REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 2 FEBBRAIO 2001 - N. 5
SI PUBBLICA DI REGOLA IL VENERDI'

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE: VIA CALTANISSETTA 2/E - 90141 PALERMO
INFORMAZIONI TEL 6964930 - ABBONAMENTI TEL 6964926 INSERZIONI TEL 6964936 - FAX 6964927

AVVERTENZA
Il testo della Gazzetta Ufficiale è riprodotto solo a scopo informativo e non se ne assicura la rispondenza al testo della stampa ufficiale, a cui solo è dato valore giuridico. Non si risponde, pertanto, di errori, inesattezze ed incongruenze dei testi qui riportati, nè di differenze rispetto al testo ufficiale, in ogni caso dovuti a possibili errori di trasposizione

Programmi di trasposizione e impostazione grafica di :
Avv.Michele Arcadipane

SUPPLEMENTO ORDINARIO

Torna al Sommariohome

ASSESSORATO DELL'AGRICOLTURA E DELLE FORESTE

DECRETO 24 gennaio 2001.
Piano di sviluppo rurale della Regione Sicilia.
Allegato


ATTENZIONE! Non sono riportate le mappe, le schede e e la maggior parte delle tabelle


PIANO DI SVILUPPO RURALE REGIONE SICILIA ZONA GEOGRAFICA OBIETTIVO 1

1.  PREMESSA
In attuazione al Reg. CE n. 1257/99 che definisce il quadro del sostegno comunitario per uno sviluppo rurale sostenibile ed in conformità a quanto disposto dal capo II del medesimo regolamento, la Regione siciliana ha redatto il presente piano di sviluppo rurale.
Per la realizzazione di quest'ultimo la partecipazione finanziaria della Comunità è pari al 75% della spesa complessiva tenuto conto che la Regione ricade in zone obiettivo 1.
Il corretto inquadramento programmatico del piano di sviluppo rurale (PSR) non è privo di difficoltà, in quanto parte delle misure previste dal Reg. CE n. 1257/99 rientrano nel campo di applicazione del POR Sicilia.
Pertanto, sorge l'esigenza di garantire la coerenza con le azioni a carattere strutturale di sviluppo rurale, evitando anche di generare un quadro complessivo di difficile interpretazione da parte dei soggetti destinatari del regime di aiuti.
D'altra parte, la natura stessa del PSR presuppone una caratterizzazione tecnica e gestionale autonoma delle misure programmate, anche se il quadro di contorno si viene a identificare, in larga misura, con quello delineato nel POR.
Per quanto concerne l'analisi del sistema agricolo e agroalimentare dell'Isola, si è fatto riferimento a specifici studi realizzati dall'INEA, da Nomisma, ISMEA nonché ai risultati delle rilevazioni ISTAT più recenti.
Al fine di definire più correttamente la strategia e gli obiettivi del programma, è stato tenuto conto dell'esperienza acquisita nelle fasi di predisposizione, attuazione e valutazione dei programmi applicativi dei Reg. CEE nn. 2078, 2080, 2079/92 e del POP Sicilia.
Infine, in coerenza con gli orientamenti comunitari in materia di programmazione, ampio risalto è stato dato all'attività di concertazione con le parti sociali e le associazioni ambientaliste, in modo di armonizzare e ottimizzare le azioni previste dal PSR con l'esigenze del territorio e degli imprenditori agricoli.
2. STATO MEMBRO E REGIONE AMMINISTRATIVA (allegato al Reg. n. 1750/99)
Italia - Regione siciliana.
3. AREA GEOGRAFICA INTERESSATA DAL PIANO
Intero territorio della Regione (25.825 Kmq. come da rilevamento satellitare del 1993), comprese le isole minori, con le limitazioni previste dalle zonizzazioni relative all'applicazione delle singole misure.
La Sicilia è localizzata nell'ambito territoriale compreso nell'obiettivo 1.
4. PIANIFICAZIONE A LIVELLO DELLA ZONA GEOGRAFICA INTERESSATA
Il piano di sviluppo rurale è unico per tutta la Regione, tuttavia sono comprese nel POR Sicilia le misure di sviluppo rurale finanziate dalla sezione orientamento del FEOGA.
5. DESCRIZIONE QUANTIFICATA DELLA SITUAZIONE ATTUALE
ANALISI MACROECONOMICA
Per quanto concerne gli aspetti relativi all'analisi macroeconomica, si confermano i contenuti del POR Sicilia 2000-2006, nel quale sono evidenziate in particolare le dinamiche occupazionali, nonché le problematiche sociali di carattere generale.
Tuttavia, si riportano di seguito alcuni dati concernenti la situazione demografica e occupazionale della Regione.
Popolazione e forza lavoro
Secondo quanto emerge dai dati ISTAT, nel 1991 la popolazione residente nell'intero territorio della Sicilia ammontava a circa 4.961.383 unità, ripartita in 390 comuni, di cui 50 con popolazione superiore a 20.000 abitanti che, nel complesso, totalizzavano il 62% della popolazione.
Dai dati statistici del 1997 risulta una popolazione residente di 5.108.067 unità, di cui il 33,4% residente nei capoluoghi di provincia e nelle aree costiere e il restante 66,6% nei comuni delle aree interne fra i quali i più poveri di essi sono caratterizzati da invecchiamento della popolazione e dall'esodo giovanile. La densità della popolazione è elevata, raggiungendo le 199 unità per Kmq., parecchio superiore alla media del Mezzogiorno (176) e comunque maggiore della media nazionale (194). La popolazione è relativamente giovane, l'indice di invecchiamento (il rapporto fra la popolazione di età superiore a 65 anni e la popolazione totale) è 14,8, contro un dato nazionale di 16,8.


Per quanto concerne il mercato del lavoro, caratterizzato dalla persistente eccedenza dell'offerta sulla domanda, i dati riferiti al 1991 valutavano un numero di persone in cerca d'occupazione pari al 23% delle forze di lavoro totali; nel 1997 questo valore è salito al 24,4% (20,1% maschi e 34,2% femmine).
La disoccupazione è ad un livello assolutamente preoccupante, raggiungendo un tasso del 20,2%, più che doppio rispetto a quello nazionale (9,7%), ma anche significativamente più elevato del tasso riferito al Mezzogiorno (17,8%). Il fenomeno è ancora più grave se si considera il dato della disoccupazione giovanile che, nel 1990, era 46,6%. A ciò si aggiunge un PIL pro-capite estremamente ridotto (14,8 milioni), che anche in questo caso è notevolmente distante dal dato nazionale (23,9 milioni), ma inferiore anche al dato medio del Mezzogiorno (15,6 milioni).
Gli occupati in agricoltura sono in costante calo e, dal 1980 al 1997, sono diminuiti del 25%, fino a rappresentare il 12,1% del totale, contro il 20% dell'industria e il 67,9% del terziario. A fronte di ciò, il contributo dei settori produttivi al valore aggiunto regionale (che si attesta sui 55 mila miliardi) è del 22% per l'industria e del 71% per il terziario, mentre per l'agricoltura si colloca meno del 7%.


Con riferimento alle aree svantaggiate delimitate ai sensi della direttiva n. 268/75, si riportano di seguito i dati relativi alla dinamica demografica dal 1981 al 1998 e il flusso migratorio relativo all'anno 1998.


SETTORE AGRICOLO
Ripartizione della SAU e zootecnia
Secondo i più recenti dati ISTAT (indagine campionaria anno 1996), la superficie agricola totale, relativa a 330.967 aziende, ammonta a 1.839.734 ettari, di cui la S.A.U. rappresenta circa l'82,5% pari a Ha. 1.518.002. Essa è costituita per il 50% da seminativi, per il 20% da prati e pascoli permanenti, mentre la restante superficie (30%) è occupata da coltivazioni legnose quali vite, olivo, agrumi ed altri fruttiferi.


Per quanto concerne gli allevamenti zootecnici, confrontando i dati dell'ultimo censimento dell'agricoltura con quelli dell'indagine campionaria del 1996, si nota una sostanziale stabilità della consistenza dei capi bovini, un leggero decremento degli ovini e un incremento di caprini e suini.

Nel 1991, in base ai dati del censimento dell'agricoltura (ISTAT), risultava che la superficie agricola totale, relativa a 404.204 aziende, era pari a 1.913.841 ettari, di cui S.A.U. 84% pari ad ettari 1.598.901, costituita per il 50% da seminativi, per il 20% da prati e pascoli permanenti, per il 30% da coltivazioni legnose.
Se ne deduce una non trascurabile contrazione della SAU e del numero di aziende, che ha interessato in modo rilevante le superfici a seminativi e a vite.
Per quanto attiene in particolare ai seminativi, questi nel 1996 sono rappresentati in maggior misura (52,58%) dai cereali che occupano una superficie di Ha. 395.668. Dall'ultimo censimento dell'agricoltura, le superfici investite a cereali risultavano pari ad ettari 476.602 (59,46%). Incidenza percentuale inferiore hanno le colture foraggere (20,25%) e le ortive (5,88%).
La coltura legnosa maggiormente diffusa (31%) è la vite con Ha. 143.248, mentre nel censimento del 1991 l'estensione era pari ad ettari 174.280 (circa il 36%). Seguono gli impianti olivicoli (25% nel 1991 e 27% nel 1996), gli agrumeti (21% nel 1991 e 25% nel 1996), mentre il restante 17% è interessato da altre coltivazioni legnose.
Nelle zone interne l'ordinamento più produttivo è il viticolo, mentre nelle aree costiere la maggiore redditività viene dalle ortive e dagli agrumi.
Le aree effettivamente irrigate sono soltanto l'11,6% del totale della SAU, contro un valore medio nazionale del 18%, soprattutto contro una superficie potenzialmente irrigabile che potrebbe arrivare al 25-30 %. Le zone più svantaggiate, anche sotto questo profilo, sono quelle interne, nelle quali mancano sia gli invasi che le reti di distribuzione.
La superficie boscata è aumentata, essendo passata dai 184.350 Ha. del 1991 ai 219.957 Ha. attuali.
Ulteriori dati sull'utilizzo del territorio regionale, sono desumibili dal rilevamento basato su immagini satellitari Corine Landcover (1993).
L'elaborazione di primo livello indica in 2.582.586 ettari la superficie complessiva così distinta:
-  territori modellati artificialmente  Ha 112.937; 
-  territori agricoli  Ha 1.785.583; 
-  territori boscati ed ambienti seminaturali  Ha 674.510; 
-  zone umide  Ha 2.791; 
-  corpi idrici  Ha 6.765. 

Infine per quanto riguarda le zone svantaggiate, delimitate ai sensi della direttiva CE n. 268/75 e successive modifiche e integrazioni, l'Amministrazione ha elaborato sui dati del censimento generale dell'agricoltura del 1991 la seguente tabella:
Si evince la notevole incidenza delle aree svantaggiate sulla superficie complessiva regionale, che è pari al 51,6%.
Le caratteristiche strutturali
Un'ulteriore informazione sulle caratteristiche del settore agricolo siciliano, si può ricavare dall'analisi della distribuzione delle aziende per classi di ampiezza aziendale. Nel 1996 risulta il 39,2% di aziende con superficie inferiore ad 1 ettaro di SAT, con una incidenza di appena il 4,1% della superficie agricola utilizzata totale; il 25,5% di aziende ha una superficie compresa fra 1 e 3 ettari, pari al 9,7% sulla SAU totale, mentre il 26,1% di aziende ha una superficie compresa fra i 3 e i 10 ettari con il 25,8% della SAU totale.
Il 95,8% delle aziende agricole in Sicilia risulta a conduzione diretta del coltivatore e di queste, il 78,5% con sola manodopera familiare; il 3,6% è condotta in economia con salariati e/o compartecipanti e il restante 0,6% con altre forme di conduzione.
Per quanto riguarda il titolo di possesso dei terreni, il 91,4% delle aziende sono di proprietà con una incidenza del 74,5% della superficie totale, il 3,8% delle aziende sono solo in affitto e il 4,8% hanno parte dei terreni in proprietà e parte in affitto.
Le giornate di lavoro prestate nelle varie categorie di manodopera durante l'annata agraria sono risultate complessivamente 35,9 milioni, di esse 28,2 milioni sono state prestate da manodopera familiare, mentre i restanti 7,7 milioni da manodopera extrafamiliare. Da ciò appare evidente l'aspetto prevalentemente familiare che caratterizza l'economia agricola siciliana, in cui oltre il 78% del lavoro prestato presso le aziende proviene dal conduttore e dai familiari coadiuvanti, mentre la partecipazione della manodopera extrafamiliare incide per circa il 22%.
Dalla classificazione delle aziende agricole, in base alla combinazione dell'orientamento tecnico economico, della dimensione economica e delle principali caratteristiche strutturali delle aziende, rilevate con l'indagine strutturale del 1996 è scaturito che in Sicilia sono classificabili il 96,28% di aziende, a cui è attribuibile complessivamente un reddito lordo standard pari a 1,884 milioni di Unità di dimensione economica e mediamente un RLS di 5,91 UDE (1 UDE = 1.200).
Del totale delle aziende rilevate, l'89,66% risulta caratterizzato da un indirizzo specializzato, con un RLS complessivo di 1,573 milioni di UDE e medio di 5,51 UDE, mentre le aziende miste producono un reddito globale di 0,311 milioni di UDE e medio di 9,45 UDE.
In rapporto alla dimensione economica, le aziende si distribuiscono secondo un andamento decrescente e pressoché costante, mentre la distribuzione del RLS si articola in forma inversamente proporzionale a quella delle aziende, ciò, anche in un'ottica economica, conferma la frantumazione sul territorio dell'azienda agricola che si aveva fin qui evidenziato solo da un punto di vista strutturale.
P.L.V. e Valore aggiunto del settore agricolo
La produzione lorda vendibile ottenuta in Sicilia è passata dai 5.784.123 milioni di lire del 1991, ai 5.012.305 milioni del 1996 (valori costanti 1990); di questi il 37% circa è relativo alle produzioni erbacee e foraggere, il 45% ai prodotti delle colture legnose ed il restante 17% ai prodotti zootecnici.
Il valore aggiunto (valori costanti 1990), nel 1996 si è attestato a L. 4.201.240 milioni (circa 26 milioni per addetto), contro i 4.888.387 milioni di lire del 1991 (circa 23 milioni per addetto).
Se ne deduce un peggioramento in valore assoluto della capacità di produzione di ricchezza del settore primario, anche se l'incremento per addetto del valore aggiunto potrebbe indicare un più elevato livello di efficienza delle aziende.
Ulteriori dati che possono dare un'idea dello spessore economico del settore (riferiti al 1996) sono individuabili nei seguenti:
-  la SAU per unità di lavoro, pari a 7,2 ettari, contro un valore medio nazionale di 8,4 ettari;
-  un valore aggiunto per ettaro di SAU di 3,3 milioni di lire, contro i 3,5 della media nazionale.
Quest'ultimo dato che, fra l'altro, è in costante crescita (nel 1980 era 16,9 milioni e nel 1990 20 milioni) rappresenta, nel periodo considerato, un incremento della produttività del lavoro in agricoltura di oltre il 40%. Tale andamento non è dovuto ad un miglioramento del settore in senso assoluto, quanto ad una maggiore efficienza nell'uso delle forze lavoro, causata dalla diminuzione delle stesse.
La Sicilia, in ogni caso, continua ad essere una delle regioni più povere d'Italia, collocandosi al primo posto per l'estensione, al quarto per numero di abitanti, all'ottavo per PIL complessivo, e al terzultimo per il rapporto PIL/abitante.
Tuttavia, ciò che non si evince dai suddetti parametri è che l'agricoltura regionale si differenzia profondamente nel territorio. A riguardo, possono essere individuate tre tipologie di sistemi agricoli:
1) agricoltura a localizzazione costiera, con prevalenza di produzioni orticole e floricole, nonché in minor misura agrumicole, caratterizzata da risultati economici definibili di punta in quanto, pur essendovi problemi e possibilità di ulteriore sviluppo vengono creati benessere economico e una occupazione diffusa;
2) agricoltura tradizionale localizzata nelle aree interne, caratterizzata da scarsa competitività; in tali zone i seminativi, che rappresentano l'ordinamento più diffuso, sopravvivono soltanto grazie al sostegno comunitario e gli allevamenti hanno difficoltà di mercato, a causa della forte competitività dei prodotti esteri e per le procedure di adeguamento alle normative sanitarie, specialmente nella fase di trasformazione del latte. La frutticoltura è limitata a pochi casi, mentre l'orticoltura è realizzata in asciutto con rese modeste.
3) agricoltura intermedia, definibile di transizione, dove la frutticoltura e l'orticoltura sono ben sviluppate, la possibilità di irrigare consente discrete produzioni di foraggio e, di conseguenza, gli allevamenti sono di buon livello.
In tale contesto si realizzano produzioni valide sia dal punto di vista quantitativo, che qualitativo e l'agricoltura è in grado di fornire quindi un discreto reddito.
IL SETTORE FORESTALE
Le fonti storiche note non ci dicono molto su quale sia stata la situazione forestale siciliana nell'antichità. La massima espansione forestale in Sicilia pare che risalga al "postglaciale catatermico subtlantico", databile verso l'800 A.C. per cui, data l'antichità del popolamento umano della Regione, le cenosi che si costituirono divennero ben presto da climaticamente condizionate ad antropicamente alterate.
La pressione demografica sempre più crescente col volgere dei secoli, ha allargato l'areale agricolo a spese del bosco fino ai limiti delle possibilità agronomiche, cosicché i boschi divennero ovunque sempre più rari, dalla riva dei mari ai monti.
Il notevole mutamento climatico che successivo al postglaciale catatermico (caratterizzato da notevole aumento della temperatura, della luminosità, da prolungate siccità estive), i tagli disordinati, il sovraccarico pascolivo sempre più pressante ed indiscriminato, restrinsero ulteriormente l'areale boschivo a lembi sparsi relegati alla sommità dei monti. Per avere un'idea di quanto è rimasto del patrimonio forestale di origine naturale nella Regione si riportano i dati ISTAT riferiti al 30 giugno 1947.
Questi popolamenti sono ancora localizzati, in prevalenza, sull'Etna e lungo la dorsale settentrionale, da Peloritani alle Madonie, e in minor misura sui rilievi più importanti centro meridionali dell'Isola con propaggini che giungono fino a Pantelleria dove esiste un modesto soprassuolo naturale di pino marittimo. Fanno eccezione le sugherete dei territori comunali di Niscemi e Caltagirone, frammiste alla coltura agraria, che occupano un vasto pianoro degradante dolcemente verso il mare.
Le specie legnose che li compongono, pur essendo numericamente limitate, sono di alto interesse economico e scientifico.
Dal 1948 in poi è stata intrapresa una lenta ma continua opera di riforestazione inquadrata nell'ambito delle sistemazioni idraulico - forestali dei bacini montani e dei comprensori di bonifica; opera che, con alterne fortune, e pur se non esente da critiche da parte di ecologi, naturalisti ed agronomi, ha permesso di estendere la superficie boscata dagli Ha. 85.643 del 1947 agli attuali Ha. 283.080.
I tipi di bosco che sono venuti fuori da quest'opera di rimboschimento sono in genere dei boschi misti di conifere e latifoglie. Tra le conifere la predominanza, a seconda dell'altitudine e della stazione, è dei pini mediterranei, quali il d'Aleppo, il domestico, il marittimo, e quindi il Pino laricio e il Pino nero var. Villetta Barrea. E' stato inoltre impiegato estesamente con un certo successo il cipresso comune, mentre tra le conifere esotiche i migliori risultati, anche se contenuti, sono stati ottenuti con il cipresso dell'Arizona e il cedrus atlantica. Deludente è il risultato invece ottenuto con Pinus radiata che aveva destato in un primo tempo qualche speranza.
Nell'impiego delle latifoglie, l'opera di riforestazione è stata ostacolata dalla modestissima entità di specie tra cui scegliere, ed ha trovato e trova aspre critiche nell'opera fin qui eseguita. Una delle specie più impiegate, l'eucalipto, sia per la formazione di boschi puri, che consociata, oltre a tradire, quanto ad accrescimenti, l'entusiasmo iniziale, viene ora posta sotto accusa da ecologi e naturalisti, come prosciugatrice di falde acquifere e desertificatrice del territorio.
Tra le specie impiegate per la formazione di boschi misti insieme alle conifere, si segnalano il frassino minore, l'acero campestre, il castagno, l'ontano napoletano e qualche altra specie d'impiego molto limitato. Le specie indigene quali le querce (leccio, roverella e cerro), il carrubo e il faggio sono state poco impiegate principalmente per motivi pedologici, per le difficoltà di attecchimento iniziale e per la lentezza degli accrescimenti.
I boschi ammontano a una superficie di Ha. 283.080 rappresentando, dunque, circa l'11% della superficie territoriale e sono costituiti da conifere (16%), latifoglie (39,3%), misti di conifere e latifoglie (21,3%) e boschi degradati (23,4%).
Di seguito si riporta la suddivisione per tipologia di bosco e la relativa distribuzione per provincia:
I boschi siciliani sono governati per il 77,7% a fustaia, per il 22,3% a ceduo.
Approssimativamente, il 48,63% della superficie boscata appartiene al demanio regionale, contro il 34,85% di proprietà di privati o enti e il 16,51% di demanio comunale.
Purtroppo, la maggior parte dei boschi non sono da ritenersi consorzi vegetazionali in equilibrio con l'ambiente.
Infatti, una larga percentuale di essi è costituita da nuovi impianti, più o meno giovani, ancora ben lungi dal potere rappresentare complessi boscati "climax" trovandosi, in atto, nel migliore dei casi, nelle prime fasi di adattamento pedoclimatico.
Per la caratteristica geografica (vicinanza ai tropici) e topografica (netta maggioranza della zona collinare sulla pianura e sulla montagna) in Sicilia i boschi naturali, anche se degradati, possono ancora trovarsi insediati con discreta presenza, quasi esclusivamente sugli alti versanti e sulle creste delle principali catene montuose (Peloritani, Gruppo Etna, Madonie - Caronie, Nebrodi), con scarsa presenza sulle catene montuose secondarie (Iblei, Sicani), mentre sono quasi del tutto assenti sui monti Palermitani e sugli Erei.
In pratica, relativamente alle zone fitoclimatiche, ad esclusione di talune pinete litoranee da considerare naturalizzate se non proprio naturali e di certe modeste estensioni di sugherete nella zona centrale dell'Isola e, per qualche altro raro caso, si può affermare che i boschi naturali in Sicilia sono concentrati tra il Castanetum e il Fagetum.
Differente è la situazione per quanto concerne i boschi artificiali i cui impianti, salvo qualche esempio di cucitura tra lembi residui di boschi naturali soprattutto nella zona del Castanetum, sono stati effettuati nella zona fitoclimatica del Lauretum (la Sicilia è compresa per oltre l'85% nella seconda zona del Lauretum - sottozona calda e media) su più o meno vaste superfici abbandonate dagli agricoltori.
Inoltre, non è da sottovalutare la ritrosia dei proprietari privati ad effettuare azioni d'imboschimento, in assenza di specifiche garanzie in merito alla reversibilità della destinazione colturale delle superfici, successivamente al completamento del ciclo produttivo del bosco.
Indubbiamente, tuttavia, il primo passo da compiere per il miglioramento del patrimonio boschivo è la conversione dei cedui in fustaia, unitamente ad eventuali coniferamenti.
Tale operazione incontra nei privati notevoli remore, dovute soprattutto alla lunga azione di risparmio, cui gli stessi sarebbero costretti.
LO STATO DELL'AMBIENTE
Così come desumibile anche dalla relazione sullo stato dell'ambiente allegata al documento generale del P.O.R. Sicilia 2000-2006, numerosi sono gli aspetti di carattere ambientale connessi all'esercizio dell'attività agricola.
A riguardo, di seguito si evidenziano le problematiche agroambientali di maggiore rilevanza.
Biodiversità e agricoltura
La politica conservazionistica regionale è basata sulla normativa in materia di parchi e riserve, che tuttavia non ha ancora previsto la nascita di un sistema regionale delle aree protette.
Una logica di sistema, infatti, permetterebbe di progettare reti di aree protette su scala regionale, all'interno delle quali individuare le bioregioni, in grado di assicurare l'integrità demografica e genetica delle specie vegetali ed animali, che necessitano di areali di vaste dimensioni (salvaguardia delle cosiddette metapopolazioni).
Tutto ciò è coerente con uno dei principali obiettivi della conservazione della natura (conferenza di Rio del 1992), che consiste nella protezione di una serie rappresentativa degli ecosistemi esistenti e della biodiversità che li caratterizza.
Allo stato attuale, sono presenti tre parchi regionali (Madonie, Etna, Nebrodi) e cinquantasei riserve regionali, di cui quarantatré sono riserve naturali orientate, nelle quali sono consentite le tradizionali attività colturali e silvopastorali (vedasi cartografia tematica in allegato).
Nel complesso, la superficie tutelata regionale è pari a Ha. 246.632, con un'incidenza del 10,42% sulla superficie totale regionale.
Un'ulteriore superficie con vincoli a carattere ambientale è ascrivibile alle oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica, che occupano 8.760 ettari.
L'importanza di un'attenta politica di tutela, è comprovata anche dalla presenza nella Regione di circa 200 habitat d'interesse comunitario.
A causa dei rilevanti fenomeni di distruzione della vegetazione originaria, i climax principali della vegetazione mediterranea sono raramente riscontrabili come formazioni forestali, mentre diffuse sono le forme degradate con formazioni a macchia o a gariga.
Notevole è il contributo alla biodiversità vegetale fornito dalla flora endemica che, in Sicilia, raggiunge una quota pari al 10-15% del totale delle specie, localizzandosi anche in forme puntuali esposte al rischio di estinzione.
Con riferimento specifico al settore agricolo, anche in Sicilia si è assistito a una progressiva riduzione della diversità, sia in campo vegetale che zootecnico.
Prova di ciò è la preoccupante diminuzione di varietà locali, in special modo frutticole ed orticole, selezionate nel corso dei decenni dagli agricoltori e, spesso, caratterizzate da pregevoli caratteristiche organolettiche.
Ampia diffusione, inoltre, ha assunto il fenomeno della monocoltura del grano nelle aree interne collinari, anche a causa del regime comunitario di sostegno a tale coltura, che ha provocato la progressiva scomparsa delle tradizionali rotazioni con successivo peggioramento delle caratteristiche chimiche e biologiche dei suoli.
Tale indirizzo colturale, fra l'altro, richiede nel tempo un utilizzo costante di principi attivi ad azione erbicida, che accentuano i processi di semplificazione dell'ecosistema agrario, oltre a provocare numerosi effetti negativi sulla fauna.
Un ulteriore aspetto che ha contribuito alla progressiva perdita di habitat naturali e all'estinzione di numerose specie animali, è rappresentato dalla scomparsa degli elementi diversificatori del paesaggio agrario, quali siepi e muri a secco.
La riduzione del patrimonio genetico è riscontrabile anche per le razze animali autoctone, ormai in gran parte sostituite da razze selezionate al di fuori del territorio regionale e, per questo, di minore adattabilità.
Le motivazioni dei fenomeni sopra descritti risiedono nella ricerca di migliori performance produttive, nella progressiva globalizzazione dei mercati, che richiedono produzioni standardizzate resistenti ai trasporti e di facile conservabilità, nonché nella massiccia presenza delle multinazionali nei settori delle forniture di materie prime a monte delle aziende agricole.
Ne consegue l'esigenza di continuare ad attuare misure specifiche in grado di contrastare l'impoverimento del patrimonio genetico animale e vegetale, in coerenza con quanto già realizzato con i precedenti programmi.
Stato delle acque
Per quanto concerne le acque interne destinate alla potabilizzazione, si deve registrare un peggioramento qualitativo generale dei parametri sanitari, anche a causa delle scarse precipitazioni atmosferiche.
Sotto il profilo trofico e dei fenomeni di eutrofizzazione, i dati disponibili su 29 laghi artificiali e 2 naturali, indicano che il livello trofico attuale tende all'eutrofia, a causa delle alterazioni prevalentemente di natura antropica.
A riguardo, i dati sui carichi totali di fosforo e sulle concentrazioni dei sali inorganici di azoto, individuano un ruolo inquinante non trascurabile dell'attività agricola, a causa soprattutto dei diffusi fenomeni di dilavamento dei terreni coltivati.
In relazione al livello d'inquinamento delle acque da residui di pesticidi, non sono disponibili allo stato attuale dati significativi, tuttavia sulla base dei fattori di rischio individuati dal decreto legislativo n.152/99, l'incidenza delle aree vulnerabili non si può ritenere trascurabile.
Con riferimento al contenuto di nitrati nelle acque dei corsi d'acqua, dati di notevole utilità possono essere desunti dall'attività di monitoraggio effettuata dall'Assessorato territorio e ambiente negli anni 1998-99.
Fra i corsi d'acqua in cui è stata localizzata una stazione di rilevamento, sono da evidenziare i seguenti per i livelli di nitrati riscontrati:
  Corso d'acqua | NO3 in MG/L 
Imera settentrionale      15,6 
Imera meridionale      25,8 
Irminio      15,4 
Anapo      16,2 
Simeto      31 
Cassibile      18,8 
Ciane      17 
Nocella      26,8 
Eleuterio      10,5 
S. Leonardo      26 


