REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 21 FEBBRAIO 2003 - N. 9
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ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

DECRETO 28 gennaio 2003.
Dichiarazione di notevole interesse pubblico della Rada di Terrauzza-Arenella e della fascia costiera compresa tra Capo Murro di Porco e Punta del Corvo, ricadente nel comune di Siracusa.

Allegati
COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI SIRACUSA
Proposta di vincolo paesaggistico "Rada di Terrauzza-Arenella e della fascia costiera compresa fra Capo Murro di Porco e Punta del Corvo"

Verbale della commissione provinciale bellezze naturali e panoramiche di Siracusa redatto nella seduta del 20 febbraio 2002
L'anno 2002 il giorno 20 del mese di febbraio, alle ore 10,00 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in piazza Duomo n. 14, la commissione beni naturali di Siracusa, nominata con decreto n. 7521 dell'11 dicembre 2000 per il quadriennio 2000/2004, convocata dal dott. Giuseppe Voza, con nota racc. n. di prot. 1444/amm. U.O. III - Ufficio legale e contenzioso - del 13 febbraio 2002, inviata a ciascuno dei componenti della commissione.
Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1) dott. prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa;
2) arch. Maura Fontana - rappresentante regionale;
3) avv. Junio Celesti - rappresentante regionale;
4) dott.ssa Lucia Trigilia - rappresentante provinciale;
5) Salvatore Attardo - rappresentante provinciale;
6) C.V. Francesco Carpinteri - comandante Capitaneria di porto di Siracusa;
7) avv. Mario Cavallaro - rappresentante sindaco di Siracusa;
8) Lidia La Ferla - funzionario direttivo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Assistono alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa: arch. Mariella Muti, direttore del servizio per i beni A.P.N.N.U.; dott.ssa Mariella Musumeci, direttore del servizio per i beni archeologici; dott. Antonio Mamo, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U.; arch. Salvatore Cancemi, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U., per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione.
Il soprintendente, accertata la presenza dei componenti la commissione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando la commissione a passare all'esame del seguente ordine del giorno:
-  proposta vincolo paesaggistico, ai sensi dell'art. 140 del decreto legislativo n. 490/99 relativa alla "Rada di Terrauzza-Arenella e della fascia costiera compresa fra Capo Murro di Porco e Fontane Bianche" in comune di Siracusa;
-  varie ed eventuali.
Con riferimento alla proposta di vincolo di cui al primo punto all'ordine del giorno, dà inizio alla riunione il dott. Voza che spiega come la proposta di vincolo in argomento riguarda un'area limitrofa a zone già vincolate ed è finalizzata al completamento della tutela dell'intera fascia costiera; infatti il perimetro dell'area che si intende sottoporre a tutela è contiguo a quello del vincolo della Penisola della Maddalena e al vincolo del Porto Grande.
Continua l'illustrazione della proposta di vincolo l'arch. Muti che sottolinea l'importanza sotto il profilo della tutela dei beni architettonici di quest'area, interessata dalla presenza delle torri di avvistamento, tipico esempio di architettura difensiva. Proprio per le particolari valenze paesaggistiche della zona sono possibili in quest'area progetti di percorsi turistici volti alla riscoperta degli aspetti naturalistici e storici del territorio; tutelarlo, pertanto, significa rivalutare tali caratteristiche indirizzando e vigilando sulle attività antropiche dell'area.
A questo punto della riunione il sig. Attardo fa rilevare che prima di procedere ulteriormente nella discussione sulla proposta di vincolo sarebbe opportuno procedere alla nomina del presidente della commissione.
Tutti i componenti concordano che intanto si può continuare nell'esposizione della proposta di vincolo rinviando la nomina del presidente al secondo punto dell'ordine del giorno.
Riprende la discussione il dott. Mamo che spiega come la zona in questione ha un assetto morfologico legato da un lato alle strutture tettoniche presenti (la Penisola della Maddalena è un "horst", cioè un ammasso roccioso sollevato rispetto a ciò che lo circonda, mentre la fascia costiera a sud è un grande terrazzo di abrasione marina), dall'altro alla litologia. Infatti, mentre la zona della Penisola della Maddalena è interessata da calcari, nell'area di Fanusa-Arenella si ha un cambiamento litologico per la presenza di argille-calcareniti, che danno origine a fondali bassi e sabbiosi, ricchi di blocchi calcarenitici. Tutelare questo tratto di costa, quindi, significa dare un indirizzo a futuri interventi a difesa del mare e cercare di mantenere i caratteri naturalistici che presenta, anche in vista della vocazione turistica della zona, interessata recentemente, per le sue caratteristiche naturali, da campionati di fotografia subacquea.
Aggiunge a questo proposito l'avv. Cavallaro che quest'area è interessata dalla riserva marina.
Il dott. Voza conclude che l'area oggetto della proposta mantiene ancora rispetto ad altre zone della fascia costiera le caratteristiche descritte e che, pertanto, vale la pena conservarle e mantenerle, tutelando il territorio con l'imposizione del vincolo paesaggistico.
Conferma il dott. Mamo che, anche se la zona non ha più i caratteri che presentava in passato, è una delle aree in cui sono ancora presenti valenze ambientalistiche degne di tutela.
In quest'ottica, continua l'arch. Muti, il servizio per i beni A.P.N.N.U. di Siracusa, sta provvedendo alla ristrutturazione della Torre di Ognina e si sta adoperando per la rinaturalizzazione dell'area con interventi mirati a ricreare il verde ed a conservare l'ambiente naturale del fiordo di Ognina.
Passando alle emergenze archeologiche presenti nella zona, prende la parola la dott.ssa Musumeci, che rileva come l'area in questione è interessata da numerosi insediamenti archeologici, che ci confermano come questo contesto è stato abitato sin dall'antichità. Ci sono siti neolitici ad Ognina, sia nell'isolotto che nella terra ferma, Arenella e Terrauzza, confermati da scavi archeologici condotti negli anni sessanta; alcuni ritrovamenti sull'isolotto di Ognina, databili all'età del bronzo, testimoniano i numerosi contatti del sito con altre civiltà, così come la presenza di latomie, carraie e di tutta una rete di viabilità secondaria testimonia la frequentazione dell'area anche in epoche successive fino al periodo bizantino. Inoltre i fondali di quest'area sono ricchi di elementi archeologici per la presenza di numerosi relitti di epoca greca, romana imperiale e medievale. Alla luce di tutti questi elementi appare necessario attivare una forma di tutela e di valorizzazione dell'area e del suo contesto.
