASSESSORATO REGIONALE DELL'AGRICOLTURA E DELLE FO-
RESTE - DIPARTIMENTO FORESTE - ISPETTORATI FORESTALI - AZIENDA DEMANIALE FORESTE - SERVIZI PROVINCIALI - UFFICIO SPECIALE ANTINCENDIO BOSCHIVO
ASSESSORATO REGIONALE DELLA SANITA' - ISPETTORATO SANITARIO DI PALERMO - SUES 118 - CENTRALI DI PALERMO, CALTANISSETTA, CATANIA, MESSINA
ASSESSORATO REGIONALE DEI LAVORI PUBBLICI - DIPARTIMENTO LAVORI PUBBLICI - UFFICI DEL GENIO CIVILE
ASSESSORATO REGIONALE DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI - SOPRINTENDENZE BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
ASSESSORATO REGIONALE DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE - DIPARTIMENTO TERRITORIO E AMBIENTE
ARRA - AGENZIA REGIONALE DEI RIFIUTI E DELLE ACQUE
ARPA - AGENZIA REGIONALE PROTEZIONE AMBIENTE
CAS - CONSORZIO AUTOSTRADE SICILIANE - MESSINA
CONSORZI DI BONIFICA
CONSORZI AREE DI SVILUPPO INDUSTRIALE
DIREZIONI MARITTIME DELLE CAPITANERIE DI PORTO DI PALERMO, MESSINA
RID - REGISTRO ITALIANO DIGHE DI PALERMO, ROMA
A.N.A.S. - DIREZIONE REGIONALE PER LA SICILIA - PALERMO
ANAS - UFFICIO SPEC. GRANDE VIABILITA' PER LA SICILIA - MISTERBIANCO
ANAS - SEZIONE COMPARTIMENTALE DI CATANIA - MISTERBIANCO
R.F.I.
ENEL DISTRIBUZIONE - T.E.R.NA.
GESTORI TELEFONIA: TELECOM, VODAFONE, WIND, H3G
E.A.S. - SNAM
ALLE ASSOCIAZIONI REGIONALI DI VOLONTARIATO DI P.C.
AL COMITATO REGIONALE C.R.I.
e, p.c.  ON.LE PRESIDENTE DELLA REGIONE 

DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE
PREFETTURE - UFFICI TERRITORIALI DI GOVERNO
DIREZIONE REGIONALE VV.F. - COMANDI PROVINCIALI VV.F.
Con la presente nota si intendono fornire, anche a seguito degli indirizzi operativi emanati dal Presidente del Consiglio dei Ministri in data 27 ottobre 2008, prot. n. Cd 255/2008, raccomandazioni ed indicazioni operative di protezione civile per la prevenzione, la mitigazione ed il contrasto delle situazioni di rischio idrogeologico ed idraulico che caratterizzano il territorio regionale.
1.  SITUAZIONI DI RISCHIO SUL TERRITORIO REGIONALE
Le diffuse condizioni di dissesto idrogeologico nel territorio dell'Isola sono note, sia per memoria storica, sia grazie ai Piani per l'assetto idrogeologico (PAI) che individuano le aree a pericolosità elevata (P3) e molto elevata (P4) e quelle a rischio elevato (R3) e molto elevato (R4) nonché i siti di "attenzione".
Sussistono inoltre situazioni localizzate di criticità che, per motivi vari, non sono indicate nei suddetti PAI. In proposito si richiama il comunicato del P.C.M. del 27 ottobre 2006: atto di indirizzo recante: "Indirizzi operativi per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici" (Gazzetta Ufficiale n. 259 del 7 novembre 2006): "... i fenomeni meteorologici sopra richiamati hanno recentemente interessato soprattutto aree fortemente urbanizzate, mettendone in luce l'elevata vulnerabilità in relazione non soltanto alla possibilità di "regimazione" dell'evento naturale, anche attraverso una diligente manutenzione del reticolo idrografico minore, ma soprattutto in relazione alla tipologia e all'articolazione urbanistica il cui sviluppo, talvolta, non è stato né pianificato, né controllato adeguatamente.
In tal senso gli strumenti di pianificazione quali i piani stralci di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI) danno indicazioni che, per quanto necessarie, non risultano tuttavia sufficienti all'azione di protezione civile, sia in quanto non possono includere situazioni localizzate di criticità, sia perché si riferiscono a scenari di pericolosità severi con frequenza di accadimento più che decennale.".
