REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 4 OTTOBRE 2002 - N. 46
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ASSESSORATO DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE

DECRETO 10 luglio 2002.
Aggiornamento del piano straordinario per l'assetto idrogeologico del comune di Caltabellotta.

Allegato
RELAZIONE DI ISTRUTTORIA

Il territorio comunale di Caltabellotta rientra nella tavoletta foglio n. 266, primo quadrante S-O denominata Caltabellotta edita dall'IGM in scala 1:25.000.
L'A.R.T.A. con decreto n. 298/41 del 4 luglio 2000 ha individuato nel territorio di Caltabellotta una vasta area soggetta a rischio frana molto elevato che si estende dal centro abitato di Caltabellotta sino alla frazione di Sant'Anna.
A seguito dell'emanazione di detto decreto il comune, con nota prot. n. 7922 del 5 settembre 2000, indirizzata all'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente ha chiesto la revisione del piano di assetto idrogeologico per il comune di Caltabellotta, rappresentando che i dissesti presenti nel territorio riguardano solo il comune capoluogo e non la frazione e solo porzioni di aree limitate e circoscritte. Inoltre, secondo il sindaco di Caltabellotta, sia la carta dei dissesti che la carta del rischio di cui al decreto n. 298/41, appaiono in contrasto con le risultanze dello studio geologico-tecnico allegato al piano regolatore generale, redatto dal geologo Angelo Salvaggio, il cui schema di massima è stato adottato dal comune nel 1996.
Ciò premesso, funzionari di quest'ufficio, sulla scorta della cartografia di base, delle indagini geognostiche a corredo del piano regolatore generale, ed in base a sopralluoghi effettuati di concerto con l'ingegnere capo dell'ufficio tecnico comunale hanno potuto verificare l'effettivo stato di rischio idrogeologico del comune di Caltabellotta.
Descrizione geomorfologica
Dal punto di vista morfologico il comune di Caltabellotta si inserisce in un contesto collinare di natura calcareo marnosa, caratterizzato da pendenze abbastanza accentuate, che trovano il loro culmine nel pizzo di Caltabellotta che sovrasta l'abitato con le sue pareti subverticali.
Geologicamente il territorio in analisi ricade nell'ambito di formazioni di origine calcareo marnosa afferenti a formazioni che vanno da depositi del quaternario sino al mesozoico. Nello specifico, l'abitato poggia quasi interamente sul detrito di falda (quaternario), mentre le unità litologiche affioranti si dispongono a cornice dell'abitato e sono costituite da calcari dell'oligocene, lattimusa del cretaceo superiore, e calcari dolomitici del trias superiore che costituiscono l'affioramento più antico.
Il rilievo principale che si erge a nord dell'abitato risulta essere formato dai calcari oligocenici.
Le formazioni fin qui descritte diverse per età e genesi sono state messe a contatto tra loro da un sistema di faglie ortogonali che attraversano l'intero abitato.
Tale assetto strutturale ha condizionato di conseguenza l'evoluzione geomorfologica della zona in esame.
Pizzo di Caltabellotta
Nella parte più alta dell'abitato sono stati riscontrati fenomeni di crollo di materiale lapideo dalle pareti sub verticali. Tali fenomeni sono attribuibili all'elevata pendenza del rilievo ed alle numerose linee di frattura che caratterizzano i calcari del versante e che costituiscono vie preferenziali di infiltrazione delle acque meteoriche.
Quest'ufficio negli ultimi anni è intervenuto in alcune parti del versante con interventi di chiodatura e disgaggio massi per la salvaguardia della pubblica incolumità. Tali interventi hanno mitigato i rischi ma non sono stati risolutivi e non hanno eliminato il pericolo in tutta l'area interessata dai dissesti.
Pertanto si è delimitata la zona interessata dai fenomeni sopra descritti (vedi carte allegate) e si è proceduto, sulla scorta delle indicazioni dettate dalle linee guida per la revisione del piano straordinario per l'assetto idrogeologico, nella rilevazione del rischio.
Trattasi di frane di crollo inattive, che interessano una superficie compresa tra 105 e 106 mq. (184.960+120.882).
Per le aree poste all'interno del centro abitato:
-  tipologia  =  T3 (frana da crollo); 
-  magnitudo  =  M4; 
-  pericolosità  =  P3. 

Elementi a rischio: E4 (centro abitato).
Dalla combinazione tra la pericolosità "P3" e gli elementi a rischio "E4" si perviene alla classe di rischio: R4 "rischio frana molto elevato".
Per le rimanenti aree che ricadono in zona agricola:
-  tipologia  =  T3 (frana da crollo); 
-  magnitudo  =  M4; 
-  pericolosità  =  P3. 