In particolare, i dati del campionamento che individuano una concentrazione di nitrati superiore a 25 mg/l sono riferibili all'Imera meridionale, al Simeto, al Nocella e al S. Leonardo.
Si precisa che, nei casi di concentrazione superiore a 25 mg/l, il decreto n.152/99 prescrive un monitoraggio periodico a breve scadenza.
In relazione all'adempimento, previsto dal suddetto decreto e dalla direttiva nitrati, per il monitoraggio e l'individuazione delle zone vulnerabili all'inquinamento da nitrati di origine agricola, l'amministrazione si impegna a compiere entro il 31 dicembre 2001 progressi significativi per adempiere agli obblighi stabiliti dalla Direttiva CE/676/91, sia in ordine alla individuazione delle zone vulnerabili, del codice di buona pratica agricola per i nitrati e/o del programma d'azione, ai sensi dell'allegato III della direttiva citata, nonché dell'adeguamento e/o integrazione delle buone pratiche agricole generali di cui al Reg. CE n. 1750/99.
Caratteristiche dei suoli agrari, erosione e dissesto idrogeologico
La genesi dei suoli siciliani è fortemente influenzata da diversi fattori che condizionano anche l'evoluzione e le potenzialità dei suoli stessi. Il territorio regionale infatti presenta ambienti e paesaggi molto vari in dipendenza delle caratteristiche litologiche dei substrati, della morfologia, delle caratteristiche climatiche nonché dell'uso del suolo. La notevole variabilità in termini geologici, morfologici, climatici e colturali, che si riscontra in Sicilia, si riflette sulle caratteristiche dei suoli che risultano essere il prodotto di sintesi di tutte le componenti ambientali che caratterizzano una data zona.
La natura dei substrati geologici presenti nell'isola, prescindendo dalla loro cronologia, è caratterizzata da una grande varietà nei materiali nonché nelle modalità di formazione delle rocce: prevalgono le rocce sedimentarie di varia natura, anche se sono presenti, in misura minore ma consistente, anche rocce metamorfiche ed ignee, rappresentate prevalentemente dai Monti Peloritani e dal complesso vulcanico dell'Etna.
Partendo dallo stretto di Messina, parallelamente alla costa settentrionale si sviluppano i complessi montuosi dei Peloritani, come già detto costituiti prevalentemente da metamorfiti, dei Nebrodi, costituiti da formazioni arenacee, e delle Madonie, costituite invece da rocce carbonatiche e calcaree. Calcarei sono inoltre i Monti Sicani, localizzati nella zona di confine delle province di Palermo, Agrigento e Trapani, come pure il complesso dell'altopiano ragusano.
Le aree costiere sono invece caratterizzate dalle presenza di sedimenti alluvionali, talvolta terrazzati, nonché da terrazzi marini. I terrazzi marini sono riscontrabili anche in zone non prettamente costiere, in particolare nelle province di Trapani e Agrigento. Sedimenti alluvionali si riscontrano anche nella Piana di Catania e in alcuni dei più importanti bacini imbriferi dell'isola, come ad esempio la Valle del Belice.
Le vulcaniti sono invece prevalentemente localizzate in provincia di Catania e Siracusa. Infine le zone interne collinari risultano costituite prevalentemente da formazioni argillose, che interessano diverse province ma in particolar modo quelle di Palermo, Caltanissetta ed Enna. Da rilevare inoltre la presenza della serie Gessoso-Solfifera, che attraversa secondo un asse orientato NE-SO buona parte delle province di Caltanissetta ed Agrigento, ed è comunque oasisticamente presente in diverse aree del territorio regionale, in particolare nelle province di Palermo, Trapani ed Enna.
Le diverse formazioni geologiche appena citate differiscono fortemente fra loro, sia per l'energia del rilievo sia soprattutto per la morfologia. Gli agenti climatici infatti modellano forme diverse a secondo della diversa natura dei materiali sui quali agiscono: ad esempio le argille generalmente presentano versanti a pendenza non accentuata e talvolta a forma convessa, mentre i rilievi calcarei sono caratterizzati da aspri versanti alla cui base si riscontra generalmente un detrito di falda.
La Sicilia, caratterizzata come già detto da notevoli diversità orografiche e morfologiche, presenta anche una notevole variabilità climatica: ad esempio la provincia di Messina generalmente registra precipitazioni spesso superiori ai 1.000 mm. annui, mentre le precipitazioni registrate nella costa meridionale dell'isola generalmente oscillano fra i 300 e i 400 mm. annui.
Le condizioni morfologiche e climatiche influenzano a loro volta il paesaggio agrario in funzione anche delle disponibilità di acqua irrigua: nelle aree collinari o di pianura dove è possibile irrigare, il seminativo lascia il posto a colture arboree (generalmente vigneto) o a colture ortive. In molte aree montane, caratterizzate da forti pendenze, sopravvivono ancora forme di agricoltura eroica, di peculiare importanza paesaggistica, localizzate su terrazzi sostenuti da muretti a secco e costituite da colture arboree.
Le attività antropiche comunque possono influenzare anche negativamente la genesi dei suoli: le lavorazioni meccaniche infatti possono innescare processi di erosione che alterano l'organizzazione originaria del profilo.
In questo panorama, caratterizzato da una grande variabilità geologica, climatica e colturale, evolvono una notevole quantità di suoli: volendo utilizzare il sistema di classificazione americano (Soil Taxonomy), si può dire che i suoli presenti in Sicilia afferiscono principalmente agli ordini degli Entisuoli, Inceptisuoli, Alfisuoli, Vertisuoli, Mollisuoli e Andisuoli.
Per quanto riguarda le potenzialità e l'attitudine a produrre dei suoli fin qui sinteticamente descritti, è necessario precisare subito che la presente analisi fornisce soltanto un quadro d'insieme delle caratteristiche dei suoli della Regione e che buona parte delle informazioni riportate sono state tratte dalla "Carta dei suoli della Sicilia" in scala 1:250.000 di Fierotti e coll., che risulta essere un valido strumento per la pianificazione a livello regionale.
In linea generale, è possibile dire anzitutto che gli Entisuoli delle pendici in erosione presentano una potenzialità produttiva generalmente piuttosto scarsa e che ad essi sarebbe opportuno applicare tecniche conservative e cicli produttivi abbastanza dilatati nel tempo; lo stesso non si può dire per gli entisuoli di origine alluvionale le cui potenzialità, da valutare comunque caso per caso, sono senz'altro superiori anche se estremamente variabili e molto spesso fortemente dipendenti dalla disponibilità irrigua.
Per quanto invece riguarda gli Inceptisuoli riscontriamo anche in questo caso una certa variabilità nel potenziale a secondo del tipo pedologico considerato: gli inceptisuoli tipici dell'ambiente mediterraneo presentano una potenzialità buona e se irrigati anche una discreta versatilità produttiva, lo stesso dicasi per quelli che presentano caratteristiche vertiche anche se vanno consigliate le tecniche gestionali dei suoli caratterizzati dal dinamismo vertico delle argille.
Gli inceptisuoli che presentano un accumulo di carbonato di calcio hanno un notevole potenziale agronomico, con le dovute limitazioni causate dall'alta percentuale di calcare attivo.
Gli Alfisuoli presentano generalmente una buona fertilità di tipo fisico, dovuta alla permeabilità ed alla buona strutturazione del profilo, in particolare negli orizzonti profondi, che comporta una buona aerazione del terreno ed una buona ritenzione idrica. Di contro, a causa della forte evoluzione che li caratterizza, sono piuttosto poveri in elementi della fertilità. Se gestiti in irriguo e con adeguate fertilizzazioni, questi suoli presentano una potenzialità agronomica notevole ed una grande versatilità. Queste osservazioni valgono in particolar modo per gli alfisuoli presenti soprattutto nelle aree costiere intensamente coltivate, alle quote più alte ed in montagna la versatilità si riduce; in particolare per gli alfisuoli con un accumulo di sostanza organica gli usi più adatti risultano essere il pascolo, con adeguati carichi di bestiame, e la forestazione.
I Vertisuoli sono i tipi pedologici più diffusi dell'entroterra collinare argilloso; a causa del tenore in argille sono suoli che risultano piuttosto "pesanti" e inoltre non sono particolarmente versatili: la coltura prevalente risulta essere, in asciutto, il seminativo ed in particolare il grano duro; nel caso vi fosse la disponibilità di acqua irrigua si può riscontrare anche il vigneto o colture ortive. In asciutto la potenzialità è fortemente dipendente dall'andamento climatico nonché dalla capacità di ritenzione idrica del suolo, comunque generalmente alta.
I Mollisuoli sono invece generalmente diffusi in aree montane su substrati calcarei, ma anche a quote più basse su superfici pianeggianti poco interessate da processi di erosione. In particolare si riscontrano facilmente su altopiani calcarei e su terrazzi alluvionali antichi (generalmente pleistocenici); in quest'ultimo caso l'uso del suolo molto spesso risulta essere l'agrumeto. Si tratta di suoli ad alta potenzialità e versatilità e dotati di una buona fertilità chimico-fisica. In alcuni casi lo spessore del suolo risulta essere ridotto, condizionando quindi la radicabilità e in generale lo sviluppo dell'apparato ipogeo delle piante.
Gli Andisuoli, infine, hanno una diffusione limitata agli ambienti caratterizzati da substrati di origine vulcanica. Possiedono un'ottima ritenzione idrica ed una buona dotazione in elementi della fertilità; di conseguenza sono suoli ad altissima potenzialità e fertilità, il cui unico limite risulta essere la difficile meccanizzabilità di alcune superfici dovuta alle forti pendenze che le caratterizzano. L'uso del suolo è condizionato anche dalla quota e varia dall'agrumeto, al frutteto, al vigneto, sino al castagneto alle altitudini più elevate.
Risulta quindi evidente la grande variabilità del panorama pedologico riscontrabile in Sicilia, che presenta situazioni ed ambienti talora in grave crisi produttiva ed altri invece caratterizzati da enormi potenzialità, sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo, e che necessitano soltanto di interventi proiettati nel medio-lungo termine che garantiscano la continuità nel reddito e la salvaguardia della risorsa suolo. In altri casi alcuni ambienti presentano un altissimo valore dal punto di vista paesaggistico e quindi una notevole valenza turistico-ambientale; tale valore e strettamente legato alla conservazione del suolo che rappresenta appunto la risorsa essenziale per la produzione della variabilità vegetale che caratterizza tali paesaggi.
Nella maggioranza dei casi queste situazioni si accompagnano ad un'elevata fragilità eco-ambientale e di conseguenza la salvaguardia della risorsa suolo risulta essere un'emergenza per la quale valutare con urgenza e con la massima attenzione soluzioni durature.
L'elaborazione delle informazioni e dei dati derivati dalla Carta dei suoli della Sicilia in scala 1:250.000 ha consentito una prima stima delle conoscenze sulla qualità dell'ambiente nonché sulla qualità, quantità e localizzazione dei processi degradativi a carico dei suoli. In particolare una delle maggiori emergenze ambientali riscontrabili nell'Isola è sicuramente costituita dall'erosione del suolo, che in taluni casi si manifesta sotto forma anche di smottamento o di piccole frane.
Il fenomeno, molto diffuso sulle superfici argillose intensamente pascolate oppure coltivate a seminativo e lavorate meccanicamente "a rittochino", una volta innescato si aggrava ogni anno sempre di più, sino ad arrivare alle estreme conseguenze costituite dalla formazione del calanco.
Per quanto concerne i fenomeni di dissesto idrogeologico, oltre all'assetto e alla costituzione geologica concorrono altri fattori naturali, tra cui la morfologia e il clima.
In particolare, la rete idrografica è caratterizzata da un gran numero di corsi d'acqua a regime torrentizio e, quindi, con portate di elevata variabilità.
Anche il regime delle precipitazioni si configura come altamente irregolare, in quanto il 90% del totale delle piogge cade nel semestre ottobre-marzo (piovosità media annua 735 mm.).
Un ulteriore fattore di rischio è costituito dalla giacitura dei terreni prevalentemente collinare, che favorisce i fenomeni franosi.
Il crescente ed inarrestabile progredire dell'incidenza dei dissesti sul territorio, è testimoniato anche dal censimento parziale delle frane, avviato dall'Assessorato regionale territorio e ambiente con la Direttiva n. 13450/98, che ha individuato n. 397 casi, di cui 209 in stato attivo.
Le province con maggiore presenza di siti di frana risultano Messina, Palermo e Catania, mentre diffusi fenomeni erosivi da ruscellamento superficiale sono localizzati nelle provincie di Caltanissetta, Enna e Agrigento.
Problemi di erosione si possono riscontrare anche in ambienti non argillosi ed in particolare in zone caratterizzate da substrati litologici di natura fliscioide e costituite quindi da foglietti sovrapposti poco cementati. In queste condizioni, e con pendenze accentuate, una volta asportata la copertura vegetale (incendi, pascolo eccessivo o combinazione dei due fattori), il suolo rimane esposto agli agenti atmosferici ed eventi piovosi di una certa intensità possono provocare fenomeni franosi di notevole imponenza. Queste situazioni si possono osservare in particolar modo nei monti Peloritani, costituiti da rocce metamorfiche del tipo prima descritto, e dove purtroppo sono frequenti durante il periodo estivo numerosi incendi anche di vaste dimensioni.
Un altro problema abbastanza diffuso a livello regionale è costituito dalla gestione agronomica dei suoli salini e delle acque d'irrigazione salmastre. La frequenza di suoli con questo problema è causata dall'origine geologica marina di vaste zone della Sicilia ma soprattutto dalla presenza della serie geologica denominata "gessoso-solfifera" che conferisce, ai suoli che su di essa evolvono, una spiccata salinità. La serie è presente principalmente nelle province di Caltanissetta, Enna, Agrigento e Trapani, ma si riscontra episodicamente anche nelle province di Palermo e Catania. In questi suoli è necessario valutare con estrema attenzione ogni pratica agronomica, in particolar modo l'irrigazione, al fine di non incrementare la percentuale di sali presenti.
La salinizzazione, insieme con l'erosione, costituisce uno dei fattori principali di desertificazione, ovvero della perdita totale ed irreversibile, da parte del suolo, di qualsiasi attitudine a produrre.
La centralità della problematica relativa al dissesto, è testimoniata anche dall'elevatissima incidenza della superficie sottoposta a vincolo idrogeologico, che è pari al 48% della superficie complessiva regionale (vedasi cartografia in allegato).
Ne deriva la necessità di proseguire e rafforzare le misure in grado di contrastare i fenomeni di dissesto, in un'ottica di salvaguardia del territorio da coniugare ad azioni con impatto positivo sull'agroecosistema.
Elementi del paesaggio agrario
Le linee guida del Piano territoriale paesistico regionale (decreto assessorato beni culturali 21 maggio 1999) individuano le seguenti sette componenti del paesaggio agrario, che raggruppano vari tipi di uso del suolo per caratteri di omogeneità della copertura.
Paesaggio delle colture erbacee
Include i paesaggi dei seminativi e, in particolare, della coltura del grano duro in asciutto, avvicendato con le foraggere. Comprende anche le colture orticole in pietraia e i pascoli permanenti polifiti non falciabili.
Caratteristica generale di tale paesaggio è la sua uniformità, che interessa vaste aree collinari interne con distese ondulate, non interrotte da elementi e barriere fisiche o vegetali. Ne conseguono un basso livello di biodiversità e un'alta vulnerabilità complessiva, legata alla natura fortemente erodibile del substrato.
Gli elementi di biodiversità sono associati ai rilievi, alle rare zone umide, agli invasi, alle formazioni calanchive, alle alberature, ai muretti etc.
Paesaggio dei seminativi arborati
E' caratterizzato dalla presenza significativa di estese colture arboree di olivo, mandorlo e di carrubo che, nell'altopiano ibleo, connota fortemente il paesaggio, unitamente alla presenza dei muretti a secco.
Nelle aree in cui la specie predominante risulta l'olivo, si registrano alcuni casi di esemplari che superano il millennio di età, rappresentando veri monumenti vegetali (ad es. nei territori pedemontani etnei).
Il seminativo arborato a mandorlo si caratterizza, dal punto di vista paesaggistico, per le vistose fioriture precoci.
In generale, il livello di conservazione di tale tipologia di paesaggio risulta superiore a quello del seminativo semplice, nonostante la tendenza alla regressione della coltura del carrubo e del mandorlo.
Paesaggio delle colture arboree
Una delle colture più rappresentative è l'olivo, che caratterizza storicamente il paesaggio agrario dell'Isola, svolgendo un'importante funzione di difesa del suolo contro l'erosione, anche nelle aree marginali e degradate.
Fortemente caratterizzanti il paesaggio agrario sono, inoltre, il mandorlo (zone collinari di Agrigento e Caltanissetta), il nocciolo (aree marginali dei Nebrodi e Peloritani), il pistacchio (area del catanese) e il carrubo.
Quest'ultimo, insieme all'oleastro, è l'essenza principale delle fasce di vegetazione naturale dei versanti più caldi ed aridi, svolgendo il duplice ruolo di elemento caratteristico della vegetazione naturale e di coltura tradizionale di elevato valore paesaggistico.
Una presenza più marginale, infine, anche se in alcuni casi di elevato interesse per i legami con la cultura locale, è costituita dal frassino da manna (Parco delle Madonie), dal pero, melo, pesco, ficodindia, kaki e nespolo del Giappone.
Paesaggio del vigneto
Il paesaggio del vigneto comprende espressioni anche significativamente differenti dal punto di vista percettivo, legate alle forme di coltivazione e ai tipi d'impianto.
Senza dubbio, il paesaggio dei vigneti di nuovo impianto non possiede la valenza dei vigneti tradizionali posti su terrazze e degli impianti ad alberello, che in alcuni casi riescono a svolgere anche una funzione di conservazione del germoplasma delle varietà locali.
Di particolare impatto visivo risultano, inoltre, i vigneti di uva da tavola a tendone, nel periodo in cui è presente la copertura in plastica.
Paesaggio dell'agrumeto
Trattasi di un paesaggio principalmente diffuso sulle superfici pianeggianti in prossimità delle zone costiere, ove ha assunto una connotazione storica (es. Conca d'Oro), nonostante la forte pressione legata alla speculazione edilizia, che ha sottratto estese superfici coltivate.
Entra, inoltre, nella caratterizzazione degli ambiti pianeggianti delle aree fluviali e delle fiumare, mentre impianti più moderni sono localizzati nella Piana di Catania, nel siracusano e nella parte centromeridionale dell'Isola.
Impianti di età avanzata in aree terrazzate (es. costa ionica del messinese), sono in fase di progressivo abbandono, con notevole perdita della connotazione storica del paesaggio.
Paesaggio dei mosaici colturali
Include varie classi di uso del suolo, accomunate dalla caratteristica di presentarsi sotto forma di appezzamenti frammentati e irregolari, situati prevalentemente in prossimità dei centri abitati, dove la presenza di infrastrutture e la pressione antropica risultano elevate.
Tale paesaggio comprende le colture agrarie miste, il seminativo, le colture orticole e il vigneto in associazione con il seminativo.
Il totale delle zone agricole eterogenee copre circa il 10% dell'intera superficie dell'Isola, con prevalenza nelle province di Ragusa e Agrigento.
La scala di valutazione della qualità ambientale del paesaggio in questione, è connessa con l'incidenza delle singole componenti colturali rappresentate.
Colture in serra
Il tipo di paesaggio delle colture in serra comprende i territori investiti da strutture permanenti e da tunnel, con prevalenza delle colture ortofloricole e dell'uva da tavola.
L'incidenza è di circa 10.500 ettari, localizzati soprattutto nelle province di Ragusa, Trapani, Agrigento e Caltanissetta.
L'impatto paesaggistico delle strutture di protezione risulta notevole, anche perché in alcuni casi esse risultano localizzate in contesti territoriali di grande pregio ambientale.
In linea generale, come specificato nel citato piano territoriale paesistico, i criteri di valutazione delle componenti del paesaggio agrario si basano sia su parametri ecologici, che sulla rilevanza degli aspetti economico-sociali connessi all'attività agricola.
Ne deriva l'esigenza di coniugare le ragioni di un processo produttivo di notevole rilevanza, con quelle del mantenimento o dell'incremento della qualità ambientale, paesaggistica e storico-testimoniale del territorio.
ANALISI DEL SETTORE AGROALIMENTARE
L'incidenza del sistema agricolo, in termini di PLV, sul valore del prodotto interno lordo (PIL) regionale è pari al 6,9% (fonte Nomisma). Se ne deduce un'importanza non trascurabile del settore primario, nell'ambito del sistema economico siciliano.
In particolare, nel settore alimentare operano 8.900 industrie, mentre i punti vendita al dettaglio che trattano prodotti alimentari sono 20.500. Il sistema di produzione agroalimentare si compone in complesso di 361.200 unità, su un totale di 1.473.912 presenti nelle regioni obiettivo 1 (fonte Nomisma).
I comparti agricoli maggiormente rappresentativi sono, nell'ordine, l'orticolo, l'agrumicolo, il vitivinicolo e la zootecnia.
I risultati economici del settore agricolo risentono della configurazione della struttura fondiaria, imperniata prevalentemente su imprese di piccole dimensioni.
La polverizzazione fondiaria si sovrappone a un elevato livello di senilizzazione delle aziende e ad una scarsa diffusione della meccanizzazione.
Il trend della PLV, calcolato a prezzi costanti, indica un apporto sostanzialmente stabile al sistema agricolo nazionale.
Nel 1998 la Sicilia mostra un deficit agroalimentare di circa 16 miliardi, dopo un triennio di saldo attivo. Il cambio di segno è dovuto ad un sensibile aumento delle importazioni (+8%) che annulla la crescita delle esportazioni (+4%) e che rappresenta comunque una inversione della tendenza alla riduzione degli acquisti dall'estero degli ultimi anni. Il saldo normalizzato dell'agroalimentare è pari, nel 1998, a -1%, ma esso è positivo (+5,4%) nel caso del solo settore primario, mentre è negativo (-7,4%), anche se in miglioramento, per l'industria alimentare.
Il settore agroalimentare, ha un peso piuttosto marginale sul totale, pari al 3,2% per le vendite ed al 2% per gli acquisti. Il solo settore primario, d'altro canto, contribuisce per il, 7% alle esportazioni nazionali, mentre la quota delle vendite dei prodotti trasformati si ferma al 2%.
Sebbene nel 1998 si confermi l'importanza dei prodotti primari per gli scambi agroalimentari, è interessante notare la crescita della componente industriale delle esportazioni (+15%) che arriva a rappresentare il 46% del totale contro il 31% del 1997.
Al 1° posto troviamo gli ortaggi freschi, con un valore di circa 165 miliardi di lire ed in crescita rispetto allo scorso anno (+4,5%); seguono il vino (141 miliardi), che recupera pienamente il calo fatto registrare nel 1997 (+15%), le conserve di frutta (102 miliardi) e la frutta fresca (97 miliardi). Gli agrumi rappresentano solo il 5% prodotto di esportazione, con un'ulteriore perdita di peso, rispetto al 1997, nel, del 7%.
Nel complesso, l'aggregato dell'ortofrutta fresca e trasformata pesa sulle esportazioni agroalimentari siciliane per oltre il 50%. I principali paesi clienti sono la Germania e la Francia; in particolare, la Francia assorbe vino e frutta fresca, mentre le esportazioni verso la germania riguardano per la maggior parte legumi, ortaggi freschi e agrumi.
Le importazioni sono dominate dalle carni fresche e congelate, in leggera crescita rispetto al 1997 (+2%) e che rappresentano oltre un quarto delle totali importazioni agroalimentari della regione. Seguono il pesce fresco e congelato, i formaggi duri e semiduri ed i bovini, il cui valore si riduce di oltre il 20% rispetto all'anno precedente. Fra i principali paesi fornitori spicca la Francia, con una quota pari a circa il 38% degli acquisti, seguita dalla Spagna (11,5%); più in dettaglio, circa il 76% delle importazioni di carne ed il 77% dei bovini vivi provengono dalla Francia, mentre dalla Spagna gli acquisti sono meno concentrati e riguardano, con pesi simili, tanto prodotti freschi quanto trasformati.
In linea generale, si può affermare che l'agricoltura siciliana è caratterizzata da una debolezza strutturale ormai cronica; il comparto non risulta adeguatamente integrato nel sistema produttivo regionale, è lontano da adeguati livelli di efficienza e impreparato a sostenere l'impatto della progressiva riforma della PAC.
Indice di tale situazione è il continuo processo di abbandono delle zone montane, che si accompagna a una riduzione generalizzata della superficie agricola utilizzata.
Per quanto concerne, in particolare, le principali tipologie produttive del settore primario, si sintetizzano di seguito le problematiche più rilevanti.
Analisi SWOT della situazione esistente
La disamina finora condotta sugli aspetti socioeconomici dell'agricoltura regionale, unitamente all'esperienza acquisita in occasione dei programmi attuati in passato, consente di delineare un'analisi SWOT finalizzata a individuare la strategia complessiva d'intervento del PSR.
Considerato che la materia dello sviluppo rurale attiene a due distinti documenti di programmazione regionale, non si può prescindere dall'analisi contenuta nel POR Sicilia, relativamente agli assi risorse naturali e sistemi locali di sviluppo.
Infatti, in quest'ultimi sono comprese le rimanenti misure di sviluppo rurale non finanziate dalla sezione garanzia del Feoga.
Fra i punti di forza, un elemento da porre in risalto è senza dubbio la rilevanza, sia in termini quantitativi che qualitativi , delle risorse naturali presenti nella regione, la loro diffusione anche in aree con forte compromissione ambientale e la loro integrabilità territoriale.
La posizione geografica della Sicilia rappresenta un ulteriore fattore di vantaggio relativo, per la presenza di elementi di naturalità e di valenza paesaggistica unici nel quadro nazionale.
Non vi sono, peraltro, situazioni diffuse di grave compromissione ambientale, tali da pregiudicare la possibilità di uno sviluppo agricolo sostenibile e di una equilibrata valorizzazione delle attività connesse come l'agriturismo.
L'apparato gestionale del tessuto imprenditoriale, pur se caratterizzato da una complessiva situazione di frammentarietà e di limitata efficienza, presenta alcune realtà di punta per capacità d'innovazione e di sensibilità ai temi della sostenibilità ambientale, che possono dare un notevole impulso al sistema produttivo delle aree rurali.
Inoltre, le grandi potenzialità dell'offerta turistica regionale, suscettibile di una progressiva destagionalizzazione, possono costituire un elemento d'incremento e valorizzazione della domanda di produzioni agricole e zootecniche regionali di elevato livello qualitativo (es. prodotti biologici).
In tale contesto, una notevole potenzialità di sviluppo delle aree rurali dell'Isola deriva dalla presenza di comprensori fortemente vocati per l'ottenimento di produzioni tipiche con caratteristiche di genuinità, la cui qualità non è riscontrabile nelle produzioni di massa a larga diffusione.
Le suddette produzioni potranno essere ulteriormente valorizzate, come già in parte avvenuto, per mezzo dell'utilizzo di marchi di attestazione di origine a valenza comunitaria (DOP e IGP).
Un ulteriore punto di forza, inoltre, è rappresentato dalla possibilità di sfruttare le favorevoli condizioni pedoclimatiche, al fine di incentivare lo sviluppo di metodi di produzione rispettosi dell'ambiente e della salute dei consumatori.
Oltre a ciò, è da rimarcare la presenza di un patrimonio zootecnico di pregio fortemente adattato alle condizioni locali e, quindi, in grado di utilizzare pienamente le aree marginali, anche in funzione dell'ottenimento di produzioni animali in conformità al Reg. CE n. 1804/99 riguardante la zootecnia biologica.
Infine, si rileva l'esistenza di un patrimonio forestale in espansione e caratterizzato dalla residua presenza di essenze di elevato pregio naturalistico.
Per quanto concerne i punti di debolezza, uno dei principali è costituito dalla posizione periferica dell'Isola, aggravata dalla scarsa efficienza e dall'elevato costo dei trasporti, anche all'interno della stessa regione. Infatti i collegamenti, basati essenzialmente sul trasporto gommato, risultano carenti per l'inefficienza della rete viaria, al di sotto degli standard europei.
Del resto, l'alternativa del trasporto su rotaia non risulta praticabile, a causa dell'obsolescenza della rete ferroviaria, caratterizzata da lunghi tempi di percorrenza non compatibili con l'esigenza di preservare il livello qualitativo dei prodotti agricoli.
Un ulteriore aspetto di notevole rilevanza è rappresentato dalla cronica carenza della rete idrica, che non è in grado di assicurare una distribuzione efficiente.
Anche il perdurare del fenomeno dell'esodo delle popolazioni dalle aree interne e marginali verso i centri urbani, costituisce un ulteriore fattore negativo sia per l'equilibrio funzionale delle città di destinazione, che per la salvaguardia delle valenze ambientali e paesaggistiche del territorio.
Tale fenomeno si è accompagnato a un diffuso degrado ambientale, originato dall'abusivismo edilizio che ha sottratto ampie porzioni di terreno vocato all'agricoltura, nelle zone circostanti i centri abitati. A ciò si deve aggiungere l'elevata incidenza degli incendi boschivi, dovuta spesso a cause di natura dolosa.
Inoltre, il settore agricolo continua ad essere caratterizzato da un'elevata polverizzazione delle aziende, dalla senilizzazione degli addetti e dalla scarsa incidenza dell'imprenditoria femminile.
Notevoli difficoltà si riscontrano nella commercializzazione dei prodotti, a causa dell'incapacità di gran parte degli organismi associativi di aggregare l'offerta e di attuare efficaci strategie commerciali.
Insufficiente risulta anche la struttura agroindustriale, che trasforma quote ridotte della produzione agricola, con negative ripercussioni sull'entità del valore aggiunto conseguito.
La debolezza dell'agricoltura regionale è, inoltre, dovuta agli elevati costi di produzione, che rendono poco competitivi i prodotti siciliani nei mercati di sbocco e alla difficoltà ad adeguarsi alle normative comunitarie in materia sanitaria e di benessere degli animali.
Di seguito, si riportano sinteticamente le suesposte considerazioni.
PUNTI DI FORZA
Ambiente climatico e pedologico favorevole.
Buoni standard qualitativi con particolare riferimento alle produzioni biologiche ed integrate.
Potenziale orientamento all'export.
Specializzazione distrettuale in zone geografiche delimitate in alcuni comparti rappresentativi.
Presenza di produzioni a marchio DOP, DOC, IGT e di numerosi prodotti tradizionali.
Presenza di un tessuto socio-economico ancora vitale nelle zone rurali.
Artigianato locale creativo connesso all'attività agricola.
Buona potenzialità per l'agriturismo.
Ricchezza del patrimonio naturalistico.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Limitata presenza di imprenditorialità innovativa con conseguente mancanza di strategie.
Scarsa differenziazione del prodotto finito.
Elevati costi di produzione.
Tecnologia obsoleta degli impianti di trasformazione e conservazione.
Insufficiente rilevanza dell'attività di trasformazione.
Scarsa efficienza nel sistema dei trasporti.
Eccessivo individualismo delle imprese.
Mancanza di progettualità e strategie commerciali.
Insufficiente attenzione agli aspetti commerciali.
Carenza dei sistemi irrigui.
Dissesto del territorio.
Elevata frammentazione della base aziendale, che implica scarsa concentrazione dell'offerta e mancata adozione di tecniche avanzate.
Difficoltà di adeguamento alla nuova normativa sanitaria.
MINACCE
Forte concorrenza dei paesi esteri comunitari (Spagna) e terzi (bacino Mediterraneo).
Importazioni di prodotti fuori norma.
Accordi multilaterali che facilitano l'ingresso di prodotti da paesi exrtracomunitari e del bacino mediterraneo.
Elevata presenza nel mercato al consumo di prodotti di bassa qualità a basso prezzo.
Progressiva riduzione dell'intervento pubblico in agricoltura
OPPORTUNITA'
Sviluppo di realtà orientate verso prodotti ad alto livello qualitativo (biologico, integrato).
Aumento della domanda nei mercati emergenti.
Utilizzo di marchi per alcuni prodotti e trasformati.
Miglioramento delle procedure di controllo della qualità.
Possibilità di integrazione del reddito agricolo con la diversificazione dell'attività agricola.
Valorizzazione del patrimonio forestale anche ai fini della fruizione sociale.
Maggiore sensibilità della popolazione agli aspetti ambientali ed alla fruizione del territorio.
ANALISI DELLE PROBLEMATICHE DI FILIERA
Ortofrutta
La produzione lorda vendibile ortofrutticola siciliana, espressa in valori costanti, presenta un andamento in leggera diminuzione a partire dal 1991, anno in cui si è registrata una punta particolarmente elevata. E' da osservare che la tendenza di fondo ha riguardato tutte le componenti del settore, anche se con tassi medi annui differenti (particolarmente accentuata la diminuzione delle olive da mensa e dell'uva da tavola).
L'andamento produttivo regionale si presenta in modo diverso se riferito alle quantità. Nel settore delle produzioni orticole, infatti, a partire dal 1992 quasi tutti i segmenti offrono un andamento leggermente crescente, con una punta di crescita fatta registrare nel 1997 (+33% nel complesso).
Complessivamente in leggero calo risultano invece le produzioni frutticole, con un andamento dominato dalla diminuzione registrata dalla produzione dell'uva da tavola.
In termini di valore, l'esportazione di prodotti ortofrutticoli siciliani dimostrano una dinamica in forte espansione, anche considerando gli ovvi fenomeni congiunturali.
Le produzioni ortofrutticole occupano un posto di rilievo nell'economia agricola della Regione che nel 1996, ha avuto un'incidenza sulla PLV totale dell'Isola valutata nell'ordine del 28,6%, ripartita come segue:
-  orticole      23,7%; 
-  frutticole      4,1%; 
-  olive da mensa      0,8%. 