A questo punto della discussione l'avv. Cavallaro si allontana dalla sala della riunione.
Interviene il comandante Carpinteri che si informa sulle limitazioni che l'imposizione del vincolo comporta ai fini dell'utilizzazione dell'area e sui criteri che sono stati seguiti per la perimetrazione della zona che si intende sottoporre a tutela, ciò in quanto l'area in questione è quella su cui è stata richiesta la concessione per un impianto di allevamento di tonni e c'è il rischio che si possa dare origine ad un contenzioso. Pertanto, continua il comandante, è necessario che i criteri seguiti per la perimetrazione della proposta siano omogenei con quelli già seguiti per altri vincoli e che si faccia una valutazione degli stessi.
Il dott. Mamo chiarisce che per la perimetrazione dell'area si sono tenuti presenti, come capisaldi che inquadrano il paesaggio, le due punte estreme di Punta del Corvo e Capo Murro di Porco ed il criterio seguito, così come è avvenuto per precedenti vincoli, come ad esempio quello relativo al Porto Piccolo, è quello di mantenere fra i due punti i campi visuali, per far godere della bellezza del paesaggio di questo tratto di territorio costiero.
L'arch. Cancemi fa presente che l'imposizione del vincolo paesaggistico in una determinata area non comporta divieti all'utilizzo della stessa, anche se ciò non è escluso nell'ipotesi in cui si prevedano interventi pregiudizievoli al paesaggio vincolato.
Replica il comandante Carpinteri che, se il criterio è quello della fruibilità del paesaggio, l'imposizione del vincolo non impedirebbe nel tratto di mare interessato altre attività che non rechino pregiudizio al paesaggio.
Il dott. Voza ribadisce che i criteri sono gli stessi di quelli seguiti per altri vincoli che interessano gli specchi d'acqua e che quello della visuale è l'unico che si tiene presente per i vincoli paesaggistici perché è l'elemento più rilevante, ma il paesaggio in realtà consta di tanti aspetti naturali, naturalistici, architettonici, archeologici che nel loro insieme concorrono a creare quell'"unicum" che è il paesaggio di cui tutti possono godere e che, pertanto, va tutelato globalmente, anche se si tratta dei fondali che sprofondano e non sono visibili a tutti.
L'arch. Muti aggiunge che la tutela non è limitata al solo quadro di insieme ma si estende anche ad ogni altro aspetto, come ad esempio i fondali. In ogni caso il vincolo non si oppone a priori a determinate iniziative anche di carattere economico, ma si limita a controllarle ed a indirizzarle attraverso delle prescrizioni per la loro realizzazione, al fine di evitare l'impatto con l'ambiente circostante.
Il dott. Mamo per meglio far comprendere la necessità di una forma di tutela di questo tratto di costa anche con l'imposizione del vincolo, mostra alcune foto che riprendono la bellezza dei luoghi, che è data da un insieme di fattori naturali che, se modificati, possono comportare modifiche anche sostanziali al territorio.
L'arch. Cancemi presenta, infine, le emergenze architettoniche comprese nell'area in argomento, che, sebbene non eccessivamente vasta e interessata da fenomeni edilizi di recente edificazione, ancora oggi, in alcune zone, conserva i caratteri significativi del paesaggio ottocentesco della campagna siracusana. Infatti, l'immediato entroterra è caratterizzato dalla presenza di costruzioni di particolare pregio storico ed architettonico, come masserie, case di campagna, casali, torri, chiese, etc. Inoltre la fascia costiera, contraddistinta da una serie di promontori che si protendono sul mare, favorì in passato alla progettazione di un sistema difensivo di alto livello strategico del quale, ancora oggi, è visibile qualche testimonianza.
Conclude l'arch. Muti che la Regione siciliana ha già prodotto le linee guida dei piani territoriali e paesistici, per indirizzare e pianificare le attività del territorio, ma nel frattempo la tutela dello stesso è affidata ai vincoli paesaggistici; è in previsione dei suddetti indirizzi che si inquadra la proposta odierna.
Alle ore 12,30 si chiude la discussione del primo punto all'ordi ne del giorno e la commissione, per volontà unanime di tutti i componenti, si aggiorna al 26 febbraio 2002, alle ore 15,30, per continuare i lavori, senza necessità di ulteriore avviso di convocazione.
Si allontanano dalla sala della riunione tutti i partecipanti che non fanno parte della commissione.
Alle ore 12,40 si passa all'esame del secondo punto all'ordine del giorno: varie ed eventuali.
Il sig. Attardo tiene a precisare che la prima convocazione della commissione si sta svolgendo ad un anno di distanza dalla nomina e sollecita perché in futuro l'attività della commissione possa essere più frequente.
Come già detto nel corso della discussione del primo punto all'ordine del giorno si procede all'elezione del presidente della commissione delle bellezze naturali e panoramiche di Siracusa.
La commissione, nominata con decreto n. 7521 dell'11 dicembre 2000, per il quadriennio 2000/2004, nelle persone di:
1) prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa;
2) arch. Maura Fontana - rappresentante regionale;
3) avv. Junio Celesti - rappresentante regionale;
4) dott.ssa Lucia Trigilia - rappresentante provinciale;
5) Salvatore Attardo - rappresentante provinciale;
6) Lidia La Ferla - funzionario della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario, procede alla nomina del presidente.
Tutti i componenti unanimemente concordano di attribuire la presidenza al soprintendente dott. Giuseppe Voza.
Conclusasi la discussione del secondo punto all'ordine del giorno alle ore 13,00 la riunione si chiude ed il presidente saluta gli intervenuti.
Letto, approvato e sottoscritto: dott. Giuseppe Voza, presidente; arch. Maura Fontana, rappresentante regionale; avv. Junio Celesti, rappresentante regionale; dott.ssa Lucia Trigilia, rappresentante provinciale; Salvatore Attardo, rappresentante provinciale; C.V. Francesco Carpinteri, comandante Capitaneria di porto di Siracusa; avv. Mario Cavallaro, rappresentante sindaco di Siracusa; Lidia La Ferla, segretario.
Verbale della commissione provinciale bellezze naturali e panoramiche di Siracusa redatto nella seduta del 26 febbraio 2002
L'anno 2002 il giorno 26 del mese di febbraio, alle ore 15,30 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in piazza Duomo n. 14, la commissione bellezze naturali di Siracusa nominata con decreto n. 7521 dell'11 dicembre 2000 per il quadriennio 2000/2004, convocata dal dott. Giuseppe Voza secondo le modalità stabilite nella precedente riunione.
Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1) dott. prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa - presidente;
3) arch. Maura Fontana - rappresentante regionale;
3) avv. Junio Celesti - rappresentante regionale;
4) Salvatore Attardo - rappresentante provinciale;
5) C.V. Francesco Carpinteri - comandante Capitaneria di porto di Siracusa;
6) avv. Mario Cavallaro - rappresentante sindaco di Siracusa;
7) Lidia La Ferla - funzionario direttivo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Assistono alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa: arch. Mariella Muti, direttore del servizio per i beni A.P.N.N.U.; dott.ssa Mariella Musumeci, direttore del servizio per i beni archeologici; l'arch. Calogero Rizzuto, responsabile dell'unità operativa VI, dott. Antonio Mamo, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U.; l'arch. Salvatore Cancemi, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U., per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione.
Il soprintendente, accertata la presenza dei componenti della commissione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando i partecipanti a fare, eventualmente, le loro osservazioni sulla proposta di vincolo della quale si dibatte.
Apre la discussione il comandante Carpinteri che ribadisce le sue preoccupazioni in ordine alla proposta per la parte di territorio a mare su cui andrebbe ad incidere; egli ritiene, infatti, che, mentre il tratto di mare antistante alla costa, per la ricchezza naturalistica e la peculiarità dei fondali, è sicuramente da tutelare e da precludere ad ogni tipo di attività che possa modificarlo, invece il tratto di mare più al largo dalla costa non dovrebbe essere incluso nel perimetro del vincolo, per evitare che possano essere inibite tutte quelle attività che non influiscono sul paesaggio e che sono, invece, legate proprio al mare ed al suo utilizzo, come ad esempio la pesca. Quindi, è importante capire qual'è la finalità che l'imposizione del vincolo vuole perseguire e quali sono stati i criteri adottati per la perimetrazione e, in particolare, se si è tenuto conto di una linea batimetrica o paesaggistica e se tali criteri sono analoghi a quelli utilizzati per altri vincoli riguardanti altri tratti di mare; infatti a priori non si può dire che la presenza del vincolo non è compatibile con le attività marinare, perché in questi termini la proposta non è condivisibile.
Interviene l'arch. Fontana la quale pur convenendo col comandante sulla possibilità di poter svolgere certe attività a mare, sostiene, però, che queste non possono essere portate all'eccesso se possono stravolgere l'ambiente circostante; bisogna tutelare l'ambiente secondo determinati parametri che saranno quelli dettati dal vincolo, così a mare come a terra.
Replica il comandante che dal punto di vista paesaggistico le attività a mare possono essere consentite, in quanto non interferiscono col panorama.
Puntualizza il dott. Voza che la proposta di vincolo al vaglio della commissione rientra nel programma di tutela di questo tratto di costa del siracusano ed è a completamento della salvaguardia del territorio di competenza, già in gran parte attuata con altri vincoli; ribadisce, inoltre, che i criteri utilizzati per la perimetrazione sono omogenei con quelli adottati per gli altri vincoli ed, in particolare, si tiene conto del panorama di cui si gode da determinati punti di osservazione, e che, come già detto, l'imposizione del vincolo non comporta divieti allo svolgimento di attività antropiche, essendo finalizzato solo al contemperamento di tali attività con il contesto in cui vanno ad inserirsi. E' chiaro che nel tratto di mare antistante la costa si deve poter pescare e si possono svolgere le attività di normale fruizione del mare, perché il vincolo non ha il fine di bloccare il godimento dei territori marini, ma è anche vero che dovranno essere valutate le attività che potrebbero alterare lo stato dei luoghi e stabilire, quindi, come dovrà avvenire questa fruizione. Infatti, l'area in questione è indiziata della presenza di numerosi relitti antichi della cui ubicazione non si ha ancora certezza, è ricca di valori naturali, naturalistici e, pertanto, è sicuramente degna di tutela.
L'avv. Celesti, a questo proposito, asserisce che poi nella gestione del vincolo si valuterà anche la compatibilità delle attività che si intendono svolgere nella zona con i valori che si intendono tutelare.
Il dott. Mamo, infine, aggiunge che il fine del vincolo non è certo quello di istituire un parco marino o una riserva, perché questo esula dalla competenza della commissione, che deve proporre, invece, il tipo di destinazione che si intende dare alla zona attraverso l'accertamento e la dichiarazione delle valenze paesaggistiche della zona.
Il comandante Carpinteri precisa che in ogni caso dopo l'imposizione del vincolo sarà competenza della Soprintendenza e non della commissione dover decidere sulle attività che si possono svolgere nel territorio tutelato.
Il dott. Voza, a conclusione della discussione, invita i tecnici a passare la disamina del perimetro del vincolo.
L'arch. Cancemi chiarisce che la perimetrazione a terra ha tenuto conto della presenza di numerose emergenze architettoniche e archeologiche, inglobandole, e si attesta, per quanto è possibile, su strade provinciali o interpoderali, cioè su confini definiti e riscontrabili.
Per quanto riguarda il tratto di mare compreso nel perimetro del vincolo, il dott. Mamo spiega che si è tenuto conto anche della presenza delle torri di avvistamento che caratterizzano la zona, al cui significato è anche legato il vincolo, e che il criterio di perimetrazione adottato è quello della intervisibilità fra tutti i punti del paesaggio ed i capisaldi che lo inquadrano, motivo per cui non si può tracciare una linea retta fra i predetti capisaldi, ma una linea che segue quella dello sguardo.
Continua il dott. Mamo dando lettura della perimetrazione.
Terminata la discussione la commissione si aggiorna, per deliberare sulla proposta di vincolo e la sua perimetrazione, ad una prossima seduta della quale verrà data tempestiva comunicazione a tutti i componenti per le vie brevi.
Alle ore 17,00 la seduta si scioglie ed il presidente congeda gli intervenuti.
Letto, approvato e sottoscritto: dott. Giuseppe Voza, presidente; arch. Maura Fontana, rappresentante regionale; avv. Junio Celesti, rappresentante regionale; Salvatore Attardo, rappresentante provinciale; C.V. Francesco Carpinteri, comandante Capitaneria di porto di Siracusa; avv. Mario Cavallaro, rappresentante sindaco di Siracusa; Lidia La Ferla, segretario.
