REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 28 MARZO 2003 - N. 14
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ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

DECRETO 5 febbraio 2003.
Aggiornamento del piano straordinario per l'assetto idrogeologico del comune di Raffadali.

Allegati
RELAZIONE DI ISTRUTTORIA

L'area in esame è individuata dal foglio n. 629 Aragona in scala 1:50.000 e ricade all'interno della tavoletta I.G.M.I. 1:25.000 Raffadali, foglio 267, III S-O.
Per la revisione al piano di cui al decreto n. 298/41 del 4 luglio 2000 è stata utilizzata la cartografia S.A.S. 1:10.000, sezione n. 629150 Raffadali della carta tecnica regionale.
Con nota n. 1308 U.T del 19 giugno 2001, il comune di Raffadali ha richiesto la revisione dei vincoli imposti dal citato de-creto trasmettendo, con nota n. 104/U.T. dell'11 gennaio 2002, la documentazione tecnica relativa alle indagini di studi per le analisi delle condizioni di sicurezza del versante ad ovest di via Nazionale, redatto dall'ing Antonino Musso e dal geol. Giovanni D'Anna.
Detta documentazione, mancando di carta geomorfologica, è stata integrata in data 20 novembre 2002 con lo studio geologico a supporto del piano regolatore generale, redatto sempre dal geol. Giovanni D'Anna.
Sulla carta del dissesto idrogeologico, pubblicata con il citato decreto, è perimetrata una zona caratterizzata da frane ed aree interessate da dissesti diffusi, nella porzione occidentale del centro abitato di Raffadali. Sulla carta del rischio ne è derivata la delimitazione di un'area, non del tutto coincidente con la precedente, soggetta a rischio di frana molto elevato.
Ai fini della revisione si è operato secondo la circolare A.R.T.A. del 22 novembre 2000, prot. n. 57596, facendo riferimento ai citati studi ma soprattutto ai numerosi verbali di sopralluogo redatti da funzionari di questo ufficio.
Si premette che, con regio decreto n. 326 del 13 marzo 1930, l'abitato di Raffadali viene incluso fra quelli a consolidamento parziale per frana, ai sensi della legge n. 445 del 15 giugno 1908, ed, in particolare, la frazione Grazia e il rione Pecoraro. A questi si aggiungono i rioni Orologio, Barca, Stazzone e Fallea con regio decreto n. 1765 del 20 ottobre 1939.
In corrispondenza delle stesse aree, che ricadono lungo il versante ovest del centro abitato, nella pubblicazione del Ministero dei lavori pubblici "I movimenti franosi in Italia" aggiornata al 1963, è stata indicata una frana di circa 15 ha.
Con note n. 8294 del 2 ottobre 1995 del sindaco di Raffadali e n. 2553 del 3 aprile 1996 della Soprintendenza ai beni culturali ed ambientali di Agrigento, veniva richiesto a questo ufficio, su segnalazione del parroco, un sopralluogo congiunto per le gravi lesioni alla chiesa ed al piazzale antistante, collegabili ad instabilità geologica.
Questo ufficio, con nota prot. n. 13699/95 del 6 febbraio 1996 e n. 13699/3907 del 23 aprile 1996, rilevava l'esistenza di un fenomeno gravitativo, in parte delimitato con planimetria allegata, che interessava oltre la Chiesa Madre, di cui si consigliava l'interdizione al pubblico, anche numerosi edifici privati e vie urbane. All'interno di detta area venivano quindi sospese le autorizzazioni alla ricostruzione di edifici (art. 17-18, legge n. 64/74) per la ne-cessità di procedere ad un programma di indagini geognostico-geotecniche con l'istallazione di una rete di monitoraggio, di cui si richiedeva finanziamento all'Assessorato regionale dei lavori pubblici.
I funzionari dell'ispettorato tecnico dell'Assessorato dei lavori pubblici, a seguito di sopralluogo del 5 luglio 1996, attribuivano il dissesto della chiesa e del piazzale antistante a fenomeni di cedimento del rilevato antistante la chiesa stessa, agevolati da infiltrazione di acqua per probabile rottura di sottoservizi urbani, invitando l'amministrazione comunale a tenere sotto controllo l'evoluzione del fenomeno e ad approfondire il grado di conoscenze attraverso lo studio geologico a supporto del piano regolatore generale.
Con nota n. 4390 dell'8 maggio 1997, il comune richiedeva un ulteriore sopralluogo a questo ufficio, in seguito all'insorgere di un grave fenomeno di dissesto in corrispondenza dell'edificio scolastico Manzoni e delle aree adiacenti.
Dalla visione dei luoghi, si rilevava l'apertura di un sistema di lesioni dell'ordine del centimetro di ampiezza, interessanti le murature dell'edificio scolastico oltre che la pavimentazione interna ed esterna, manifestatesi durante la notte fra il 5 maggio 1997 ed il 6 maggio 1997. Tali dissesti, di cui non si conoscevano precedenti, si verificavano dopo le abbondanti piogge dell'1 maggio 1997 e si estendevano lateralmente verso nord, interessando strade ed altri edifici privati sino alla Chiesa Madre.
Il fenomeno è stato collegato a richiami per i movimenti gravitativi esistenti nel versante ad ovest, con particolare riferimento a quello rilevato precedentemente a valle della Chiesa Madre (via Genuardi, via Lattuca, via Lala, via Marconi, ecc.). Anche in questa sede è stata rimarcata la necessità di procedere all'esecuzione di monitoraggio, chiedendo all'Assessorato regionale dei lavori pubblici un ulteriore sopralluogo ed il finanziamento di una perizia di indagini.