L'ortofrutticoltura in Sicilia si dimostra fortemente consolidata e, anche se all'interno del comparto si presentano dinamiche differenti tra diverse tipologie di prodotto, l'offerta aggregata si mantiene più o meno costante.
Le produzioni ortofrutticole della Sicilia, analogamente a quanto avviene nelle altre regioni italiane, sono rivolte a due finalità:
1) consumo di prodotto fresco;
2) trasformazione industriale con le diverse modalità tecnologiche.
Per quanto attiene la localizzazione dell'attività orticola si evidenzia una quasi totale sovrapposizione con le attività florovivaistiche.
La forte concentrazione delle attività ortofrutticole è evidenziata dalla stima degli addetti (ULA) all'interno delle diverse province siciliane. Si osserva il peso rilevante assunto dalla provincia di Ragusa, con il 42% degli addetti ortofrutticoli dell'intera regione. Ciò appare d'altro canto giustificato dalla forte presenza, all'interno del distretto, delle attività sotto serra che, come noto, sono particolarmente "labour intensive".
La coesistenza di attività in pieno campo e di attività sotto serra consente di esprimere un mix produttivo particolarmente ampio, rappresentando un vantaggio concorrenziale in particolar modo nel canale della GDO, in quanto la domanda esprime la necessità di poter disporre di una gamma ampia e profonda.
Nel comparto frutticolo, l'uva da tavola rappresenta il "core business" regionale (escludendo gli agrumi) con circa il 65% della produzione frutticola complessiva. Secondo le informazioni offerte dal censimento dell'industria del 1991, in Sicilia erano rilevate 173 unità locali operanti nel settore della trasformazione dei prodotti ortofrutticoli, con un numero di addetti totale di 1.684 unità. E' da osservare che, a fronte del censimento del 1981 si è registrata una caduta del 25,4% delle U.L (- 59 U.L.) e del 42,1% degli addetti (-1.226 addetti). La struttura della trasformazione ortofrutticola appare quindi in una fase di rapida contrazione, che non risulta accompagnata da un parallelo processo di ampliamento delle dimensioni produttive medie.
L'industria siciliana non sembra pertanto essere stata in grado di rispondere strategicamente in modo adeguato alle mutate condizioni dello scenario competitivo, che si sono verificate nel corso degli ultimi due decenni, nonostante la presenza di alcuni vantaggi quali la disponibilità locale di materia prima. Probabilmente le limitate dimensioni, unitamente alla incapacità di focalizzare i fattori critici di successo definiti dalle nuove determinanti competitive, hanno determinato l'impossibilità, per un numero elevato di imprese, di affrontare la pressione concorrenziale esercitata, anche sul mercato locale, dalle imprese estraregionali e/o internazionali, con la conseguente progressiva perdita di quote di mercato e successiva uscita dal settore.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Presenza di distretti orticoli fortemente specializzati.
Dominanza della produzione sotto serra o comunque in ambiente protetto.
Ampia gamma delle produzioni orticole.
Buoni standard qualitativi e avvio di forme di diversificazione dei processi (biologico, integrato, ecc.).
Forte orientamento all'export del prodotto commercializzato fresco.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Frammentazione ed eterogeneità organizzativa.
Scarsa presenza di imprenditorialità innovativa con conseguente mancanza di strategie.
Scarsa differenziazione del prodotto finito (quasi assenza di quarta e quinta gamma).
Scarsi rapporti con il canale GDO.
Elevati costi di produzione.
Scarsa rilevanza dell'attività di trasformazione.
Scarsa efficienza nel sistema dei trasporti.
MINACCE
Forte concorrenza dei paesi esteri comunitari (Spagna) e terzi (bacino Mediterraneo).
Importazioni di prodotti fuori norma.
Abbattimento delle barriere tariffarie e non tariffarie.
OPPORTUNITÀ.
Sviluppo di realtà orientate verso prodotti ad alto livello qualitativo (biologico, integrato).
Aumento della domanda nei mercati emergenti.
Concessione del marchio DOP per alcuni prodotti freschi (pomodoro e melone di Pachino) e trasformati (caponata).
Programmazione delle produzioni (varietà e calendario).
Miglioramento dei processi di controllo della qualità.
Sviluppi dei segmenti più innovativi (quarta e quinta gamma).
Agrumi
Nell'ambito nazionale la Sicilia è da sempre la prima regione produttrice di agrumi. Nel 1997 l'agrumicoltura ha realizzato PLV di 1.194 miliardi di lire, incidendo per oltre il 50% sulla PLV agrumicola nazionale.
L'attività agrumicola siciliana è dominata dalla produzione di arance e limoni; nel 1997 queste due specie hanno contribuito per il 90% alla formazione della PLV complessiva del settore. Mandarini e clementine concorrono alla formazione della PLV per il rimanente 10%.
Tra il 1990 ed il 1995 l'andamento della superficie che in Sicilia è stata investita ad agrumi mostra una sostanziale stabilità, subendo una contrazione di appena l'1%. Tale decremento ha interessato la coltivazione del mandarino, del limone ma, soprattutto, del pompelmo (5%).
Al contrario, le superfici a clementine sono cresciute, nello stesso arco di tempo, con una media dell'1% annuo.
L'andamento della produzione complessiva di agrumi mostra risultati meno positivi di quanto avuto per le superfici. Tra il 1992 ed il 1997 la produzione raccolta ha subito un decremento medio annuo del 5%, dovuto principalmente alla contrazione avuta tra il 1993 ed il 1994.
A partire dal 1995 i dati mostrano un'inversione di tendenza, con un incremento progressivo dell'offerta agricola. Tali risultati non sono però riusciti, per il momento, a compensare le contrazioni degli anni passati.
Tutte le province siciliane sono coinvolte nella coltivazione degli agrumi, ma è da rilevare che oltre l'80% della superficie agrumicola della regione si concentra in quattro aree principali: Catania, Siracusa, Palermo e Messina. Merita di essere citata anche la zona di Agrigento, in particolare l'areale di Ribera, dove è diffusa la coltivazione di arance (varietà Washington e Navel).
Nel 1997 risultavano investiti nella coltivazione di arance circa 65 mila ettari, vale a dire il 60% circa della superficie nazionale. In termini di produzione, nel 1997 sono stati ottenuti più di 10 milioni di quintali di arance, pari al 57% della produzione complessiva italiana.
La Sicilia detiene un vero e proprio primato nella coltivazione di limoni, rappresentando quasi la totalità della produzione italiana. Nel 1996 si è arrivati a 33 mila ettari, pari al 99% del totale della superficie coltivata nel nostro Paese.
Per quanto riguarda i mandarini, nella campagna 96/97 in Italia gli investimenti di mandarino hanno coinvolto circa 12 mila ettari di cui 7,6 (63%), localizzati in Sicilia, per un raccolto complessivo di oltre 1 milione di quintali.
Il clementino rappresenta l'unica specie agrumicola per la quale la Sicilia non detiene il primato di maggiore produttrice nazionale; infatti, l'area in cui questa coltivazione sembra aver trovato le condizioni più favorevoli alla sua diffusione è la Calabria che copre più della metà dell'intera offerta italiana. Alla Sicilia appartiene, invece, il 23% della superficie nazionale investita a clementini, equivalente ad oltre 4 mila ettari.
La localizzazione geografica degli impianti industriali mostra l'esistenza nella regione di tre distretti agrumicoli (Palermo, Messina e Catania), nei quali si concentrano sia la fase agricola che quella industriale. La quota di agrumi che viene destinata alla trasformazione industriale è inferiore solo di poco all'utilizzo del prodotto fresco. Delle quasi 6 mila tonnellate di agrumi trasformati nella campagna '95-'96, il 52% è costituito da limoni.
L'industria di trasformazione assorbe una quota interessante anche della produzione di mandarini. Il 18% del raccolto viene trasformato in estratti utilizzati nell'industria cosmetica ed in quella della distillazione per la produzione di liquori, come il famoso "mandarinetto" di antica tradizione. Negli corso degli ultimi anni ha acquistato importanza, nell'ambito della trasformazione di questo agrume, la produzione di succo che ha superato il 30% di quella italiana, con un incremento costante nell'ultimo triennio.
Le industrie di trasformazione sono di piccole dimensione e lavorano mediamente meno di 4 mila tonnellate per anno. Gli impianti sono piuttosto limitati e idonei per lo più a produrre succhi di prima spremitura ed essenze. Nell'ambito delle tre province analizzate, il numero maggiore di questo tipo di industrie è localizzato nel comprensorio di Messina, dove si trovano 11 imprese in grado di trasformare, singolarmente, una media di 2 mila tonnellate di agrumi.
Le aziende di medie dimensioni, la cui capacità annua è compresa tra le 4 mila e le 8 mila tonnellate, dotate di tecnologie adeguate e con produzioni più diversificate rispetto alla classe precedente, sono localizzate prevalentemente nella provincia di Palermo.
Per l'industria di trasformazione, un'area di particolare criticità è rappresentata dall'approvvigionamento delle materie prime. Infatti all'industria vengono convogliati gli agrumi che non trovano assorbimento sul mercato del fresco, ne deriva che il conferimento si lega alle condizioni altalenanti del mercato; per tale motivo una domanda sostenuta di prodotto fresco determina non solo una contrazione dell'offerta di agrumi alle industrie, ma obbliga spesso i trasformatori ad acquistare il prodotto locale ad un prezzo più elevato.
Per quanto riguarda invece i mercati di sbocco, tutte le industrie rivolgono i propri prodotti ai mercati esteri di Stati membri dell'UE, oltre che di Cina, Giappone, Australia e Stati Uniti. La Sicilia partecipa alle esportazioni italiane di derivati agrumari per oltre il 50% in valore. I prodotti che hanno maggior peso sono i succhi di limone (40-45%), quelli di arancia (35-40%) e gli oli essenziali di limone (15-20%).
In Sicilia, l'attività di commercializzazione del prodotto fresco viene svolta prevalentemente dalle associazioni di produttori alla cui organizzazione commerciale viene affidata l'individuazione e la gestione dei canali di sbocco.
La fase della raccolta viene, invece, eseguita dai singoli produttori associati che conferiscono, poi, il prodotto al centro di lavorazione dell'associazione. La manipolazione viene infatti gestita collettivamente dalla struttura organizzativa della cooperativa, che si occupa anche di procedere alle contrattazioni sia con il mercato del fresco, che con l'industria di trasformazione.
Il canale commerciale prevalentemente utilizzato per gli agrumi freschi è quello dei tradizionali mercati all'ingrosso del centro-nord, sui quali le associazioni presentano i marchi dei soci. Tuttavia, il rapporto tra produttori ed associazioni è ancora poco consolidato. In presenza di condizioni di mercato particolarmente favorevoli alcuni produttori trovano più conveniente vendere parte del raccolto direttamente a commercianti, che provvedono al pagamento della merce in tempi più ristretti e per l'intero quantitativo di prodotto. Al contrario le associazioni liquidano, all'atto del conferimento, il 70-80% del valore della merce, riservandosi di pagare il saldo al termine della campagna di commercializzazione.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Produzione:
-  condizioni climatiche particolarmente favorevoli che consentono di ottenere produzioni con ottime qualità organolettiche, come l'arancia rossa;
-  vocazionalità di alcune aree per la produzione di agrumi;
-  presenza di strutture associative che aggregano l'offerta.
Trasformazione:
-  concentrazione delle strutture di trasformazione nei principali comprensori produttivi;
-  buona capacità imprenditoriale degli attuali operatori.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
- elevati costi di produzione che minano la competitività dei prodotti sui mercati nazionali ed esteri;
-  arretratezza dell'assortimento varietale;
-  mancato rispetto degli standard commerciali richiesti dal mercato, soprattutto dalla grande distribuzione.
Trasformazione e commercializzazione:
-  l'utilizzo di materia prima proviene da eccedenze sul mercato del fresco, con difficoltà di programmazione dell'attività di trasformazione;
-  sovradimensionamento ed inadeguatezza di alcuni impianti di trasformazione;
-  inefficienza della rete di trasporto, in particolare di quello su rotaia;
-  insufficiente adeguamento agli standard operativi del mercato internazionale.
MINACCE
Produzione:
-  entrata in vigore di accordi multilaterali che facilitano l'ingresso di prodotti freschi da Paesi extra UE del bacino del Mediterraneo;
-  forte pressione concorrenziale dei prodotti spagnoli determinata da elevata qualità, dal prezzo e dall'efficienza dei servizi;
-  la nuova OCM, eliminando il prezzo minimo ai produttori, amplia i margini di negoziazione del prezzo che l'industria paga alle associazioni di produttori.
Trasformazione:
-  elevata competitività sia dal punto di vista della qualità che del prezzo, del succo concentrato di arancia brasiliano che, transitando attraverso l'Olanda, è disponibile sui mercati per tutto l'anno.
OPPORTUNITA'
Produzione:
-  incremento della domanda di prodotto sia fresco che trasformato da parte di consumatori sempre più sensibili ad un'alimentazione naturale e genuina;
-  sviluppo dei trasporti intermodali che permette di realizzare un vantaggio competitivo in termini di economicità, puntualità e garanzia sul mantenimento della qualità del prodotto.
Vino
La viticoltura siciliana contribuisce in modo significativo (circa il 15%) alla generazione della PLV agricola complessiva della Regione.
L'attività vitivinicola è particolarmente significativa nei territori di collina dove emerge la difficoltà di introduzione di colture alternative di pari effetto sul piano economico e occupazionale (le superfici investite a vigneto sono localizzate per il 34,4% in collina, per il 63,1% in pianura e per il 2,5% in montagna).
E' opportuno sottolineare che la viticoltura siciliana è stata investita da un lungo processo di trasformazione, che ha consentito di riorientare strategicamente le proprie funzioni e il proprio ruolo all'interno del sistema competitivo nazionale e internazionale.
Fino agli anni '60, infatti, la vitivinicoltura siciliana era caratterizzata da una produzione complementare (da "taglio") ad elevata gradazione e bassa acidità. Dagli anni '60 in poi, si è passati progressivamente ad una produzione di vini da tavola a minore gradazione alcolica e a mediocre acidità totale, realizzata attraverso l'introduzione dell'irrigazione di soccorso, la diffusione di sistemi di allevamento a maggiore espansione, l'anticipazione della raccolta e, a livello di trasformazione, con la diffusione del controllo termico della fermentazione. Ciò ha consentito lo sviluppo di una serie di attività che hanno delimitato i campi di appartenenza ad aree d'affari e a sistemi competitivi differenti.
La filiera vitivinicola siciliana offre un mix produttivo alquanto articolato e complesso, che evidenzia scelte strategiche di specializzazione in differenti fasi tecnologiche da un lato e diversificate scelte di posizionamento prodotto/mercato dall'altro. Da ciò si evince una forte specializzazione nell'attività di subfornitura di semilavorati, che, di fatto, mortifica potenzialità e opportunità che pure esistono, così come dimostra l'esistenza di prodotti finiti di elevato livello qualitativo, ma di tuttora scarsa incidenza quantitativa.
Si sottolinea comunque che nessun vino siciliano appartiene alla categoria DOCG. Inoltre, come già riportato, gran parte della categoria DOC è rappresentata dai vini speciali, mentre per gli altri gli specifici volumi produttivi sono ai limiti della significatività economica.
La superficie regionale nel 1996 investita a vite per uve da vino è di circa 138.000 ettari, con una riduzione di circa 17.000 ettari dal 1991.
Tenuto anche conto di un lento processo di allargamento della maglia aziendale, non dovrebbe pertanto essere lontana dalla realtà la stima di circa 100.000 aziende agricole attualmente impegnate nella coltivazione della vite, di cui circa 39.000 specializzate, con un numero di addetti (ULA) di 14.600 unità.
La struttura siciliana dell'offerta vinicola, considerata anche la concentrazione territoriale dell'attività viticola, si presenta con un grado di dispersione abbastanza elevato. Il censimento delle imprese enologiche private effettuato nel 1991 denunciava la presenza di 283 unità, di cui il 36% nella classe fino a 2 addetti e il 65% nelle classi fino a 5 addetti. A queste, erano da aggiungere le cantine sociali, che dati più recenti (1994) quantificano in 90 unità.
Attualmente il numero di imprese operanti nella trasformazione delle uve viene stimato nell'ordine delle 200 unità, mentre il numero complessivo di addetti è di circa 1.300.
La commercializzazione del vino siciliano e le modalità operative con cui si esprime si presentano in modo differenziato a seconda che si tratti di prodotto sfuso o di prodotto confezionato.
Per quanto attiene al prodotto sfuso (al di là di forme di commercializzazione direttamente effettuate dalle imprese verso la ristorazione o il consumatore finale), la commercializzazione viene più frequentemente effettuata in modo diretto dalle grandi centrali di trasformazione verso l'industria di miscelazione/imbottigliamento. Meno frequentemente, e, limitatamente per le strutture produttive di più ridotta dimensione, viene fatto ricorso ad intermediari locali, nazionali ed internazionali. La movimentazione del prodotto viene effettuata sia con il ricorso ad autocisterne, sia utilizzando navi-cisterna appositamente noleggiate.
Per quanto attiene il vino confezionato, si sta rafforzando la tendenza, da parte delle imprese produttrici, ad instaurare rapporti diretti di fornitura con la propria clientela (in particolare con la GDO) o affidandosi ad agenti per la fornitura alla ristorazione, alle enoteche, ecc.. Tende pertanto ad essere ridimensionata la figura del commerciante puro all'ingrosso di vini confezionati. Nella sostanza, quindi, si evidenzia un processo riorganizzativo della fase commerciale in cui viene rafforzato il sistema di controllo diretto anche delle fasi distributive da parte delle imprese, accentuando e sviluppando le competenze professionali specificamente richieste dalle relazioni con il mercato finale.
Nell'area del vino confezionato, i canali distributivi seguiti (nell'aggregato) dalle imprese siciliane vedono una pari incidenza (40% circa rispettivamente) della GDO e del dettaglio tradizionale ed enoteche. Il residuo 20% segue il canale catering.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Produzione:
-  presenza di vitigni autoctoni assoggettabili a una riqualificazione produttiva;
-  bassa età media dei vigneti;
-  ambiente climatico e pedologico favorevole.
Trasformazione:
-  presenza di imprese di ottima immagine, posizionate sulle fasce medio-alte e alte del mercato;
-  presenza di imprese fortemente export-oriented;
-  presenza di imprese orientate all'innovazione di prodotto;
-  forte appeal di alcuni vini siciliani sul mercato nazionale ed estero per potenzialità del territorio, produzione e qualità.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
-  povertà varietale;
-  sistemi obsoleti di allevamento dei vigneti, difficilmente meccanizzabili;
-  eccessivo orientamento ai volumi (permanenza di rese elevate a scapito della qualità);
-  diffusa specializzazione di produzione di uve finalizzate alla distillazione preventiva.
Trasformazione:
-  eccessiva quota di prodotto avviata alla distillazione;
-  eccessiva quota di prodotto commercializzata sfusa a prezzi bassi;
-  tecnologia obsoleta degli impianti di vinificazione e di conservazione;
-  basso tasso di utilizzazione degli impianti (in particolare cooperativi);
-  mancanza di progettualità e strategie commerciali;
-  individualismo delle imprese;
-  eccessivo peso del modello cooperativo tradizionale, poco attento alle dinamiche della domanda.
Commercializzazione:
-  insufficiente adeguamento delle imprese che commercializzano sfuso agli standard operativi del mercato internazionale.
MINACCE
-  progressiva contrazione del consumo di vini a livello nazionale;
-  aumento della pressione concorrenziale nei vini di qualità sui mercati internazionali esercitata da paesi nuovi produttori;
-  aumento della pressione concorrenziale nei vini sfusi sui mercati internazionali esercitata dai produttori del bacino Mediterraneo e dei paesi dell'est;
-  status quo della nuova OCM per quanto attiene lo zuccheraggio;
-  erosione delle possibilità di impiego del MCR (Mosti concentrati rettificati) per l'arricchimento dei vini.
OPPORTUNITA'
-  incremento dei consumi dei vini di qualità in alcuni paesi esteri comunitari e terzi;
-  continuazione del processo di riqualificazione e diversificazione qualitativa della produzione;
-  diffusione degli IGT, quale passaggio verso le DOC;
-  proposizione di nuovi prodotti.
Olio d'oliva
Il comparto olivicolo costituisce un settore di primaria importanza nell'ambito dell'agricoltura siciliana, con una superficie olivetata in coltura principale di circa 123.000 ettari, pari al 8% della S.A.U. e al 28% della superficie investita a colture arboree. In riferimento al contesto nazionale, la regione rappresenta circa il 12% della superficie olivetata, su un totale nazionale di 1.033.591 Ha.
Secondo i dati ufficiali, la produzione lorda vendibile dell'olio d'oliva in Sicilia si è attestata, nel 1997, sui 398 miliardi di lire correnti, pari al 12% della PLV oleicola nazionale.
Per quanto concerne l'organizzazione di filiera, ne rispecchia il modello generale nazionale. Si identificano i seguenti campi di attività:
-  produzione delle olive;
-  produzione di oli vergini e lampanti greggi;
-  raffinazione degli oli lampanti e sanse greggi;
-  commercializzazione degli oli sfusi (vergini, lampanti grezzi e raffinati) per fornitura alle industrie di confezionamento;
-  miscelazione, imbottigliamento e commercializzazione al mercato finale.
In Sicilia si riscontra la presenza di imprese che attivano forme di integrazione verticale tra le diverse fasi, anche se la numerosità complessiva è piuttosto limitata.
L'analisi statistica della struttura agricola, riferita al censimento del 1991, rileva un'elevata polverizzazione e una modesta dimensione economica. Le aziende specializzate si trovano localizzate principalmente nelle provincie di Messina, Palermo, Trapani e Siracusa, dove si concentrano anche le maggiori superfici investite.
Le aziende con olivo in Sicilia sono circa 160 mila, di cui poco meno di 77 mila specializzate.
In termini di occupazione, e, limitatamente alle aziende olivicole specializzate, le rilevazioni ISTAT denunciano complessivamente circa 2 milioni di giornate lavorative, con una media di 33 giornate per azienda e 31 giornate per ettaro.
La maggior parte delle aziende olivicole e gran parte della superficie olivetata (64,4%) sono localizzate in collina, seguono quelle localizzate in montagna (18,8%), con condizioni di giacitura particolarmente difficili, in ultimo troviamo quelle situate in pianura (16,8%).
Con riferimento alla media delle campagne 1995-96 e 1996-97 (anni contigui di carica e scarica) la produzione siciliana di olive si è attestata sui 2,5 milioni di quintali, di cui circa 2,1 milioni destinati alla oleificazione e 400 mila quintali circa destinati alla produzione di olive da mensa (in particolare provenienti dalla provincia di Trapani, Siracusa e area etnea).
La molitura presso i frantoi è prevalentemente un'attività di servizio al produttore agricolo: per la quale viene praticata una tariffa oscillante tra le 14.000 e le 18.000 al quintale (anno 1998).
Buona parte dell'olio prodotto viene ritirato dai produttori olivicoli, che provvedono alla vendita diretta o al consumo personale.
I frantoi presenti in Sicilia sono circa 700, con una potenzialità trasformativa installata di circa 650 mila quintali (per 90 giorni di campagna). Gli impianti di molitura sono localizzati nelle stesse aree di produzione delle olive, con una capacità potenziale di lavorazione in aumento.
Va rilevato che il numero di frantoi attivi per ogni campagna olivicola varia fortemente di anno in anno, in funzione dei volumi di produzione della materia prima disponibili nelle diverse aree di produzione.
Nelle campagne 95-96 sono risultati attivi 685 frantoi, 614 nel 1996-97, con una produzione media rispettivamente di 339 q.li e 907 q.li per frantoio. Si osserva che anche la produzione media per frantoio è allineata a quella media nazionale.
La tecnologia prevalentemente adottata è di tipo continuo, anche se viene segnalata una tendenza al riutilizzo della spremitura a freddo (migliore qualità).
In complesso si contano una ventina di aziende prevalentemente con dimensione produttiva di modesta entità, localizzata soprattutto nel messinese.
In generale, comunque, l'ammontare dei volumi direttamente confezionati dalle imprese locali appare particolarmente modesta (nel 1996-97 poco più di 53.000 quintali pari a circa il 9% della produzione complessiva di olio).
Questa situazione potrebbe essere ricondotta alla scarsa disponibilità di olio extravergine (direttamente commestibile) siciliano, dovuta sia alla oggettiva scarsità della produzione, sia al forte impiego per autoconsumo e per la vendita diretta da parte dei produttori agricoli e frantoiani.
Ciò, ovviamente, incide negativamente sulla diffusione di industrie di confezionamento di dimensioni adeguate a giocare un ruolo attivo all'interno del sistema competitivo nazionale.
Come detto, una quota consistente dell'olio extravergine viene ritirata direttamente dai produttori olivicoli che hanno conferito le olive per la molitura, per l'autoconsumo o la vendita in proprio.
Si stima che tale quota rappresenti circa il 40% della produzione siciliana di extravergine. La quota rimanente di extravergine e la produzione di lampante vengono cedute a commercianti e mediatori, che operano nel business dello sfuso.
I grossisti, mediatori e mediatori-miscelatori privati che operano in Sicilia, il cui numero è difficilmente precisabile e che comunque non necessariamente risiedono nel territorio regionale, sono generalmente estranei alla fase di produzione e trasformazione, trattando sia l'olio regionale (generalmente ceduto ad imbottigliatori e/o raffinatori della penisola), sia olio extra-regionale commercializzato sfuso, spesso proveniente dalla Spagna e dalla Tunisia.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Presenza di riconoscimento di alcuni marchi DOP, che potrebbero maggiormente essere sfruttati commercialmente.
Presenza di oli extravergini di elevata qualità.
Sviluppo di pratiche biologiche di coltivazione.
Diffusione della coltura su gran parte del territorio regionale, con caratteristiche organolettiche differenziate del prodotto.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
-  elevata frammentazione della base aziendale, che implica scarsa concentrazione dell'offerta e scarsa implementazione di tecniche avanzate;
-  bassa concentrazione media di piante per ettaro;
-  elevata alternanza della produzione, che genera difficoltà organizzative negli altri anelli della filiera;
-  forte incidenza della coltura a part-time finalizzata all'autoconsumo e alla vendita diretta;
-  strategia produttiva improntata ai volumi più che alla qualità.
Trasformazione e commercializzazione:
-  elevata numerosità dei frantoi, dovuta alla polverizzazione e diffusione delle aziende olivicole;
-  scarsa attenzione agli aspetti commerciali (eccessivo ricorso a imprese di mediazione), in particolare nello sfuso;
-  scarsa attività di imbottigliamento (in volume) a fronte di una diffusa struttura dell'offerta;
-  scarsa conoscenza delle determinanti della domanda finale;
- debolezza finanziaria delle strutture di imbottigliamento, che non consente investimenti per innovazioni di prodotto e processo (arretratezza tecnologica).
MINACCE
Accentuazione dell'importanza, a livello mondiale, delle produzioni dei paesi eccedentari (Spagna, Tunisia, Grecia).
Tendenza delle strutture dei paesi esportatori di sfuso ad integrarsi nelle fasi di miscelazione e confezionamento.
Diffusione del comportamento d'acquisto di sfusi tipico della grande impresa confezionatrice.
Penetrazione della GDO anche nelle aree di prevalente vendita diretta.
OPPORTUNITA'
Accentuazione delle caratteristiche legate alla provenienza territoriale.
Diffusione dei sistemi di qualità certificata.
Espansione dei consumi nei paesi esteri UE e terzi.
Accentuazione di forme di integrazione tra le diverse fasi della filiera.
Entrata in vigore della nuova OCM (in particolare la definizione di QNR).
Florovivaismo
Il comparto florovivaistico in Sicilia è formato da circa 1.500 aziende per una superficie investita di circa 2.500 ettari, di cui quasi 900 sotto serra.
Gli addetti stimati, escluso l'indotto, ammontano a 4.000 unità. Gli addetti nell'indotto sono stimati in circa 10.000 unità.
Le attività che compongono il comparto hanno avuto nel corso dell'ultimo decennio uno sviluppo considerevole che, pur ormai rallentato, non risulta aver ancora raggiunto il suo punto di massimo.
Il valore della produzione al 1996 è stimato in 516 miliardi di lire correnti, di cui 439 fiori e piante ornamentali e 77 vivaismo. L'incidenza della PLV florovivaistica sulla PLV agricola totale della Sicilia è pertanto di circa l'8,8%, quando nel 1986 non raggiungeva il 3,1%.
Anche in Sicilia il florovivaismo è un settore tra i più avanzati e moderni dell'agricoltura, sia per specializzazione ed innovazione tecnica, sia per livello dell'imprenditorialità, che per ruolo verso l'occupazione specializzata (alti investimenti ad ettaro, attività labour intensive, ecc.).
Le condizioni ambientali sono particolarmente favorevoli allo sviluppo del settore, in quanto il clima e la luminosità consentono l'adozione di tecnologie energy saving. Inoltre, l'attività è particolarmente sviluppata all'interno di impianti serricoli che hanno consentito la produzione anche di essenze normalmente poco coltivabili.
I prodotti del florovivaismo coprono una domanda vasta e articolata: dalla soddisfazione del consumatore finale (fiori recisi e piante ornamentali) alla domanda di verde pubblico urbano, dalla domanda per riforestazione, agli interventi di recupero ambientale, alla stessa domanda agricola.
Tuttavia, appaiono ancora poco sfruttate le opportunità offerte dalle dinamiche della domanda di piante da esterno, la cui produzione è marginale rispetto alla produzione complessiva dell'Isola. Risultano sviluppate sia le attività tradizionali del florovivaismo (fiori recisi, fronde recise, vasi fioriti e vasi da fogliame ornamentale), che le attività di produzione di materiali di propagazione per la produzione di piante da esterno (che presentano una domanda in forte crescita).
Le specie da fiore reciso, da vaso fiorito o da fronde ornamentali vengono prevalentemente allevate in serra (per circa 80%), sia in serra fredda (fiori recisi), sia in serra condizionata (prevalentemente piante in vaso d'appartamento).
L'attività dominante è comunque orientata alla produzione di fiori recisi (con un ristretto numero di essenze). Nel 1994 (sono stati prodotti 659 milioni di pezzi, di cui 509 milioni in serra. L'incidenza sulla produzione nazionale è stata del 11% circa.
Con riferimento alle piante ornamentali, la produzione è di circa 19,7 milioni di vasi, di cui 16,8 in serra. L'incidenza sulla produzione nazionale è del 7,9%.
Le attività di produzione di materiale di propagazione di piante da esterno risultano invece piuttosto contenute anche se negli ultimi anni, a fronte di una domanda di mercato espansiva, viene prestata maggiore attenzione a questa area-business. Va in ogni caso rilevato che il numero complessivo di essenze allevate è abbastanza esiguo (a differenza dei sistemi produttivi di altre regioni italiane). Inoltre vengono poco valorizzate le essenze autoctone, a causa della insufficienza della attività propriamente vivaistica.
Nell'area dei fiori recisi si rileva una significativa prelavenza della produzione di garofani (sia mediterranei che americani), che rappresentano circa il 49% della produzione totale regionale di fiori e fronde recise, prevalentemente realizzate sotto serra (79%). Ampiamente diffusa è inoltre la produzione di gerbere (16% del totale), quasi esclusivamente prodotte in serra, e di rose (14% circa).
Una relativamente elevata diffusione trova infine la produzione di crisantemi (9%), prevalentemente coltivati in piena aria (70%). Nel complesso, quindi, le prime quatto essenze coltivate in Sicilia rappresentano circa l'89% della produzione totale di fiori e fronde recisi.
La stima della struttura dell'offerta florovivaistica non è agevole in quanto le diverse fonti offrono quadri altamente discordanti circa la numerosità delle aziende, nonché delle superfici investite. Ciò appare dovuto alla difficoltà di rilevazione di attività che, molto spesso, si presentano sovrapposte alle attività orticole, specialmente in serra.
D'altro canto, lo sviluppo che ha investito il settore rende di per sé ampiamente superate le rilevazioni censuarie, che possono offrire una buona approssimazione della realtà solamente sul piano della composizione e distribuzione territoriale in termini percentuali.
La fase di commercializzazione di prodotti florovivaistici in Sicilia rispecchia nella sostanza gli schemi organizzativi vigenti nel resto del paese.
Nel segmento fiori recisi, l'organizzazione commerciale è prevalentemente basata su circuiti lunghi e tradizionali. Ciò rappresenta una scelta in buona parte resa necessaria dalla natura stessa della merce commercializzata, in quanto le caratteristiche di deperibilità e di ampiezza della gamma richiede, per pervenire nella forma e nelle modalità richieste dal consumatore, strutture, attrezzature e servizi specifici.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Vocazionalità ambientale.
Specializzazione distrettuale in zone geografiche delimitate.
Elevata superficie serricola.
Buona e diffusa professionalità degli operatori.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Elevato valore dei terreni investiti a florovivaismo nelle aree urbanizzate.
Scarsità e bassa qualità delle acque di irrigazione.
Inadeguate tecniche di distribuzione dell'acqua irrigua.
Lenta evoluzione tecnologica degli impianti e delle strutture.
Dipendenza dall'estero (o da altre regioni) di materiale di propagazione.
Scarsa attenzione nell'adattamento del mix produttivo ai cambiamenti della domanda.
Eccessiva specializzazione verso poche essenze.
Polverizzazione e discontinuità dell'offerta.
Forte presenza dei circuiti distributivi lunghi e inadeguata organizzazione della fase commerciale.
MINACCE
Pressione concorrenziale dei paesi esteri nel segmento fiori e piante da interni.
Importazioni di prodotti fuori norma.
Aggressività di sistemi produttivi di altre regioni italiane.
Abbattimento delle barriere tariffarie.
Orientamento della domanda verso piante di taglia medio-piccola.
OPPORTUNITA'
Forte espansione del mercato florovivaistico nazionale ed estero.
Forte espansione della domanda dei paesi mediterranei per piante da esterni.
Forte espansione della domanda nazionale di piante da esterni per arredo urbano e giardini privati.
Forte domanda potenziale di piante da esterni per recupero ambientale.
Miglioramento dei servizi nei mercati all'ingrosso.
Zootecnia
In Sicilia la zootecnia incide per il 15% sul totale della PLV agricola, rappresentando quindi un settore importante dell'agricoltura regionale, soprattutto in termini di reddito agricolo. Notevoli sono tuttavia le criticità che caratterizzano questo settore, criticità essenzialmente riconducibili alle ridotte dimensioni delle aziende ed al fatto che il sistema di macellazione è basato su macelli pubblici o artigianali i cui principali punti critici sono le dimensioni e l'efficienza.
Il trend della PLV e delle quantità vendibili di carne ha mostrato una crescita costante della produzione di carni bovine fino al 1995, anno in cui in fenomeno "mucca pazza" ha fatto sentire il suo effetto anche in Sicilia. In conseguenza alla diminuzione delle carni bovine si è assistito ad una crescita costante delle carni suine, mentre il pollame ha mostrato un trend sostanzialmente stabile.
L'andamento della PLV relativo alle carni, nel complesso positivo, è giustificato soprattutto dall'aumento del consumo interno e dei prezzi. L'andamento delle quantità vendibili di carne è invece in aumento, a causa della maggiore resa delle specie allevate, opportunamente incrociate per aumentarne proprio la resa in carne.
Le vacche nutrici allevate in Sicilia, per le quali sono stati richiesti i premi, rappresentano il 25% dell'intero patrimonio zootecnico nazionale; nel caso dei bovini maschi questa incidenza scende al 16%, rimanendo comunque estremamente rilevante. L'importanza di questo settore è accentuata dal suo carattere estensivo e dalla dimensione media degli allevamenti, che risulta pari a 10 vacche nutrici per azienda, contro le 5 vacche nutrici della media nazionale.
La zona dei Nebrodi costituisce una delle aree più vocate per la zootecnia estensiva da carne; dalle richieste di premi risulta, infatti, che in questa area sono localizzate il 40% delle vacche nutrici per le quali viene effettuata la richiesta di aiuti.
I vitelli allevati in questa area possono essere stimati pari a 60 mila capi, sulla base delle domande effettuate per i bovini maschi nella media dei 4 anni. Tale dato è pari al 30% delle domande per bovini maschi inoltrate dagli allevamenti regionali.
L'analisi delle consistenze del bestiame mostra una leggera, ma costante, diminuzione dei capi bovini, fatto che, soprattutto negli ultimi anni, può trovare in parte spiegazione nell'evento "mucca pazza".
Gli allevamenti zootecnici di maggiore importanza sono quello bovino, suino ed ovicaprino, anche se l'allevamento avicolo, riferito in prevalenza ai polli da carne, manifesta comunque interessanti aumenti nelle consistenze, che presentano un tasso di variazione medio annuo del 19%.
L'allevamento bovino e suino presentano un livello di specializzazione e tecnologia superiore, mentre l'allevamento ovicaprino è principalmente di tipo tradizionale, spesso concepito per l'autoconsumo. In particolare, per il comparto avicolo vanno perseguiti gli obiettivi del miglioramento della qualità e della differenziazione delle produzioni, adottando sistemi di allevamento che vengano condotti con criteri e metodi "tradizionali o biologici" e che non abbiano il carattere dell'allevamento industriale.
Potrebbe essere quindi potenziata la produzione di polli pesanti, galline ovaiole, ecc allevati con sistemi "naturali", aventi caratteristiche analoghe agli allevamenti ruspanti. Relativamente agli allevamenti cunicoli, si intravedono spazi sia per incrementare la produzione che per migliorarne la qualità, in considerazione delle caratteristiche dietetiche della carne di coniglio. Per l'allevamento equino, la produzione della carne riveste un interesse non secondario legato a nicchie di consumatori che ne apprezzano le particolari caratteristiche organolettiche.
La macellazione viene affidata sia ai macelli pubblici che sono diffusi a livello regionale ma in numero insufficiente. Gran parte delle macellazioni siciliane vengono effettuate, comunque, in strutture di tipo pubblico. Il motivo risiede soprattutto nella comodità, da parte dell'allevatore, di trovare la struttura pubblica nel comune di residenza e di non dover percorrere troppa strada per raggiungere il centro di macellazione.
La produzione siciliana di carni bovine è decisamente indirizzata verso il vitellone, mentre nel comparto suino prevale la produzione di tagli leggeri, prevalentemente adatti alla commercializzazione sul mercato del fresco piuttosto che per la trasformazione. Non si rileva infatti la presenza di alcun salumificio industriale, quanto piuttosto si individuano piccole realtà artigianali fortemente orientate ad una produzione a livello di spaccio aziendale e comunque caratterizzata dalla predominanza della tipicità. Il mercato di sbocco della produzione delle carni siciliane è rappresentato dalle macellerie locali, a causa dell'eccessiva frammentazione dell'offerta (aziende di piccole dimensioni, spesso a conduzione familiare).
La commercializzazione delle carni è uno dei principali punti critici della filiera, in quanto le carni vengono vendute direttamente da ciascun allevamento e non esistono strutture di centralizzazione dell'offerta. Questo crea il proliferare di molte figure intermedie, che effettuano acquisto alla stalla curando la distribuzione del prodotto fino ai punti vendita, riuscendo spesso a spuntare dagli allevatori prezzi molto vantaggiosi.
Sulla base dei dati del censimento intermedio ISTAT dell'industria e servizi (1996), in Sicilia sono presenti 83 imprese che operano nella lavorazione e conservazione delle carni, per un totale di 640 addetti impiegati. Di queste imprese 34 sono salumifici che impiegano 121 addetti, le altre si riferiscono a macelli e centri di lavorazione, molti dei quali oggi inattivi.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Presenza di zone vocate all'allevamento zootecnico.
Qualità e genuinità del prodotto.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Frammentazione della produzione.
Arretratezza tecnologica degli allevamenti e dei macelli.
Problemi logistici.
Scarsità di foraggi freschi.
Elevati costi di allevamento.
Bassi volumi di produzione.
MINACCE
Carne bovina.
Anonimità del prodotto presso il consumatore.
Calo dei consumi.
Difficoltà di adeguamento alle direttive comunitarie relative ai bolli sanitari per macelli ed industrie.
Carne suina.
Concorrenza del bestiame e delle carni estere.
Problemi sanitari tipici della specie.
Difficoltà di adeguamento alle direttive comunitarie relative ai bolli sanitari per macelli ed industrie.
OPPORTUNITA'
Carni bovine
-  Reg. CEE 1318/93 (EQB - European Quality Beef);
-  Reg. CEE 820/97 (Certificazione di Qualità delle carni bovine provenienti da allevamenti e frigomacelli controllati);
-  sviluppo della GD e della GDO nel Sud Italia.
Carni suine
-  sviluppo della GD e della GDO nel sud Italia.
Allevamento di bovini da latte
La produzione siciliana di latte appare piuttosto frammentata. I bollettini dell'AIMA relativi al 1997 indicano la presenza di oltre 3.000 aziende, che si dividono una quota complessiva di circa 1,9 milioni di quintali.
L'attività di allevamento è particolarmente fiorente sugli altopiani Iblei e nella parte nord occidentale della provincia di Ragusa, dove è presente un tessuto produttivo fortemente organizzato. Esiste una buona realtà nelle altre provincie, con diverse tipologie di allevamento; in particolare nella zona dei Nebrodi, in provincia di Messina e nella zona delle Madonie, in provincia di Palermo.
Nel 1997 la filiera del latte vaccino ha raggiunto una produzione lorda vendibile pari a 155 miliardi di lire, tale valore comprova che questo settore non trova nell'isola le condizioni necessarie al proprio sviluppo. Nel corso degli ultimi sette anni, infatti, il settore lattiero caseario ha rappresentato il 16% del valore sviluppato da tutte le attività legate alla zootecnia.
In termini quantitativi la produzione di materia prima, pari a circa 2 milioni di quintali, ha registrato, fra il 1993 ed il 1997 un decremento medio annuo dell'1%.
Nel 1996 i dati del censimento intermedio dell'industria hanno rilevato, per il comparto lattiero caseario, una forte frammentazione dell'offerta. Il 55% delle imprese dedite alla trasformazione, conservazione e trattamento del latte è rappresentato da imprese che utilizzano metodi di lavorazione ancora di tipo artigianale, spesso non adeguati alla norme igienico-sanitarie e incapaci di fornire produzioni omogenee, sia in termini di pezzature, che di caratteristiche organolettiche.
Questi opifici assorbono 179 addetti, con un impiego medio per opificio pari a circa 3 unità. Accanto a questa realtà produttiva si trovano impianti classificati come non artigianali che, pur rappresentando solo il 45% del totale delle aziende, assorbono il 75% degli addetti complessivamente impiegati in questa attività.
I formaggi rappresentano il 15-20% della produzione commercializzata. L'attività di caseificazione è rivolta alla produzione di formaggi freschi, in particolare mozzarelle e ricotta, e di formaggi tipici, fra i quali meritano di essere menzionati il Ragusano (al quale nel 1996 è stata riconosciuta la denominazione d'origine protetta) il caciocavallo palermitano ed il canestrato, per i quali a breve verrà richiesto il riconoscimento come prodotti a denominazione di origine protetta. Anche se la qualità delle produzioni è notevolmente migliorata, in generale la lavorazione del formaggio è condotta in modo ancora artigianale ed è effettuata da aziende agricole di piccole e medie dimensioni.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Produzione:
-  buona diffusione degli allevamenti nelle diverse province dell'Isola;
-  buona organizzazione degli operatori
Trasformazione
-  produzioni casearie a marchio DOP;
-  presenza di numerosi prodotti "tradizionali di attestata storicità";
-  preferenza accordata dai consumatori ai prodotti tipici regionali.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
-  ammontare complessivo delle quote latte inferiore alle effettive capacità del settore;
-  difficoltà nella raccolta del latte, soprattutto negli areali meno vocati;
-  mancanza di un accordo interprofessionale sul prezzo del latte
Trasformazione:
-  presenza di caseifici aziendali ancora non adeguati alle normative igienico sanitarie;
-  scarsa omogeneità delle produzioni casearie;
-  mancanza di un Consorzio di tutela del Ragusano DOP;
-  scarsa organizzazione della fase di commercializzazione che rende difficile l'accesso, da parte dei produttori locali, ai punti vendita della GDO.
MINACCE
Revisione al ribasso della quota assegnata.
Revisione della normativa che regola la shelf life del latte pastorizzato.
Preferenza della GDO e di larga fascia di consumo per il latte UHT.
Aggressività concorrenziale delle imprese di latte UHT verso i punti vendita.
Tendenza dei consumi verso formaggi freschi di fantasia e dietetici.
Elevata presenza sul mercato al consumo di prodotti di bassa qualità.
OPPORTUNITA'
Favorevole dinamica della domanda.
Adeguamento degli allevamenti alle norme igienico sanitarie.
Implementazione di sistemi qualità nelle industrie di trasformazione.
Allevamento ovicaprino
Il comparto del latte ovicaprino rappresenta per la Sicilia un elemento economico di discreta rilevanza; nel 1997, con un valore di 123 miliardi di lire, ha contribuito per il 13% alla formazione della PLV nazionale del settore e per il 44% di quella del comparto lattiero-caseario regionale.
A fronte di una sostanziale stabilità del patrimonio ovino nazionale, in Sicilia si manifesta un trend positivo dei capi lattiferi allevati (+6% per le pecore e +13% per le capre), che si è tradotto in un costante incremento dell'offerta aggregata di latte.
Nello stesso anno i 15 mila allevamenti ovini e caprini presenti nella regione hanno prodotto 989 mila quintali di latte, per una consistenza del bestiame pari ad oltre 1 milione di pecore e circa 190 mila capre.
Tali allevamenti sono localizzati prevalentemente nella provincia di Messina, Palermo, Enna e Catania.
L'allevamento degli ovicaprini è diffuso nelle zone interne e svantaggiate di montagna, dove la pastorizia rappresenta spesso la più importante fra le fonti di reddito disponibili, altrimenti legate all'utilizzo di risorse marginali del territorio.
Le tecniche di allevamento più praticate sono di tipo stanziale ed estensivo, con una particolare diffusione dell'allevamento di tipo brado, effettuato su terreni in affitto e, in alcuni casi, occasionali; in molte aree sopravvive la pratica della transumanza. La carenza di allevamenti stanziali è spesso imputabile a deficienze strutturali del territorio, che impediscono la realizzazione di veri e propri insediamenti aziendali.
L'attività di trasformazione è estremamente polverizzata, a causa della prevalenza di allevamenti di tipo brado e spesso transumante.
La commercializzazione delle produzioni viene effettuata direttamente dai trasformatori aziendali i quali distribuiscono singolarmente le proprie produzioni attraverso il dettaglio tradizionale oppure ricorrendo alla vendita diretta.
Le produzioni industriali vengono commercializzate attraverso la rete di distribuzione delle stesse industrie produttrici, in questo caso gli acquirenti principali sono le insegne della GDO presenti sul territorio regionale.
Un particolare circuito distributivo è rappresentato dalla ricotta di pecora, realizzata prevalentemente da piccoli caseificatori, che trova un canale privilegiato nelle pasticcerie o nei punti vendita di proprietà degli stessi produttori
L'offerta di formaggi ovini in Sicilia si compone di diverse tipologie di prodotto, le cui categorie più importanti sono:
-  pecorino siciliano;
-  piacentino;
-  vastedda Valle del Belice;
-  ricotte.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Produzione:
-  presenza di un patrimonio zootecnico di pregio (pecora comisana, pecora Valle del Belice, capra girgentana, ecc.) che si adatta facilmente al pieno utilizzo nelle aree marginali;
-  buone competenze tecniche delle risorse impiegate nel comparto (esperienza degli operatori).
Trasformazione:
-  presenza di prodotti tipici a denominazione d'origine protetta (pecorino siciliano);
-  presenza di numerosi prodotti "tradizionali di attestata storicità";
-  possibilità per alcune produzioni di differenziare il mercato di sbocco rivolgendosi all'industria dolciaria.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
-  elevata frammentazione dell'offerta agricola;
-  prevalenza di tecniche di allevamento scarsamente efficienti;
-  insufficiente attenzione agli aspetti igienici della mungitura e conservazione del latte, da cui derivano problemi di trasformazione e commercializzazione.
Trasformazione:
-  scarsa standardizzazione dei prodotti, soprattutto di quelli a marchio DOP, imputabile sia alla materia prima, sia alle tecniche di caseificazione;
-  difficoltà nel rendere visibile sul mercato una produzione casearia effettuata per lo più in azienda e destinata nella maggior parte dei casi alla vendita diretta;
-  limitata integrazione tra strutture di trasformazione e reti di commercializzazione;
-  inadeguatezza igienico-sanitaria degli impianti di trasformazione;
-  mancanza di una struttura che elabori azioni per la valorizzazione e la tutela delle produzioni tipiche e a denominazione protetta (pecorino siciliano).
MINACCE
Pressione al ribasso sui prezzi dalla riduzione dell'aiuto all'esportazione.
Riduzione in volume ed in valore delle restituzioni all'export.
Cambiamento delle dinamiche competitive (maggiore attenzione verso gli aspetti qualitativi).
Maggiore aggressività di sistemi competitivi di altri paesi (Spagna, ecc.).
Accresciuta aggressività concorrenziale da parte di prodotti sostitutivi.
OPPORTUNITA'
Favorevole dinamica della domanda, in particolare estera.
Crescita del grado di penetrazione sul mercato nazionale.
Accentuazione della diversificazione produttiva.
Possibilità di inserimento fra i "prodotti tradizionali", riconosciuti ai sensi della normativa comunitaria e nazionale.
Allevamento bufalino
La specie bufalina potrebbe rappresentare per gli allevamenti siciliani un'alternativa ai bovini da latte, in quanto suscettibile di adattarsi alle condizioni pedoclimatiche isolane e, ancor più, perché la produzione del latte e dei derivati non risulta in atto contingentata dal sistema delle quote.
Allevamento asinino
Si sottolinea la carenza di latte asinino per uso umano a fronte, invece, di una continua richiesta nel campo medico, pediatrico, in particolare, e farmaceutico.
Allevamento del cavallo distinto da sella
Il manifestarsi di un crescente interesse verso il turismo equestre ed i centri di equitazione (cfr. manifestazioni di interesse internazionale come la fiera "Medicavalli") rende opportuno incoraggiare tale indirizzo produttivo finalizzandolo soprattutto al lavoro di selezione di soggetti con prevalente attitudine per il salto ed il dressage.
Allevamento apistico
L'apicoltura siciliana, proveniente da una situazione di crisi, è attualmente in fase di ripresa, grazie anche al particolare interesse dimostrato da parte di giovani imprenditori. E' svolta per lo più in forma nomade nelle aree dove sono in fioritura piante ed essenze utili a tale attività (agrumi, eucalyptus, timo, sulla, ecc.). Solo in limitate aree della Sicilia occidentale, degli Iblei e dell'Etna, sono presenti alcuni impianti adeguatamente attrezzati e razionalmente gestiti.
Allevamento elicicolo
Comparto in espansione che suscita notevole interesse nel mercato, con interessanti prospettive per ciò che concerne l'occupazione e l'integrazione dei redditi di provenienza agricola ed extragricola.
Cereali
La crescente richiesta da parte dei produttori agricoli e dell'industria di trasformazione di varietà di grano che soddisfino determinati requisiti in termini di resa produttiva (resistenza alle condizioni climatiche e agli attacchi parassitari) e di caratteristiche qualitative (colore e contenuto proteico), fa sì che la produzione delle sementi sia affidata ad un'attività specializzata e non occasionale, che si realizza attraverso il contributo di diversi operatori cui competono specifiche attribuzioni.
Nel 1999 le superfici investite nella produzione di seme tecnico in Sicilia sono state pari a circa 30.000 ettari. Sei varietà rappresentano da sole oltre l'80% del totale delle superfici coltivate, mentre il restante 20% è utilizzato per la produzione di venti varietà.
La Sicilia si caratterizza per la sua particolare vocazione alla produzione di grano duro e contende alla Puglia il primato nazionale sia in termini di superfici investite che, di produzione.
Nel 1998 la produzione di grano duro è stata di oltre 8 milioni di quintali, pari al 17% dell'intera produzione nazionale, e le superfici investite in tale coltura hanno superato i 300 mila ettari, rappresentando circa un quinto delle superfici nazionali.
A livello regionale la coltivazione del grano duro riveste un ruolo di primissimo piano, rappresentando oltre il 90% della produzione e delle superfici coltivate cerealicole.
Nel settore della trasformazione dei cereali i diversi prodotti ottenuti sono strettamente legati alle coltivazioni, che per tradizione sono maggiormente presenti. I prodotti più diffusi sono le semole destinate all'industria pastaria e la semola rimacinata utilizzata per la panificazione.
Il comparto molitorio ha subito un grosso ridimensionamento, in quanto si è ridotto il numero dei molini ed è aumentata la capacità produttiva di quelli rimasti. Tuttavia, permangono ancora mulini di piccole dimensioni che producono semola rimacinata per i panifici locali.
Poiché la produzione cerealicola in Sicilia si concentra prevalentemente sul grano duro, anche l'attività molitoria è per lo più diretta alla lavorazione di questo prodotto, anche se non mancano esempi di molini che alla trasformazione del grano duro affiancano, seppure per quantitativi modesti, quella del grano tenero.
I 72 molini specializzati nella lavorazione del grano duro possiedono, complessivamente, una capacità produttiva di oltre 30 mila quintali nelle 24 ore. Di questi, solo 6 possiedono una potenzialità superiore a 1.000 quintali e, ad eccezione di uno, si tratta di imprese integrate a valle con pastifici.
Il 70% dei molini a duro, infatti, ha una capacità compresa nella fascia 101-500 quintali. Per la quasi totalità di essi l'approvvigionamento della materia prima (grano duro) avviene sul mercato regionale, in modo particolare nelle province maggiormente vocate (Palermo, Enna, e Caltanissetta). Gli acquisti avvengono dai produttori agricoli e, soprattutto, dai grossisti, che controllano la maggior parte del mercato locale. L'approvvigionamento sul mercato internazionale avviene per lo più con paesi della Comunità, nello specifico Francia, Grecia e Spagna.
Si può stimare che della produzione totale di semole di grano duro, il 60% viene destinato alla pastificazione e il restante 40% alla panificazione. Ne deriva, quindi, che i principali destinatari dei prodotti dell'industria molitoria sono panificatori e pastifici della regione (raramente si fanno accordi con grosse industrie pastarie del Nord Italia). Pressoché tutti i molini lavorano sottoprodotti (crusche) destinati all'industria mangimistica o direttamente agli allevatori.
Il comparto delle paste alimentari ha conosciuto negli ultimi trent'anni un notevole ridimensionamento. Al 1994 esistevano nell'isola 26 pastifici industriali, ma attualmente il numero si è ridotto a non più di 20. Ad eccezione delle province di Enna e Caltanissetta i pastifici sono sparsi su tutto il territorio regionale, tuttavia la metà della capacità produttiva complessiva si concentra nel trapanese e nel palermitano.
Per l'approvvigionamento i pastifici di piccole dimensioni, che non possono contare su un proprio molino o che, pur avendolo, non possiedono strutture di magazzinaggio di adeguate dimensioni, si rivolgono quasi esclusivamente al mercato regionale, mentre i pastifici più grandi, che realizzano una verticalizzazione del processo produttivo (attualmente vi sono una decina di pastifici integrati con il molino), possono approvvigionarsi per grosse partite di merci anche dall'estero (Francia, Grecia e Spagna).
In linea generale, l'acquisto della materia prima avviene prevalentemente presso grossi commercianti e, quando avviene direttamente presso i produttori non è preceduto da un accordo pre-semina o pre-raccolto volto a garantirsi particolari varietà di grano.
L'attività di panificazione viene svolta prevalentemente a livello artigianale da piccoli laboratori, che commercializzano direttamente il proprio prodotto. Tuttavia, negli ultimi anni molti forni si stanno attivando per aumentare la propria produzione fino a circa 30 q. di pane al giorno, al fine di soddisfare le richieste della grande distribuzione.
Per la produzione di pane di grano tenero l'approvvigionamento della materia prima avviene quasi interamente fuori del mercato regionale. Si può stimare che circa l'80% del pane consumato venga realizzato con farine provenienti dalle regioni del nord, o da molini che lavorano in modo alternato grano duro e tenero. L'abbondanza di grano duro fa sì che in Sicilia si produca una discreta quantità di pane di grano duro ed, effettivamente, i panificatori rappresentano un canale di sbocco continuo per i molini, che trasformano una parte del grano duro in farina destinata alla panificazione.
La struttura dell'offerta mangimistica siciliana si limita a poche unità produttive, localizzate nell'area del palermitano e del ragusano, là dove maggiore è la concentrazione degli allevamenti.
L'attività di queste strutture produttive è, comunque, limitata sul piano quantitativo e la continuità operativa si fonda sul servizio diretto agli allevamenti che si trovano in condizioni disagevoli e poco raggiungibili dall'organizzazione distributiva delle grandi imprese del settore.
Molto diffusa, inoltre, è la cessione della produzione a punti vendita al dettaglio, che rispondono all'esigenza di fornitura di piccoli allevatori, in particolare di pollame.
La fase commerciale delle materie prime e dei semilavorati, rappresenta un punto estremamente critico della filiera del grano duro in Sicilia.
Il mercato del grano duro è soggetto a frequenti oscillazioni del prezzo, a motivo non solo delle variabili condizioni climatiche che influenzano spesso la quantità e la qualità del prodotto raccolto, ma anche a causa di manovre speculative ad opera di grandi imprese commerciali e industriali, che, acquistando al momento della raccolta ingenti partite di grano, ne determinano un incremento del prezzo.
I produttori agricoli, non essendo legati alle industrie di prima e seconda trasformazione da accordi presemina, coltivano e vendono partite di grano assolutamente prive di un'omogeneità qualitativa.
I molini, per soddisfare le richieste delle industrie di seconda trasformazione, si approvvigionano sul mercato estero dove possono acquistare, a prezzi competitivi, partite consistenti per lotti omogenei. Per far questo devono comunque possedere una capacità di stoccaggio e di trasformazione differenziati, tali da consentire un immagazzinamento e una lavorazione per partite omogenee.
I molini che non possono contare su tali strutture offrono i loro prodotti in maniera indifferenziata. In quest'ultimo caso, i pastifici non saranno in grado di miscelare le semole in modo tale da ottenere un prodotto finito con caratteristiche qualitative standardizzate.
I dati riguardanti la produzione delle principali colture cerealicole evidenziano come il contributo dato dalle produzioni del grano tenero, dell'orzo e dell'avena all'interno della filiera cerealicola in Sicilia sia piuttosto modesto.
L'evoluzione delle superfici investite a grano duro mostra nel periodo 1990-98 un andamento dapprima decrescente, con un punto di minimo nel 1993 a causa delle massicce adesioni al regime del set-aside, mentre in seguito le superfici coltivate a grano duro sono aumentate, subendo un battuta di arresto nel 1998.
Analisi SWOT
PUNTI DI FORZA
Produzione:
- la naturale vocazione alla coltivazione del grano duro;
-  l'elevata qualità della produzione granaria, ottenuta anche grazie ad un'intensa attività di selezione e diffusione delle sementi.
Trasformazione:
-  presenza di alcuni pastifici che, utilizzando grani duri di ottima selezione e tecniche di essiccamento a basse temperature, realizzano prodotti di buona qualità, in termini di contenuto proteico e di resistenza alla cottura;
-  bassa incidenza dei costi fissi di produzione e di approvvigionamento nelle strutture produttive verticalizzate, che consentono lo sfruttamento di economie di scala.
PUNTI DI DEBOLEZZA
Produzione:
-  scarsa redditività delle colture cerealicole, anche in considerazione delle basse rese rispetto ai valori nazionali;
-  polverizzazione delle aziende agricole e scarsa aggregazione dell'offerta;
-  mancanza di strutture di stoccaggio differenziato con la conseguente impossibilità di organizzare l'offerta di partite di grano in base a criteri di qualità standardizzata.
Trasformazione e commercializzazione:
-  mancanza di accordi di coltivazione tra produttori agricoli e industrie di trasformazione (molini e pastifici), con indicazione delle varietà di grano da produrre e conseguente impegno all'acquisto della produzione;
-  limitata dimensione delle strutture di trasformazione;
-  inadeguatezza delle strutture portuali siciliane che rende particolarmente costoso l'approvvigionamento delle materie prime fuori del mercato regionale;
-  inefficienza del trasporto ferroviario ed elevati costi del trasporto su gomma che impediscono una distribuzione dei prodotti finiti (in particolare le paste alimentari) fuori del mercato regionale;
-  mancanza da parte dei pastifici della regione di una politica commerciale in grado di valorizzare i propri prodotti finiti.
MINACCE
Produzione:
-  aumento della pressione concorrenziale sul grano duro esercitata dalle produzioni provenienti dall'estero, offerte per lotti omogenei e quindi più rispondenti alle richieste dell'industria di trasformazione;
-  aumento dell'esposizione alla variabilità dei prezzi del mercato internazionale dei cereali;
-  trend decrescente dei corsi mondiali dei cereali.
Trasformazione:
-  riduzione dei consumi interni di pasta e pane;
-  possibilità di pastificare nei paesi della Comunità utilizzando frumento tenero, con possibilità per la pasta italiana di perdere quote di mercato nei Paesi privi di una solida cultura della pasta;
-  manovre speculative sul mercato del grano duro ad opera di grandi imprese industriali e commerciali non locali, con incremento dei costi di approvvigionamento della materia prima.
OPPORTUNITA'
Produzione:
- miglioramento genetico delle varietà di grano duro da seme e diversificazione varietale.
Trasformazione:
-  valorizzazione delle caratteristiche qualitative dei prodotti alimentari, sulla base delle nuove disposizioni previste dalla riforma di Agenda 2000, che tenderanno a salvaguardarne la tradizione e la tipicità;
-  modificazione del quadro normativo di riferimento che consente una maggiore differenziazione delle gamme delle paste alimentari e del pane, con particolare attenzione ai prodotti biologici e ai prodotti arricchiti;
-  interesse crescente dei mercati esteri verso le produzioni mediterranee.
5.2 IMPATTO DEL PRECEDENTE PERIODO DI PROGRAMMAZIONE
MISURE AGROAMBIENTALI
Per quanto concerne la valutazione delle misure agroambientali adottate dal 1993 al 1998 con il programma applicativo del Reg. 2078/92, si confermano le risultanze del rapporto di valutazione presentato alla Commissione, di cui si riporta una sintesi aggiornata con gli ultimi dati disponibili.
Applicazione del programma
Gli obiettivi del piano erano coerenti con quelli del Regolamento, sostanziandosi nella incentivazione di metodi di produzione a basso impatto ambientale, nel miglioramento delle risorse naturali, nella cura dei terreni abbandonati, nel favorire il ritiro dei seminativi per fini ambientali e nella cura del paesaggio agrario.
Nel periodo 1994/97 era prevista l'applicazione del Regolamento in circa 70.000 ettari, per mezzo dell'attuazione di otto misure d'intervento. Altre due misure sono state attivate nella campagna 1998/99, in seguito all'ultima modifica del programma approvata dalla Commissione.
Nel quinquennio 94/98 il programma agroambientale ha avuto un riscontro notevolmente superiore alle aspettative, interessando una superficie pari a 222.000 ettari e circa 35.000 aziende agricole, con un finanziamento complessivo pari a circa 585 miliardi di lire.
In particolare, la misura A1 di riduzione fitofarmaci ha riguardato 62.690 ettari e 15.420 agricoltori, mentre la misura A2 di agricoltura biologica è stata attuata su 88.100 ettari da 7.300 beneficiari.
Altre misure di larga applicazione sono state la B2 per il mantenimento delle produzioni estensive (6.200 agricoltori e 14.600 ettari), la B1 di conversione in pascolo dei seminativi ed estensivazione dei vigneti (3.742 aziende e 34.156 ettari) e la F "Ritiro ventennale dei seminativi" (1.330 agricoltori e 9.910 ettari).
Con riferimento alla SAU, la superficie assoggettata si è attestata al 15% di quella regionale.
Come si può dedurre dai dati sopra esposti, le misure maggiormente utilizzate sono state quelle relative alla riduzione fitofarmaci (A1) e all'agricoltura biologica (A2) che, complessivamente, hanno interessato oltre il 70% della superficie e dei finanziamenti erogati.
Impatto socioeconomico
Dal punto di vista socioeconomico, il programma ha avuto una notevole ricaduta in termini d'imprenditori agricoli coinvolti e di SAU assoggettata.
I finanziamenti erogati, pari a oltre 199 miliardi nel 1998, hanno inciso per circa il 3% della PLV annuale.
A livello aziendale, si può affermare che l'impatto dell'applicazione del programma ha avuto un effetto positivo, soprattutto per quel che concerne la remunerazione del fattore lavoro direttamente prestato dall'imprenditore agricolo, altrimenti sottoutilizzato e non finalizzato in termini agroambientali.
Per quanto riguarda l'obiettivo del miglioramento delle condizioni di commercializzazione dei prodotti ottenuti con tecniche a basso impatto, i risultati ottenuti sono stati parzialmente soddisfacenti per le produzioni da agricoltura biologica, che hanno potuto beneficiare di una certificazione valida a livello comunitario.
Impatto agricolo
Il programma ha inciso sull'evoluzione delle rese medie, tutte ad andamento decrescente, soprattutto con le misure di conversione dei seminativi in pascolo, di agricoltura biologica e di ritiro ventennale dei seminativi.
Ad esempio, la resa media del grano duro è passata da 24,7 q.li/ha nel triennio 91/93 a 20,6 q.li/ha nel triennio 94/96; in decremento anche l'uva da vino con 88 q.li/ha (92,7 nel triennio 91/93).
Ulteriori ricadute positive sono consistite nel decremento del tasso di abbandono delle superfici agricole (solamente -0,1% di SAU sottratta all'agricoltura, rispetto a un tasso medio precedente di -2,5%) e nella diminuzione del volume delle vendite di prodotti fitosanitari (-28%).
Un notevole incremento si è riscontrato, invece, nella vendita di concimi organici ammessi in agricoltura biologica.
Impatto ambientale
I riflessi positivi dell'attuazione del programma agroambientale sulla qualità delle acque sono stati quantificati in un'area campione coincidente con il bacino del fiume Simeto (4.326 Kmq.), con riferimento specifico alle misure di agricoltura biologica (A2), di conversione dei seminativi in pascolo (B1) e di ritiro ventennale dei seminativi (F).
In particolare, sono state apprezzate le seguenti riduzioni dei carichi sversati di azoto e fosforo in seguito all'attuazione degli impegni suddetti: -97% di fosforo e -93% di azoto per la misura A2, -90% di fosforo e -77%di azoto per la misura B1, -90% di fosforo e -88% di azoto per la misura F.
Ulteriori aspetti esaminati dal rapporto hanno riguardato la qualità dei suoli, l'erosione, la biodiversità e gli effetti sul paesaggio agrario.
Con riferimento alle ricadute sull'entomofauna, uno specifico studio sul livello di parassitizzazione naturale di alcuni fitofagi chiave degli agrumi ha dimostrato gli effetti positivi dell'applicazione delle misure di riduzione fitofarmaci e agricoltura biologica, rispetto a metodi convenzionali (da +2% a +9% di individui morti nel campione esaminato).
Risultati della valutazione e coerenza con il PSR
L'applicazione del Regolamento 2078/92 ha stimolato una crescente diffusione dell'agricoltura ecocompatibile in Sicilia e una maggiore attenzione all'ambiente da parte degli agricoltori.
Le risultanze della valutazione hanno confermato l'utilità degli interventi in materia di agricoltura biologica, conversione dei seminativi, mantenimento delle produzioni estensive e allevamento di razze locali in pericolo di estinzione.
L'esigenza di apportare alcuni correttivi alle suddette misure, così come evidenziato nel rapporto di valutazione, è stata recepita nella predisposizione delle azioni previste dal PSR.
Infatti, si è dato maggiore risalto a tutte le misure a finalità antierosiva, diversificando e rafforzando la natura degli impegni anche in termini di durata; inoltre si è proceduto ad operare una zonizzazione degli interventi, al fine di conseguire obiettivi mirati più rispondenti all'esigenze del territorio.
Per quanto concerne l'azione relativa alle tecniche di produzione integrata, le prescrizioni sono state ampliate per limitare e razionalizzare le concimazioni, nonché per adottare modalità di gestione del suolo in grado di ridurre e prevenire i fenomeni erosivi.
Infine, in coerenza con quanto indicato nel rapporto di valutazione, sono state eliminate alcune misure ritenute non riproponibili in base ai risultati conseguiti.
INDENNITA' COMPENSATIVA
Gli interventi relativi all'indennità compensativa sono stati attivati nelle zone delimitate ai sensi della Direttiva comunitaria 75/268/CE (vedasi cartografia in allegato n. 1).
La superficie è estesa complessivamente ha 1.417.256, così ripartita in base alla suddetta Direttiva:
-  art. 3 par. 3 - 856.138 ettari di zone di montagna, di cui la superficie comunale totalmente delimitata incide per ettari 758.622, mentre la superficie comunale parzialmente delimitata per ettari 97.516;
-  art. 3 par. 4 - ettari 534.245;
-  art. 3 par. 5 - ettari 26.873 comprendenti la superficie delle isole minori.
La superficie annua che mediamente ha beneficiato dell'aiuto è stata di 144.000 ettari, pari al 10% della superficie delimitata.
Com'è noto nelle zone di montagna lo svolgimento dell'attività agricola è difficile e meno produttiva per l'azione combinata delle condizioni climatiche e orografiche, mentre le zone svantaggiate sono caratterizzate da terre poco produttive con scarsa densità demografica, in cui l'agricoltura rimane l'attività principale. In tali zone è compresa la superficie territoriale delle isole minori, dove è necessario mantenere l'attività agricola per assicurare la conservazione dell'ambiente con vocazione turistica e/o per la protezione delle coste.
Le aziende che operano nelle aree suddette ottengono utili di esercizio bassi, pertanto l'aiuto concesso ha consentito di garantire la presenza dell'agricoltore sul territorio.
Nel periodo 1992-1999 sono state presentate in media 14.029 istanze l'anno, di cui liquidate annualmente n. 4.430. Le istanze degli anni 1992 e 1993 sono state in gran parte liquidate attestandosi in media a 8.770 l'anno.
Le domande relative ai restanti anni sono in corso di liquidazione e si ipotizza, dai dati in possesso, che si attesteranno sullo stesso numero degli anni 1992-1993.
La superficie che ha beneficiato dell'aiuto per il 1992 ha interessato ettari 131.300 pari al 9% della superficie delimitata, mentre per il 1993 ettari 144.019 pari al 10%.
Le province che hanno beneficiano maggiormente dell'aiuto sono Enna, Palermo e Messina; in quest'ultima sono state liquidate il maggior numero di istanze. Tra le altre provincie emergono Catania, Agrigento e Siracusa.
In riferimento alle classi di ampiezza aziendale, la più rappresentativa è quella compresa fra 20 e 50 ettari, con 2.481 aziende nel 1992 e 2.590 nel 1993.
Negli altri anni, anche se si dispone di dati parziali, la classe più rappresentativa è sempre quella fra 20 e 50 ettari.
Pure rappresentativa risulta la fascia compresa fra 2-5 ettari con 1.866 aziende nel 1992 e 1.835 nel 1993, segue la fascia compresa fra 10 e 20 ha.
Dal punto di vista finanziario, l'aiuto previsto dagli artt. 17, 18 e 19 del Reg. CE n° 2328/91 è stato inserito nel POP-Sicilia 1994-99, pertanto i fondi sono stati prelevati da tale programma.
Nell'ambito dello stesso programma la misura 12.2, azione in applicazione del Reg. CE 2328/91, prevedeva la spesa dell'indennità compensativa per gli anni 1993 e 1994 relativa al pagamento di annualità precedenti e non ancora rendicontate.
Precedentemente, invece, l'aiuto è stato finanziato con fondi Statali assegnati alla Regione con delibere CIPE.
La spesa complessiva liquidata è di £ 205.775 milioni secondo la seguente tabella, distinta per singola annualità di domanda:
(milioni di lire)
1990      1.750 
1991      18.621 
1992      39.014 
1993      37.800 
1994      30.700 
1995      33.700 
1996      27.500 
1997      9.200 
1998      6.241 
1999      1.250 
Totale      205.775 