Verbale della commissione provinciale bellezze naturali e panoramiche di Siracusa redatto nella seduta del 5 marzo 2002
L'anno 2002 il giorno 5 del mese di marzo, alle ore 10,00 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa, sita in piazza Duomo n. 14, la commissione delle bellezze naturali di Siracusa, nominata con decreto n. 7521 dell'11 dicembre 2000 per il quadriennio 2000/2004, convocata dal dott. Giuseppe Voza secondo le modalità stabilite nella precedente riunione.
Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1) dott. prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Siracusa - presidente;
2) arch. Maura Fontana - rappresentante regionale;
3) avv. Junio Celesti - rappresentante regionale;
4) dott.ssa Lucia Trigilia - rappresentante provinciale;
5) Salvatore Attardo - rappresentante provinciale;
6) C.V. Francesco Carpinteri - comandante Capitaneria di porto di Siracusa;
7) avv. Mario Cavallaro - rappresentante sindaco di Siracusa;
8) Lidia La Ferla - funzionario direttivo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Assistono alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Siracusa: l'arch. Calogero Rizzuto, responsabile dell'unità operativa VI, dott. Antonio Mamo, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U.; l'arch. Salvatore Cancemi, dirigente del servizio beni A.P.N.N.U., per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione.
Il soprintendente, accertata la presenza dei componenti della commissione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando i partecipanti a passare all'esame dell'argomento all'ordine del giorno che prevede la delibera sulla proposta di vincolo paesaggistico oggetto della riunione e sulla sua perimetrazione.
RELAZIONI TECNICHE
Premessa
Parlare di tutela paesaggistica della fascia costiera può apparire oggi, forse, un po' tardivo, in considerazione degli scempi perpetrati in passato in assenza di regole urbanistico-edilizie, prima, e di efficaci controlli sul territorio, poi; in realtà le ragioni che impongono una razionalizzazione dell'uso della fascia costiera siracusana in generale e di questo tratto in particolare, derivano da un lato dalla necessità di salvaguardare questa porzione di territorio comunale, che naturalmente presenta vocazione turistico-ricettiva di tipo balneare e ricreativo, da possibili usi diversi della costa e del tratto di mare antistante (attività industriali di varia natura, impianti di acquacoltura e/o pesca intensiva, ecc.), che potrebbero entrare in conflitto con le predette vocazioni; dall'altro si presenta la necessità di fornire un prezioso contributo alla pianificazione urbanistica, attualmente in corso di definizione, che per troppo tempo ha stralciato proprio le aree costiere sede di agglomerati edilizi di tipo stagionale, più o meno abusivi, rimasti praticamente senza norme specifiche.
Caratteristiche dell'area: inquadramento geografico ed aspetti naturali
L'area in questione comprende lo specchio acqueo fra Capo Murro di Porco e Punta del Corvo e la fascia costiera fra la Tonnara di Terrauzza e l'area pianeggiante a sud dell'insenatura di Ognina; la predetta area costiera è attualmente sede dei seguenti agglomerati edilizi, di tipo prevalentemente stagionale: Terrauzza, Fanusa-Milocca, Arenella, Ognina; tali agglomerati interessano gran parte della fascia costiera predetta per una profondità di circa 250-400 metri verso l'entroterra (Terrauzza, Fanusa-Milocca) fino a 600-1.500 metri (Ognina, Arenella) e fanno parte di quel grande sistema edilizio di case, quasi esclusivamente utilizzate per villeggiatura estiva, che interessano la zona sud della provincia di Siracusa.
La zona interessata dalla presente proposta di vincolo fa parte di quell'area costiera iblea, posta a sud di Siracusa, elevata pochi metri sul livello del mare, che è compresa geograficamente fra Punta del Corvo e Capo Murro di Porco e contempera, fra gli elementi morfologici più di rilievo, Capo Ognina, l'insenatura-fiordo di Ognina, l'isoletta di Ognina, Punta Asparano, Punta Arenella, la spiaggia dell'Arenella, la spiaggetta della Fanusa, Punta Milocca e lo scoglio Milocca. Il tratto costiero in senso stretto, compreso fra la Tonnara di Terrauzza e Capo Murro di Porco è già stato interessato da un precedente provvedimento di vincolo (Penisola della Maddalena - decreto 6 aprile 1998) e viene pertanto qui considerato il tratto di battigia corrispondente.
La morfologia dei luoghi è tipica dei terrazzamenti marini pleistocenici, raramente sovraincisa da corsi d'acqua a carattere torrentizio (Vallone Mortellaro che sbocca nella spiaggia dell'Arenella) ed interessata da sistemi di faglia con andamento prevalente nord ovest-sud est ed est-ovest che mettono a contatto formazioni geologiche di età diversa). Ed è proprio la diversa consistenza delle diverse unità litologiche a determinare morfologie costiere e problematiche di erosione differenti; nella fattispecie la consistenza lapidea dei calcari della formazione Monte Carrubba (Miocene Medio-superiore), unitamente agli effetti di una tettonica a blocchi, resasi particolarmente attiva fra il Miocene superiore ed il Pleistocene, ha restituito oggi le splendide scogliere imbiancate e carsificate della fascia sud della Penisola della Maddalena, otticamente intervisibili da quasi tutta la fascia costiera in trattazione, che si presentano massive e con scarse problematiche di statica gravitativa e di erodibilità; per contro, la successione argille-calcareniti pleistoceniche, che riguarda la costa che dalla zona della Tonnara di TerrauzzaCase Giaracà arriva fino al lido Arenella, determina fenomeni di arretramento costiero secondo un processo di scalzamento delle argille e di conseguente collasso delle superiori calcareniti che, così variamente frammentate, si ammassano alla base della modesta falesia costiera e vengono successivamente smantellate dall'azione delle onde. Questo tratto è quello che necessita di una maggiore attenzione nell'analisi delle dinamiche costiere e nelle eventuali scelte delle soluzioni a difesa dalle azioni del mare e di quant'altro possa in qualche modo interferire con il naturale regime di erosione costiera.
Come accennato in precedenza, sono comprese nella perimetrazione in argomento e vanno citate per le loro caratteristiche di tipicità dell'area costiera iblea, anche l'isoletta di Ognina, incontaminato piccolo lembo di terra strappato alla costa dalle azioni combinate della tettonica, dell'erosione costiera e dai movimenti eustatici marini, nonché i due piccoli scogli di Milocca, naturale avamposto della retrostante spiaggetta di Fanusa-Milocca.