Altre situazioni di particolare rischio si possono riscontrare, nella situazione attuale, laddove, a seguito degli incendi boschivi, di colture e di interfaccia della stagione estiva 2008 e 2007 (in particolare), è plausibile ritenere che molte delle aree già definite critiche per quanto concerne il rischio idrogeologico possano subire ulteriori aggravamenti, così come è possibile che aree a bassa pericolosità diventino instabili. Alle prime piogge intense e localizzate, infatti, non può escludersi che il materiale terrigeno, non più trattenuto dalla vegetazione, venga trascinato a valle dalle acque di ruscellamento provocando l'accumulo di detriti lungo le strade e l'intasamento degli attraversamenti dei corsi d'acqua, tra l'altro già gravati dalla presenza di vegetazione infestante e accumuli antropici. Oltre a ciò, come rilevato nel corso dei sopralluoghi effettuati da questo dipartimento, numerosi sono i casi di massi instabili che giacciono sulle pendici e sulle scarpate e che possono rotolare a valle, con comprensibili rischi per la popolazione.
In materia, occorre richiamare doverosamente la direttiva P.C.M. del 5 ottobre 2007 (Indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici), nella quale si legge: "In numerose occasioni, anche a seguito delle dichiarazioni di stati di emergenza per eventi calamitosi che continuano ad interessare gran parte del territorio nazionale, è stata richiamata l'attenzione ed indirizzata l'azione di tutte le istituzioni interessate affinché operassero in sinergia e promuovessero il raccordo coordinato tra le diverse componenti e strutture operative del servizio nazionale della protezione civile.
In tale spirito di collaborazione, le regioni, le province e le prefetture, uffici territoriali del Governo, ciascuno per le proprie competenze, vorranno ora favorire la realizzazione di una pianificazione di emergenza a livello comunale, seppur di natura speditiva. Ciò potrà essere perseguito nei modi ritenuti più opportuni, secondo le linee guida già adottate in ambito regionale, oppure predisponendone di nuove, dedicando in ogni caso particolare cura a favorire e sostenere i comuni nell'aggregazione sovracomunale, e nel reperimento delle conoscenze e delle risorse necessarie a tal fine.
L'attenzione sarà prioritariamente rivolta ai territori esposti a situazioni di rischio elevato e molto elevato, con particolare riguardo alle aree recentemente percorse dal fuoco, nella consapevolezza che non si potrà tener conto esclusivamente delle sole indicazioni contenute nei Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI), in quanto non sufficienti alla pianificazione di protezione civile, anche per l'assenza di riferimento agli scenari di pericolosità, e quindi di criticità, più frequenti e localizzati.
E' bene infatti ricordare che ancora recentemente la pericolosità e i danni maggiori si sono manifestati a seguito di eventi anche non particolarmente intensi ma localizzati in aree fortemente urbanizzate e vulnerabili, ancorché limitate, le cui cause sono senza dubbio da imputare anche all'inadeguatezza e alla mancata manutenzione del reticolo idrografico urbano e secondario, nonché ad uno sviluppo urbanistico spesso non adeguato, né controllato.".
Si richiama, altresì, la recente nota del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 255 del 27 ottobre 2008 (Indirizzi operativi per prevedere, prevenire e fronteggiare eventuali situazioni di emergenza connesse a fenomeni idrogeologici e idraulici) nella quale si legge:
"(...) L'attività di pianificazione di protezione civile sarà prioritariamente rivolta ai territori esposti a situazioni di rischio elevato e molto elevato indicate dai Piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (PAI) messi a punto dalle autorità di bacino. Si tratta, però, di un patrimonio di informazione che deve essere comunque sostenuto da un'attività di aggiornamento senza la quale perderebbe in breve tempo la propria efficacia, soprattutto per quanto attiene alle finalità di protezione civile. Occorre inoltre ricordare che gli stessi Piani, orientati alla gestione del rischio a scala di bacino e su orizzonti temporali di lungo periodo, non consentono il livello di dettaglio necessario alla pianificazione di protezione civile che, come è noto, si esplica spesso su scenari fortemente concentrati nel tempo e nello spazio.
La gestione del rischio idrogeologico (...) richiede uno spettro composito e sinergico di interventi strutturali e non strutturali.