L'Assessorato dei lavori pubblici, non potendo stabilire certezze di finanziamento, considerata anche la vastità dell'area, con nota n. 3483 del 9 luglio 1997, trasmetteva copia dei verbali di sopralluogo alla Presidenza della Regione, gruppo IX, al fine di attivare le procedure per un intervento di protezione civile.
Allo stesso modo, l'ufficio del Genio civile ed il sindaco di Raffadali, che aveva già provveduto ad ordinare la chiusura della scuola, richiedevano un sopralluogo dell'esperto del G.N.D.C.I. del dipartimento di protezione civile, al fine di valutare le possibilità di intervento.
Detto dipartimento inviava in data 9 dicembre 1997 il prof. V. Liguori, che, a seguito di sopralluogo congiunto, confermava le ipotesi fatte da funzionari di questo ufficio nel 1996, in particolare dell'esistenza di un vasto movimento franoso a valle della Chiesa Madre, che determinava richiami ed assestamenti della placca calcarea affiorante a monte.
Poiché gli Assessorati regionali dei lavori pubblici e del territorio e dell'ambiente, così come il dipartimento di protezione civile, non provvedevano a finanziare lo studio dei dissesti sopra descritti, l'amministrazione comunale con propri fondi incaricava il prof. A. Musso ed il geol. G. D'Anna.
Il territorio comunale di Raffadali è caratterizzato geologicamente dalla serie Gessoso-Solfifera dai termini ad essa sotto e sovrastanti, predominanti nella Sicilia centro-occidentale.
In particolare, la colonna stratigrafica locale può essere così schematizzata, procedendo dai termini più antichi, verso i più recenti:
-  argille e argille marnose della formazione Cozzo Terravecchia (Tortoniano superiore);
-  calcari evaporatici, massivi, grigiastri, valcuolari e polverulenti - Calcare di base (Messiniano superiore);
-  marne e calcari marnosi biancastri, a globigerine, ben stratificati - Trubi (Pliocene inferiore);
-  coltre detritica costituita da frammenti calcarei in matrice limo-argillosa (Recente).
Il contesto morfologico è di tipo collinare, con un contrasto di forme determinato dalla differente natura dei litotipi in affioramento.
Il centro abitato si sviluppa soprattutto sulla sommità di un blando rilievo collinare (quota massima 458 m. s.l.m.), su cui affiorano le formazioni calcaree e calcareo-marnose.
Queste ultime poggiano su un esteso substrato argilloso, af-fiorante lateralmente per la forte azione erosiva delle acque superficiali.
In particolare, il versante ad ovest di Raffadali, oggetto dello studio, è caratterizzato da una sviluppata rete idrografica con pattern dendritico, in cui i principali ricettori sono interessati da una importante erosione di fondo. Con i provvedimenti di consolidamento degli anni 1930 e 1939, tre di queste incisioni sono state imbrigliate, nella porzione più sommitale prossima al centro abitato, con strutture in pietrame. Queste linee di impluvio convergono a valle intorno alla quota di 300 m. s.l.m. all'interno del vallone Tre Quarti.
Dal punto di vista idrogeologico, le differenze di permeabilità fra i calcari sovrastanti le argille di letto permettono l'instaurarsi di una falda freatica, il cui livello piezometrico si trova a modesta profondità rispetto al p.c., come rilevato dagli scriventi all'interno di abitazioni private ubicate a nord e sud della scuola Manzoni, ed evidenziato sulla carta idrogeologica R. = 1:2.000 redatta dal geol. G. D'Anna.
Quest'ultimo individua manifestazioni sorgentizie, attive e non, lungo il fronte di contatto ovest dei due litotipi.
Per lo studio delle condizioni del versante ad ovest, il prof. ing. A. Musso si avvaleva di letture agli inclinometri, piezometri elettrici, piezometri di Casagrande e di fessurimetri, questi ultimi posti sulle pareti di alcuni edifici particolarmente lesionati e su una lesione della pavimentazione stradale.
Il controllo strumentale agli inclinometri, che risente in modo marcato di errori grossolani e sistematici dovuti ad imperfezioni della posa in opera dei tubi o da corpi estranei nelle guide degli stessi, ma anche da derive proprie dello strumento di misura, ha messo in evidenza la concentrazione dei movimenti in alcune aree rispetto ad altre.
In particolare, le misure condotte dal 26 aprile 1999 al 26 gennaio 2001 hanno rilevato come il versante a valle del centro abitato è interessato da lente deformazioni della porzione alterata delle argille, anche se con direzioni improbabili, per uno spessore pari a m. 4.00 e con velocità nell'ordine del centimetro/anno.
Vengono evidenziati accelerazioni del movimento in occasione di incrementi dei livelli piezometrici.
Gli inclinometri ubicati in corrispondenza della porzione di abitato ricadente sulla placca calcarea hanno evidenziato movimenti nell'ordine dell'errore strumentale.
Detta condizione è confermata dalle letture ai fessurimetri ubicati nella scuola ed a monte della via Nazionale.
In corrispondenza della frana perimetrata da questo ufficio, dove appare evidente la necessità di eseguire ulteriori indagini, i fessurimetri posti a cavallo della corona hanno invece rilevato spostamenti in superficie nell'ordine di 0,5 cm./anno.