Le caratteristiche litologiche delle rocce affioranti fra Punta Arenella ed il golfetto di Ognina, simili per natura a quelle del Plemmirio (formazione M. Carrubba - Miocene medio-superiore) e a quelle più prossime alla zona di Punta Sparano (Calcareniti del Pleistocene inferiore), hanno comportato il crearsi di piccole falesie costiere, alte 3-5 metri sul livello del mare, insieme ad un frastagliamento della battigia ed una morfologia costiera particolare; sono infatti piuttosto diffuse in questo tratto, piccole baie, larghe e profonde non più di qualche decina di metri, ingrottamenti costieri, qualche arco naturale, scogli di varia forma, unitamente ad una serie di prodotti tipici dell'erosione costiera sia di tipo chimico che meccanico (campi solcati, vaschette, cariature, ecc.).
Un cenno va fatto ancora alle caratteristiche di naturalità dei promontori di Punta Arenella, di Punta Asparano, e di Capo Ognina, miracolosamente scampati all'aggressione del cemento perpetrata con incontrollata continuità dagli anni cinquanta in poi in tutta la fascia costiera siracusana; queste aree mostrano associazioni tipiche della vegetazione mediterranea costiera spontanea, di tipo quasi esclusivamente arbustivo e particolarmente resistenti alle azioni sferzanti dei venti marini e della salsedine, che determinano un paesaggio costiero incontaminato, saltuariamente interrotto, purtroppo, da disordinati ammassi di rifiuti inerti abbandonati in prossimità della viabilità esistente.
Un capitolo a parte va trattato in ordine allo specchio acqueo antistante il tratto di costa anzidetto ed ai suoi fondali, che rispecchiano in qualche modo la geologia delle terre emerse; è infatti possibile distinguere i tipici fondali prevalentemente bassi e sabbiosi di Ognina-Arenella, ricchi di grossi blocchi calcarenitici di forma piatta, relitti della costa in arretramento, dai fondali antistanti Costa Bianca-Plemmirio, immediatamente a sud della Penisola della Maddalena, dove la batimentria cresce rapidamente, raggiungendo parecchie decine di metri di profondità già a poche decine di metri dalla battigia, a conferma della presenza di una importante struttura tettonica Horst fortemente dislocata rispetto ai fondali circostanti; qui i fondali più prossimi alla costa presentano testimonianze delle passate e frequenti oscillazioni della linea di battigia: articolate grotte di erosione marina, solchi di battente, ecc., variamente interessati da formazioni algali e coralline di vario tipo e da una ricca presenza di fauna ittica. Occorre segnalare che le particolari caratteristiche dei fondali attorno alla Penisola della Maddalena hanno recentemente determinato la scelta di queste zone come campo di gara per lo svolgimento di campionati di fotografia subacquea. Le stesse sono anche state oggetto inoltre di documentari e trasmissioni televisive specifiche (Linea Blu, documentari della BBC, ecc.) che ne hanno esaltato le peculiarità, mostrandole ad una larga fascia di utenza.
Le caratteristiche paesaggistiche della spiaggia dell'Arenella e di quella di Fanusa-Milocca sono frutto del particolare contesto morfologico nel quale sono inserite: entrambe periferiche rispetto alla più grande baia compresa fra Punta Arenella e Punta Milocca, complessivamente piccole (più grande e profonda l'Arenella, più modesta e stretta la Fanusa-Milocca), circondate da scogliere basse e piatte consentono una notevole intervisibilità costiera dell'intera baia, presentano acque antistanti praticamente cristalline in tutte le stagioni dell'anno, nonostante la notevole pressione antropica particolarmente diffusa nel periodo estivo.
Per concludere, a testimonianza della particolare ricchezza ittica di cui godevano questi luoghi, soprattutto in passato, è significativo citare un detto popolare ancora presente nella memoria dei più anziani: "...a Punta Sparanu i pisci si pigghianu ch'e manu...".
Aspetti antropici
L'area oggetto della proposta di vincolo vanta millenni di storia giacché era abitata dal neolitico.
Il territorio interessato, nonostante le trasformazioni economiche e sociali avvenute a partire dagli anni del secondo dopoguerra, conserva ancora in parte, quelle caratteristiche storico-paesaggistiche che risultano essere espressione originale del paesaggio ottocentesco.
Le ultime masserie, qualche coltura pregiata e il sistema delle torri sono manifestazioni segniche di valori umani e territoriali impiantati su tradizioni secolari.
Il sistema delle torri costiere
Nel VI sec. dopo la conquista bizantina del nord Africa da parte di Belisario, si iniziarono a forticare le coste mediterranee, tra cui, ovviamente, anche quelle siciliane, mediante un sistema di migliaia di torri costiere destinate al collegamento a vista.
Le caratteristiche morfologiche del sito interessato, caratterizzato da una serie di promontori che si incastrano nel mare, contribuirono alla progettazione di un sistema difensivo di alto livello strategico. Le torri costiere, oltre alla funzione di avvistamento, dovevano servire anche per l'eventuale accoglienza di quelle persone sorprese dal pericolo o respingere lo sbarco con l'artiglieria di cui erano dotate. Secondo i disegni di Camilliani, possiamo individuare due tipi edilizi fondamentali: a pianta quadrata e a pianta circolare, con una successiva suddivisione in piccole, medie e grandi.
La quantità delle torri prevista nel progetto del Camilliani, scaturiva da un puntuale studio condotto sulle marine "Siracusa tiene 17 miglia per guardia della quale tiene la città quattro cavallari, et aggiungono altri 8 cavalli all'... in tempo di maggior sospetto, perché in detta città non v'è militia né di pedoni, né di cavalli. Tiene due uomini al campanaro della chiesa maggiore li quali non fanno altro segno, che gridar dal campanaro in scoprir vascelli. Fassi guardia nel castello della città dove stanno ventidue soldati, et non sono obbligati far segno nessuno. V'è anco in altra guardia dentro terra in un luogo detto Belvedere di tre uomini, e così garante nella torre Lognina facendo segno col fuoco, e fumo. Fassi guardia anche a Murro di Porco per tutto il capo in diverse parti e cale con 12 pedoni non potendovi tracchegiar cavalli, e sono pagati dalle torri mediterranee vicine, e stanno alla guardia di giorno e di notte alla campagna aperta.".
Torre punta del Corvo
"Dalla punta del Ciaurello alla Pietra del Corvo ci sono miglia 3. Alla punta del detto corvo si doverà fare una torre, la qual sia sicurtà delle cale a' quella punta vicine, le quali sono molte pericolose, e sospette de' Corsali, e da quello luogo si scopre dall'una, e dall'altra parte infinito paese, e marina p'essere molto eminente. E quanto alle guardie della rispondenza s'ha da credere, ch'ogni volta, che si guardan le parti più pericolose, e sospette: il lito sarà sempre securissimo, pche il Corsale sempre cerca occultarsi in parti ch'egli non sia scoperto, accioché d'improvviso possa assaltare ciò che và pretendendo. Di maniera che il suddetto sito è appropriato, et approbato per buono per difesa delle suddette parti sospette, e pericolose.".
