REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 14 LUGLIO 2006 - N. 34
SI PUBBLICA DI REGOLA IL VENERDI'

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DECRETI ASSESSORIALI

ASSESSORATO DELLA SANITA'


DECRETO 25 maggio 2006.
Piano regionale di sorveglianza passiva dell'avifauna selvatica nei confronti dell'influenza aviaria per l'anno 2006.

IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO DI SANITA' ANIMALE DELL'ISPETTORATO REGIONALE VETERINARIO

Visto lo Statuto della Regione;
Vista la legge 23 dicembre 1978, n. 833 e successive modifiche ed integrazioni;
Vista la legge regionale 15 maggio 2000, n. 10, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n. 23 del 17 maggio 2000;
Visto il testo unico delle leggi sanitarie, approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265;
Visto il vigente regolamento di polizia veterinaria, approvato con D.P.R. 8 febbraio 1954, n. 320 e successive modifiche ed integrazioni;
Vista l'O.M. 19 luglio 1991, relativa alla profilassi dell'influenza aviare e della pseudopeste aviare;
Visto il D.P.R. 15 novembre 1996, n. 656, con cui è stato approvato il regolamento per l'attuazione della direttiva n. 92/40/CEE che istituisce misure comunitarie di lotta contro l'influenza aviare;
Visto il decreto ministeriale 28 settembre 2000, che reca misure integrative di lotta contro l'influenza aviare;
Vista la legge regionale n. 30 del 3 novembre 1993;
Vista la legge regionale n. 33 del 20 agosto 1994;
Visto il decreto dell'Assessore regionale per la sanità 18 novembre 1994;
Vista la legge regionale 15 maggio 2000, n. 10, pubblicata nella Gazzetta Ufficialedella Regione siciliana n. 23 del 17 maggio 2000;
Vista la nota del Ministero della salute, prot. n. DGVA. VIII/5881/P-1.8.d/108 del 10 febbraio 2005, con cui sono state trasmesse le linee guida sulla sorveglianza epidemiologica e la strategia d'intervento per il controllo e l'eradicazione dell'influenza aviaria in Italia;
Vista la nota prot. n. DGVA.VIII/7049/P-1.8.d/108 del 17 febbraio 2006, con cui il Ministero della salute ha reso noto che la Commissione europea ha approvato il piano di monitoraggio per l'influenza aviaria nei volatili domestici e selvatici presentato dall'Italia per l'anno 2006 e che i relativi controlli, in attesa delle disposizioni ministeriali, non devono essere interrotti;
Vista la nota del Ministero della salute prot. n. DGVA.VIII/19844/P-1.8.d/108 del 23 maggio 2006, con cui sono state individuate le popolazioni a rischio per l'attuazione della sorveglianza passiva;
Visti i focolai di influenza aviaria da virus H5N1 HPAI, accertati nel territorio regionale, durante lo scorso mese di febbraio 2006, su cigni selvatici, distribuiti lungo la rotta migratoria seguita dagli stessi;
Considerata la necessità di disciplinare in maniera adeguata l'attuazione di un piano regionale di sorveglianza passiva dell'avifauna selvatica, tenendo conto anche delle determinazioni assunte nel corso delle sedute dell'unità di crisi centrale per l'influenza aviaria;
Ritenuto necessario intensificare i controlli nell'avifauna selvatica nel territorio regionale tenendo conto di fattori di rischio legati anche al territorio;
Visto il parere dell'unità di crisi espresso nella seduta del 18 maggio 2006;
Tenuto conto delle caratteristiche epidemiologiche della malattia;

Decreta:


Art. 1

E' approvato, per l'anno 2006, il piano regionale di sorveglianza passiva nell'avifauna selvatica nei confronti dell'influenza aviaria allegato al presente decreto, del quale costituisce parte integrante.