MISURE FORESTALI
Per quanto concerne il Regolamento CEE 2080/92, appare opportuno porre in rilievo il riscontro che lo stesso ha avuto sull'intero territorio regionale.
Infatti, nel quadriennio 1994/97 le previsioni di spesa formulate dal competente ufficio ammontavano a 300 miliardi di lire; in sede di assegnazione detta somma è stata ridotta a 74 miliardi di lire, che sono stati interamente impegnati e successivamente spesi.
In tale periodo sono state finanziate n.887 richieste, per un totale di 10.965 ettari imboschiti.
Relativamente alla campagna 1998/99, si può osservare che a fronte della nuova dotazione finanziaria disponibile per la Regione Sicilia, pari a 74 miliardi di lire, sono pervenute richieste per complessivi 225 miliardi di lire.
Da quanto sopra emerge il notevole successo che ancora una volta ha ottenuto il predetto Regolamento. Infatti, le richieste di accesso ai benefici dell'ultima campagna di applicazione ne danno un'ampia ed ulteriore conferma, facendo, altresì, emergere la necessità di ulteriori dotazioni finanziarie in un comparto che si sta mostrando estremamente attivo.
Con riferimento alle ricadute ambientali del precedente programma, il giudizio è senza dubbio positivo, anche in relazione ai benefici effetti degli imboschimenti effettuati sulla tutela del suolo dai fenomeni di dissesto ed erosione.
Pertanto nel presente piano verranno introdotte azioni finalizzate a interventi di ripristino ambientale, in stretta correlazione con gli obiettivi precedentemente conseguiti.
PREPENSIONAMENTO
In Italia il recepimento della normativa comunitaria riguardante il prepensionamento in agricoltura è avvenuto con un certo ritardo (il regolamento è del 30 giugno 1992, la circolare ministeriale applicativa è del 20 aprile 1995 con pubblicazione sulla G.U. del 12 luglio 1995, la circolare assessoriale applicativa è del 27/11'95 con pubblicazione sulla G.U.R.S. del 20/01/'96), e ciò - unitamente ad alcuni fattori di ordine sociale, economico ed anche giuridico caratterizzanti l'agricoltura isolana - ha causato la scarsa applicazione della misura.
Le difficoltà connesse ai vincoli imposti dal programma si possono riassumere - secondo un criterio di importanza decrescente - come segue:
-  obbligo della cessazione definitiva dell'attività agricola da parte del cedente, in contrasto con le tradizioni culturali dell'agricoltura siciliana;
-  possesso della qualifica di IATP. In un contesto come quello siciliano, caratterizzato da aziende di piccola dimensione (estensione superficiale media inferiore ai tre ettari), risulta difficile dedicare all'attività agricola parte predominante della propria attività e ritrarne da questa oltre il 50% del proprio reddito complessivo;
-  difficoltà di reperire sul mercato la superficie "preposseduta";
-  mancanza di incentivi per il rilevatario;
-  troppo elevati limiti minimi di superficie richiesta.
Con la precedente programmazione sono state finanziate n.16 richieste, per un totale di 412 ettari ceduti.
6. STRATEGIA PROPOSTA, OBIETTIVI E PRIORITÀ
STRATEGIA E PRIORITA'
In coerenza con i principi ispiratori del Reg. 1257/99, le linee strategiche alla base degli interventi di sostegno e sviluppo delle aree rurali devono originarsi da un quadro programmatico unificante, che tenga conto dell'esigenza di innescare un processo di sviluppo integrato del settore primario, in connessione con tutte le componenti economiche e sociali della società rurale.
Tuttavia, non si possono sottacere alcuni elementi oggettivi di difficoltà che ostacolano l'individuazione di un unico contesto programmatico di riferimento.
In particolare, è da rilevare l'assenza sia di un piano regionale di sviluppo plurisettoriale, che di un documento di programmazione per l'agricoltura ad esso collegato.
A riguardo, le uniche fonti utilizzabili consistono nei piani di settore redatti dall'Assessorato Regionale Agricoltura per singolo comparto che, tuttavia, non essendo aggiornati, risultano in parte datati.
Ne consegue che, necessariamente, gli stessi documenti di attuazione degli interventi comunitari finiscono per costituire la fonte primaria di programmazione di riferimento.
Un ulteriore elemento di difficoltà, in parte già accennato, è costituito dalla segmentazione degli interventi in materia di sviluppo rurale in due programmi regionali a gestione separata (POR e PSR).
Quest'ultimo aspetto non può naturalmente esimere l'Amministrazione dall'opportunità di individuare una strategia univoca, al fine di assicurare la necessaria coerenza programmatica fra il POR e il PSR, che in ogni caso si pongono in un rapporto di continuità con gli interventi del precedente periodo di programmazione.
In tale ambito, l'analisi della situazione attuale consente d'individuare le priorità d'intervento alla base della strategia complessiva da perseguire, che si esplica in maniera logica e coerente negli obiettivi specifici previsti dal PSR nonché, per le azioni di sviluppo rurale, negli assi I e IV del POR.
A riguardo, gli elementi di maggior risalto da prendere in considerazione sono, senza dubbio, i parametri di natura socioeconomica e l'emergenze ambientali che caratterizzano il territorio regionale.
Tali indicatori evidenziano la perdita di competitività e il progressivo stato di abbandono delle aree rurali, in un contesto generale di saldo migratorio negativo, elevata disoccupazione e basso livello di PIL pro-capite.
In particolare, il dato relativo alla diminuzione della SAU e del valore aggiunto non lascia spazio a diverse interpretazioni, essendo fra l'altro connesso alla senilizzazione degli addetti e al progressivo calo degli occupati nel settore primario.
Tuttavia, come già precisato, è da rilevare la coesistenza di aree costiere in cui l'agricoltura si caratterizza per un livello di sviluppo elevato e buone performances produttive, insieme ad altre (localizzate essenzialmente nelle aree interne) nelle quali predominano condizioni di sottosviluppo e tipologie produttive estensive tradizionali. Ne consegue l'esigenza d'individuare fabbisogni d'intervento diversificati e commisurati alle reali condizioni del territorio.
Per quanto concerne gli aspetti ambientali, la gravità e l'urgenza di problematiche quali la desertificazione, l'elevata incidenza degli incendi boschivi, l'erosione e il dissesto, il peggioramento qualitativo delle acque, l'eccessivo impiego di input in aree specifiche, la riduzione della biodiversità e il degrado del paesaggio agrario richiedono l'attivazione di interventi mirati e valutabili in termini di ricaduta effettiva sul territorio.
In un tale contesto di degrado ambientale, di declino demografico e di squilibrata distribuzione della ricchezza, è necessario intervenire prioritariamente per salvaguardare e incrementare la redditività delle aziende agricole, i livelli occupazionali e la compatibilità ambientale dei processi produttivi, anche in un'ottica di garanzia delle condizioni di pari opportunità uomo-donna.
Naturalmente, le misure di sviluppo rurale afferenti ai due documenti di programmazione già citati non si limitano ad attivare interventi esclusivamente rivolti al settore primario, poiché un efficace processo di sviluppo può essere innescato solamente in un contesto globale, nel quale giocano un ruolo non secondario le attività legate alla ruralità (es. agriturismo) e gli altri settori economici connessi all'agricoltura come l'artigianato e l'industria agroalimentare.
OBIETTIVI DEL PSR E COERENZA CON IL POR
Come già rilevato, la diversificazione delle condizioni socioeconomiche e ambientali delle aree rurali richiede una pluralità di azioni coordinate, volte al consolidamento delle realtà imprenditoriali più avanzate e all'attenuazione del divario esistente fra zone marginali e sviluppate, in un'ottica generale di garanzia di compatibilità ambientale dei processi produttivi e di infrastrutturazione del territorio.
Di conseguenza, l'obiettivo globale del PSR e delle misure di sviluppo rurale attinenti al POR è individuabile nell'incremento della competitività delle aree rurali dell'Isola, in un contesto di sviluppo intersettoriale compatibile con l'esigenza di tutela e salvaguardia del territorio, del paesaggio e dell'agroecosistema in genere.
Tali finalità sono coerenti con l'obiettivo globale del PSM e del POR che prevede "la riduzione significativa del divario economico e sociale delle aree del Mezzogiorno, in modo sostenibile, accrescendo la competitività di lungo periodo, creando condizioni di accesso pieno e libero al lavoro, facendo leva sui valori ambientali e di pari opportunità".
La strategia proposta è, fra l'altro, integrata con gli obiettivi globali degli assi I risorse naturali e IV sistemi locali di sviluppo del POR, così sintetizzabili:
-  creazione di opportunità per uno sviluppo sostenibile, espansione della fruibilità delle risorse naturali e garanzia del presidio del territorio, anche con specifici sostegni all'attività agricola;
-  preservare la possibilità di sviluppo nel lungo periodo e accrescere la qualità della vita;
-  potenziare i comparti con sensibili margini di competitività di prodotto e di processo, mantenere la popolazione agricola nei sistemi rurali con la valorizzazione delle risorse locali, comprese quelle afferenti alla valorizzazione delle produzioni tipiche e biologiche, delle risorse culturali, paesaggistiche e forestali.
Gli obiettivi globali del PSR e del POR vengono, a loro volta, perseguiti tramite il raggiungimento di obiettivi generali e specifici, afferenti ai diversi assi e misure d'intervento.
Per quanto concerne il POR, si riportano i punti qualificanti degli obiettivi specifici attinenti alla materia dello sviluppo rurale:
Asse I
-  garantire disponibilità idriche adeguate e l'uso sostenibile della risorsa idrica, in un'ottica di tutela e di economicità di gestione;
-  perseguire il recupero delle funzioni idrogeologiche dei sistemi naturali, forestali e delle aree agricole, a scala di bacino, promuovendo la manutenzione programmata del suolo;
-  promuovere la rete ecologica siciliana articolando, negli ambiti marginali con sotto utilizzazione delle risorse, interventi tesi al miglioramento del patrimonio naturale e, negli ambiti con sovra utilizzo, la regolazione e mitigazione di usi e pressione sulle risorse. Attivare la P.A. come promotrice dell'integrazione delle attività delle comunità locali nell'opera di manutenzione, tutela e fruizione del patrimonio naturale.
Asse IV
-  migliorare la competitività dei sistemi agricoli, zootecnici ed agro-industriali in un contesto di filiera, attraverso l'introduzione di innovazioni di prodotto e/o di processo, il miglioramento delle condizioni commerciali, la gestione integrata in tema di qualità, sicurezza e ambiente anche al fine di ridurre il quantitativo di rifiuti da smaltire, l'uso delle risorse naturali e il potenziale inquinante. Favorire la nascita di nuove imprese, con particolare riferimento all'insediamento di giovani in agricoltura;
-  favorire la creazione e il rafforzamento dei servizi rivolti al mondo imprenditoriale agricolo, in modo da permettere lo sviluppo, di accrescere la competitività delle imprese e di indirizzare gli operatori agricoli verso idonee scelte, soprattutto nel rispetto dell'ambiente;
-  sostenere lo sviluppo dei territori rurali valorizzandone le risorse ambientali e storico-culturali nel quadro anche dei progetti integrati.
ARTICOLAZIONE DEL PSR
Per l'attuazione del regime di aiuti previsto dal Titolo II, Capo IV, V, VI e dall'art. 31-Capo VIII del Reg. CE 1257/99, sono individuate le seguenti misure di articolazione del PSR:
-  Misura F "Agroambiente";
-  Misura E "Zone svantaggiate";
-  Misura H "Imboschimento delle superfici agricole";
-  Misura D "Prepensionamento"
Le misure suddette, alle quali si collegano gli obiettivi generali, si articolano, a loro volta, in azioni che perseguono obiettivi operativi.
La misura F di cui all'art. 22 del Regolamento, è finalizzata alla diffusione di metodi di produzione ecocompatibili, alla tutela del paesaggio, del suolo, della biodiversità e alla costituzione di sistemi foraggeri estensivi.
La misura E prevede interventi per il mantenimento dell'attività agricola nelle zone svantaggiate, maggiormente soggette a fenomeni di abbandono e dissesto idrogeologico. A riguardo, si precisa che non si prevede l'applicazione del regime di aiuti di cui all'art. 13 lettera b) e all'art. 16 del Reg. CE 1257/99.
Le azioni d'imboschimento delle superfici agricole sono incluse nella misura H, in una logica di prosecuzione degli interventi già attuati con il Reg. CE 2080/92.
La misura D, invece, è relativa al regime di aiuti previsto per favorire la cessazione dell'attività agricola degli imprenditori anziani.
OBIETTIVI GENERALI E SPECIFICI PER MISURA
Gli obiettivi generali e specifici del PSR, compatibili con quelli relativi al POR e individuati in coerenza con il Reg. CE 1257/99 in appresso denominato Regolamento, sono attribuiti ad ogni misura come di seguito specificato.
Per le misure che prevedono un'unica azione, l'obiettivo generale coincide con quello specifico.
Agroambiente
OBIETTIVO GENERALE
Diffondere metodi di produzione agricola e di gestione dei terreni compatibili con la tutela dell'ambiente e del suolo, salvaguardando nel contempo la redditività dell'impresa.
OBIETTIVI SPECIFICI
-  F1 introduzione e mantenimento di metodi di produzione a basso impatto ambientale, anche in funzione della valorizzazione commerciale delle produzioni ottenute (art. 22 primo trattino del Regolamento);
-  F2 difesa e tutela del territorio regionale dai fenomeni di dissesto, erosione, dagli incendi e gestione di sistemi foraggeri estensivi (art. 22 secondo e terzo trattino del Regolamento);
-  F3 ricostituzione e mantenimento del paesaggio agrario tradizionale in aree sensibili (art. 22 quarto trattino del Regolamento);
-  F4 incremento e salvaguardia della biodiversità (art. 22 primo trattino del Regolamento).
Zone svantaggiate
OBIETTIVO GENERALE E SPECIFICO
-  E1 Frenare l'esodo rurale, favorendo e garantendo attraverso l'uso continuato delle superficie agricole, il mantenimento di una comunità rurale vitale, conservare lo spazio naturale e mantenere e promuovere sistemi di produzione agricola sostenibili.
Imboschimento delle superfici agricole
OBIETTIVO GENERALE
Incentivare l'imboschimento delle superfici agricole, allo scopo di diversificare l'orientamento produttivo aziendale e di ridurre i fenomeni di dissesto idrogeologico.
OBIETTIVI SPECIFICI
-  H1 Imboschimento di terreni agricoli con finalità produttiva.
-  H2 Creazione di popolamenti forestali naturali stabili.
Prepensionamento
OBIETTIVO GENERALE E SPECIFICO
-  D1 Favorire il ricambio generazionale nelle aziende agricole e assicurare un reddito agli imprenditori anziani che cessano l'attività (art. 10 del Regolamento).
IMPATTI ATTESI
Le misure d'intervento previste sono finalizzate al raggiungimento dell'obiettivo globale del PSR, nell'ambito di un'azione sinergica con le misure di sviluppo rurale contenute nel POR Sicilia.
Tuttavia, il livello di ricaduta del piano in termini di impatto globale sulla situazione economico sociale delle aree rurali dell'Isola, non potrà non risentire della carenza di risorse finanziarie disponibili.
Per tale motivo, diversamente da quanto avvenuto nella precedente programmazione, si è ritenuto opportuno indirizzare gli interventi in zone specifiche, anche al fine di consentire una più efficace e razionale azione di monitoraggio, sorveglianza e valutazione.
Per quanto concerne, in particolare, quest'ultimo aspetto, nel successivo paragrafo riguardante il punto 7 dell'allegato al Reg. CE 1750/99, sono riportati i principali indicatori che verranno utilizzati al termine dell'implementazione del PSR, unitamente alle modalità di quantificazione degli impatti.
Inoltre, il sostegno contemplato dalle misure inciderà su:
-  introduzione o mantenimento di metodi di produzione compatibili con le crescenti esigenze di tutela e miglioramento dell'ambiente, delle risorse naturali, del suolo e della diversità genetica, nonché con la necessità di salvaguardare lo spazio naturale ed il paesaggio;
-  fruibilità alla collettività dello spazio naturale gestito dall'agricoltore e dagli operatori forestali e rurali;
-  forme di riconversione ambientale delle imprese;
-  contributo al completamento della riforma della Politica agricola;
-  prevenzione e rallentamento dei fenomeni di abbandono dei terreni nelle aree svantaggiate;
-  contributo, attraverso una adeguata integrazione tra politica di sviluppo rurale e politica forestale, al miglioramento dell'ambiente, alla valorizzazione dello spazio naturale ed in generale del territorio rurale in particolare per quanto riguarda gli effetti positivi che si possono produrre sulla qualità dell'atmosfera, sulle risorse idriche e per la difesa del suolo;
-  diversificazione di opportunità occupazionale e professionali sia nell'impresa agricola che nell'attività forestale e nei settori ad esse collegati
-  la conservazione, il miglioramento e l'ampliamento dei siti inclusi nella Rete "NATURA 2000" (Direttiva Habitat 92/43/CEE).
-  ricambio generazionale nel settore agricolo anche per contrastare il fenomeno di senilizzazione della classe imprenditoriale.
Ricadute a livello macroeconomico
Come già accennato, al raggiungimento dell'obiettivo globale concorreranno tutte le misure di sviluppo rurale previste sia nel POR, che nel presente piano.
Di conseguenza, la stima delle ricadute sulle variabili macroeconomiche deve essere effettuata in termini complessivi, utilizzando degli indicatori comuni.
In particolare, l'attuazione delle misure di sviluppo rurale inciderà sulle seguenti variabili a livello regionale:
-  variazione annua del valore aggiunto reale ai prezzi base dell'agricoltura e dell'industria alimentare e bevande;
-  variazione annua dell'occupazione complessiva in agricoltura e nell'industria alimentare e bevande, misurata in termini di ULA;
-  tasso di natalità netta delle imprese (iscrizioni meno cancellazioni sul totale delle imprese registrate l'anno precedente);
-  variazione del reddito pro capite nelle aree a prevalente connotazione rurale e nelle aree svantaggiate;
-  variazione della popolazione residente nei comuni rurali e flusso migratorio nelle aree svantaggiate;
-  creazione di occupazione in nuove attività;
-  riduzione delle cessazioni di imprese agricole e agroindustriali;
Un ulteriore indicatore di impatto globale per il settore riguarda la nascita di imprese agricole e agroindustriali condotte da giovani, in quanto l'aumento della redditività dovrebbe determinare l'attrazione di giovani imprenditori verso il settore, contribuendo all'obiettivo macroeconomico di riduzione della disoccupazione giovanile in Sicilia.
Nella seguente tabella sono riepilogati gli indicatori globali per i quali è possibile effettuare una quantificazione. Per quanto riguarda i dati del valore aggiunto a prezzi base dell'industria alimentare e bevande e i dati delle unità di lavoro per l'agricoltura e l'industria alimentare desunti dalla contabilità nazionale, sono in corso di aggiornamento da parte dell'Istat le serie regionali revisionate secondo il SEC95. La quantificazione degli indicatori per il Mezzogiorno e per la Sicilia potrà quindi essere effettuata in una fase successiva.
PARITA' UOMO DONNA
Con riferimento all'applicazione della precedente programmazione di cui al Reg. Ce 2078/92, si fa presente che la percentuale di donne beneficiarie degli aiuti è stata pari al 26% del totale. Tale valore risulta ampiamente superiore alla percentuale media della componente femminile occupata in agricoltura, a livello regionale (circa il 15%).
In ogni caso, verrà assegnata una specifica priorità di accesso al PSR alle giovani imprenditrici che beneficiano dell'aiuto al primo insediamento previsto dal POR-Sicilia.
Descrizione ed effetti di altre misure
Le azioni previste dal PSR, così come già ampiamente evidenziato, sono pienamente coerenti e integrate con le misure di sviluppo rurale finanziate dal FEOGA Orientamento, nonché con tutti gli interventi riguardanti il settore agricolo contenuti nel POR Sicilia.
Tale organicità discende dall'unicità dell'obiettivo globale del PSR e delle misure di sviluppo rurale del POR, nonché dalla coerenza degli obiettivi specifici di entrambi i documenti di programmazione.
La sinergia derivante dall'applicazione dei suddetti interventi, potrà consentire di innescare un processo di sviluppo intersettoriale, compatibile con l'esigenza di salvaguardia delle risorse ambientali.
Per quanto concerne, invece, le misure a carattere nazionale di una certa rilevanza per il settore agricolo, verranno rispettati i criteri di compatibilità e coerenza previsti dal POR-Sicilia.
6.1.7Obblighi rilevanti che derivano dalle politiche ambientali
Il rispetto della normativa comunitaria di riferimento in materia di ambiente, costituisce requisito indispensabile per l'accesso al regime di aiuti di cui al presente piano.
Per quanto concerne la misura F agroambiente, sono stati inseriti i siti d'importanza comunitaria (SIC) designati ai sensi della Direttiva n.43/92 "Habitat" e le Zone di protezione speciale (ZPS) individuate ai sensi della Direttiva 79/409 "Uccelli", fra le aree di applicazione delle azioni, che comportano l'attuazione di metodi di produzione compatibili o la rinaturalizzazione progressiva dei luoghi.
Nelle aree suddette sono state comprese anche quelle ad elevata vulnerabilità di rischio d'inquinamento delle acque, in corso d'individuazione ai sensi della Direttiva 91/676.
Inoltre, numerosi impegni previsti dalla misura agroambiente sono finalizzati all'incremento della biodiversità delle specie animali e vegetali.
In ogni caso, gli interventi previsti dalle misure F agroambiente e H forestazione dovranno rispettare la tutela dell'ambiente e, in particolare, garantire l'integrità dei siti della rete Natura 2000 (vedasi elenco di seguito riportato).
I SIC e le ZPS di cui sopra sono state inclusi, fra l'altro, nelle aree con priorità d'intervento per l'attuazione delle azioni agroambientali e di forestazione.
SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC) DELLA REGIONE SICILIANA