Il ruolo dell'azione di protezione civile, in questo contesto, è pilastro strategico e ineludibile (...).
(...) Resta comunque strategica la piena attivazione dei presidi territoriali, ineludibile strumento di vigilanza sul territorio e di intervento tecnico, indispensabile per fronteggiare le situazioni di criticità ordinaria conseguenti a fasi temporalesche intense, ancor oggi di difficile prevedibilità.
(...) In tale contesto ritengo quanto mai urgente che ciascuna Regione, disponendo dei necessari elementi di conoscenza relativi ai rischi (...), svolga un'azione di indirizzo e di sostegno per i sindaci, aiutandoli ad individuare le azioni prioritarie da porre in essere soprattutto in situazioni di criticità e di emergenza non previste, con l'obiettivo primario di salvaguardare l'incolumità dei propri cittadini (...)".
2.  INTERVENTI STRUTTURALI DI PREVENZIONE E MITIGAZIONE DEL RISCHIO
Alla luce di quanto sopra esposto si ritiene necessario che tutte le amministrazioni competenti, sia a livello centrale sia locale concorrano a favorire l'attuazione dei succitati Piani per l'assetto idrogeologico - PAI - e promuovano l'identificazione e la mitigazione delle criticità apparentemente minori, eppure così frequentemente ricorrenti su tutto il territorio.
A tal fine, è particolarmente urgente adeguare l'attuale assetto territoriale, nonché lo sviluppo urbanistico futuro, sia alle prescrizioni dei PAI sia a tali scenari di più frequente pericolosità.
Si raccomanda pertanto ai comuni, alle province, ai rami dell'Amministrazione regionale e a tutti gli enti competenti nella gestione urbanistica ed edilizia del territorio nonché nella pianificazione e nella vigilanza di porre particolare attenzione alle costruzioni e ai manufatti che ricadono nelle aree a rischio, proibendone la realizzazione in armonia con le indicazioni dei PAI ovvero favorendone la delocalizzazione.
"Tali obiettivi, nel quadro dell'attuale scarsa disponibilità di risorse economiche, potranno essere perseguiti solo se le amministrazioni locali stabiliranno quali siano gli interventi prioritari da porre all'attenzione della programmazione regionale, sia in materia di difesa del suolo che di ricostruzione post-emergenziale per il ritorno alle ordinarie condizioni di vita, mirando primariamente a ridurre il rischio più persistente su aree il più possibile estese.".
Per quanto concerne l'attività del dipartimento regionale della protezione civile, pur nei limiti delle risorse economiche di cui dispone e in assenza di una competenza specifica sui corsi d'acqua, lo stesso ha realizzato, laddove previsto da provvedimenti specifici di protezione civile, interventi urgenti per sanare alcune delle più evidenti situazioni a rischio (vedi piani di intervento ex OPCM n. 3340 e n. 3360/2003, ex OPCM n. 3515/2005, direttiva P.C.M. 29 settembre 2005, OPCM n. 3668/2008).
Inoltre, con alcune associazioni di volontariato ambientale è stato avviato e realizzato un articolato programma, con finalità esemplificative e dimostrative, per la mitigazione del rischio dei corsi d'acqua e comprendente varie azioni sia strutturali, di pulizia dei corsi d'acqua e rimozione delle ostruzioni, sia non strutturali, quali azioni di sensibilizzazione dei cittadini, informazione ai sindaci ed ai tecnici comunali, etc.
E' da sottolineare comunque che gli interventi strutturali, nel caso di eventi più severi, non potranno comunque escludere il necessario ricorso ad azioni non strutturali di protezione civile tra le quali rientra la pianificazione di emergenza comunale o intercomunale e provinciale.
"E' quindi altrettanto utile che le amministrazioni competenti ai diversi livelli accertino e, se del caso, promuovano, nei modi ritenuti più opportuni, la disponibilità di una pianificazione di emergenza, ancorché speditiva, a salvaguardia della popolazione e ne verifichino l'effettiva operatività in caso di allertamento.".
Infine, in relazione ai casi riscontrati di costruzioni e manufatti realizzati in aree a rischio in contrasto con le vigenti norme, si ricorda ai funzionari di procedere tempestivamente nelle segnalazioni alle autorità competenti per l'avvio dei procedimenti sanzionatori e di rimozione delle opere al fine di ridurre i rischi connessi. Tali sono i casi di strade o di costruzioni e manufatti realizzati irregolarmente in aree in dissesto ovvero negli alvei dei corsi d'acqua, ovvero situazioni di restringimento delle sezioni di deflusso ed ostruzioni prodotte dall'uomo.