Oggi non risultano presenti tracce testimoniali significative sulla presenza e/o realizzazione di detta torre, tuttavia la previsione fatta dal Camilliani sulla realizzazione in quel sito di una torre d'avvistamento, lascia supporre l'importanza strategica che aveva quel promontorio, in relazione alla continuità percettiva del tratto di mare interessato.
Torre Ognina
"Dalla torre della Pietra del Corvo insino a Lognina, punta di Gargare sono miglia due, e cinque terzi. Questa torre di Lognina è fatta; ma ella è tanto sconcertata, e dismessa, che il Guardiani non s'assicurano di sperarci sopra i mascoli, che sogliono sperare per gli avisi de' scoperti vascelli. Di maniera che ella ha' gran bisogno di raccorciamento e si deve far considerazione, che per il porto, che c'è di sotto, importa grande tale guardia et io sarei d'opinione di non solamente rimediarla così leggiermente, ma' ancor ci si potesse maneggiare un buon paro di sagri, accioche fusse difesa di tutto il barcherizzo, che giorno, e notte va traficando in quelle parti, oltre alle barche, ch'ognhor per i temporali ritrovandosi cariche di formenti, ò d'altre mercantie ci si riparano. Sichè per 1'assicuramento di tali Vascelli, questa guardia sarebbe necessaria. E parendomi cosa così necessaria nel disegno delle torri fatte si fa dimostrazione d'essa e la detta torre già per haver servito sempre per l'effetto de' segnali della rispondenza, s'approba, e si dice, che per questo caso, et appopriatissimo luogo.".
La torre è raggiungibile dalla litoranea Fontane Bianche-Siracusa, percorrendo circa km. 4 e imboccando a destra una stradina di circa 1 km. Della sua ubicazione parlano diversi autori, Villabianca, Fazzello, Amico, Massa.
Molti autori la citano come torre di avviso priva di artiglieria, presumibilmente la sua data di costruzione risale al XV secolo.
Oggi la zona dove sorge la torre porta il medesimo nome e il promontorio dove è situata porta il nome di Capo Ognina.
La torre sorge su un promontorio roccioso ad una altezza sul livello del mare di mt. 25,95 di forma pressocché circolare con un diametro esterno alla base di mt. 4,30; attualmente è interessata da lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza di Siracusa sezione architettonica. Ha un'altezza di mt. 3,50 circa e si arriva a questa quota per mezzo di una scala in pietra addossata al lato ovest della torre, termina con un piano di cemento che copre il materiale che riempie la torre; nella sua realizzazione è evidente che la scala è stata fatta in epoca recente.
Alle spalle della torre sorge un piccolo fabbricato, costruito probabilmente con il materiale ricavato dalla torre stessa.
Torre punta di Sparanello
"Dalla punta di Gargace, cio è torre Lognina alla punta di Sparanello ci è un miglio, uno e tre quarti.
Questa punta si come si vede nel disegno tiene un porto dall'una, e dall'atra parte, ch'una Armata ci si potria svernare, e ci sono diverse cale fatte di maniera dalla natura, che se bene in vista parerà, ch'ella siano secure, tuttavia vi fanno nascere i bregantini, e perciò vi si deve fare una torre non solamente per la corrispondenza de' segnali ma effettivamente per la sicurezza di tal passo, ch'altrimenti ogni vascello, ch'esce dal porto di Siracusa per montare il Capo Passero, indubbiamente resterebbe preso da' nemici. Di maniera che questa è di molta necessità per i respetti, et ancor per assicurare il commertio di tutta quella piana di Siracusa, che stanno di questa maniera, corre grandissimi pericoli.".
Il sito della torre chiamato "Sparanella", oggi è riportato nella tavoletta dell'I.G.M. con il nome di Punta Arenella.
Il luogo dove doveva sorgere la torre è stato facile individuarlo in base alla descrizione del Camilliani e alla naturale conformazione della costa. Infatti questa presenta una lunga sporgenza di scoglio, tagliata da una strada che separa la costa rocciosa da una zona costruita (a villette). La zona si presenta libera; si sono riscontrate molte pietre di varia grandezza, alcune squadrate, e sparse su tutto il promontorio roccioso, il che fa presumere che la torre sia stata edificata.
Torre di Capo Mele
"Dalla punta di Sparanello alla punta del Luzzo ci sono miglia due, et un terzo. Sopra di questa cala s'era pensato farsi una torre, la quale havesse guardato, che i Corsali, non s'occultassero in quel luogo, perché i tempi passato una volta ta'to che realmente mai s'hà saputo à quel luogo venirci vascelli, fu depredato, e preso un gentil'uomo con figli, et altri suoi parenti al numero de 18 pèrsone e veramente ciò fu per indagine d'un rinegato, che li portò a fare tale depredamento. Però detta torre non potria havere rispondenza con Murro di Porco, nè meno può iscuopire la torre, che la sopra alla Grotta della Mendola si doveva fare. E perciò mi pare, che detta torre si debba fare al Capo Mele, il quale è lontano dalla detta cala del Luzzo miglio uno e mezzo, perché egli era necessario per haver la Torre del Luzzo rispondenza farsi anco sopra il Capo Mele detta torre per rispondere al Murro di Porco. Siche facendosi solamente questa di capo Mele basterà perché farà il medisimo effetto, che farebbe quella del Luzzo. Dico adunq.. che la torre di Sparanello haverà rispondenza con quella di capo Mele e quella di Mele con la di Murro di Porco. Né vascello alcuno de' Corsali prattichi, et giuditiosi si metterà nella Tenaglia del Mele, e di Sparanello percioche s'egli non passa per il mezzo giusto del golfo per entrare, e per uscire, potrebbe sempre essere offeso dalle detti torri. Di maniera che per ogni ragione si deve fare la detta torre al Capo Mele, perché sarà di perfetta rispondenza de' segnali relevante, e molto comoda ad ogni fattione.".
Il luogo di "Capo Mele" non è riportato nella tavoletta I.G.M., ma tutta la costa è denominata Costa Bianca del Plemmirio. Di questa torre al "Capo Mele" non si può dire che vi siano resti, o che sia esistita; anche se il posto si presenta ottimo per l'edificazione della torre, perché molto alto rispetto al mare, e quindi favorevole per un'ottima visuale della costa circostante.