  Codice sito     NOME 

Provincia di Trapani
ITA010001  ISOLE DELLO STAGNONE DI MARSALA 
ITA010002  ISOLA DI MARETTIMO 
ITA010003  ISOLA DI LEVANZO 
ITA010004  ISOLA DI FAVIGNANA 
ITA010005  LAGHETTI DI PREOLA E GORGHI TONDI E SCIARE DI MAZARA 
ITA010006  PALUDI DI CAPO FETO E MARGI SPANO' 
ITA010007  SALINE DI TRAPANI 
ITA010008  COMPLESSO M. BOSCO E SCORACE 
ITA010009  M. BONIFATO 
ITA010010  M. SAN GIULIANO 
ITA010011  SISTEMA DUNALE CAPO GRANITOLA, PORTO PALO E FOCE DEL BELICE 
ITA010012  MARAUSA: MACCHIA A QUERCUS CALLIPRINOS 
ITA010013  BOSCO DI CALATAFIMI 
ITA010014  SCIARE DI MARSALA 
ITA010015  COMPLESSO MONTI DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO (TP) 
ITA010016  MONTE COFANO E LITORALE 
ITA010017  CAPO S.VITO, M.MONACO, ZINGARO, FARAGLIONI SCOPELLO, M.SPARACIO 
ITA010018  FOCE DEL TORRENTE CALATUBO E DUNE 
ITA010019  ISOLA DI PANTELLERIA: MONTAGNA GRANDE E MONTE GIBELE 
ITA010020  ISOLA DI PANTELLERIA - AREA COSTIERA, FALESIE E BAGNO DELL'ACQUA 
ITA010021  SALINE DI MARSALA 
ITA010022  COMPLESSO MONTI DI S. NINFA - GIBELLINA E GROTTA DI S. NINFA 
ITA010023  MONTAGNA GRANDE DI SALEMI 
ITA010024  FONDALI DELL'ISOLA DI FAVIGNANA 
ITA010025  FONDALI DEL GOLFO DI CUSTONACI 
ITA010026  FONDALI DELL'ISOLA DELLO STAGNONE DI MARSALA 
ITA010027  CAPO FETO (ZPS) 

Provincia di Palermo
ITA020001  ROCCA DI CEFALU' 
ITA020002  BOSCHI DI GIBILMANNA E CEFALU' 
ITA020003  BOSCHI DI SAN MAURO CASTELVERDE 
ITA020004  M. S.SALVATORE, M.CATARINECI, V.NE MANDARINI, AMBIENTI UMIDI... 
ITA020005  ISOLA DELLE FEMMINE 
ITA020006  CAPO GALLO 
ITA020007  BOSCHI FICUZZA E CAPPELLIERE, V.NE CERASA,CASTAGNETI MEZZOJUSO 
ITA020008  ROCCA BUSAMBRA E ROCCHE DI RAO 
ITA020009  CALA ROSSA e CAPO RAMA 
ITA020010  ISOLA DI USTICA 
ITA020011  ROCCHE DI CASTRONUOVO, PIZZO LUPO, GURGHI DI S.ANDREA 
ITA020012  VALLE DEL FIUME ORETO 
ITA020013  LAGO DI PIANA DEGLI ALBANESI 
ITA020014  MONTE PELLEGRINO 
ITA020015  COMPLESSO CALANCHIVO DI CASTELLANA SICULA 
ITA020016  M.QUACELLA, M.DEI CERVI, PIZZO CARBONARA, M.FERRO, PIZZO OTIERO 
ITA020017  COMPLESSO PIZZO DIPILO E QUERCETI SU CALCARE 
ITA020018  FOCE DEL F. POLLINA E M. TARDARA 
ITA020019  RUPI DI CATALFANO E CAPO ZAFFERANO 
ITA020020  QUERCETI SEMPREVERDI DI GERACI SICULO E CASTELBUONO 
ITA020021  MONTAGNA LONGA, PIZZO MONTANELLO 
ITA020022  CALANCHI, LEMBI BOSCHIVI E PRATERIE DI RIENA 
ITA020023  RAFFO ROSSO, M. CUCCIO E VALLONE SAGANA 
ITA020024  ROCCHE DI CIMINNA 
ITA020025  BOSCO DI S. ADRIANO 
ITA020026  M. PIZZUTA, COSTA DEL CARPINETO, MOARDA 
ITA020027  M. IATO, KUMETA, MAGANOCE E PIZZO PARRINO 
ITA020028  SERRA DEL LEONE E M. STAGNATARO 
ITA020029  M. ROSE E M. PERNICE 
ITA020030  M. MATASSARO, M. GRADARA ED M. SIGNORA 
ITA020031  M. D'INDISI, MONTAGNA DEI CAVALLI, PIZZO POTORNO E PIAN DEL LEONE 
ITA020032  BOSCHI DI GRANZA 
ITA020033  MONTE SAN CALOGERO (Termini Imerese) 
ITA020034  MONTE CARCACI, PIZZO COLOBRIA E AMBIENTI UMIDI 
ITA020035  MONTE GENUARDO E SANTA MARIA DEL BOSCO 
ITA020036  M. TRIONA E M. COLOMBA 
ITA020037  MONTI BARRACU', CARDELIA, PIZZO CANGIALOSI E GOLE DEL T.CORLEONE 
ITA020038  SUGHERETE DI CONTRADA SERRADAINO 
ITA020039  MONTE CANE, PIZZO SELVA A MARE, MONTE TRIGNA 
ITA020040  MONTE ZIMMARA (GANGI) 
ITA020041  MONTE SAN CALOGERO (GANGI) 
ITA020042  ROCCHE DI ENTELLA 
ITA020043  MONTE ROSAMARINA E COZZO FAMO' 
ITA020044  MONTE GRIFONE 
ITA020045  ROCCA DI SCIARA 
ITA020046  FONDALI DELL'ISOLA DI USTICA 
ITA020047  FONDALI DI ISOLA DELLE FEMMINE - CAPO GALLO 