3.  PIANIFICAZIONE DI PROTEZIONE CIVILE - PREPARAZIONE ALL'EMERGENZA
Si premette che, come noto, a seguito dei gravi e numerosi incendi che hanno interessato il centro e sud Italia, è stato dichiarato lo stato di emergenza ed emanata l'ordinanza P.C.M. n. 3606/2007 - "Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare lo stato di emergenza in atto nei territori delle regioni Lazio, Campania, Puglia, Calabria e della Regione siciliana in relazione ad eventi calamitosi dovuti alla diffusione di incendi e fenomeni di combustione".
Il comma 9 dell'art. 1 della citata OPCM prevede che i sindaci dei comuni predispongano i piani comunali di emergenza tenendo conto prioritariamente delle strutture maggiormente esposte al rischio di incendi di interfaccia anche sulla base del catasto dei soprassuoli già percorsi dal fuoco e degli indirizzi regionali.
Il comma 10 dell'art. 1 della medesima OPCM prevede che il commissario delegato (nella fattispecie, il capo del dipartimento della protezione civile nazionale) pone in essere ogni azione di impulso utile a favorire la predisposizione da parte dei comuni esposti al rischio idrogeologico ed idraulico elevato e molto elevato, ai sensi della legge n. 267/98, entro la cessazione dello stato di emergenza (31 marzo 2008), della relativa pianificazione di emergenza tenendo conto, ove possibile, degli effetti indotti sui soprassuoli percorsi dai fuochi.
Per agevolare le attività previste dall'ordinanza in parola è stato redatto dal commissario delegato, acquisito il parere dei direttori delle strutture regionali di protezione civile, il "Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile - DPC-2007", relativo in particolare al rischio incendi d'interfaccia ed al rischio idrogeologico ed idraulico.
Inoltre il dipartimento regionale della protezione civile ha recentemente emanato le "Linee guida per la predisposizione del piano comunale di emergenza idrogeologica - DRPC-2008".
Indicazioni precise per il potenziamento delle attività comunali e provinciali di protezione civile sono state inoltre dettate dalla direttiva del Presidente della Regione del 14 gennaio 2008 "Attività comunali e intercomunali di protezione civile - Impiego del volontariato - Indirizzi regionali".
Premesso quanto sopra, appare indispensabile potenziare la pianificazione di protezione civile, ed in particolare quella comunale e provinciale, anche in forma semplificata ove vi siano i presupposti dell'urgenza, con particolare ma non esclusivo riferimento alle dighe di ritenuta, alle aree individuate nei PAI a rischio elevato e molto elevato, alle aree di attenzione e alle situazioni di particolare criticità che dovessero risultare tali a seguito di censimenti, ricognizioni e studi di settore.
A tal riguardo, in vista del costituendo Centro funzionale decentrato multirischio integrato di cui alla delibera di Giunta regionale n. 530 del 19 dicembre 2006 e nell'ottica del rafforzamento del sistema di protezione civile, propugnato nel comunicato del 7 novembre 2006 del Presidente del Consiglio dei Ministri, il dipartimento regionale della protezione civile curerà il raccordo delle strutture statali, regionali, provinciali e comunali che, a vario titolo, concorrono all'individuazione del dissesto idrogeologico e alla predisposizione degli strumenti atti alla mitigazione del rischio connesso.
Il medesimo dipartimento, oltre a promuovere e incentivare le attività pianificatorie, assicurerà la propria collaborazione ed assistenza alle amministrazioni competenti nella redazione dei piani di protezione civile.
Vengono nel seguito sviluppati alcuni indirizzi operativi di massima ribadendo che si fa riferimento a: direttiva P.C.M. 27 febbraio 2004 "Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idraulico e idrogeologico ai fini di protezione civile", - "Manuale operativo per la predisposizione di un piano comunale o intercomunale di protezione civile" - DPC, anno 2007; "Linee guida per la predisposizione del piano comunale di emergenza idrogeologica" DRPC, anno 2008; - direttiva presidenziale del 14 gennaio 2008 "Attività comunali e intercomunali di protezione civile - Impiego del volontariato - Indirizzi regionali".