Nelle risultanze dello studio il prof. A. Musso non individua un'area in frana ben delimitata, ma, a seguito delle verifiche di stabilità, conclude che il versante è instabile per effetto di un lateral spread (frana per espansione laterale).
Inoltre, evidenzia la necessità di continuare ed integrare il monitoraggio per un quinquennio, al fine di verificare le dette ipotesi e poter eventualmente intervenire con consolidamenti, che allo stato attuale vengono però esclusi.
In merito a dette conclusioni, nulla si evince da parte del geologo G. D'Anna, che si limita a riportare sulla planimetria R. = 1:2.000 l'ubicazione delle foto dei fabbricati dissestati, ubicati lungo la corona di frana rilevata da questo ufficio nel 1995 a valle della Chiesa Madre.
Lo stesso geologo, nello studio per il piano regolatore generale, non rileva alcun dissesto in corrispondenza di quest'ultima area, indicando frane di colamento quiescenti sul versante argilloso a valle dell'abitato, oltre che erosione diffusa e concentrata a cavallo degli impluvi.
Ulteriori sopralluoghi eseguiti nell'area d'interesse, associata all'interpretazione dei dati disponibili, ha permesso a questo ufficio di delineare un quadro relativo all'assetto morfologico dei luoghi leggermente diverso da quello prima riassunto.
In particolare, è stata osservata una ulteriore evoluzione dei dissesti lungo la corona della frana a valle della chiesa, in accordo con le letture ai fessurimetri.
Quest'ultimo dissesto è stato meglio perimetrato rispetto al 1995-1996, infatti sono state rilevate lesioni sulle pavimentazioni e murature tra la via Nazionale e la via Di Stefano, il cui andamento verso sud ovest è stato ricostruito osservando la sequenza di fessure su edifici e sedi stradali, talvolta cementate e riattivate, che conducono sino all'incrocio tra la via Di Stefano e la via Barca.
Da notizie verbali fornite dagli abitanti nel tratto terminale di quest'ultima via, si è appreso che briglie in pietrame sono state realizzate nel 1940, dopo il crollo di alcuni edifici presenti nella zona.
Detto elemento spiega l'emanazione dei decreti di consolidamento per frana dei quartieri Orologio, Barca, Stazzone e Fallea (regio decreto n. 1765 del 20 ottobre 1939), confermando che si tratta di un dissesto storico.
Dalla sovrapposizione del perimetro della frana con la carta geologica si è osservato che il movimento interessa il versante argilloso con coperture sature di detrito, eventi spessori da m. 2,00 a 5,00, e che la corona è tangente all'affioramento calcareo a monte.
Pertanto, appare più probabile che si tratti di un lento movimento viscoso della porzione alterata delle argille e dei sovrastanti detriti (creep), saturati dalle sorgenti di contatto o trabocco esistenti lungo il confine con i calcari.
Il bordo stremale di questi ultimi, interessati da fratture longitudinali, risentendo del creep di valle e della deformazione del substrato argilloso, subisce invece cedimenti con possibili rotazioni dei blocchi e traslazioni tipiche dei movimenti di lateral spreading, ipotizzati dal prof. A. Musso, che si riscontra in molti comuni della provincia, laddove si hanno orizzonti rigidi che poggiano su substrati plastici.
Lo stato di attività di quest'ultimo comportamento, però, nell'abitato di Raffadali, risulta inattivo, poiché verificatosi soltanto nel 1997, come si evince dalle misure strumentali e dalle osservazioni dirette. E' possibile ipotizzare uno stesso modello geomorfologico nell'area della scuola Manzoni, con una differenza che anche a valle i movimenti di creep risultano inattivi.
I cinematismi descritti sono congruenti con le verifiche di stabilità eseguite nello studio commissionato dal comune, dove non si rileva una rottura dei terreni ma soltanto una riduzione del coefficiente di sicurezza da 1.822 a 1.178, determinato dalla presenza di falda nei terreni superficiali.
In tal senso questo ufficio non concorda con le conclusioni del citato studio, che ad oggi escludono interventi di consolidamento, poiché si ritiene che semplici drenaggi possano aumentare il coefficiente di sicurezza con conseguente rallentamento o stabilizzazione del movimento.
Tutto ciò dovrà essere confermato dalla rete di monitoraggio che dovrà essere installata all'interno della frana storica, integrando quella esistente con inclinometri fissi in foro, i quali risentono meno di errori grossolani e sistematici, tarando le apparecchiature a cura della ditta costruttrice immediatamente prima della installazione.
In tal modo potrà anche essere verificata l'efficienza degli interventi di consolidamento, che potranno eventualmente essere integrati, estesi o modificati.
Per quanto sin qui descritto, viene di seguito formulata, sulla scorta delle indicazioni delle linee guida per revisione del piano straordinario per l'assetto idrogeologico dei centri abitati, la valutazione del rischio idrogeologico, da considerarsi valida in funzione dello stato di urbanizzazione esistente.
1)  DISSESTO STORICO A VALLE DELLA CHIESA MADRE
1.a)  Centro abitato
Superficie interessata 78.500 m2
Creep attivo
Tipologia: T1
Magnitudo: M2
Pericolosità: P2
Elementi di rischio (centro abitato): E4
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi di rischio E4 ne deriva
P2 x E4 = R4 - Rischio molto elevato