Provincia di Messina
ITA030001  STRETTA DI LONGI 
ITA030002  TORRENTE FIUMETTO E PIZZO D'UNCINA 
ITA030003  RUPI DI TAORMINA E MONTE VENERETTA 
ITA030004  BACINO DEL TORRENTE LETOJANNI 
ITA030005  BOSCO DI MALABOTTA 
ITA030006  ROCCA DI NOVARA 
ITA030007  AFFLUENTI DEL TORRENTE MELA 
ITA030008  CAPO PELORO - LAGHI DI GANZIRRI 
ITA030009  PIZZO MUALIO, MONTAGNA DI VERNA' 
ITA030010  FIUME FIUMEDINISI, MONTE SCUDERI 
ITA030011  DORSALE CURCURACI, ANTENNAMARE 
ITA030012  LAGUNA DI OLIVERI - TINDARI 
ITA030013  ROCCHE DI ALCARA LI FUSI 
ITA030014  PIZZO FAU, M. POMIERE, PIZZO BIDI E SERRA DELLA TESTA 
ITA030015  VALLE DEL F. CARONIA, LAGO ZILIO 
ITA030016  PIZZO DELLA BATTAGLIA 
ITA030017  VALLONE LACCARETTA E URIO QUATTROCCHI 
ITA030018  PIZZO MICHELE 
ITA030019  TRATTO MONTANO DEL BACINO DELLA FIUMARA DI AGRO' 
ITA030020  F. SAN PAOLO 
ITA030021  TORRENTE SAN CATALDO 
ITA030022  LECCETA DI S.FRATELLO 
ITA030023  ISOLA DI ALICUDI 
ITA030024  ISOLA DI FILICUDI 
ITA030025  ISOLA DI PANAREA E SCOGLI VICINIORI 
ITA030026  ISOLE DI STROMBOLI E STROMBOLICCHIO 
ITA030027  ISOLA DI VULCANO 
ITA030028  ISOLA DI SALINA (MONTE FOSSA DELLE FELCI E DEI PORRI) 
ITA030029  ISOLA DI SALINA (STAGNO DI LINGUA) 
ITA030030  ISOLA DI LIPARI 
ITA030031  ISOLA BELLA, CAPO TAORMINA E CAPO S. ANDREA 
ITA030032  CAPO MILAZZO 
ITA030033  CAPO CALAVA' 
ITA030034  ROCCHE DI ROCCELLA VALDEMONE 
ITA030035  ALTA VALLE DEL FIUME ALCANTARA 
ITA030036  RISERVA NATURALE DEL FIUME ALCANTARA 
ITA030037  FIUMARA DI FLORESTA 
ITA030038  SERRA DEL RE, MONTE SORO E BIVIERE DI CESARO' 
ITA030039  MONTE PELATO 
ITA030040  FONDALI DI TAORMINA - ISOLA BELLA 
ITA030041  FONDALI DELL'ISOLA DI SALINA 

Provincia di Agrigento
ITA040001  ISOLA DI LINOSA 
ITA040002  ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE 
ITA040003  FOCE DEL MAGAZZOLO, FOCE DEL PLATANI, CAPO BIANCO, TORRE SALSA 
ITA040004  FOCE DEL FIUME VERDURA 
ITA040005  M. CAMMARATA - CONTRADA SALACI 
ITA040006  COMPLESSO MONTE TELEGRAFO E ROCCA FICUZZA 
ITA040007  PIZZO DELLA RONDINE, BOSCO DI S. STEFANO QUISQUINA 
ITA040008  MACCALUBE DI ARAGONA 
ITA040009  MONTE SAN CALOGERO (SCIACCA) 
ITA040010  LITORALE DI PALMA DI MONTECHIARO 
ITA040011  LA MONTAGNOLA E ACQUA FITUSA 
ITA040012  FONDALI DI CAPO SAN MARCO - SCIACCA 

Provincia di Caltanissetta
ITA050001  BIVIERE E MACCONI DI GELA 
ITA050002  TORRENTE VACCARIZZO (TRATTO TERMINALE) 
ITA050003  LAGO SOPRANO 
ITA050004  MONTE CAPODARSO E VALLE DEL FIUME IMERA MERIDIONALE 
ITA050005  LAGO SFONDATO 
ITA050006  M. CONCA 
ITA050007  SUGHERETA DI NISCEMI 
ITA050008  RUPE DI FALCONARA 
ITA050009  RUPE DI MARIANOPOLI 
ITA050010  PIZZO MUCULUFA 
ITA050011  TORRE MANFRIA 

Provincia di Enna
ITA060001  LAGO OGLIASTRO 
ITA060002  LAGO DI PERGUSA 
ITA060003  LAGO DI POZZILLO 
ITA060004  MONTE ALTESINA 
ITA060005  LAGO DI ANCIPA 
ITA060006  MONTE SAMBUGHETTI, M. CAMPANITO 
ITA060007  VALLONE DI PIANO DELLA CORTE 
ITA060008  CONTRADA GIAMMAIANO 
ITA060009  BOSCO DI SPERLINGA, ALTO SALSO 
ITA060010  VALLONE ROSSOMANNO 
ITA060011  CONTRADA CAPRARA 
ITA060012  BOSCHI DI PIAZZA ARMERINA 
ITA060013  SERRE DI M. CANNARELLA 
ITA060014  M. CHIAPPARO 
ITA060015  CONTRADA VALANGHE 

Provincia di Catania
ITA070001  FOCE DEL FIUME SIMETO E LAGO GORNALUNGA 
ITA070002  RISERVA NATURALE F. FIUMEFREDDO 
ITA070003  LA GURNA 
ITA070004  TIMPA DI ACIREALE 
ITA070005  BOSCO DI SANTO PIETRO 
ITA070006  ISOLE DEI CICLOPI 
ITA070007  BOSCO DEL FLASCIO 
ITA070008  COMPLESSO IMMACOLATELLE, MICIO CONTI, BOSCHI LIMITROFI 
ITA070009  FASCIA ALTOMONTANA DELL'ETNA 
ITA070010  DAMMUSI 
ITA070011  POGGIO S. MARIA 
ITA070012  PINETA DI ADRANO E BIANCAVILLA 
ITA070013  PINETA DI LINGUAGLOSSA 
ITA070014  M. BARACCA, CONTRADA GIARRITA 
ITA070015  CANALONE DEL TRIPODO 
ITA070016  VALLE DEL BOVE 
ITA070017  SCIARE DI ROCCAZZO DELLA BANDIERA 
ITA070018  PIANO DEI GRILLI 
ITA070019  LAGO GURRIDA E SCIARE DI S. VENERA 
ITA070020  BOSCO DI MILO 
ITA070021  BOSCO DI S.MARIA LA STELLA 
ITA070022  BOSCO DI LINERA 
ITA070023  MONTE MINARDO 
ITA070024  MONTE ARSO 
ITA070025  TRATTO DI PIETRALUNGA DEL F. SIMETO 
ITA070026  FORRE LAVICHE DEL F. SIMETO 
ITA070027  CONTRADA SORBERA E CONTRADA GIBIOTTI 
ITA070028  FONDALI DI ACICASTELLO (ISOLA LACHEA - CICLOPI) 

Provincia di Ragusa
ITA080001  FOCE DEL FIUME IRMINO 
ITA080002  ALTO CORSO DEL FIUME IRMINO 
ITA080003  VALLATA DEL F. IPPARI (PINETA DI VITTORIA) 
ITA080004  PUNTA BRACCETTO, CONTRADA CAMMARANA 
ITA080005  ISOLA DEI PORRI 
ITA080006  CAVA RANDELLO, PASSO MARINARO 
ITA080007  SPIAGGIA MAGANUCO 
ITA080008  CONTRADA RELIGIONE 
ITA080009  CAVA D'ISPICA 
ITA080010  FONDALI FOCE DEL FIUME IRMINIO 

Provincia di Siracusa
ITA090001  ISOLA DI CAPO PASSERO 
ITA090002  VENDICARI 
ITA090003  PANTANI DELLA SICILIA SUD-ORIENTALE 
ITA090004  PANTANO MORGHELLA 
ITA090005  PANTANO DI MARZAMEMI 
ITA090006  SALINE DI SIRACUSA E F. CIANE 
ITA090007  CAVA GRANDE DEL CASSIBILE, C. CINQUE PORTE, CAVA E BOSCO DI BAULI 
ITA090008  CAPO MURRO DI PORCO, PENISOLA DELLA MADDALENA E GROTTA PELLEGRINO 
ITA090009  VALLE DEL F. ANAPO, CAVAGRANDE DEL CALCINARA, CUGNI DI SORTINO 
ITA090010  ISOLA CORRENTI, PANTANI DI P. PILIERI, CHIUSA DELL'ALGA E PARRINO 
ITA090011  GROTTA MONELLO 
ITA090012  GROTTA PALOMBARA 
ITA090013  SALINE DI PRIOLO 
ITA090014  SALINE DI AUGUSTA 
ITA090015  TORRENTE SAPILLONE 
ITA090016  ALTO CORSO DEL FIUME ASINARO, CAVA PIRARO E CAVA CAROSELLO 
ITA090017  CAVA PALOMBIERI 
ITA090018  F. TELLESIMO 
ITA090019  CAVA CARDINALE 
ITA090020  MONTI CLIMITI 
ITA090021  CAVA CONTESSA - CUGNO LUPO 
ITA090022  BOSCO PISANO 
ITA090023  MONTE LAURO 
ITA090024  COZZO OGLIASTRI 
ITA090025  INVASO DI LENTINI 
ITA090026  FONDALI DI BRUCOLI - AGNONE 
ITA090027  FONDALI DI VENDICARI 
ITA090028  FONDALI DELL'ISOLA DI CAPO PASSERO 
ITA090029  VENDICARI (ZPS) 




Elenco delle ZPS (con le stesse perimetrazioni dell'omonimo sito di Importanza comunitaria):
ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS) PER GLI UCCELLI SELVATICI

Isole dello Stagnone di Marsala
Isola di Marettimo
Isola di Levanzo
Saline di Trapani
Monte Cofano e litorale
Capo San Vito, Monte Monaco, Zingaro, Faraglioni di Scopello, Monte Sparacio
Capo Feto 1.Isola di Pantelleria: Montagna Grande e Monte Gibele
Isola di Pantelleria: area costiera, falesie e bagno dell'acqua
Saline di Marsala
Rocca Busambra e Rocche di Rao
Isola di Ustica
M.Quacella, M.Cervi, Pizzo Carbonara, M.Ferro, Pizzo Otiero
Montagna Longa, Pizzo Montanello
Bosco di S.Adriano
M.Iato, Kumeta, Maganoce e Pizzo Parrino
Serra del Leone e M. Stagnatar
M.Matassaro, M.Gradara e M.Signora
Monte Carcaci, Pizzo Colobria e ambienti umidi
M.Triona e M.Colomba
Monti Barracù, Cardeli, Pizzo Cangialosi e gole del T.Corleone
Rocche di Entella
Capo Peloro-Laghi di Ganzirri
Dorsale Curcuraci, Antennamare
Rocche di Alcara Li Fusi
Isola di Alicudi
Isola di Filicudi
Isola Stromboli e Strombolicchio
Isola di Salina (Stagno di Lingua)
Serra del Re, Monte Soro e Biviere di Cesarò
Isola di Linosa
Isola di Lampedusa e Lampione
Biviere e Macconi di Gela
Lago di Pergusa
Foce del Fiume Simeto e Lago Gornalunga
La Gurna
Canalone del Tripodo
Valle del Bove
Sciare di Roccazzo della Bandiera
Piano dei Grilli
Pantani della Sicilia Sud-Orientale
Pantano Morghella
Saline di Siracusa e F. Ciane
Saline di Priolo
Saline di Augusta
Invaso di Lentini
Vendicari
6.3. Zone di applicazione delle misure
La zonizzazione delle misure previste dal PSR è concepita sulla base della differenziazione dei fabbisogni d'intervento, derivante dalle specifiche peculiarità delle aree rurali dell'Isola.
Infatti, come già evidenziato, la situazione esistente si caratterizza per differenti livelli di sviluppo e di problematiche ambientali, desumibili dai principali parametri agroambientali e socioeconomici rilevabili.
Naturalmente, l'individuazione delle aree di applicabilità è connessa a criteri diversi in rapporto alle singole misure considerate.
Per quanto concerne la misura Agroambiente, si è cercato di ottimizzare la localizzazione delle azioni rispetto al passato, privilegiando le specifiche esigenze ambientali delle aree d'intervento.
A riguardo sono state utilizzate delimitazioni esistenti, nonché supporti cartografici appositamente realizzati per l'attuazione del piano.
Nel dettaglio, si riportano di seguito le zonizzazioni considerate per l'applicazione delle singole azioni e/o ai fini dell'individuazione delle priorità d'intervento:
-  bacini imbriferi di fiumi con significativa concentrazione di nitrati o nel cui territorio è riscontrabile un'elevata intensità colturale (vedasi dati del monitoraggio sullo stato delle acque e la carta n.2 dell'allegato cartografico n. 1);
-  aree ad elevata vulnerabilità ai sensi della Direttiva 91/676;
-  parchi e riserve naturali istituiti secondo la normativa regionale vigente;
-  oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica di cui alla L.R. n.37/81;
-  siti d'importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva 43/92;
-  zone di protezione speciale (ZPS) individuate ai sensi della Direttiva 79/409 "Uccelli";
-  territorio compreso nella rete ecologica prevista dall'asse I del POR Sicilia;
-  terreni sottoposti a vincolo idrogeologico e/o paesaggistico;
-  cartografia tematica riguardante le colture ad elevata valenza paesaggistica;
-  aree di rispetto di corsi d'acqua, pozzi, sorgenti e bacini artificiali.
Con riferimento all'asse Zone svantaggiate, si è fatto riferimento alla delimitazione di cui alla Direttiva 75/268 (vedasi elenco analitico in allegato n. 2).
La cartografia disponibile relativa alle delimitazioni sopra precisate è riportata nell'allegato cartografico n. 1. Si fa presente che tale cartografia, essendo in piccola scala, verrà ulteriormente elaborata ai fini operativi.
6.4 Calendario ed esecuzione
La validità del PSR è prevista pari a sette anni, dall'anno 2000 al 2006, in coerenza con quanto stabilito dalla normativa comunitaria.
La durata degli impegni è precisata nelle schede descrittive di ogni singola azione.
E' prevista l'attuazione di un finanziamento aggiuntivo con fondi regionali, come specificato nel successivo paragrafo "aiuti di stato"
Di seguito si riporta il grafico riguardante la dinamica della spesa pubblica relativa ai nuovi impegni, suddivisa per anno e distinta per misure d'intervento.
Per quanto concerne la previsione delle superfici interessate alle singole azioni, l'andamento stimato è desumibile dalla seguente tabella distinta per misura ed esercizi finanziari:
Si precisa che nell'anno 2.000 le superfici interessate riguardano esclusivamente gli impegni in corso relativi alle precedenti misure di accompagnamento, nonché le superfici in proroga degli impegni in scadenza relativi al Reg. CE 2078/92 (Reg. CE 2603/99).
7. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI ECONOMICI, AMBIENTALI E SOCIALI ATTESI
ASPETTI GENERALI E VALUTAZIONE EX ANTE
L'attuazione del piano di sviluppo rurale comporterà una serie di riflessi economici, sociali ed ambientali di non facile quantificazione.
In linea generale, tutte le misure previste avranno una positiva incidenza dal punto di vista occupazionale, in quanto gli impegni programmati richiedono un intervento diretto sul territorio da parte degli imprenditori agricoli e, limitatamente alla misura H, anche per il tramite di Enti Pubblici.
Tale valutazione è operabile anche in termini di mantenimento della presenza dell'uomo nelle aree più marginali e di prevenzione dei fenomeni di abbandono dei terreni agricoli.
Tuttavia, si ritiene che una decisiva limitazione ai processi di ricaduta del PSR sarà causata dall'insufficienza dei fondi disponibili, che non consentirà un'attivazione diffusa degli interventi.
In ogni caso, per effettuare una corretta valutazione degli impatti è necessario partire dall'obiettivo globale del PSR, che consiste nell'incremento della competitività delle aree rurali, in un contesto di sviluppo intersettoriale compatibile con l'esigenza di tutela e salvaguardia del territorio, del paesaggio e dell'agroecosistema.
In logica coerenza con tali finalità, gli obiettivi specifici delle quattro misure previste dal piano sono stati individuati per consentire il perseguimento dell'obiettivo globale.
Con riferimento alla quantificazione fisica delle realizzazioni attese, nella Tab. 1 sono riportate le stime desumibili anche sulla base dei risultati conseguiti con il precedente periodo di programmazione, fermo restando che un'analisi più puntuale ed approfondita potrà essere effettuata in sede di valutazione in itinere.
Come si può rilevare, l'incidenza dei contratti agroambientali relativi alla programmazione precedente è talmente elevata, che risulteranno fortemente limitate le nuove adesioni al PSR.
In termini di allocazione delle risorse, tuttavia, l'esperienza conseguita in passato con il Reg. 2078/92 ha fatto ritenere di attribuire un maggior peso alle azioni specificatamente volte al contenimento dei fenomeni di erosione e dissesto del suolo. Sono state, inoltre, ulteriormente affinate le prescrizioni contenute nelle singole azioni, anche per consentire l'individuazione di specifici indicatori d'impatto.
Realizzazioni
Le realizzazioni attese sono state quantificate utilizzando i risultati relativi alla precedente programmazione, ipotizzando un pieno impiego delle risorse disponibili nel periodo 2000-2006.
La misura Agroambiente assume un ruolo preponderante rispetto alle altre, con 5.540 aziende e 33.239 ettari sottoposti a nuovi impegni.
La misura Zone svantaggiate interesserà circa n.315 aziende, per un'estensione di 9500 ettari di superficie impegnata.
Per quanto concerne la misura Imboschimento dei terreni agricoli, sono previsti 3.000 ettari e n. 244 aziende, anche in considerazione dell'elevato numero di richieste che non è stato possibile finanziare nel precedente periodo di programmazione.
In riferimento alla misura Prepensionamento, la realizzazione attesa è superiore a quanto attuato con il Reg. 2079/92, in quanto le nuove condizioni previste dal piano sono caratterizzate da una maggiore flessibilità rispetto al passato.

  MISURE     REALIZZAZIONI ATTESE 

Misura F "Agroambiente"
Impegni sottoscritti con la precedente programmazione  N. 11.000 aziende con 66.000 ettari impegnati in media annualmente 
Nuovi impegni  N. 5.540 aziende con 33.239 ettari complessivi 

Misura E "Zone svantaggiate"
Nuovi impegni  N. 315 aziende con 9.500 ettari 

Misura H "Imboschimento delle superfici agricole"
Nuovi Impegni  N. 244 aziende con 3.000 ettari imboschiti 

Misura D "Prepensionamento"
Aziende cedute  N. 28 aziende con 700 ettari complessivi 

Risultati
L'obiettivo globale del piano e gli obiettivi specifici delle misure sono stati fissati in coerenza con i nuovi orientamenti della PAC, in materia di sviluppo rurale e di sostenibilità dell'attività produttiva agricola.
In particolare, l'impatto previsto avrà riflessi positivi sui seguenti aspetti:
-  consolidamento e rafforzamento della tendenza alla diffusione di metodi di produzione a ridotto impatto ambientale;
-  prevenzione e riduzione dei fenomeni di abbandono dei terreni, dissesto ed erosione dei suoli;
-  incremento delle superfici forestali in sostituzione di terreni agricoli;
-  miglioramento del paesaggio agrario e incremento della biodiversità;
-  incentivazione del ricambio generazionale in agricoltura.
Per quanto concerne in maniera particolare la misura agroambiente, le risultanze della valutazione del precedente periodo di programmazione e la specifica finalizzazione delle prescrizioni contenute nelle azioni del piano, consentono di attribuire ad alcuni obiettivi specifici dei parametri di risultato.
In relazione all'obiettivo F1 "Introduzione e mantenimento di metodi di produzione a basso impatto ambientale, anche in funzione della valorizzazione commerciale delle produzioni ottenute", strettamente collegato alle azioni F1a e F1b, si prevede una diminuzione dell'uso di fertilizzanti quantificabile, in agricoltura integrata, in misura pari al 20% rispetto all'ordinaria buona pratica agricola.
Inoltre, la corretta gestione delle epoche di distribuzione degli elementi nutritivi e il maggiore impiego di concimi organici consentiranno di ridurre l'inquinamento delle falde da lisciviazione di nitrati.
Con riferimento ai prodotti fitosanitari, si prevede una riduzione dell'impiego di diserbanti, nonché dei principi attivi a maggiore rischio tossicologico-ambientale.
L'adozione dei metodi di produzione biologici comporterà, fra l'altro, un aumento di circa il 5% dei quantitativi di prodotti biologici commercializzati etichettati, unitamente all'incremento del contenuto di sostanza organica nei suoli delle aziende interessate (+0,3-0,5%).
Per quanto attiene l'obiettivo F2 "Difesa e tutela del territorio regionale dai fenomeni di dissesto, erosione, dagli incendi e gestione di sistemi foraggeri estensivi", le azioni collegate sono soprattutto F2 "Sistemi foraggeri estensivi" e F4a "Ritiro dei seminativi per scopi ambientali".
A riguardo, gli impatti attesi afferiscono alla riduzione dei fenomeni erosivi in termini di perdita media di suolo e all'incremento della biodiversità, su terreni precedentemente destinati a cereali e foraggere annuali, anche per mezzo della ricostituzione di habitat seminaturali, utilizzabili dagli uccelli e dalla fauna minore.
L'obiettivo F3 "Ricostituzione e mantenimento del paesaggio agrario tradizionale in aree sensibili", viene perseguito con l'applicazione delle prescrizioni contenute nelle azioni F3 "Ricostituzione e mantenimento del paesaggio agrario tradizionale, di spazi naturali e seminaturali" e F2.
Tali azioni, in prosecuzione di quanto già attuato con le misure B2 e D1 del Reg.2078/92, consentiranno di salvaguardare gli elementi caratteristici del paesaggio agrario e di mantenere le colture tradizionali, difendendole anche dagli incendi la cui diffusione è favorita dall'abbandono delle cure colturali.
Con riferimento all'obiettivo F4 "Incremento e salvaguardia della biodiversità", esso è strettamente collegato alle azioni F4a "Ritiro dei seminativi per scopi ambientali" e F4b "Allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione", che mirano ad incrementare il numero e la varietà delle specie animali e vegetali presenti nelle aree di applicabilità, nonché ad aumentare le consistenze delle razze animali minacciate di erosione genetica.
Infine, per quanto concerne la valutazione ex ante, si precisa che è stato redatto uno specifico documento dall'ISMEA, in qualità di consulente esterno, riportato in allegato n. 5.
Analisi dell'impatto del piano
L'impatto generato dalla realizzazione del piano potrà essere apprezzato alla scadenza fissata al 2006, mediante l'utilizzo di una serie d'indicatori.
Gli effetti previsti, individuabili nella riduzione dell'impatto dell'attività agricola sull'ambiente anche attraverso la destinazione dei terreni all'uso forestale, nella riduzione del fenomeno dell'abbandono delle aree marginali e nell'accelerazione del processo di ricambio generazionale per la gestione dell'impresa agricola, potranno avere un'incidenza significativa a livello regionale, grazie alla prevista sinergia con tutte le misure di sviluppo rurale contenute nel POR Sicilia.
Gli indicatori d'impatto utilizzabili, pertanto, in diversi casi potranno rilevare una serie di parametri generati non esclusivamente dalla realizzazione del PSR, ma dal complesso delle misure di sviluppo rurale attivate nel periodo d'implementazione.
Le tipologie d'indicatori da considerare possono essere ascritte a tre ambiti:
-  effetti economici
-  effetti ambientali
-  effetti sociali
La finalità principale degli indicatori consiste nel verificare la rispondenza degli interventi con gli obiettivi del piano, fornendo elementi nel medio periodo comparabili nel tempo (situazione pre e post piano) a diversi livelli (regionale, nazionale e comunitario).
Nella tabella seguente sono riportati gli indicatori d'impatto, raggruppati secondo le tipologie sopra indicate.
In linea generale, dal punto di vista economico il piano avrà una ricaduta positiva per la valorizzazione dei prodotti biologici, la diversificazione delle attività agricole e l'utilizzo della forza lavoro dell'impresa agricola.
In particolare, le misure imboschimento e agroambiente consentiranno di attuare un utilizzo differenziato delle superfici agricole, che potrà avere benefici effetti anche in settori collegati come quello dell'agriturismo.
Per quanto concerne gli aspetti ambientali, le misure F e ed H incidono positivamente su gran parte degli indicatori e, in particolare, sulle problematiche relative alla tutela del suolo e alla riduzione dell'impiego dei prodotti fitosanitari.
Con riferimento ai risultati attesi a livello sociale, sebbene gli impatti ipotizzati risultino positivi in merito a parametri di notevole importanza come il tasso d'occupazione agricola e i flussi demografici, è necessario precisare che l'esiguità dei fondi disponibili potrà comportare un livello di ricaduta talmente limitato da non incidere in maniera significativa sulla situazione regionale.
9. DESCRIZIONE DELLE MISURE AI FINI DELL'ATTUAZIONE DEL PIANO
QUADRO SINTETICO DELLE AZIONI
Si riporta, di seguito, un elenco delle azioni per misura con riferimento agli obiettivi specifici del PSR e alle finalità del Regolamento 1257/99.
Articolazione della misura F - Agroambiente

  AZIONI     Obiettivo specifico PSR 
F1a metodi di produzione integrata  Obiettivo F1 art. 22 1°trattino del Regolamento 
F1b agricoltura e zootecnia biologica  Obiettivi F1 e F2 1° e 2° trattino del Regolamento 
F2 sistemi foraggeri estensivi  Obiettivi F2, F3 e F4 art. 22 1°, 2° e 3° trattino del Regolamento 
F3 ricostituzione e mantenimento del paesaggio  Obiettivo F3 art. 22 4° trattino del Regolamento 
F4a ritiro dei seminativi per scopi ambientali  Obiettivi F4, F2 e F3 art. 22 1°, 3° e 4° trattino del Regolamento 
F4b allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione  Obiettivo F4 art. 22 1°trattino del Regolamento 

Articolazione della misura E - Zone svantaggiate

  MISURA     Obiettivo specifico PSR 
E1 Mantenimento dell'attività agricola nelle zone svantaggiate   Obiettivo E1 art. 13 lett. a) 1°,2°,3° trattino 

Articolazione della misura H - Imboschimento delle superfici agricole

  AZIONI     Obiettivo specifico PSR 
H1 Imboschimento su terreni agricoli, arboricoltura da legno  Obiettivo H1 art. 2 - 3° trattino del Regolamento  
H2 Imboschimento ai fini della conservazione del suolo, bosco  Obiettivo H2 art. 2 - 4° trattino del Regolamento 

Articolazione della misura D - Prepensionamento

  MISURA     Obiettivo specifico PSR 
D1 Cessione di terreni a rilevatari agricoli e non agricoli  Obiettivo D1 art. 10 del Regolamento 



CRITERI GENERALI DI ACCESSO E DISPOSIZIONI APPLICATIVE
Soggetti ammissibili
Possono accedere alle misure del PSR le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame e attività connesse (art. 2135 codice civile).
Si prevede di consentire l'adesione al programma da parte dei soggetti ammissibili a partire dalla campagna agraria 2000/2001, con appositi bandi e/o circolari applicative, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana, in cui verranno indicati i termini e le modalità di presentazione delle istanze di aiuto.
I suddetti provvedimenti verranno notificati tempestivamente alla Commissione.
Esclusivamente per la misura H "Imboschimento delle superfici agricole", oltre ai soggetti sopra specificati possono beneficiare degli aiuti anche gli Enti Pubblici, alle condizioni previste dalle singole azioni.
La concessione dei premi è subordinata alla sottoscrizione di uno o più impegni, in conformità alle azioni contenute nel presente piano.
La disponibilità dei terreni da parte dei soggetti richiedenti è comprovabile esclusivamente mediante titolo di proprietà, o contratto di affitto redatto a termini di legge di durata non inferiore a quella dell'impegno.
Il contratto di comodato sarà ritenuto valido, se rispondente alle condizioni di cui alla circolare assessoriale n. 1652 del 12 luglio 2000 (irrevocabilità del comodato per l'intero periodo d'impegno, ovvero obbligo di continuare l'impegno assunto dal comodatario).
Limitatamente per l'azione F1b, le superfici utilizzate a pascolo per la zootecnia biologica potranno essere ammesse a premio anche se oggetto di contratti di concessione di utilizzo del foraggio, di durata non inferiore a quella dell'impegno.
Disposizioni a carattere generale
Nel periodo di durata dell'impegno, le eventuali variazioni concernenti la titolarità della gestione e/o dell'ordinamento aziendale dovranno essere comunicate all'Amministrazione, in conformità a quanto disposto dall'art. 29 del Reg. CE 1750/99.
Non è consentito il recesso dall'impegno, escluso che per comprovate cause di forza maggiore e per quanto previsto dall'art. 30 del Reg. CE 1750/99.
E' ammissibile, inoltre, l'ampliamento e la sostituzione degli impegni così come disposto dal paragrafo 2 dell'art. 29 del Regolamento suddetto.
Gli imprenditori agricoli titolari di aziende ad indirizzo zootecnico possono beneficiare dell'aiuto, a condizione che sia stato loro attribuito il codice aziendale dal Servizio Veterinario della AUSL competente per territorio, che siano in regola con la normativa vigente in materia di identificazione e registrazione degli animali, con le norme sulla profilassi e quelle relative alla presenza di residui di sostanze vietate di cui alla Direttiva 96/22/CE.
Per il calcolo del carico zootecnico mantenibile in azienda, di seguito si riportano i coefficienti di conversione:
-  i tori, le vacche, i bovini di età superiore a due anni, gli equidi di età superiore a sei mesi sono considerati pari ad 1 UBA;
-  i bovini di età compresa tra i sei mesi e i due anni sono considerati pari a 0,6 UBA;
-  le pecore e le capre sono considerati pari a 0,15 UBA. Ai fini del calcolo, sono ammissibili le femmine di 12 mesi o con prole e i maschi di età pari o superiore a dodici mesi.
L'erogazione del premio avverrà sulla base delle tipologie d'impegno assunte e degli importi previsti nelle singole azioni.
Non verranno concessi premi sulla base d'impegni finalizzati a mutamenti di destinazione di opere d'investimento fondiario, realizzate con l'aiuto finanziario dell'Amministrazione Regionale nei dieci anni precedenti alla data di presentazione della richiesta per l'ottenimento dei benefici previsti dal Piano.
Il regime di aiuti contemplato nel PSR verrà attuato attraverso apposita circolare emanata dall'Assessore Regionale dell'Agricoltura e Foreste, contenente le direttive, le disposizioni e le modalità per l'accesso ai premi. La suddetta circolare verrà notificata alla Commissione Europea.
Misura F- AGROAMBIENTE
RIFERIMENTO NORMATIVO
Regolamento (Ce) del Consiglio n. 1257/1999, Titolo II, capo VI, art. 22.
COSTO DELLA MISURA
Costo a carico del FEOGA  307,171 Meuro 
Costo a carico dello Stato  102,390 Meuro 
  Costo totale 409,561 Meuro 