Pianificazione comunale e provinciale. La conoscenza della vulnerabilità dei territori comunali e provinciali al rischio idrogeologico discende dai PAI e da approfondimenti derivanti dai censimenti e individuazione delle situazioni puntuali di rischio; a tal riguardo, le osservazioni e i censimenti potranno utilmente essere effettuati utilizzando le specifiche schede messe a punto dal dipartimento regionale della protezione civile che sono state concepite per le necessità operative di protezione civile e per implementare il sistema informativo territoriale per il rischio idrogeologico quale strumento di supporto alle decisioni.
A seguito di avviso di criticità, e/o di avviso di allerta di protezione civile, nella pianificazione di protezione civile dovranno essere individuati i corrispondenti scenari di evento prevedendo opportune azioni volte alla mitigazione del rischio che possono contemplare, a seconda dei fenomeni previsti:
1)  la costituzione di presidi operativi comunali h. 24 o centri operativi e di presidi territoriali;
2)  l'allertamento preventivo alla popolazione, la preparazione ad una eventuale evacuazione, etc.;
3)  l'effettuazione di sopralluoghi ispettivi;
4)  la materializzazione di presidi ("cancelli") con forze dell'ordine e/o volontari per controllare o impedire il transito veicolare e pedonale sui ponti, sugli attraversamenti a raso e in corrispondenza di qualsivoglia condizione che possa arrecare esondazioni diffuse o localizzate;
5)  l'eventuale divieto di manifestazioni e/o altri eventi in aree ritenute a rischio.
Linguaggi e comunicazione. Al fine di uniformare le strategie di allertamento e intervento del sistema regionale di protezione civile, la pianificazione dovrà fare riferimento alle seguenti dizioni:
-  quiete, in caso di assenza sia di fenomeni in atto sia di fenomeni severi attesi;
-  pre allerta, in caso si preannuncino fenomeni che possano determinare situazioni di criticità ordinaria;
-  attenzione, in caso si preannuncino fenomeni che possano determinare situazioni di criticità moderata o siano in corso fenomeni con criticità ordinaria;
-  preallarme, in caso si preannuncino fenomeni che possano determinare situazioni di criticità elevata o siano in corso fenomeni con criticità moderata;
-  allarme, in caso siano in corso fenomeni con criticità elevata;
-  emergenza, in caso siano in atto situazioni che comportino l'intervento di soccorso alla popolazione.
Le segnalazioni degli eventi e dei danni dovranno essere comunicati alla Sala operativa regionale SORIS - alle prefetture, alle sale operative provinciali dei vigili del fuoco e del corpo forestale e delle province regionali nonché ai servizi provinciali del dipartimento regionale della protezione civile.
Pianificazione delle dighe. Gli enti gestori, informati dal Centro funzionale decentrato in merito alle previsioni meteorologiche e ai possibili deflussi fluviali e sentito il registro italiano dighe, valuteranno se e in che misura dovranno effettuare manovre agli organi di scarico dandone comunicazione al Centro funzionale decentrato - CFD - il quale, valutati i possibili effetti a valle, anche in relazione al regime pluviometrico previsto o in atto, emetterà i conseguenziali avvisi.
Tali avvisi saranno trasmessi alle prefetture competenti ed alla SORIS ed alle altre strutture che, sulla base di quanto contenuto nei documenti di pianificazione, allerteranno le province regionali e i comuni interessati dall'onda di piena.
La pianificazione di protezione civile in parola, prendendo a riferimento quanto già svolto in modo condiviso e sinergico dalle prefetture e dal dipartimento regionale della protezione civile per alcune delle dighe del territorio regionale (Ancipa), dovrà prendere in considerazione, per fasi successive, differenti scenari di rischio sulla base dei quali saranno previsti:
a)  sopralluoghi ispettivi;
b)  materializzazione di presidi ("cancelli") con forze dell'ordine e/o volontari per controllare o impedire il transito veicolare e pedonale sui ponti e sugli attraversamenti a raso;
c)  avviso alla popolazione ivi insediata;
d)  soccorso nel caso di coinvolgimento diretto o indiretto di persone.
In funzione delle necessità, i sindaci costituiranno i centri operativi comunali (C.O.C.) e le prefetture istituiranno le unità di crisi, i COM e i centri di coordinamento e soccorso (C.C.S.) con il supporto dei tecnici del dipartimento regionale della protezione civile.