1.b)  Porzione a valle, contrada S. Avignone
Superficie interessata 430.200 m2
Creep attivi
Tipologia: T1
Magnitudo: M2
Pericolosità: P2
Elementi di rischio (linee di comunicazione secondarie - Impianto di depurazione inattivo - Case sparse): E2
Dalla combinazione tra la pericolosità P2 e gli elementi di rischio E2 ne deriva
P2 x E2 = R2 - Rischio medio

2)  AREA SCUOLA MANZONI - CHIESA MADRE
2.a)  Centro abitato
Superficie interessata 34.200 m2
Frana per espansione laterale (lateral spreading)
Inattiva
Tipologia: T1
Magnitudo: M2
Pericolosità: P1
Elementi di rischio (centro abitato): E4
Dalla combinazione tra la pericolosità P1 e gli elementi di rischio E4 ne deriva
P1 x E4 = R2 - Rischio medio

2.b)  Porzione di valle non urbanizzata
Superficie interessata 72.000 m2
Creep inattivi
Tipologia: T1
Magnitudo: M2
Pericolosità: P1
Elementi di rischio (case sparse): E1
Dalla combinazione tra la pericolosità P1 e gli elementi di rischio E1 ne deriva
P1 x E1 = R1 - Rischio moderato

Si allegano le carte del dissesto e del rischio a scala 1:10.000, ed i relativi particolari a scala 1:5.000 del centro abitato, proposte da questo ufficio ai fini della revisione al piano, che vengono controfirmate dal responsabile delegato dell'ufficio tecnico comunale.

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GIOVANNI CORICA: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

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