Il costo comprende anche i contratti in corso derivanti dalla precedente programmazione ex Reg. CE 2078/92; in ogni caso i pagamenti verranno effettuati nel rispetto della copertura annuale di cui al piano finanziario.
E' previsto, inoltre, un aiuto di stato aggiuntivo a totale carico della Regione, fino ad un importo massimo di 80 Meuro.
DESCRIZIONE DELLA MISURA
La misura è coerente con gli obiettivi delle politiche comunitarie in materia agroambientale, in quanto tende a favorire il mantenimento e l'adozione di forme di conduzione dell'impresa agricola, in grado di coniugare la redditività del processo produttivo e la sostenibilità ambientale.
Si precisa che le azioni previste comportano prescrizioni aggiuntive rispetto alla normale buona pratica agricola.
Superficie minima d'intervento e criteri di ammissibilità
Per i soggetti singoli, la superficie minima d'intervento è fissata in 1,5 ettari di superficie agricola assoggettata, di cui almeno 5.000 mq accorpati; per i soggetti associati, in dieci ettari di superficie agricola assoggettata accorpata. Per l'intervento d) dell'azione F2 la superficie minima è fissata in 10 ettari.
Il requisito dell'accorpamento si considera soddisfatto anche in presenza di viabilità, purché attraversabile dai mezzi agricoli.
In linea generale, soddisfatta l'unità minima d'intervento, potranno essere assoggettati all'impegno anche ulteriori appezzamenti di estensione inferiore.
In deroga a quanto sopra, nei parchi, nelle riserve, nell'areale ionico-messinese (comuni di Messina, Roccalumera, Scaletta, Itala, Alì Terme, Alì, Nizza di Sicilia, Fiumedinisi, Pagliara, Mandanici, Furci, Santa Teresa di Riva, Savoca, Casalvecchio S., Limina, Antillo, S.Alessio, Forza D'Agrò, Letojanni, Giardini Naxos, Castelmola, Taormina, Gaggi, Motta Camastra, Francavilla di Sicilia, Moio Alcantara, Gallodoro, Graniti, Mongiuffi Melia) e nelle isole minori l'unità minima d'intervento, ridotta a 0,5 Ha di superficie agricola assoggettata, potrà essere conseguita con singoli corpi di estensione non inferiore a 2.000 mq. Tale deroga è, inoltre, generalmente applicabile nei seguenti casi:
-  interventi di conservazione e/o ripristino di spazi naturali e impianti arborei di valore paesaggistico di età superiore ai 100 anni previsti dall'azione F3;
-  creazione o ripristino di zone umide nell'ambito dell'azione F4a.
Gli aiuti sono concessi sulla base della superficie agricola utilizzata (al netto di stradelle di servizio, frangiventi, tare e incolti), in riferimento alle colture effettivamente presenti nell'annata agraria interessata.
Esclusivamente per l'azione F4b (salvaguardia delle razze locali in estinzione), l'aiuto verrà calcolato sulla base dei capi allevati.
Livelli di aiuto
Il livello di aiuto concesso per ettaro di superficie impegnata è quello previsto per singola azione nel rispetto dei massimali di cui al Reg. CE 1257/99.
Priorità d'intervento e disposizioni in materia finanziaria
Considerata l'esiguità dei fondi disponibili per l'attuazione del PSR, al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse, vengono attribuite le seguenti priorità finanziarie, che dovranno essere rispettate nel corso dell'istruttoria delle istanze di aiuto.
Aziende localizzate, per almeno il 50% della superficie impegnata, nelle seguenti zone:
-  parchi, riserve, oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica;
-  zone afferenti agli ambiti territoriali già compresi o successivamente individuati nella rete ecologica prevista dall'asse I del POR Sicilia;
-  aree a elevata vulnerabilità ai sensi della Direttiva CEE 91/676 e siti d'importanza comunitaria (SIC) ai sensi della direttiva CEE "Habitat"n.43/92 e D.P.R. n.357/97;
-  zone di protezione speciale "uccelli" (ZPS) designate ai sensi della direttiva 79/409 CE.
Inoltre, verranno finanziate prioritariamente le domande presentate dalle giovani imprenditrici beneficiarie di un aiuto al primo insediamento.
Si precisa che, nel rispetto delle priorità indicate, le istanze verranno finanziate fino all'esaurimento della dotazione prevista per ogni singola azione. Qualora le domande presentate non risultino sufficienti per il pieno utilizzo dello stanziamento dell'azione, l'Amministrazione potrà procedere ad opportune rimodulazioni finanziarie all'interno della misura.
Normali buone pratiche agricole
In allegato n. 3 al presente piano è riportata la normale buona pratica agricola, che costituisce un obbligo vincolante per tutti i soggetti che applicano una o più azioni e/o interventi relativi alla misura agroambiente ed E zone svantaggiate.
Si precisa che i soggetti beneficiari di un'azione agroambientale devono rispettare la suddetta buona pratica anche nella superficie agricola non oggetto d'impegno.
Disposizioni specifiche e azioni associabili
L'allegato del Reg. CE 1257/99 indica i massimali di aiuto per ettaro, con riferimento a diverse categorie di coltura.
A riguardo, si forniscono le seguenti precisazioni sulle caratteristiche delle singole tipologie colturali ammissibili per la misura.
Per le colture perenni, il requisito della specializzazione si intende soddisfatto qualora la destinazione produttiva del terreno sia esclusivamente rivolta a un'unica specie.
A parziale deroga, è ammessa la presenza di altre colture perenni in misura non superiore al 10% della superficie assoggettata all'impegno. Per tali quote verrà corrisposto il medesimo livello di aiuto della coltura specializzata.
In relazione alle densità d'impianto minime ammissibili, l'Amministrazione determinerà i parametri di riferimento.
E' possibile trasformare l'azione prescelta nel corso dell'impegno, in seguito ad autorizzazione dell'Amministrazione, secondo il disposto dell'art. 20 del Reg. CE 1750/99, che prescrive l'esistenza di un vantaggio certo dal punto di vista ambientale e il rafforzamento significativo dell'impegno esistente.
Per quanto concerne i criteri seguiti per la quantificazione dei premi, gli stessi sono evidenziati nell'allegato n. 4, così come previsto dall'art. 24 del Reg. CE 1257/99.
Relativamente alle azioni F1a, F2, F3 (limitatamente alla conservazione o ripristino di spazi naturali) e F4a, la concessione del premio è subordinata alla presentazione di apposito piano aziendale, predisposto da un dottore agronomo, forestale, perito agrario o agrotecnico iscritto al relativo albo professionale, dal quale possano essere desunte le finalità e la tipologia delle azioni previste.
Più in particolare, il piano dovrà comprendere una relazione tecnica concernente le caratteristiche attuali dell'agroecosistema dell'intera azienda e i benefici derivanti dagli interventi programmati.
Quest'ultimi dovranno essere analizzati sotto l'aspetto ambientale e tecnico agronomico, in rapporto alle singole azioni attivate.
Alla relazione dovrà essere allegata adeguata planimetria dell'azienda redatta dal tecnico, al fine di dettagliare lo stato effettivo dei luoghi, la localizzazione e l'estensione delle superfici oggetto d'impegno, le colture presenti, l'incidenza delle tare e degli incolti.
Per quanto riguarda la possibilità di associare più impegni nella stessa superficie, tale fattispecie è ammessa esclusivamente per le seguenti azioni, nel rispetto dei massimali previsti dal Reg. CE 1257/99:
-  F1b agricoltura e zootecnia biologica e F4b allevamento di specie animali in pericolo di estinzione
-  F2 sistemi foraggeri estensivi e F4b.
Modalità applicative del Reg. Ce 2603/99 come modificato dal Reg. Ce 1929/2000
In riferimento alle misure agroambientali applicate con Reg. CEE 2078/92, verrà data attuazione esclusivamente al disposto dell'art. 3 paragrafo 1 e paragrafo 2 lettera a del Regolamento in questione.
Nel primo caso viene consentita la proroga degli impegni in scadenza prima dell'approvazione del presente piano, mentre la seconda fattispecie è relativa alle istanze di rinnovo degli impegni prodotte entro il 29/7/99.
A riguardo, si precisa che non verranno accettate istanze di nuovi impegni successive al 31/12/99, così come previsto dal Reg. 2603/99.
Le istanze di proroga annuale degli impegni in scadenza, verranno finanziate nel rispetto del principio della continuità temporale dell'impegno stesso.
Per quanto concerne, invece, i pagamenti a valere sulle indennità compensative basate su impegni sottoscritti anteriormente al 1° gennaio 2000, non si ritiene di applicare la facoltà di cui al paragrafo 2 secondo comma del Reg. CE 2603/99.
Trasformazione degli impegni in corso
In attuazione al Reg. CE 1929/00 è possibile trasformare un impegno assunto in forza al Reg. CE 2078/92 in un nuovo impegno previsto dal Piano di Sviluppo Rurale, a condizione che tale trasformazione rechi vantaggi certi sul piano ambientale e l'impegno esistente sia rafforzato in modo significativo. A tal fine, nella tabella seguente vengono indicate le possibilità di trasformazione d'impegno ammissibili, purché siano soddisfatte le condizioni di applicabilità dell'azione interessata:
La possibilità di trasformare gli impegni sottoscritti ai sensi del Reg. CEE 2078/92, comprese eventuali superfici aggiuntive, è prevista esclusivamente entro la data di scadenza della presentazione della domanda di conferma del quinto anno d'impegno e, in ogni caso, entro e non oltre il termine perentorio del 31 dicembre 2001.
Si precisa che non è ammessa la trasformazioni parziale di uno o più impegni, comprese eventuali superfici aggiuntive, già sottoscritti ai sensi del Reg. CE 2078/92.
A parziale deroga di quanto sopra, l'eventuale richiesta di ampliamento di un impegno a suo tempo sottoscritto ai sensi della misura A2 del Reg. Ce 2078/92 può dare luogo alla trasformazione dell'impegno stesso nella corrispondente azione F1b, anche per le aziende non zootecniche, a condizione che le superfici aggiuntive siano in proprietà del richiedente e le stesse abbiano una superficie non inferiore ai 2 ettari.
La modalità di adesione alle nuove azioni del PSR sono state individuate nel rispetto delle condizioni di cui all'art. 1 del Reg 1929/2000.
In particolare, l'azione F1a prevede l'impegno aggiuntivo della riduzione delle concimazioni, mentre la possibilità di aderire all'azione F1b è giustificata dalla considerazione che nel precedente programma non era prevista la zootecnia biologica, infine gli interventi a) e b) dell'azione F2 sistemi foraggeri estensivi comportano la creazione di fasce alberate.
A riguardo, la condizione relativa al rafforzamento dell'impegno viene soddisfatta, per l'azione F1a, in quanto viene introdotto il vincolo della limitazione dei quantitativi di fertilizzanti distribuiti sul terreno, di cui una quota obbligatoria deve essere sotto forma organica. Il nuovo impegno è quindi innovativo anche sotto l'aspetto del vantaggio ambientale.
Le suesposte considerazioni possono essere ripetute per l'azione F1b in quanto è obbligatoria l'attuazione dell'impegno sull'intera azienda, compresa l'attività zootecnica. Per quanto concerne le misure C e D2 del precedente programma agroambientale, la trasformazione dell'impegno in F1b richiede l'adozione di metodi di produzione ad impatto ambientale notevolmente ridotto, rispetto alla zootecnia convenzionale precedentemente praticata.
La trasformazione dell'impegno di conversione dei seminativi in pascolo e di cura dei terreni abbandonati ex Reg. CE 2078/92 nell'azione F2, comporta una maggiore durata del periodo d'impegno, che viene elevato a 10 anni, nonché l'obbligo della costituzione di elementi diversificatori dell'agroecosistema, con significativo aggravio dei costi.
Descrizione dei contratti in corso dalla precedente programmazione
Dalla precedente programmazione ai sensi del Reg. CE 2078/92, risultano a carico dell'esercizio 2000, in quanto al 2°, 3°, 4° o 5° anno del periodo d'impegno, un numero di aziende totali pari a circa 33.400, delle quali il 75% è assoggettato agli impegni delle misure A1 (riduzione dei fitofarmaci) e A2 (agricoltura biologica).
Nella tabella seguente sono riportati i dati effettivi della spesa da effettuare per il pagamento dei premi, comprensiva della proroga concessa, per l'anno 2000, ai sensi del Reg. CE 2603/99 art. 3, par. 1 e che si stima in 18 Meuro.
I beneficiari dei contratti in corso dalla precedente programmazione, dovranno rispettare le condizioni che erano in vigore al momento della sottoscrizione.
I contratti ancora in corso negli anni 2004, 2005 e 2006, sono relativi alla misura F (Ritiro ventennale dei seminativi) .
Azione F1a - METODI DI PRODUZIONE INTEGRATA
Area di applicazione
L'azione è applicabile nelle seguenti zone, a condizione che almeno il 50% della superficie aziendale sia localizzata nelle stesse:
-  interi bacini imbriferi dei fiumi Imera, Simeto, Nocella, San Leonardo e ulteriori aree delimitate (vedasi cartografia, allegato n. 1 carta n. 2);
-  aree ad elevata vulnerabilità di rischio d'inquinamento delle acque, individuate ai sensi della Direttiva CEE 91/676;
-  parchi e riserve naturali istituiti secondo la normativa vigente (allegato n. 1 carta n. 6);
-  oasi di protezione e di rifugio della fauna selvatica ai sensi della L.R. 33/97 art. 45 e successive;
--  iti d'importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva CEE "Habitat" n. 43/92 e D.P.R. Rep. n. 357/97 (SIC);
-  zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva 79/409 CE (ZPS).
Durata dell'impegno
L'impegno avrà durata quinquennale.
Obiettivi operativi
-  Diffusione della difesa integrata con particolare riguardo alla determinazione della soglia d'intervento ed uso di tecniche ecompatibili per gli interventi fitosanitari.
-  Miglioramento qualitativo, dal punto di vista igienico-sanitario, delle produzioni.
-  Mantenimento della fertilità dei suoli.
-  Tutela della salute degli operatori e dei consumatori.
Condizioni ed obblighi per l'adesione all'impegno
L'azione, finalizzata sia alla prima introduzione che al mantenimento del metodo di produzione integrata, è applicabile alle seguenti colture: agrumi, olivo, vite da vino, fruttiferi (albicocco, ciliegio, fico d'india, kaki, nespolo del giappone, melo, pero, pesco, pistacchio, susino, vite da tavola), cappero, ortive (anguria, melone, zucchino, carciofo, carota, cavoli, cipolla, aglio, fagiolo, fagiolino, finocchio, fragola, insalate, patata, peperone, pomodoro, melanzana e altre ortive), frumento, orzo, leguminose da granella, foraggere avvicendate.
I produttori che aderiscono all'azione sono tenuti all'osservanza delle seguenti prescrizioni:
-  compilazione di un registro aziendale, concernente l'intera azienda, dal quale si possano evincere quantità e tipologia di fitofarmaci e concimi acquistati ed in giacenza e il loro utilizzo sulle singole colture nel corso dell'annata agraria, nonché la metodologia di difesa e di concimazione adottata;
-  aggiornamento del registro entro 72 ore dall'intervento o acquisto effettuati;
-  presentazione di un piano aziendale riguardante l'intera azienda nel quale siano evidenziati gli aspetti fitopatologici e ambientali, la programmazione delle fertilizzazioni sulla base dei fabbisogni delle colture nonché le modalità di gestione del suolo; in riferimento a quest'ultimo aspetto dovranno essere adottate tecniche di lavorazione finalizzate alla riduzione dei fenomeni erosivi, nel rispetto delle condizioni pedoclimatiche e orografiche della singola azienda. Il suddetto piano dovrà essere vistato per conformità da un'unità di zona o sezione operativa o periferica di assistenza tecnica competente per territorio;
-  effettuazione, a proprie spese, di un'analisi annuale di campione di terreno (dal secondo al quarto anno l'analisi si potrà effettuare in alternativa su campione di foglie) dell'azienda finalizzata alla predisposizione di un piano di concimazione, che dovrà essere contenuto nel piano aziendale sopra descritto; nel piano di concimazione si dovranno anche definire le epoche e le modalità di distribuzione dei fertilizzanti e degli ammendanti organici in funzione delle loro caratteristiche e dell'andamento climatico;
-  rispetto delle norme tecniche in materia fitosanitaria stabilite in conformità a quanto previsto dall'allegato n. 8;
-  attuazione del suddetto piano di concimazione, che dovrà prevedere un apporto di azoto e fosforo inferiore del 25% rispetto ai quantitativi fissati dalla normale buona pratica agricola(vedasi tabella nella pagina seguente);
-  utilizzo di azoto di origine organica, in misura non inferiore al 30% del totale apportato;
-  rinuncia alla pratica del diserbo effettuata con prodotti chimici, ad eccezione dei casi previsti dalle norme tecniche;
-  applicazione dell'azione sull'intera superficie aziendale destinata alle colture ammissibili, ad eccezione delle quote di terreno eventualmente assoggettate alle azioni F2 (interventi a, b, d), F4a o alla misura H "Imboschimento dei terreni agricoli".
-  adozione nel corso del quinquennio, di un programma di rotazione colturale che garantisca il mantenimento dell'impegno su una superficie non inferiore a quella inizialmente assoggettata. La rotazione prevista nel piano aziendale di cui al punto precedente dovrà prevedere, diversamente da quanto ordinariamente attuato nella normale buona pratica, la successione di una coltura da rinnovo con quella sfruttatrice (cereale) a cui dovrà succedere una coltura miglioratrice (leguminose foraggere), con esclusione della pratica del ringrano. E' ammessa nell'ambito della rotazione agraria la pratica del maggese vestito senza corresponsione di alcun aiuto, inoltre, qualora vengono effettuate colture intercalari, è obbligatoria la scelta tra quelle ammissibili all'azione nonchè l'osservanza delle prescrizioni dell'azione anche per tali colture.
Per quanto concerne le colture perenni, le stesse dovranno risultare in produzione sin dal primo anno d'impegno. Tuttavia le eventuali quote di superfici aziendali non ancora in produzione dovranno essere assoggettate all'azione, con un premio ridotto pari a 80 euro per ettaro.
E' ammesso il ripristino di fallanze in misura non superiore al 10% della superficie investita a colture perenni.
Nelle superfici assoggettate sono ammessi, per tutto il periodo d'impegno, l'impianto e/o il reimpianto delle colture perenni. Tali operazioni potranno essere effettuate a fine campagna agraria e dietro autorizzazione preventiva. In tal caso, il premio percepito sarà pari a 80 euro.
L'espianto e il reinnesto delle colture perenni assoggettate all'azione, potranno essere autorizzati preventivamente dall'Amministrazione nei casi in cui tali interventi si rendano necessari per una corretta gestione dell'impresa.
Si evidenzia, inoltre, che l'azione potrà non essere applicata negli orti familiari, identificabili nelle piccole superfici utilizzate essenzialmente per il consumo della famiglia del conduttore o di altre persone che lavorano nell'azienda.
Tale deroga è applicabile, in ogni caso, per superfici non eccedenti il 2% della superficie aziendale totale, fino a un massimo di 5.000 mq. Sono escluse dagli aiuti le produzioni spontanee (es. pascoli naturali).
Nel corso della realizzazione del programma, l'Amministrazione potrà provvedere ad aggiornare le norme tecniche in base alle indicazioni fornite dagli Osservatori Regionali per le malattie delle piante di Palermo e Acireale.
In ogni caso le aziende, per l'effettuazione degli interventi di difesa fitosanitaria e di fertilizzazione, potranno avvalersi dell'assistenza tecnica fornita nei territori di competenza dalle Unità di Zona, dalle Sezioni Operative di assistenza tecnica e divulgazione agricola dell'Assessorato e dalle Sezioni Operative Periferiche dell'E.S.A..
Ai suddetti uffici, ulteriori elementi relativi all'individuazione delle soglie d'intervento e ai metodi di lotta integrata adottabili verranno forniti dall'Assessorato Agricoltura, su indicazioni degli Osservatori per le malattie delle piante di Palermo e Acireale.
Per quanto concerne, invece, particolari infezioni o infestazioni, successivamente ad apposito accertamento, gli uffici tecnici competenti potranno autorizzare l'azienda ad effettuare trattamenti che si discostino da quanto previsto dalle norme tecniche.
Si precisa che i beneficiari dell'azione dovranno attenersi alle indicazioni fornite dai tecnici delle sezioni di assistenza tecnica in termini di formulati, di quantità e modalità di distribuzione.
Considerato che le prescrizioni dell'azione sono notevolmente innovative e più gravose rispetto a quelle previste dalla corrispondente misura del precedente programma agroambientale, non si prevede un'opzione specifica di mantenimento dell'impegno precedentemente sottoscritto.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).

LIVELLI DI AIUTO (euro/ha/anno)