L'obiettivo di tale strategia è quello di condividere le scelte e di avere consapevolezza reciproca di chi interviene e con quali uomini e mezzi, così da assicurare la tempestiva attivazione delle misure di mitigazione e l'eventuale supplenza in caso di impossibilità ad operare.
Ogni ulteriore e più specifica indicazione tecnica per i livelli regionali e locali potrà essere emanata dal dipartimento regionale della protezione civile che curerà il necessario raccordo con le strutture statali.
4.  SISTEMA REGIONALE DI GESTIONE DELLE ALLERTE E DELLE EMERGENZE
Conformemente all'organizzazione, all'architettura e alle procedure contenute nella nota direttiva P.C.M. 27 febbraio 2004 e nel Manuale operativo DPC 2007 prima citato, il sistema nazionale, regionale e locale prevede che, al ricevimento dei bollettini e degli avvisi di criticità, a cui corrispondono le fasi di preallerta (verde), attenzione (giallo), preallarme (arancio), allarme (rosso), le componenti del sistema di protezione civile, a tutti i livelli, debbano avviare le attività di competenza.
Tali attività sono descritte nel citato Manuale operativo DPC 2007 e, per il livello regionale, nelle Procedure regionali di gestione allerte ed emergenze, già predisposte nel 2007-2008 dal dipartimento regionale della protezione civile competente, ed in corso di approvazione. Nelle more, le citate procedure regionali si vanno gradualmente implementando anche in via sperimentale e di prova.
Infatti dal giugno 2008, per il rischio incendi, e dal novembre 2008, per il rischio idrogeologico ed idraulico, il dipartimento regionale della protezione civile ha avviato un sistema di messaggistica per comunicare gli stati di criticità dichiarati dal centro funzionale centrale e le corrispondenti fasi operative dichiarate dalla Regione con apposito avviso.
Tale sistema raggiunge con sms tutte le componenti del sistema regionale di protezione civile (sindaci, responsabili comunali e provinciali di protezione civile, associazioni di volontariato, etc.).
Sempre in fase di avvio sperimentale, viene emanato l'avviso regionale di protezione civile che contiene, sulla base delle comunicazioni del dipartimento della protezione civile, una sintesi della situazione meteorologica attesa e il livello di criticità dichiarato dal Centro funzionale centrale, e quindi i corrispondenti stati di allerta (preallerta, attenzione, preallarme) così come indicati nel precedente punto 3. insieme ad eventuali raccomandazioni per situazioni specifiche per condizioni meteorologiche avverse, laddove individuabili.
5.  RACCOMANDAZIONI E INDICAZIONI OPERATIVE
Premesso quanto sopra, si invitano tutte le amministrazioni e gli enti cui la presente è rivolta a volersi attivare, con la massima sollecitudine e ciascuna per le proprie competenze, per realizzare tutte quelle azioni di prevenzione, contrasto e mitigazione dei rischi connessi a fenomeni di natura meteoclimatica, idraulica e idrogeologica.
5.1.  Compiti dei sindaci e dei comuni
In particolare i sindaci, quali responsabili locali di protezione civile ai sensi dell'art. 15, comma 3, della legge n. 225/92, e dell'art. 108 c.c., del decreto legislativo n. 112/98, in sinergia con i servizi provinciali di questo dipartimento, gli uffici del Genio civile, le amministrazioni provinciali, l'Agenzia delle acque, gli ispettorati forestali, ANAS e RFI, i consorzi di bonifica e con le altre amministrazioni e gli altri enti cui compete la manutenzione delle opere idrauliche e delle strade, si attiveranno, con la massima sollecitudine, per:
In fase di quiete
 1)  l'individuazione delle aree e dei punti a pericolosità o rischio, di tipo idraulico e idrogeologico, elevato o molto elevato, comprendendo oltre quelle indicate dai PAI anche quelle a minore criticità ed in particolare i punti di intersezione fra il reticolo idrografico e la viabilità e le aree urbanizzate e distinguendo quelle che necessitano interventi di manutenzione e/o di urgenza e/o somma urgenza. Nell'ambito di tali ricognizioni qualora sia accertata l'esistenza di manufatti irregolari dovranno essere informate le autorità amministrative competenti e quelle giudiziarie;