Art. 2

Il presente decreto entra in vigore e sarà trasmesso, per la pubblicazione, alla Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana.
Palermo, 25 maggio 2006.
  VARIO 

Allegato
PIANO REGIONALE DI SORVEGLIANZA PASSIVA PER LA RICERCA DI VIRUS INFLUENZALI NELL'AVIFAUNA SELVATICA

Premessa
Fino a pochi anni fa si riteneva che l'infezione diretta dell'uomo da parte di virus influenzati aviari fosse un'evenienza inverosimile. Solo recentemente questa possibilità è stata presa in considerazione come potenziale minaccia per la salute pubblica. Infatti, sino al 1996, erano riportati in letteratura solo tre casi di infezione umana provocati dal virus dell'influenza aviaria.
Recentemente una serie di eventi ha modificato drammaticamente la prospettiva delle infezioni umane da parte di questo virus ipotizzando una possibile pandemia influenzate.
In particolare, l'attenzione è rivolta agli uccelli selvatici legati alle zone umide (anatidi e limicoli) che costituiscono il principale serbatoio dei virus influenzati. La possibilità che gli uccelli selvatici possano essere responsabili della introduzione di virus influenzati in aree indenni ha trovato conferma nella elevata frequenza di focolai osservati lungo le rotte migratorie degli uccelli acquatici del nord America e nord Europa.
Negli ultimi 7 anni in Italia si sono manifestate 6 epidemie di influenza aviaria in aree a elevata densità avicola. L'epidemia verificatasi nel 2003, ha avuto origine dall'introduzione di un ceppo virale da selvatici e lo stesso sottotipo è stato all'origine dell'ultima epidemia del 2004, quasi certamente legata alla persistenza del virus in specie domestiche serbatoio di infezione.
Risulta quindi indispensabile predispone sistemi di controllo maggiormente efficaci per individuare precocemente, e in via prioritaria, la circolazione di virus influenzali tipo A sottotipi H5 ed H7 a bassa patogenicità (LPAI), nelle popolazioni di volatili selvatici soprattutto in zone che si sono dimostrate a elevato rischio di infezione. Ciò al fine di attivare adeguate misure per prevenire epidemie da virus ad alta patogenicità (HPAI) nette popolazioni di volatili domestici, con possibile trasmissione all'uomo.
Dal 1997 ad oggi, in Italia, e, in particolare, nelle aree a più elevata concentrazione avicola di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, sono stati introdotti o sono riemersi 7 stipiti del virus dell'influenza aviaria appartenenti ai sottotipi H5 e H7.
1997  H5N2 HPAI
1998 H5N9 LPAI
1999 H7N1 LPAI e HPAI
2000 H7N1 LPAI
2002 H7N3 LPAI
2004 H5N3 LPAI
2004 H7N3 LPAI
2004 H7N7 LPAI
2005 H5N2 LPAI
Tali stipiti influenzali sono stati introdotti a seguito di contatto tra selvatico e volatili domestici o persistiti nel periodo interepidenico in un reservoir domestico.
Oltre ai sottotipi H5 e H7 i piani di monitoraggio in atto hanno anche evidenziato, con frequenza preoccupante, la circolazione di virus influenzali, sia negli uccelli selvatici sia nelle popolazioni domestiche, di sottotipi diversi in molte aree del nord Italia, indice di un rischio continuo di introduzione di nuovi stipiti virali nei volatili domestici delle aree a maggiore densità avicola.
L'analisi preliminare dei dati relativi al piano di monitoraggio effettuato nel periodo giugno 2005-gennaio 2006, ha ulteriormente messo in evidenza la presenza, nelle popolazioni selvatiche, di virus LPAI (sottotipi H5, H4 e H10). Gli animali risultati positivi ai test diagnostici erano stati catturati e/o cacciati nelle stesse zone a rischio evidenziate dai precedenti piani. Le aree interessate sono localizzate nelle regioni coinvolte nelle recenti epidemie di influenza aviaria (1999-2000 sottotipo H7N1 HPAI e 2002-2004 sottotipo H7N2 LPAI).