Elementi a rischio: E1.
Dalla combinazione tra la pericolosità "P3" e gli elementi a rischio "E1" si perviene alla classe di rischio: R2 "rischio medio".
Aree poste all'interno del centro abitato
Il centro abitato, come precedentemente detto, poggia su un substrato costituito da depositi detritici che per la loro natura litologica e caratteristiche idrogeologiche hanno generato una particolare forma di dissesti localizzati in due aree poste all'interno del centro storico la prima che comprende le vie poste a monte e a valle della via Colonnello Vita (largo Picone, vicolo Cantone, via Roma e via Scarpinati) la seconda compresa tra le vie Fontanelle e via Triocola.
In dette zone, da osservazioni effettuate durante i sopralluoghi, sono state rilevate lesioni e rigonfiamenti nelle opere murarie di contenimento e lesioni a fabbricati di vecchia costruzione.
Inoltre, tali aree sono state oggetto di studio sia per quanto riguarda il piano regolatore generale che per un intervento già progettato dall'ufficio tecnico comunale inerente il consolidamento della zona posta a monte ed a valle della via Colonnello Vita in fase di approvazione in linea tecnica da quest'ufficio.
Lo studio geotecnico, associato alle indagini in situ hanno evidenziato che lo spessore della coltre detritica tende ad aumentare da monte verso valle con valori che raggiungono i 20.00 mt. Detti terreni, data la natura intrinseca del corpo litologico, sono permeabili per porosità la cui falda viene alimentata dai monti sovrastanti. L'oscillazione del livello piezometrico della falda che aumenta nel periodo invernale, porta ad un incremento delle pressioni neutre. Questo fattore unitamente alla natura detritica del terreno rendono meno stabile l'intero versante. Le lesioni ed i rigonfiamenti rilevati nei fabbricati e nelle opere murarie di contenimento, sono da ascrivere sia all'uso inadeguato delle tipologie fondali, non idonei a contrastare la spinta del terreno sia ai fattori sopra descritti.
A conferma di ciò, il geotecnico incaricato dello studio dell'area, ing. Michele Buscarnera, ha costruito quattro sezioni litostratigrafiche che sono state oggetto di verifiche di stabilità per diverse condizioni ed in particolare utilizzando i parametri meccanici caratteristici dei valori medi inferiori, sia in presenza che in assenza di pressioni neutre.
Dalle risultanze di tali calcolazioni è emerso che l'eventuale innalzamento delle pressioni neutre rende meno stabile l'intero versante; infatti, in due sezioni sono stati determinati coefficienti di sicurezza inferiori ad 1.3 e prossimi all'unità. In altre sezioni si è potuto constatare che l'instabilità non è direttamente collegabile ad un aumento delle pressioni neutre ma alla natura del terreno ed alle caratteristiche geometriche del versante.
Alla luce di quanto sopra rappresentato vengono perimetrate le aree soggette a dissesto e vengono determinate le aree soggette a rischio.
Superficie compresa tra 104 e 105 (mq. 86.120+46.666):
-  tipologia  =  T2 (frane complesse); 
-  magnitudo  =  M3; 
-  stato di attività  =  attiva; 
-  pericolosità  =  P3. 

Elementi a rischio: E4 (centro abitato).
Dalla combinazione tra la pericolosità "P3" e gli elementi a rischio "E4" si perviene alla classe di rischio: R4 "rischio frana molto elevato".
Per la rimanente area posta nella parte a sud della zona in dissesto, ove insistono terreni agricoli e case sparse, dalla combinazione tra gli elementi a rischio "E1" e la pericolosità "P3" si perviene alla classe di rischio: R2 "rischio frana medio" che pertanto non viene cartografato.
Si allegano planimetrie C.T.R. in scala 1:10.000.
Zona a valle dell'abitato
Il territorio di Caltabellotta assume sotto il profilo idrogeologico un notevole interesse; infatti, oltre alla presenza di numerose manifestazioni sorgentizie, esiste una circolazione delle acque superficiali abbastanza rilevante. In particolare a valle dell'abitato di Caltabellotta si riscontra un ruscellamento diffuso delle acque superficiali le quali esercitano una evidente azione erosiva che si manifesta con la formazione di un reticolo idrografico mediamente inciso. A tale proposito si condividono le prescrizioni riportate nel piano regolatore generale dal geologo Angelo Salvaggio e cioè "l'approntamento e la realizzazione di un piano di regolazione dei deflussi delle acque al fine di ridurre l'azione erosiva e la sistemazione idraulico-forestale dei due valloni principali a valle di Caltabellotta il vallone Giorgio di Piazza, il vallone Acquafredda".

Cliccare qui per visualizzare le mappe allegate in formato PDF (occorre Acrobat Reader)


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GIOVANNI CORICA: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana
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