 2)  l'esecuzione degli interventi di competenza di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere idrauliche e corsi d'acqua finalizzati alla facilitazione del deflusso delle acque superficiali, specie quelle di prima pioggia e quelle relative a fenomeni di piogge intense e prolungate (pulizia di caditoie, canali e condotte di acque bianche, rimozione dei rifiuti e della vegetazione infestante che limitano la funzionalità dei corsi d'acqua in particolar modo in corrispondenza di strutture di attraversamento, ecc.), nonché la realizzazione degli ulteriori interventi da porre in essere per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità. In caso di particolare complessità e/o di impossibilità per carenze economiche, la necessità degli interventi dovrà essere comunicata alle strutture sovracomunali della provincia, del Genio civile, dei servizi provinciali del dipartimento della protezione civile, dei consorzi di bonifica, etc.;
 3)  la designazione, ovvero la verifica e conferma, del responsabile comunale di protezione civile, nonché ovviamente la costituzione dell'ufficio comunale di protezione civile ai sensi dell'art. 4 della legge regionale n. 14/98;
 4)  la costituzione dei C.O.C. (centri operativi comunali) con la designazione dei responsabili delle funzioni di supporto da attivare nei casi previsti, la costituzione ed organizzazione del presidio operativo comunale e dei presidi territoriali comunicandone i dati ed i recapiti telefonici alla SORIS;
 5)  l'individuazione di una o più associazioni di volontariato che possano supportare il comune nelle fasi di allerta e di emergenza;
 6)  l'organizzazione di periodiche riunioni operative con i responsabili del comune e delle altre strutture di protezione civile (dipartimento regionale p.c., amministrazione provinciale vigili del fuoco, ispettorati forestali, Genio civile, forze dell'ordine, associazioni di volontariato, dipartimento foreste, etc.), al fine di verificare l'effettiva operatività della pianificazione speditiva ed i modelli d'intervento e rendere più consapevoli ed efficaci le azioni di contrasto e di mitigazione dei rischi;
 7)  l'aggiornamento e la verifica del piano comunale di protezione civile ovvero, in mancanza di questo, la tempestiva redazione di un sintetico piano speditivo di emergenza che riguardi particolarmente il modello d'intervento. Ciò da fare prioritariamente laddove le situazioni di rischio coinvolgano aree estese e/o vie di comunicazione con i centri abitati e/o edifici destinati a residenza e nei casi di aree censite dal PAI a rischio elevato e molto elevato e in tutti gli altri casi in cui vengano individuati, anche alla luce dell'esperienza e della storia dei siti, situazioni di criticità potenziale e/o reale;
 8)  la tempestiva ed efficace informazione alla popolazione relativamente alle situazioni di rischio ed ai comportamenti da seguire in situazioni di allerta e di emergenza;
In fase di preallerta/allarme: (vedi anche Manuale operativo DPC 2007)
 9)  l'attivazione della reperibilità dei propri servizi di protezione civile e pronto intervento, verificando la disponibilità per il pronto impiego di mezzi ed attrezzature; l'eventuale attivazione dei presidi operativi e territoriali e del COC;
10)  il monitoraggio e la sorveglianza diretta dei punti e delle situazioni ritenute particolarmente a rischio, anche con l'ausilio delle associazioni di volontariato di protezione civile e con le altre componenti del sistema di protezione civile;
11)  l'adozione dei provvedimenti più idonei e tempestivi per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità, quali limitazioni al traffico ed alla circolazione sulla viabilità di competenza, evacuazione della popolazione, etc.;
12)  il contatto permanente, h. 24, con le sale operative provinciali e regionali e le prefetture per fornire costanti informazioni sull'evolversi della situazione e sulle azioni intraprese. In tal modo sarà infatti possibile garantire l'attivazione, tempestiva ed efficace, dell'eventuale concorso dei servizi di protezione civile sovracomunali.