Torre Murro di Porco
"Dal capo di mele, dove si vuol fare la torre al Murro di Porco ci sono miglia uno, et un terzo. Questo luogo detto punta della Mendola è il più alto, e superiore di quel sito. Siche per le rispnden zae con la città di Siracusa, e per la sicurezza di quel capo, è di grandissima necessità farci tale torre, perché questa servirà non solamente à descoprire la prima, e seconda corrispondenza dell'una, e dell'altra parte, ma anco istenderà la sua veduta insino al Capopassero, e per esser cosi eminente, sarà di grandissima importanza: egli è ben vero che non può scuoprire totalemente le cale, ch'al ripido lito sono perche per altezza delle rocche e per 1'isportamento incurvato, che fanno in verso la marina difficilmente si può scoprire sopra il limito di esse. Niente di meno ogni vascello, che di notte per caso ci si mettesse egli non uscia la mattina da nessuna parte, che la detta torre non la possa offendere, oltre che al detto Capo rare volte c'è bonaccia per respetto della reuma, che di tanto in tanto saglie, e scende. Di maniera che mi pare, che sia molto lodevole à farsi tale torre.".
Il luogo mantiene il vecchio toponimo "Murro di Porco". Si suppone che questa torre sia stata demolita per far posto all'attuale faro e ad un posto di guardia doganale simile, nella tecnica costruttiva, a quello di guardia del turco. Infatti la carta di F. Arancio sulle dogane del 1847 riporta una dogana.
Questa costruzione, di pianta quadrangolare di mt. 5,40 e 5,10 ed alta mt. 5,50 circa poggia sulla roccia, con l'ingresso sul lato nord-ovest e con una finestra sul lato sud-est entrambi sono stati murati. La copertura della costruzione è realizzata in cemento armato.
E' evidente che il sistema delle torri costiere pensato dal Camilliani, per la rada in questione, nasce dalla particolare configurazione dei luoghi, dai quali è possibile avere la percezione visiva ad ampio raggio, utile all'epoca per il suo ruolo difensivo, ma che oggi ancora, offre scorci paesaggistici di notevole pregio - il mare e la costa - e garantisce alla collettività una rilevante fruizione di questo tratto costiero che merita di essere valorizzato e salvaguardato.
Aspetti archeologici.
Per le particolari caratteristiche geomorfologiche in età pre- e protostorica e per l'adiacenza alla città greca in età storica, il Plemmyrion restituisce una densa serie di testimonianze archeologiche riferibili sia all'insediamento puro e semplice che allo sfruttamento delle risorse naturali, agricole e marinare.
Le prime testimonianze risalgono all'età neolitica, con una serie di villaggi che punteggiano l'arco costiero. Ne sono stati individuati quattro, a Terrauzza, Punta Arenella e nell'insenatura di Ognina. Quest'ultima zona, in particolare, dimostra di essere già in quest'epoca un sito privilegiato per la scelta dell'insediamento, favorito dalla presenza di acqua dolce, di un'insenatura protetta per il ricovero delle imbarcazioni e protetto dalla presenza di un'isolotto antistante al fiordo. Sia sulla terraferma che sull'isolotto sono stati riscontrati resti pertinenti a due villaggi, uno dei quali trincerato (protetto, cioè, da un largo e profondo fossato circolare, scavato nella roccia). Di particolare interesse e non ancora completamente esplorato è l'insediamento di contrada Matrensa-Milocca, caratterizzato da grandi fosse scavate nel banco roccioso, che hanno restituito (scavi Orsi della fine dell'Ottocento) un'enorme quantità di materiali archeologici pertinenti agli scarichi del villaggio.
Nell'età del Bronzo, gli insediamenti si fanno più densi e occupano anche la fascia litoranea più interna. Nel tratto in oggetto, ricade l'insediamento di Matrensa, di cui è stata rinvenuta parte della necropoli, con tombe a pozzetto, anticella e nicchia; una delle tombe ha restituito due vasi micenei, databili al Mic. III A, di rilevante importanza perché costituirono, all'epoca del rinvenimento (primi decenni del secolo scorso) una delle prime testimonianze dei contatti fra la Sicilia e il mondo miceneo. Ma è ancora il sito di Ognina che restituisce le testimonianze più significative per la conoscenza delle complesse correnti culturali che caratterizzarono l'età del Bronzo sulla costa meridionale della Sicilia. Abitato ininterrottamente dal Bronzo antico al Bronzo medio, come attestano, più ancora che le scarse strutture rinvenute, i materiali conservati dai livelli terrosi dell'isolotto, il sito si caratterizza per la grande quantità di ceramica di produzione maltese, riferibile alla facies culturale di Tarxien, contemporanea alle fasi finali della cultura di Castelluccio. Così preponderante è la presenza della produzione maltese che ha fatto supporre (L. Bernabò Brea) la possibilità di un vero e proprio stanziamento di genti provenienti da Malta su un punto della costa siciliana particolarmente favorevole all'approdo ed ai commerci.
Ad età greco-ellenistica appartiene un piccolo abitato costiero nei pressi dell'attuale spiaggia dell'Arenella, a ridosso del costone roccioso e sulle rive del vallone Mortellaro, cui appartiene una necropoli di tombe a fossa scavate nella roccia, di accurata fattura. Numerose, in tutta l'area, le tracce di antica viabilità, rappresentate da tratti più o meno lunghi di coppie di carraie. Si tratta della viabilità minore di raccordo tra l'area del promontori, intensamente sfruttata a fini agricoli e artigianali, e la via Elorina, la lunga e antichissima via di collegamento costiero di cui sono stati rinvenuti diversi tratti fino ad Eloro, e che proseguiva alla volta di Kamarina. Resti di latomie e soprattutto una cospicua e ben conservata serie di fornaci per calce di probabile età romana, ricavate nel banco roccioso in prossimità di un punto di attracco funzionale al trasporto via mare sono state riscontrate immediatamente a sud di Capo Ognina.
Ancora sull'isolotto è visibile ciò che rimane (la sola fondazione) di una basilichetta paleocristiana; ad età bizantina risale un monumento meglio conservato e più consistente sotto il profilo monumentale, inglobato in una costruzione successiva, la chiesetta a pianta trichora di Cuba, all'interno della torre omonima.
Di particolare interesse sono, sotto l'aspetto archeologico, sia la scogliera sommersa, sulla linea di riva, che i fondali veri e propri.