In Italia le specie ritenute maggiormente recettive sono rappresentate dagli anatidi e dai limicoli. I primi raggiungono le nostre latitudini dalle aree centro-nord ed est europee e svernano nelle principali zone umide. I secondi, pur provenienti dalle medesime aree geografiche, ma da diversi habitat, tendono ad utilizzare le aree italiane principalmente come aree di foraggiamento prima del grande salto sul Mediterraneo che li vedrà raggiungere i quartieri di svernamento in Africa. Si assiste quindi, durante un breve periodo autunnale, ad una coabitazione di numerose specie, la cui distribuzione spaziale risulta estremamente aggregata in funzione delle residue zone umide presenti nel nostro Paese. Il resto dell'inverno è, invece, caratterizzato dalla presenza di poche specie, ma estremamente numerose. Per entrambi i gruppi la maggioranza degli animali presenti o transitati è costituita da giovani nati nella primavera precedente e quindi, almeno dal punto di vista teorico, più recettivi ai virus influenzali.
Il presente piano regionale di sorveglianza passiva, nella sua attuale articolazione, nasce dalla considerazione che anche in Sicilia, com'è noto, durante lo scorso mese di febbraio 2006, sono stati accertati casi di influenza aviaria da virus H5N1 HPAI su cigni selvatici, distribuiti lungo la rotta migratoria seguita dagli stessi.
Obiettivi - aree territoriali
L'obiettivo generale del presente piano è rappresentato dalla ricerca e dalla caratterizzazione dei virus influenzali nell'avifauna selvatica svernante o in transito rinvenuta nel territorio della Regione siciliana. Tale obiettivo verrà realizzato attraverso:
1)  l'esecuzione di un piano di sorveglianza passiva prioritariamente sulle specie target;
2)  la caratterizzazione dei virus influenzali eventualmente isolati.
Per la realizzazione del piano, tutto il territorio della regione Sicilia sarà oggetto di intervento. Tuttavia, saranno considerati con particolare attenzione, poiché ritenuti a maggior rischio:
a)  i territori comunali dichiarati "zona di protezione" a causa dei focolai di influenza aviaria accertati nel corso del corrente anno (allegato A);
b)  il territorio compreso nel raggio di 3 chilometri, calcolato a partire dalle coordinate geografiche rilevate nei siti in cui l'INFS ha segnalato la presenza di cigni reali (allegato B).
Specie da sottoporre a campionamento
Come è noto, le specie ritenute maggiormente recettive sono rappresentate dagli anatidi e dai limicoli. Tuttavia, al fine di mantenere la sorveglianza passiva ad alti livelli di intensità, secondo le indicazioni scaturite nel corso degli incontri dell'unità di crisi centrale per l'influenza aviaria, si ritiene indispensabile estendere tale tipologia di sorveglianza a tutti i soggetti appartenenti ai seguenti gruppi tassonomici:
a)  podicipedidae (svassi);
b)  rapaci (diurni e notturni);
c)  ardeidi (aironi);
d)  anatidae (anatre, oche e cigni);
e)  rallidae (volga, gallinella d'acqua, pollo sultano ecc.);
f)  recurvirostridae (avocetta e cavaliere d'Italia);
g)  charadridae (pivieri e pavoncella);
h)  scolopacidae (limicoli);
i)  laridae (gabbiani);
j)  sterninae (rondini di mare).
I campioni, pertanto, dovranno riguardare prioritariamente le specie appartenenti ai gruppi sopra indicati, in quanto segnalate come quelle a maggior rischio, almeno relativamente al territorio regionale.
Tuttavia, nelle aree di cui agli allegati A e B, ritenute a maggior rischio, i campioni dovranno essere prelevati anche da esemplari di avifauna selvatica appartenenti ad altre specie, purché rinvenute fuori dall'ambito urbano.
Raccolta e conferimento dei campioni
Per l'esecuzione del piano, oltre ai servizi veterinari delle aziende unità sanitarie locali, cui compete la valutazione sulle segnalazioni di presunti sospetti o comunque di richieste di intervento a seguito del rinvenimento di volatili deceduti o moribondi, al fine di rilevare eventuali casi di mortalità anomala, si richiede la collaborazione dei centri di recupero avifauna selvatica, degli uffici che esercitano competenze di controllo diretto del territorio (Corpo forestale, Ufficio speciale servizio antincendi boschivi, etc...) sia direttamente, tramite personale proprio, sia indirettamente, tramite personale appartenente ad associazioni o enti gestori di aree protette, di riserve, etc... nonché degli enti e delle associazioni (ambientaliste, ornitologiche, animaliste, venatorie) presenti sul territorio della Regione.