5.2  Raccomandazioni per le province regionali e per gli enti proprietari e/o gestori di infrastrutture viarie, ferroviarie e di trasporto di materie e di energia (comuni compresi)
Le province regionali, l'ANAS, il CAS - Consorzio autostrade siciliane, la RFI, i consorzi di bonifica e i consorzi di sviluppo industriale, i comuni, Terna, Enel, Snam, EAS, i proprietari e/o gestori di infrastrutture stradali, ferroviarie e di trasporto in genere di fluidi ed energia (condotte, tubazioni, cavidotti, lifelines, etc.) cureranno le attività di competenza anche preparatorie ad un'eventuale emergenza ed in particolare:
In fase di quiete:
a)  l'individuazione dei punti in cui le infrastrutture di competenza (ivi comprese le aree di proprietà) ricadono o sono prossime ad aree a pericolosità o rischio idrogeologico e idraulico elevato o molto elevato, comprese le zone localizzate a criticità minore ed in particolare i punti di intersezione o di contatto o di prossimità fra le suddette infrastrutture ed il reticolo idrografico anche minore e/o artificiale. Nell'ambito di tali ricognizioni qualora sia accertata l'esistenza di manufatti irregolari dovranno essere informate le autorità amministrative competenti e quelle giudiziarie;
b)  la verifica degli attraversamenti di corsi d'acqua o incisioni (ponti, ponticelli, tombini) e della funzionalità della rete scolante e di tutte le opere di regimentazione e di allontanamento delle acque; nonché la verifica dei restanti punti a rischio di cui al sub a);
c)  gli interventi di competenza di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere idrauliche e del tratto di pertinenza del corso d'acqua per la facilitazione del deflusso delle acque superficiali, specie quelle relative a fenomeni di piogge intense e prolungate (pulizia di caditoie, canali e condotte di acque bianche, tombini e ponticelli e rimozione dei rifiuti e della vegetazione infestante che limitano la funzionalità dei corsi d'acqua in corrispondenza delle strutture di attraversamento, etc);
In fase di preallerta/allarme:
1)  l'attivazione della reperibilità dei propri servizi di protezione civile e di pronto intervento, verificando la disponibilità ed il pronto impiego di mezzi ed attrezzature; l'attivazione delle procedure interne di allerta ed emergenza;
2)  il monitoraggio costante e la sorveglianza diretta delle situazioni ritenute particolarmente a rischio;
3)  l'adozione dei provvedimenti tesi alla salvaguardia della pubblica e privata incolumità, quali limitazioni al traffico e/o alla velocità della circolazione o chiusura temporanea ed interdizione, interruzione dei flussi, etc.;
4)  il contatto permanente con le sale operative provinciali e regionali e le prefetture per fornire costanti informazioni sull'evolversi della situazione e sulle azioni intraprese.
In fase di allerta ed emergenza tutti gli enti e gli uffici manterranno costante collegamento con i COC, i COM e i CCS, e le unità di crisi se attivate, con la sala operativa della Regione - SORIS, con le prefetture, con le sale operative provinciali dei VV.F. e del corpo forestale e segnaleranno l'evoluzione degli eventi e tutte le necessità. Soltanto in questo modo sarà possibile garantire l'attivazione tempestiva ed efficace di un eventuale concorso della struttura di protezione civile di livello sovracomunale.
Considerata la complessità e la rilevanza della problematica, tutte le strutture istituzionalmente interessate sono invitate ad assumere ogni iniziativa volta alla sollecita realizzazione dei piani di emergenza di competenza e/o delle procedure interne di allerta ed emergenza, al fine di assicurare la salvaguardia e l'assistenza alla popolazione in caso di evento calamitoso.
Il dipartimento regionale della protezione civile continuerà ad assicurare, con le proprie strutture centrali e periferiche, il supporto tecnico ai comuni in sinergia con le province, il coordinamento delle attività di competenza delle strutture regionali, degli enti locali e del volontariato regionale e l'organico raccordo con le prefetture e le strutture statali. A tal fine continuerà a curare le attività per la condivisione e graduale implementazione delle citate "Procedure operative di gestione allerte ed emergenze" e quelle di indirizzo per la pianificazione di protezione civile.
Le prefetture dell'Isola, nell'ambito delle rilevanti competenze loro attribuite, vorranno non far mancare ai comuni ed alle altre componenti del sistema di protezione civile la preziosa attività di impulso nonché quella di coordinamento delle strutture e delle forze dello Stato nel contesto della leale collaborazione fra Stato e Regione.
Nel confidare nella massima collaborazione e partecipazione alle attività di protezione civile finalizzate a garantire la mitigazione dei rischi del territorio isolano e la salvaguardia della salute e dei beni dei cittadini della nostra Regione, si resta in attesa di urgente riscontro.
  L'Assessore: ILARDA 

(2008.53.3696)022
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MICHELE ARCADIPANE, direttore responsabile
FRANCESCO CATALANO, condirettoreMELANIA LA COGNATA, redattore

Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana
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