Per quanto concerne la prima, è accertata la presenza di grotte subacquee con depositi di fauna quaternaria a vertebrati, comprendente resti di pachidermi (elefanti e ippopotami), analoghi a quelli rinvenuti nelle grotte emerse della costa sovrastante. Nei pressi della tonnara esistono antiche segnalazioni di ritrovamenti relativi a "ossa di giganti""che vanno ricondotte alla presenza delle faune fossili suddette.
Per ciò che riguarda i fondali, è da premettere che, per il gioco delle correnti e per l'esposizione ai venti dominanti e al moto ondoso, il promontorio del Plemmyrion costituì nell'antichità non solo un punto geografico di riferimento ma anche un temibile ostacolo per la navigazione. La stessa situazione coinvolge anche un ampio tratto della costa a sud, fino al Capo Ognina. La presenza di molti capi e prominenze accentuate, se da un lato creava difficoltà alla navigazione, dall'altro formava diverse piccole cale e realizzava le condizioni per la nascita di scali, ben descritti da C. Camilliani e T. Spannocchi. L'intensa frequentazione, la conformazione geomorfologica della rada e la batimetria dei fondali (parte dei quali era una volta emersa) particolarmente accidentata spiega non solo l'alta densità di resti di naufragi finora accertati ma è buona ragione per supporre la presenza di ulteriori reperti, non ancora individuati.
Sui fondali, in alcuni punti veri e propri accumuli di resti di naufragi, sono stati finora riconosciuti diversi relitti antichi; non è improprio affermare che da questa zona proviene la quasi totalità dell'ingente patrimonio di reperti archeologici subacquei del territorio, per i quali è stato progettato ed è in corso di finanziamento il Museo del Mare. Fra i relitti più significativi, quelli denominati, Plemmyrion B, di epoca imperiale, C di età greco-arcaica e A di età tardo-imperiale, si trovano al largo della costa del Capo Mele e sul fondali del Capo Murro di Porco, ad una profondità compresa fra i 24 e i 50 m., e sono stati oggetto di esplorazioni sistematiche e feconde. Il più noto è il relitto A, che ha restituito un complesso di bronzi di pregevole fattura, comprendenti in particolare diverse lucerne configurate. Dal Plemmyrion B sono stati recuperati alcuni rari strumenti chirurgici, sempre in bronzo. Nella rada di Terrauzza sono stati localizzati i resti di altri tre carichi, di cui due parzialmente indagati (Terrauzza A, del II-III sec. d.C. e Terrauzza B, costituito di blocchi e tegole, probabilmente medievale. Anche il terzo relitto, ancora da scavare, è riferibile, con buona probabilità ad età alto-medievale. Sui fondali della costa fra la Fanusa (Punta Milocca) e l'Arenella, è presente, ad una profondità di circa 4-5 m., un altro relitto medievale, i cui resti pertinenti allo scafo non sono stati ancora scavati ma da cui è stato recuperato, in parte, un consistente lotto di armi ed elementi di armature in ferro, nonché un'ancora di ferro. La densità maggiore di rinvenimenti subacquei si accentra intorno al porto e al fiordo di Ognina, protetti dal Capo e dall'isola omonimi. Non sufficientemente indagata, allo stato attuale, ma fortemente indiziata della presenza di resti archeologici pertinenti sia a imbarcazioni che a strutture portuali o costiere sommerse, a partire dall'età neolitica, è la baia compresa fra Punta Asparano e Punta Arenella (cfr. villaggio neolitico su Punta Arenella, ubicato in prossimità di una serie di sorgenti d'acqua dolce, oggi sommerse). A sud di Capo Ognina, i fondali fino alla profondità di 14 m., restituiscono una mole ingente di materiali pertinenti ai resti di almeno 10 relitti; particolarmente notevole il complesso contrassegnato con il nome "Ognina 1", comprendente materiali pregevoli quali frammenti in vetro, tessere musive, bronzi, riferibili agli inizi del III sec. d.C.
Perimetrazione
La proposta di vincolo della rada di Terrauzza-Arenella e della fascia costiera compresa fra Capo Murro di Porco e Fontane Bianche si diparte da Capo Murro di Porco e segue la costa, in aderenza alla precedente perimetrazione di vincolo paesaggistico denominato "Penisola della Maddalena", fino alla Tonnara di Terrauzza dove, seguendo il predetto confine, gira sulla destra, lungo la S.P. n. 58 Fanusa-Terrauzza-Milocca, costeggia la precedente perimetrazione del Porto Grande di Siracusa, di cui al decreto n. 2340 del 30 settembre 1988, fino all'incrocio con la S.P. n. 104, che segue in direzione sud fino al ponticello sul Vallone Mortellaro; risale il predetto corso d'acqua fino alla linea ferrata; da qui segue una stradella interpoderale fino a Torre Cuba, dalla quale, seguendo un sentiero, raggiunge nuovamente la S.P. n. 104, la attraversa e, seguendo la strada che costeggia le villette esistenti, raggiunge la costa nelle vicinanze di Punta del Corvo; da qui, con andamento ad arco, si ricongiunge a Capo Murro di Porco.
A conclusione dei suddetti lavori, l'arch. Rizzuto, l'arch. Cancemi ed il dott. Mamo si allontanano dalla sala della riunione e la commissione, preso atto delle motivazioni della proposta di vincolo espresse nelle precedenti riunioni e della relazione della Soprintendenza, che fa parte integrante del presente verbale, passa alla votazione del vincolo.
Tutto ciò esaurito e condiviso, la commissione all'unanimità
Delibera

Di proporre l'inclusione nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Siracusa, ai sensi degli artt. 139, lett. d), e 140 del decreto legislativo n. 490 del 27 dicembre 1999, come bellezza di insieme e panoramica, la parte del territorio comprendente la "Rada di Terrauzza-Arenella e della fascia costiera compresa fra Capo Murro di Porco e Punta del Corvo" in comune di Siracusa, così come descritta nella perimetrazione sopra riportata.
Letto, approvato e sottoscritto: dott. Giuseppe Voza, presidente; arch. Maura Fontana, rappresentante regionale; avv. Junio Celesti, rappresentante regionale; dott.ssa Lucia Trigilia, rappresentante provinciale; Salvatore Attardo, rappresentante provinciale; C.V. Francesco Carpinteri, comandante Capitaneria di porto di Siracusa; avv. Mario Cavallaro, rappresentante sindaco di Siracusa; Lidia La Ferla, segretario.

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GIOVANNI CORICA: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

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