In particolare, presso i C.R.A.S., saranno effettuati tamponi cloacali dai soggetti appartenenti alle specie ritenute a rischio nonché dai tutti i soggetti appartenenti all'avifauna selvatica provenienti dalle aree a rischio di cui agli allegati A e B.
Per tale attività i servizi veterinari potranno avvalersi del personale medico-veterinario operante presso gli stessi centri.
Gli agenti del Corpo forestale dello Stato e della Regione, i C.R.A.S. ed il personale delle associazioni ed enti presenti sul territorio avranno cura, invece, di conferire all'Istituto zooprofilattico sperimentale i soggetti rinvenuti morti tenendo conto dei criteri di rischio (specie ed aree di provenienza) sopra menzionati.
I campioni eventualmente prelevati devono essere riposti in barattoli a chiusura ermetica, preferibilmente di piccole dimensioni, avendo cura di non mischiare gli apparati. Vanno quindi racchiusi in sacchetti di plastica per alimenti (confezionandoli in doppio involucro sigillato).
Gli animali morti (interi) possono essere inseriti in sacchi di plastica (tipo rifiuti solidi urbani o autoclavabili) anch'essi in doppio involucro sigillato.
I campioni da esaminare in laboratorio devono essere posti in una capiente scatola di polistirolo contenente siberine congelate. La scatola di polistirolo va posta nel contenitore isotermico per il trasporto al laboratorio.
Qualora non fosse possibile inviare subito i campioni, occorrerà congelare gli organi a -80°C o in assenza a -20°C. Il sangue invece deve essere centrifugato a circa 1500 giri r.p.m. ed il siero ricavato deve essere stoccato a -20°C.
Flussi informativi
Per l'invio dei campioni dovrà essere utilizzata la scheda di indagine epidemiologica ed accompagnamento campioni per l'avifauna selvatica (allegato C). Si sottolinea l'importanza della corretta determinazione della specie campionata. Nel caso di dubbi sarà possibile congelare un'ala del soggetto campionato e identificarne successivamente la specie di appartenenza contattando per le vie brevi l'lstituto nazionale fauna selvatica (051-6512111).
Si specifica che tale scheda dovrà scortare il campione fino alla sede centrale dell'Istituto zooprofilattico sperimentale.
Le sedi territoriali dell'Istituto, pertanto, qualora ricevano campioni, avranno cura di trasmettere alla sede centrale copia di tale scheda, che accompagnerà i campioni medesimi fino ai laboratori designati per l'esecuzione degli esami e presso l'Area sorveglianza epidemiologica per la relativa registrazione.
I risultati degli esami saranno trasmessi all'azienda unità sanitaria locale competente per territorio e, in caso positivo, anche all'Ispettorato veterinario.
L'Area di sorveglianza epidemiologica dell'I.Z.S. avrà cura di aggiornare il database relativo all'attività di sorveglianza.
Entro il 31 luglio 2006 ed entro il 30 ottobre la stessa area trasmetterà all'Ispettorato regionale veterinario i risultati relativi ai controlli effettuati, mentre, entro il 31 gennaio 2007, saranno trasmessi i risultati finali, aggregando le informazioni per azienda unità sanitaria locale e per il tipo di rischio considerato (specie e territorio).
Esami di laboratorio
I campioni collezionati saranno esaminati presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Sicilia attraverso metodiche di biologia molecolare e tecniche standard di isolamento su uova embrionale e su colture cellulari. Eventuali stipiti virali isolati dovranno essere inviati al Centro di referenza, IZS delle Venezie, per la tipizzazione.


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(2006.22.1767)
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MICHELE ARCADIPANE, direttore responsabile
FRANCESCO CATALANO, condirettoreMELANIA LA COGNATA, redattore

Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana
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