Si precisa che nel caso di seminativi arborati l'aiuto verrà calcolato ragguagliando la coltura del seminativo e l'incidenza delle colture perenni non specializzate, applicando i relativi livelli di premio.
Indicatori di realizzazione
-  Numero di domande ammesse
-  Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per coltura
Indicatori di risultato
-  Effetti dei prodotti fitosanitari su operatori agricoli e ambiente: riduzione delle quantità di prodotti fitosanitari impiegati (esclusi p.a. ammessi Reg. 2092/91) appartenenti a classi tossicologiche T+, T e Xn rispetto a BPAn
-  Effetti dei prodotti fitosanitari su operatori agricoli: riduzione delle quantità di prodotti fitosanitari impiegati con frasi rischio tipo R40 e R63 ed altri rispetto a BPAn
-  Impiego di fertilizzanti: riduzione dell'impiego di fertilizzanti rispetto a BPAn
-  Perdite N per lisciviazione: riduzione rispetto a BPAn
-  Sostanza organica nel suolo: miglioramento rispetto a BPAn
Azione F1b - INTRODUZIONE O MANTENIMENTO DEI METODI DELL'AGRICOLTURA E DELLA ZOOTECNIA BIOLOGICA
Area di applicazione
L'azione è attuabile in tutto il territorio regionale. Tale scelta è motivata dalla considerazione che un'applicazione diffusa dei metodi di agricoltura e zootecnia biologica nel territorio regionale comporta un miglioramento generalizzato degli agroecosistemi, contribuendo in maniera incisiva alla riduzione dell'impatto dell'attività agricola. Tuttavia, si reputa opportuno attivare un regime di aiuto differenziato per aree, privilegiando le zone più vulnerabili dal punto di vista ambientale.
Zone preferenziali
Le zone preferenziali sono individuate nelle seguenti:
-  Parchi e riserve naturali istituiti secondo la normativa vigente.
-  Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica ai sensi della L.R. 33/97 art. 45 e successive.
-  Aree ad elevata vulnerabilità di rischio d'inquinamento delle acque, individuate ai sensi della Direttiva CEE 91/676.
-  Siti d'importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva CEE "Habitat" n.43/92 e D.P.Rep. n.357/97.
-  Interi bacini imbriferi dei fiumi Imera, Simeto, Nocella, San Leonardo e ulteriori aree delimitate (vedasi cartografia, allegato n. 1 carta n. 2);
-  Zone afferenti agli ambiti territoriali della rete ecologica prevista dall'asse I del POR Sicilia.
-  Zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva 79/409 CE.
Durata dell'impegno
Cinque anni.
Obiettivi operativi
L'applicazione dei metodi di agricoltura e zootecnia biologica consente il raggiungimento di una serie di obiettivi, con ricadute positive sull'agroecosistema e gli operatori.
Fra questi è opportuno evidenziare i seguenti:
-  progressivo ristabilimento dell'equilibrio biologico, con particolare riferimento all'entomofauna e alla fauna selvatica;
-  aumento del tenore di sostanza organica nei suoli;
-  salvaguardia della salute degli operatori e dei consumatori.
Oltre alla riduzione dell'impatto sull'agroecosistema derivante dal metodo di produzione e di allevamento, l'azione è finalizzata alla valorizzazione delle produzioni biologiche regionali, che ancora non risultano globalmente orientate verso il mercato.
In particolare le colture foraggere, attualmente prive di uno specifico valore aggiunto derivante dalla certificazione, potranno essere immesse nella filiera zootecnica, in seguito all'applicazione del Reg. 1804/99.
In riferimento ai metodi di allevamento della zootecnia biologica, grandi potenzialità sono individuabili nelle aree interne collinari, dove l'allevamento brado e semibrado di razze autoctone è ormai connaturato al territorio e parte integrante della cultura rurale.
La possibilità di valorizzare, tramite un processo certificativo di valenza europea, le produzioni tradizionali degli allevamenti estensivi assume un'importanza strategica per l'agricoltura regionale.
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
L'adesione all'azione, che dovrà essere applicata nell'intera superficie agricola utilizzata al momento della sottoscrizione dell'impegno iniziale e per tutte le colture presenti, comporta l'obbligo del rispetto delle prescrizioni stabilite dai Reg. CE 2092/91 e successive modifiche.
In caso di aziende con presenza di animali di allevamento, è obbligatoria la sottoscrizione dell'impegno anche per l'attività zootecnica, nel rispetto del Reg. CE 1804/99.
A parziale deroga di quanto sopra, potranno non essere sottoposti all'azione eventuali quote di superficie destinate all'azione F4a (ritiro dei seminativi) o a una azione della misura H "Imboschimento dei terreni agricoli".
Per quanto riguarda le modalità di somministrazione degli elementi fertilizzanti, dovrà essere rispettato un piano di concimazione e di gestione del suolo predisposto sulla base di un'analisi di campione di terreno, effettuata a spese del beneficiario nel primo anno d'impegno. Il piano di concimazione e di gestione, coerente con quanto previsto dal Reg. CE 2092/91 e dalla vigente normativa nazionale, potrà essere redatto anche dai servizi di sviluppo pubblici.
L'analisi del campione dovrà essere ripetuta, sempre a cura del beneficiario e con le medesime modalità, all'ultimo anno d'impegno, anche al fine di valutare l'evoluzione del tenore di sostanza organica.
In riferimento alle modalità di gestione del suolo, dovranno essere adottate tecniche di lavorazione finalizzate alla riduzione dei fenomeni erosivi, nel rispetto delle condizioni pedoclimatiche e orografiche della singola azienda.
Per quanto concerne il vincolo della tenuta dei registri aziendali, si precisa che le registrazioni concernenti l'impiego di mezzi tecnici dovranno essere effettuate entro tre giorni.
L'aiuto non è concedibile per le produzioni agricole spontanee, ad esclusione dei pascoli naturali utilizzati dal bestiame allevato con metodo biologico, nel rispetto di un carico minimo di n. 0,5 e massimo di n. 2 UBA/ha di pascolo.
Per il calcolo delle UBA si farà riferimento all'allegato VII del Reg. CE 2092/91 e successivi.
Per quanto concerne le specie diverse dai bovini, compreso il pollame, il carico minimo dovrà essere ragguagliato a un quarto di quello riportato nel suddetto allegato.
La gestione delle deiezioni zootecniche dovrà essere conforme a quanto previsto dal par. 7 dell'allegato I del Reg. CE 2092/91, nonché dalla buona pratica agricola in allegato n. 3.
Durante il periodo di applicazione dell'intervento il numero dei capi allevati potrà variare anche in diminuzione, con l'obbligo di aggiornare la consistenza all'Amministrazione.
Nel corso dell'impegno possono essere autorizzati preventivamente il reinnesto, l'impianto e/o l'espianto di colture perenni (arboree e vite) nelle superfici assoggettate, qualora tali interventi si rendano necessari per una corretta gestione dell'azienda.
Le colture perenni non ancora in produzione usufruiranno di un premio ridotto pari a 160 euro.
Potranno usufruire del regime di aiuti, gli operatori licenziatari sottoposti al sistema di controllo di cui agli art. 8 e 9 del Reg. CEE 2092/91.
L'attestazione che certifica l'assoggettamento di una determinata azienda al sistema di controllo comunitario è rilasciata dagli organismi riconosciuti nel rispetto della legislazione vigente.
Altre azioni di applicazione facoltativa
L'azione associabile, in via facoltativa, è la F4b "Allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione", nel rispetto dei massimali previsti dal Reg. CE 1257/99.
Beneficiari
Imprenditori agricoli licenziatari inseriti nell'elenco regionale degli operatori idonei di cui al Decreto Legislativo n. 220/95 che vendono o conferiscono prodotto certificato, sia in regime di conversione che di agricoltura biologica, in misura non inferiore al 50% della produzione totale aziendale.
Si precisa che, nel caso di prima introduzione del metodo biologico, la qualifica di licenziatari dovrà essere posseduta a partire dal secondo anno d'impegno.
Nel caso in cui l'intera superficie impegnata sia destinata ad una coltura perenne non ancora in produzione, la qualifica di licenziatario dovrà essere acquisita a partire dal primo anno dell'entrata in produzione dell'impianto.
L'attestazione dell'avvenuta commercializzazione verrà rilasciata dagli organismi di controllo autorizzati e comprovata mediante esibizione di documentazione fiscale, o bollettini di conferimento, e/o registro vendita.
Per commercializzazione s'intende la cessione o il conferimento della produzione aziendale a un acquirente, compresi grossisti, intermediari, consorzi, cooperative, associazioni e altri.
Il requisito della commercializzazione non è richiesto per i quantitativi di prodotti utilizzati direttamente nelle aziende agrituristiche, nell'ambito dell'attività di ristorazione.
Livelli di aiuto (euro/ha/anno)
I premi riferiti alle aziende zootecniche sono applicabili esclusivamente in presenza di una dotazione di bestiame pari a un carico minimo di 0,5 UBA per ettaro di superficie ammissibile all'aiuto e nel rispetto del carico massimo previsto dalla normativa comunitaria in materia di zootecnia biologica, a condizione che la produzione agricola derivante dalla coltura oggetto di aiuto sia interamente utilizzata per l'alimentazione del bestiame allevato in azienda.
Il livello di aiuto sopra indicato è riferito a una dotazione minima di 1 UBA per ettaro di superficie ammissibile all'aiuto e comprende anche il premio per la coltura interessata. Nel caso di dotazioni inferiori a 1 UBA il premio verrà diminuito proporzionalmente, in relazione all'effettiva consistenza.
Per il calcolo delle UBA si farà riferimento all'allegato VII del Reg. CE 2092/91 e successivi.
Si precisa che nel caso di seminativi arborati l'aiuto verrà calcolato ragguagliando la coltura del seminativo e l'incidenza delle colture perenni non specializzate, applicando i relativi livelli di premio.
Indicatori di realizzazione
-  Numero di domande ammesse
-  Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per coltura
Indicatori di risultato
-  Effetti dei prodotti fitosanitari su operatori agricoli e ambiente: riduzione delle quantità di prodotti fitosanitari impiegati appartenenti a classi tossicologiche T+, T e Xn rispetto a BPAn.
-  Effetti dei prodotti fitosanitari su operatori agricoli: riduzione delle quantità di prodotti fitosanitari impiegati con frasi rischio tipo R40 e R63 ed altri rispetto a BPAn.
-  Perdite N per lisciviazione: riduzione rispetto a BPAn.
-  Sostanza organica nel suolo: aumento del contenuto rispetto a BPAn.
-  Incremento dei quantitativi di produzioni etichettate biologiche commercializzate.
-  Ricchezza delle specie animali e/o vegetali: valutazione indice di diversità/ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
Azione F2 - SISTEMI FORAGGERI ESTENSIVI, CURA DEL PAESAGGIO E INTERVENTI ANTIEROSIVI
Area di applicazione
L'impegno è realizzabile esclusivamente nelle seguenti zone (almeno il 50% della superficie aziendale impegnata deve ricadere in dette aree):
-  terreni sottoposti a vincolo idrogeologico e/o paesaggistico (allegato n. 1 carte n. 3 e 4);
-  parchi e riserve naturali;
-  oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica, ai sensi della L.R. 33/97 art. 45 e successive;
-  aree ad elevata vulnerabilità di rischio d'inquinamento delle acque, individuate ai sensi della Direttiva CE 91/676;
-  siti d'importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva CEE "Habitat" n.43/92 e D.P.Rep. n.357/97 (SIC);
-  zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva 79/409 CE (ZPS).
Durata dell'impegno
Dieci anni.
Obiettivi operativi
-  Introduzione e mantenimento di sistemi foraggeri in asciutto a bassa intensità.
-  Costituzione e salvaguardia di habitat seminaturali.
-  Difesa del suolo dall'erosione.
-  Incremento della biodiversità.
-  Riduzione delle superfici destinate a cereali.
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
Si precisa che, ove sia presente bestiame bovino in azienda, la densità massima ammissibile per qualsiasi intervento dell'azione è pari, per le specie bovine, a 1,4 UBA ad ettaro di superficie impegnata. L'obbligo del rispetto di tale densità non dà diritto ad alcun premio nell'ambito della presente azione, in quanto nel regime di aiuti di cui all'OCM settore carni bovine (Reg. CE 1254/99 e successivi) è previsto uno specifico aiuto.
L'azione dovrà essere applicata sull'intera superficie aziendale destinata ai seminativi ammissibili, ad eccezione delle quote di terreno eventualmente assoggettate alle azioni F4a o alla misura H "Imboschimento dei terreni agricoli".
L'azione prevede diverse tipologie d'impegno, di seguito descritte.
Intervento a) Conversione e mantenimento in aziende zootecniche
L'intervento è riservato esclusivamente alle aziende zootecniche, con densità minima di bestiame allevato pari a 0,5 UBA/Ha di superficie impegnata.
La conversione è consentita nelle superfici destinate, in almeno due delle tre campagne immediatamente precedenti a quella oggetto di richiesta degli aiuti previsti dall'azione, a una delle colture di cui all'allegato 1 del Reg. CE 1765/92, al Reg. CE 1644/96 e successivi. Tale requisito dovrà essere accertato sulla base della domanda di compensazione presentata dal beneficiario. Per la campagna precedente l'inizio dell'impegno, l'esistenza della coltura potrà essere verificata anche attraverso apposito sopralluogo aziendale.
Potranno essere ammesse alla conversione anche le superfici interessate da un regime di ritiro dei seminativi dalla produzione, con scadenza in una delle due campagne immediatamente precedenti a quella d'inizio d'impegno.
Il mantenimento è attuabile nei pascoli costituiti con l'attuazione della misura B1 del Regolamento 2078/92, se localizzati nelle aree di applicabilità dell'azione.
In generale, le tipologie ammissibili sono così articolate:
1) conversione dei seminativi in sistemi foraggeri estensivi;
2) mantenimento dei pascoli estensivi.
L'adesione all'intervento comporta gli obblighi di seguito specificati.
Conversione:
-  al primo anno lavorazione superficiale su tutta la superficie interessata, per la preparazione del letto di semina;
-  concimazione minerale d'impianto in relazione alle caratteristiche fisico chimiche del terreno, nel rispetto dei seguenti livelli massimi di somministrazione: 90 Kg/ha di unità di fosforo totale, 70 Kg/ha di unità di azoto totale (organico più minerale) ammissibile esclusivamente in assenza di leguminose seminate;
-  semina di essenze foraggere autoctone adatte al contesto pedoclimatico interessato da effettuarsi, entro il primo anno d'impegno, al verificarsi delle condizioni ambientali favorevoli; trasemine di rinfoltimento o eventuale risemina delle essenze negli anni successivi. Nel corso dell'impegno le specie foraggere utilizzate potranno variare al fine di evitare fenomeni di stanchezza. Esclusivamente nelle zone ricadenti all'interno dei parchi naturali delle Madonie e dei Nebrodi, nonché nelle aree montane con altitudine superiore a 800 metri e nei territori della provincia di Ragusa e Siracusa caratterizzati dalla presenza di flora pabulare spontanea di elevato pregio, potrà prescindersi dalla semina in fase d'impianto;
-  utilizzo di un miscuglio di almeno tre specie, con presenza equilibrata dei semi delle diverse essenze;
-  quantitativo di miscuglio utilizzato non inferiore a 80 Kg/ha.
Mantenimento:
-  effettuazione, al primo anno, di una erpicatura e successiva trasemina di rinfoltimento; qualora necessario potrà essere effettuata la risemina delle essenze, che potranno essere opportunamente variate, mediante utilizzo di un miscuglio di almeno tre specie, con presenza equilibrata dei semi delle diverse essenze. In caso di risemina, il quantitativo di miscuglio utilizzato non dovrà essere inferiore a 80 Kg/ha e la concimazione, esclusivamente in tale fattispecie, dovrà essere effettuata secondo le modalità previste per la conversione.
Prescrizioni valide sia per il mantenimento, che per la conversione:
-  mantenimento della destinazione foraggera in asciutto e adozione delle necessarie pratiche colturali, al fine di mantenere il pascolo in ottimali condizioni vegeto produttive, per tutta la durata dell'impegno;
-  divieto di utilizzo di fitofarmaci e diserbanti;
-  eventuale concimazione in quantità non eccedente la normale buona pratica agricola per i pascoli;
-  in caso di pascolo dovrà essere adottata una razionale tecnica di gestione dello stesso, che preveda anche un'interruzione dello sfruttamento durante la fase riproduttiva;
-  realizzazione e/o manutenzione di scoline con funzione regimante dell'acqua piovana;
-  in assenza di pascolo, effettuazione di almeno uno sfalcio annuale e successiva asportazione del foraggio ottenuto;
-  nella superficie precedentemente destinata a seminativo, impianto di fasce di vegetazione arbustiva ed arborea variamente consociata, di larghezza minima pari a metri lineari 3 e con sviluppo lineare di almeno mt. 120 per ogni ettaro di superficie sottoposta all'aiuto. Le fasce andranno costituite entro il primo anno d'impegno, al verificarsi delle condizioni ambientali favorevoli, su porzioni di terreno precedentemente destinate alla coltivazione o al pascolo;
-  costituzione di uno strato drenante, ove necessario;
-  scelta di specie arbustive ed arboree autoctone quali: ginestra, sommacco, ginestra spinosa, ginepro, biancospino, uva spina, rovo, sorbo, gelso, fico, melograno, lentisco, carrubo, oleastro, perastro, ciliegio acido, azzeruolo, alloro, cerro, roverella, leccio e frassino;
-  le modalità d'impianto delle fasce di vegetazione, le cure colturali e gli interventi di manutenzione da effettuarsi nel corso degli anni, dovranno essere conformi alle indicazioni fissate dagli uffici di Assistenza Tecnica dell'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste e dell'Ente Sviluppo Agricolo competenti per territorio;
-  costituzione lungo tutto il perimetro esterno di entrambi i lati delle fasce di vegetazione suddette, con un'ampiezza di 1,5 mt per lato, di una striscia non coltivata nella quale annualmente si dovranno effettuare delle lavorazioni per impedire il diffondersi delle erbe infestanti.
La consociazione nelle fasce dovrà essere attuata con almeno quattro specie. A tal fine, per ogni 100 ml di fascia non dovranno essere impiantate più di 5 piante per singola specie arborea e 30 per specie arbustiva.
La scelta dell'essenze dovrà avvenire in relazione alle caratteristiche pedo-climatiche ed altimetriche dell'area oggetto d'intervento, nel rispetto di quanto indicato dalla sezione di assistenza tecnica competente per territorio, che rilascerà agli interessati una scheda guida degli interventi da attuare.
Più in particolare, l'impianto dei filari dovrà avvenire preferibilmente in prossimità di fossati, laghetti, torrenti, valloni, calanchi e, in ogni caso, in zone discoste da strutture viarie di qualsiasi tipo, al fine di consentire la costituzione di specifiche nicchie ecologiche per la sosta, la riproduzione e il rifugio della fauna e dell'avifauna stanziale e migratoria.
I beneficiari dovranno porre in essere tutti gli accorgimenti necessari per evitare pericoli d'incendio.
A riguardo, potranno essere realizzate apposite recinzioni da eliminare entro il quinto anno d'impegno.
In via indicativa, verranno consigliate distanze d'impianto variabili dai 3 ai 7 m.t. per le specie arboree e da 2 a 2,50 m.t. per le specie arbustive.
Al fine di favorire l'attecchimento dell'essenze impiantate nei primi anni di adesione alla misura, potranno effettuarsi interventi irrigui di soccorso, nonché 2 o più sfalci e/o lavorazioni rinettanti.
Negli anni successivi dovranno essere praticati almeno 2 sfalci e/o lavorazioni rinettanti, da effettuare da agosto a marzo, per consentire e garantire l'eventuale riproduzione della fauna e dell'avifauna presente nel territorio, senza causare disturbo nelle epoche di riproduzione e di allevamento della prole degli animali selvatici.
Intervento b) Conversione dei seminativi in pascolo per la protezione dei versanti dall'erosione
Potrà essere applicato sui versanti con pendenza media superiore al 20% nonché alle zone sommitali convesse, aventi pendenza inferiore, sovrastanti tali versanti.
Le condizioni di ammissibilità sono le medesime di cui al precedente intervento, tuttavia l'impegno potrà essere attuato anche da aziende non zootecniche.
L'impegno comporta l'obbligo della semina, al verificarsi delle condizioni ambientali favorevoli e comunque entro il primo anno d'impegno, di un miscuglio di almeno tre specie erbacee foraggere adatte alla costituzione di un cotico erboso permanente, nel rispetto delle prescrizioni tecniche di cui al precedente intervento.
La superficie assoggettata non dovrà subire lavorazioni del suolo nel periodo dell'impegno, tranne che, limitatamente alle aree ove si siano presentati problemi di emergenza, lavorazioni superficiali con attrezzi discissori; in tali aree si dovrà provvedere alla risemina o alla trasemina delle essenze. Annualmente si dovrà effettuare un'adeguata concimazione di copertura nel rispetto dei quantitativi previsti dalla normale buona pratica agricola per i pascoli.
Il pascolo potrà essere effettuato solo a partire dal secondo anno dalla semina con la tecnica di pascolamento turnato con l'obbligo di utilizzare recinti mobili e non superare un carico di bestiame annuo pari a 1,4 UBA per ettaro. . .
Al fine di evitare completamente il pascolo nel primo anno di impegno e regolarlo negli anni successivi, l'area dovrà essere interamente recintata con adeguata recinzione fissa da realizzare entro il primo anno d'impegno. Ove la superficie non sia pascolata, è fatto d'obbligo lo sfalcio periodico con rimozione del materiale sfalciato.
Intervento c) Impiego di metodi di produzione dei seminativi compatibili con l'esigenze dell'ambiente e la cura del paesaggio
L'intervento è applicabile nelle superfici destinate a seminativi, anche in aziende non zootecniche.
L'accertamento della destinazione produttiva antecedente l'inizio dell'impegno, dovrà essere operata con le medesime modalità previste per l'intervento a).
Poiché l'ordinaria rotazione della normale buona pratica agricola consiste nell'alternanza del grano duro ripetuto, spesso per due anni, con una foraggera od una coltura ortiva di pieno campo, l'impegno è finalizzato all'adozione di una successione colturale maggiormente rispettosa dell'ambiente e all'inserimento di un importante elemento di diversificazione dell'agroecosistema.
Riguardo a quest'ultimo aspetto, l'obbligo d'impianto di siepi è in grado di garantire un notevole incremento della biodiversità, come ormai ampiamente dimostrato.
L'adesione all'intervento comporta il rispetto delle seguenti prescrizioni:
-  nella superficie precedentemente destinata a seminativo, impianto di fasce di vegetazione arbustiva ed arborea, con le medesime modalità e prescrizioni dell'intervento a);
-  realizzazione di un avvicendamento colturale che dovrà prevedere la successione di una coltura da rinnovo con quella sfruttatrice (cereale), a cui dovrà seguire una coltura miglioratrice (leguminose foraggere), con l'esclusione della pratica del ringrano;
-  le modalità d'impianto delle fasce di vegetazione, le cure colturali e gli interventi di manutenzione da effettuarsi nel corso degli anni, dovranno essere conformi alle indicazioni fissate dagli uffici di Assistenza Tecnica dell'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste e dell'Ente Sviluppo Agricolo competenti per territorio;
-  costituzione, lungo tutto il perimetro esterno di entrambi i lati della fascia di vegetazione suddetta di una striscia non coltivata, ampia 1,5 m.t. nella quale annualmente si dovranno effettuare delle lavorazioni per impedire il diffondersi delle erbe infestanti.
Alla scadenza dell'impegno decennale, la superficie destinata alle fasce di vegetazione potrà essere sottoposta all'impegno di mantenimento di spazi naturali e semi naturali previsto dall'azione F3, con l'obbligo di mantenimento della fascia stessa.
L'intervento d) Pascoli con pendenze superiori al 25%
L'adesione comporta l'utilizzo controllato, per tutta la durata dell'impegno, di una quota della superfice aziendale abitualmente utilizzata a pascolo. Tale quota non potrà essere inferiore ad ettari 10, interamente accorpati.
L'azione verrà applicata nelle aree caratterizzate dalla presenza di suoli a scarsa profondità e comunque ad alta vulnerabilità relativamente ai fenomeni di erosione e desertificazione, più accentuati nelle aree acclivi. Le morfologie infatti con pendenze superiori al 25% quasi sempre sono caratterizzate dalla presenza di suoli che in termini di profondità vengono classificati come sottili (cm 25-50) o molto sottili (<25 cm), e di conseguenza a forte rischio di degrado se pascolati con frequenza.
L'intera superficie impegnata dovrà essere recintata ed inoltre dovranno essere impiantate essenze arbustive foraggere (ad es. Medicago arborea, ecc...), con una densità minima di 150 piante per ettaro.
Tali essenze hanno il compito di fornire una protezione al suolo contro l'erosione, di diminuire la superfice soggetta al calpestio degli animali, ed al contempo di fornire una riserva alimentare permanente per gli animali al pascolo, in terreni difficilmente meccanizzabili.
L'azione avrà effetti molto positivi anche per il rinnovamento della composizione floristica e dell'incremento del cotico erboso, con innegabili effetti sia in termini di incremento delle riserve alimentari aziendali sia in termini di instaurazione di tecniche innovative di gestione del pascolo.
Le essenze arbustive dovranno essere poste a dimora con un sesto di mt. 2x1, mediante l'utilizzo di piantine provenienti da seme o da talea. Dovranno inoltre essere effettuate una concimazione annuale fosfatica di 80-90 unità ad ettaro, nonché adeguate cure colturali per assicurare il buono stato vegetativo delle essenze.
In ogni caso, non è ammessa la pratica del diserbo chimico.
A partire dal quarto anno d'impegno potrà essere effettuato un pascolamento in tarda primavera.
Nelle eventuali superfici non assoggettate a nessuno degli interventi di cui alla presente azione, non dovrà essere superato un carico massimo di bestiame di 2 UBA/ettaro.
Altre azioni di applicazione facoltativa
L'azione associabile, in via facoltativa, è la F4b "Allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione", nel rispetto dei massimali previsti dal Reg. CE 1257/99 e del carico massimo di densità di bestiame bovino pari a 1,4 UBA/ha.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Livelli di aiuto (euro/ha/anno)
Indicatori di realizzazione
-  Numero di domande ammesse.
-  Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per intervento.
Indicatori di risultato
-  Perdite N per lisciviazione: Riduzione rispetto a BPAn.
-  Erodibilità dei suoli: Variazione rispetto a superfici non oggetto di interventi.
-  Superfici a pascolo: Confronto del rapporto iniziale e finale tra superficie foraggera/seminativi.
-  Ricchezza delle specie animali e/o vegetali: valutazione indice di diversità/ ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Superficie destinata alle fasce di vegetazione impiantata.
Azione F3 - RICOSTITUZIONE E/O MANTENIMENTO DEL PAESAGGIO AGRARIO TRADIZIONALE, DI SPAZI NATURALI E SEMINATURALI
Area di applicazione
L'azione è applicabile, limitatamente alle tipologie colturali di seguito precisate, esclusivamente nelle superfici sottoposte a vincolo paesaggistico ai sensi del Decreto legislativo 29/10/99 n. 490 e della normativa regionale e comunitaria comprese nelle seguenti zone:
-  aree individuate nella cartografia agroambientale riferita ai terreni provinciali e comunali di cui alla carta n. 7 dell'allegato n. 1, caratterizzate dalla presenza di colture tradizionali di elevato valore paesaggistico, in coerenza con il piano territoriale paesistico regionale approvato con D.A. 6080 del 21/5/1999;
-  siti d'importanza comunitaria individuati ai sensi della Direttiva CEE "Habitat" n.43/92 e D.P.Rep. n.357/97 (SIC);
-  zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva 79/409 CE (ZPS).
Inoltre, l'azione potrà interessare impianti arborei e/o esemplari isolati di olivo e castagno di età superiore ai cento anni localizzati nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico dell'intero territorio regionale, esclusivamente per le tipologie d'impianto successivamente descritte.
Durata dell'impegno
Cinque anni per il mantenimento delle colture agrarie, dieci per la ricostituzione e il ripristino di spazi naturali e seminaturali.
Obiettivi operativi
-  Salvaguardia e ricostituzione degli elementi caratteristici del paesaggio agrario tradizionale.
-  Difesa del suolo dall'erosione e dagli incendi.
-  Contrastare i fenomeni di abbandono delle colture tradizionali, caratterizzate da metodi di produzione estensivi a basso impatto ambientale.
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
Salvaguardia del paesaggio
L'aiuto potrà essere erogato per la salvaguardia del paesaggio agrario costituito dalle colture tradizionali tipiche a carattere estensivo e specifica localizzazione già esistenti, esclusivamente per le seguenti destinazioni produttive in asciutto anche in coltura promiscua: cappero, nocciolo, olivo, castagno da frutto, pistacchio, vigneto ad alberello e frassino da manna.
Con riferimento alla coltura agrumicola, l'azione è limitata esclusivamente ai tradizionali impianti terrazzati ad elevata valenza paesaggistica, localizzati nelle aree riportate nella cartografia n. 7 di cui all'allegato n. 1
Per quanto concerne gli oliveti ammissibili agli aiuti, gli stessi dovranno essere in buono stato vegetativo, avere età superiore ai cento anni ed essere localizzati su terrazze o ciglioni.
Invece, i noccioleti e i castagneti da frutto ammissibili dovranno essere localizzati su terrazze o ciglioni con un'altitudine minima di 300 mt.s.l.m..
Per quanto riguarda il cappero e il vigneto ad alberello, sono ammissibili i tradizionali impianti posti su terrazze localizzati nelle isole minori.
Con riferimento al pistacchio, l'intervento di salvaguardia è finalizzato alla tutela degli impianti specializzati tradizionali in asciutto posti su terreni rocciosi non meccanizzabili, la cui limitata incidenza è in costante diminuzione a causa degli elevati costi di gestione.
La realtà del frassino da manna è, invece, a carattere residuale in quanto localizzata in una limitatissima area del Parco Regionale delle Madonie.
L'estensione degli ambiti territoriali e colturali sopra definiti sono così quantificabili, in base ai dati attualmente disponibili:

In generale, l'adesione l'azione comporta l'obbligo dell'osservanza delle seguenti prescrizioni:
-  mantenimento della destinazione colturale presente al momento della sottoscrizione dell'istanza;
-  effettuazione delle pratiche necessarie per garantire lo stato ottimale delle colture e lo sgrondo dell'acqua piovana;
-  mantenimento dell'ordinamento asciutto, con l'eccezione degli agrumi, ad esclusione di eventuali interventi irrigui di soccorso nel periodo siccitoso;
-  manutenzione e pulizia di muretti e/o gradoni eventualmente presenti;
-  adozione di tutte le pratiche necessarie alla prevenzione degli incendi, ivi compresa l'asportazione dei residui;
-  rispetto dei metodi di difesa integrata previsti per l'azione F1a;
-  controllo delle erbe infestanti con mezzi meccanici (esclusivamente per il nocciolo, olivo e castagno potrà essere attuato, in alternativa, un pascolo ecocompatibile con ovini nel tardo periodo autunnale e ad inizio primavera con un carico massimo di 0,75 UBA/ettaro);
-  per gli agrumi applicazione della tecnica del sovescio di una coltura leguminosa autunno-vernina o, in alternativa, adozione della tecnica di inerbimento spontaneo invernale, nel rispetto delle indicazioni dell'Amministrazione;
-  per il castagno, nocciolo e olivo, entro il secondo anno d'impegno, effettuazione di una rimonda di risanamento con asportazione e bruciatura del materiale infetto da fitopatie;
-  per il frassino da manna effettuazione delle operazioni di spollonatura e nettatura del tronco;
-  per il pistacchio una potatura di mantenimento e formazione annuale.
Esclusivamente nelle colture perenni site in terreni non accessibili ai mezzi meccanici, per prevenire lo sviluppo d'incendi, è ammesso un intervento di diserbo con l'utilizzo di principi attivi non residuali a basso impatto ambientale individuati dall'Amministrazione.
Conservazione e/o ripristino di spazi naturali
L'intervento può riguardare:
-  alberi isolati o in filare, caratterizzanti il paesaggio agrario;
-  siepi anche alberate;
-  boschetti (costituiti da appezzamenti con vegetazione arborea e/o arbustiva inferiori o pari ad ha 1.00, non contigui ad altre superfici boscate);
-  bivieri, stagni, laghetti, vasche tradizionali ("gebbie") di captazione e accumulo di acqua, con esclusione dei laghetti artificiali ad uso irriguo.
Il beneficiario si impegna a rispettare le seguenti condizioni:
-  le specie arboree o arbustive da conservare o reimpiantare devono essere autoctone o comunque tradizionalmente presenti nel paesaggio interessato (sorbo montano, sorbo degli uccellatori, melo e pero selvatici, carrubo, lentisco, querce, azzeruolo, bagolaro, nespolo germanico, giuggiolo, mirabolano, melograno, terebinto, palma nana, conifere mediterranee, nonché specie appartenenti alla macchia mediterranea). Sono esclusi pioppi ibridi euroamericani, eucalipti e i fruttiferi;
-  bivieri, laghetti e stagni ricadenti nella zona oggetto di intervento, devono essere salvaguardati mantenendo un adeguato livello idrico (tranne causa di forza maggiore), evitando l'immissione di inquinanti e rifiuti di qualsiasi genere e tramite il mantenimento e/o la costituzione di una fascia di rispetto circostante le sponde ampia almeno cinque metri e rivestita di vegetazione arborea e/o arbustiva;
-  nelle vasche di captazione e accumulo di acqua dovrà essere mantenuto un adeguato livello idrico (tranne causa di forza maggiore), evitando anche l'immissione di inquinanti, rifiuti e specie ittiche;
-  tutti i tipi di impianto e i boschetti dovranno essere salvaguardati da una fascia di rispetto circostante, larga almeno cinque metri, mantenuta costantemente ripulita da vegetazione;
-  in tutti i tipi di impianto vanno effettuate due cure colturali per ogni anno, nonché le necessarie potature ed i risarcimenti. Negli interventi di conservazione, inoltre, va effettuata una potatura di ringiovanimento;
-  divieto di utilizzo di concimi e fitofarmaci non ammessi in agricoltura biologica, diserbo esclusivamente meccanico o manuale.
Si precisa che non concorrono al calcolo della superficie occupata da elementi naturali e paesaggistici le aree interessate da esemplari arborei ed arbustivi di parchi e giardini o di pertinenza di abitazioni, nonchè i terreni agricoli imboschiti in applicazione di regolamenti comunitari o i seminativi ritirati dalla produzione per scopi ambientali.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Livelli di aiuto (euro/ha/anno)

NOTE:
(1) La sistemazione a terrazze su muretti deve avere uno sviluppo di almeno 200 mt lineari e 0,5 mt di altezza per ettaro. Sono esclusi i muretti in cemento, in conci e in blocchetti.
(2) La sistemazione a gradoni deve avere uno sviluppo minimo di almeno 300 mt lineari e 0,5 mt di altezza per ettaro.
(3) Il premio a mq relativo agli spazi naturali e seminaturali, non può superare complessivamente 450 euro/ettaro impegnato.
(4) Si precisa che, a partire dal sesto anno d'impegno l'aiuto per il ripristino verrà ridotto a 0,05 Euro/mq.
Con riferimento agli spazi naturali e semi naturali, nel rispetto dei massimali annui suddetti, verranno ammesse ad aiuto le categorie di spese e di costi previsti dal Reg. CE 1257/99.
Indicatori di realizzazione
-  Numero di domande ammesse per tipologia di elementi ripristinati.
-  Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per coltura.
-  Numero e dimensioni degli elementi conservati.
Indicatori di risultato
-  Patrimonio salvaguardato: Incidenza sul patrimonio esistente
-  Ricchezza di specie vegetali e animali: Valutazione indice di diversità/ ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Numeri di specie vegetali e animali rare minacciate a livello regionale: Valutazione indice di diversità/ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (esclusivamente per la conservazione e/o ripristino di spazi naturali).
-  Numeri di specie vegetali e animali di interesse comunitario: Valutazione indice di diversità/ ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Successo riproduttivo delle specie animali più tipiche degli ambienti realizzati/conservati con particolare riferimento agli uccelli e altri animali selvatici: Confronto del successo riproduttivo in riferimento ad altri ambienti (dati disponibili da fonti ufficiali e dati rilevati in altri ambienti naturali).
-  Superfici designate nella rete dei siti "Natura 2000": Incidenza delle superfici designate nella rete siti "Natura 2000" assoggettate all'azione F3.
Azione F4a - RITIRO DEI SEMINATIVI DALLA PRODUZIONE PER SCOPI AMBIENTALI
Area di applicazione
-  Parchi e riserve naturali istituiti secondo la normativa vigente.
-  Oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica ai sensi della L.R. 33/97 art. 45 e successive.
-  Aree di rispetto, per una larghezza massima di 500 metri da ogni sponda, dei seguenti corsi d'acqua: Imera, Simeto, Nocella, S. Leonardo (vedasi carta n.5 dell'allegato n. 1);
-  Aree ad elevata vulnerabilità ai sensi della Direttiva CEE 91/676.
-  Zone di rispetto, di larghezza massima pari a 500 metri di torrenti ufficialmente censiti dal Genio Civile, di pozzi, sorgenti e bacini artificiali.
-  Siti d'importanza comunitaria ai sensi della direttiva CEE n.92/43 (SIC).
-  Zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva CEE 79/409 (ZPS).
Durata dell'impegno
La durata è fissata in venti anni, al fine di favorire la creazione di condizioni seminaturali nelle aree oggetto d'intervento.
Obiettivi operativi
-  Riduzione dei fenomeni erosivi.
-  Tutela di zone di crescita di specie vegetali autoctone, quali l'essenze tipiche della macchia mediterranea.
-  Contribuire al raggiungimento delle finalità di cui alla Direttiva 79/409/CEE, circa l'adozione di misure finalizzate al ripristino di biotopi distrutti e alla creazione di biotopi idonei a garantire la sopravvivenza e la riproduzione delle specie di uccelli, elencate nell'allegato I della Direttiva medesima.
-  Contribuire al ripristino di habitat, quali le zone umide e la macchia mediterranea, in grado di salvaguardare e incrementare la biodiversità (Direttiva 92/43/CEE).
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
Il ritiro delle superfici può essere attuato con i seguenti interventi:
-  Creazione o ripristino di zone umide, mediante l'eliminazione di drenaggi e/o il convogliamento dell'acqua piovana o di sorgiva in aree d'impluvio naturale.
-  Realizzazione di formazioni miste composte da macchia mediterranea e zone a radura.
L'azione è limitata alle superfici coltivate a seminativi da almeno tre annate agrarie che, in seguito al ritiro, non dovranno dare luogo a produzioni agricole vendibili né reimpiegabili in azienda o utilizzabili economicamente. Sono, inoltre, ammissibili le superfici soggette al regime di ritiro dalla produzione, ai sensi dell'art. 2 del Reg. CEE 2328 del 15/7/91.
La destinazione produttiva antecedente al ritiro dovrà essere accertata per mezzo di apposito sopralluogo aziendale, ad eccezione delle richieste concernenti superfici destinate alle colture indicate nelle domande di pagamento di compensazione presentate nell'ambito della organizzazione comune di mercato per i seminativi.
In tali casi, dovrà essere prodotta copia della domanda di pagamento della compensazione, relativa a una delle due campagne immediatamente precedenti a quella oggetto di richiesta degli aiuti previsti dall'azione in esame. Potranno essere ritirate anche le superfici destinate, in una delle campagne di riferimento, al regime di ritiro annuale dalla produzione (set-aside rotazionale).
In generale, l'impegno comporta il rispetto delle seguenti prescrizioni nella superficie interessata.
Intervento a) Zone umide
Mantenimento di un adeguato livello di acqua per tutto l'anno nelle zone sommerse, d'incidenza non inferiore al 50% della superficie ritirata, compatibilmente con i fenomeni di prosciugamento propri della stagione estiva. Nell'eventuale superficie non soggetta a sommersione, di ampiezza non superiore al 50% di quella ritirata, dovranno essere applicate le prescrizioni relative alle formazioni miste di macchia mediterranea.
E' fatto divieto di utilizzare l'acqua delle aree sommerse a fini irrigui o aziendali in genere.
Intervento b) Formazioni miste di macchia mediterranea e radura
Impianto di essenze arbustive ed arboree variamente consociate, con densità minima di 100 piante per ettaro. L'impianto andrà effettuato entro il primo anno d'impegno, al verificarsi delle condizioni ambientali favorevoli, su porzioni di terreno precedentemente destinate alla coltivazione.
Le piante potranno essere distribuite uniformemente su tutta la superficie ritirata, o disposte in fasce preferibilmente disposte secondo le curve di livello.
L'essenze impiantate non dovranno dare luogo a produzioni agricole vendibili.
La scelta delle specie arbustive ed arboree dovrà riguardare essenze autoctone quali: ginestra, sommacco, ginestra spinosa, ginepro, biancospino, uva spina, rovo, sorbo, gelso, melograno, bagolaro, tamerici, lentisco, carrubo, oleastro, perastro, ciliegio acido, azzeruolo, alloro, cerro, roverella, leccio, frassino ed altre specie della macchia mediterranea.
La consociazione dovrà essere attuata con almeno cinque specie, di cui almeno tre arbustive e con incidenza almeno del 50%. Nel caso di disposizione a fascia, per ogni 100 ml. non dovranno essere impiantate più di 5 piante per singola specie arborea e 30 per specie arbustiva.
La scelta dell'essenze dovrà avvenire in relazione alle caratteristiche pedo-climatiche ed altimetriche dell'area oggetto d'intervento.
In ogni caso, sarà cura dei beneficiari porre in essere tutti gli accorgimenti necessari per evitare pericoli d'incendio.
In via indicativa, dovranno essere adottate distanze d'impianto variabili dai 3 ai 6 mt per le specie arboree e da 1,5 a 2 mt per le specie arbustive.
Nelle porzioni a radura , dovrà essere creata o mantenuta un'adeguata copertura vegetale spontanea (al fine di prevenire fenomeni di erosione e di lisciviazione dei nitrati), che potrà essere interrata, in relazione alle condizioni climatiche della zona.
In tali aree, la vegetazione dovrà essere gestita con una o più lavorazioni rinettanti nel periodo da agosto a marzo.
E' ammissibile la realizzazione di apposita recinzione, da eliminare entro l'ottavo anno d'impegno, per la difesa dell'essenze impiantate.
Prescrizioni comuni a entrambi gli interventi
-  Divieto di: spandere rifiuti, fertilizzanti chimici o liquami in generale; prelevare sabbia, terra o altri materiali; realizzare strade o trazzere; esercitare il pascolo e lo stazzo di bestiame; utilizzare fitofarmaci e diserbanti; esercitare attività estrattive; edificare fabbricati di qualsivoglia natura, appiccare il fuoco.
-  Garantire un ottimale stato vegetativo e il ripristino delle essenze impiantate, intervenendo con due cure colturali ogni anno (potature e risarcimenti) ed effettuando nelle zone a macchia almeno 2 sfalci e/o lavorazioni rinettanti da agosto a marzo, senza causare disturbo nelle epoche di riproduzione e di allevamento della prole degli animali selvatici.
-  Nei primi cinque anni d'impegno dovranno essere effettuati interventi irrigui di soccorso, per favorire l'attecchimento delle piante.
-  Presentazione di specifico piano aziendale.
Nei parchi e nelle riserve naturali, esclusivamente dietro specifica prescrizione dell'Ente gestore, potrà derogarsi dall'obbligo dell'effettuazione delle lavorazioni.
Altre azioni di applicazione obbligatoria e facoltativa
L'azione non può essere attuata in associazione con altre azioni.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Livelli di aiuto (euro/ha/anno)

Indicatori di realizzazione
-  Numero di domande ammesse.
-  Numero di ettari assoggettati alla misura suddivisi per intervento.
Indicatori di risultato
-  Ricchezza di specie vegetali e animali: Valutazione indice di diversità/ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Erodibilità dei suoli: Variazione rispetto a superfici non oggetto di interventi.
-  Numeri di specie vegetali e animali rare minacciate a livello regionale: Valutazione indice di diversità/ ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Numeri di specie vegetali e animali di interesse comunitario: Valutazione indice di diversità/ ricchezza rispetto alla situazione precedente all'intervento e rispetto ad ambienti di riferimento (zone umide, siepi già esistenti).
-  Successo riproduttivo delle specie animali più tipiche degli ambienti realizzati/conservati con particolare riguardo agli uccelli e altri animali selvatici: Confronto del successo riproduttivo in riferimento ad altri ambienti (dati disponibili da fonti ufficiali e dati rilevati in altri ambienti naturali).
-  Superfici designate nella rete dei siti "Natura 2000": Incidenza delle superfici designate nella rete siti "Natura 2000" assoggettate all'Azione F4a.
-  Superfici impiantate con essenze arbustive ed arboree
Azione F4b - ALLEVAMENTO DI SPECIE ANIMALI LOCALI IN PERICOLO DI ESTINZIONE
Area di applicazione
Intero territorio regionale
Durata dell'impegno
Cinque anni
Obiettivi operativi
Salvaguardia della biodiversità e del patrimonio genetico delle razze animali autoctone (vedasi schede descrittive in allegato n. 6).
Invertire il trend negativo della dinamica delle popolazioni delle razze tradizionali autoctone in pericolo di estinzione, compensando la minore competitività rispetto a razze maggiormente produttive.
Stimolare l'adozione dei metodi di allevamento di zootecnia biologica con l'utilizzo di razze locali.
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
L'azione è immediatamente applicabile per l'allevamento delle razze minacciate di estinzione quali la bovina Modicana, le caprine Girgentana e Argentata dell'Etna, l'asino Ragusano e il suino nero dei Nebrodi e delle Madonie.
Per quanto riguarda le razze bovina Cinisara, ovina Barbaresca, cavallo Sanfratellano e purosangue orientale siciliano, l'ammissibilità agli aiuti è subordinata al soddisfacimento delle condizioni di cui al par. 3 n. VI lettera A secondo trattino dell'allegato al Reg. CE n. 1750/99.
L'adesione all'azione comporta le seguenti prescrizioni:
-  impegno quinquennale all'allevamento di soggetti appartenenti alle razze suddette, con riproduzione in purezza secondo le indicazioni fornite dagli enti responsabili della tenuta del libro genealogico o del registro anagrafico di razza;
-  iscrizione dei soggetti allevati, al momento della domanda di aiuto, al libro genealogico o al registro anagrafico di razza;
-  adozione di tecniche di allevamento che garantiscano idonee condizioni igienico-sanitarie e di profilassi;
-  identificazione degli animali secondo le norme ufficiali dei rispettivi libri genealogici o registri anagrafici;
-  tenuta di un registro di stalla.
Nel quinquennio non è consentita la riduzione del numero complessivo dei soggetti allevati oggetto di aiuto, salvo comprovati casi di forza maggiore sufficientemente giustificati, conformemente all'art. 30 del Reg. CE n. 1750/99. E', invece, ammesso l'ampliamento del numero dei soggetti nel rispetto del carico massimo.
In ogni singolo anno d'impegno non possono essere venduti o macellati i soggetti ammessi all'aiuto annuale.
Altre azioni di applicazione facoltativa
Azione F1b "Introduzione o mantenimento dei metodi dell'agricoltura e della zootecnia biologica" e azione F2 "Sistemi foraggeri estensivi, cura del paesaggio e interventi antierosivi", nel rispetto del massimale per ettaro previsto dal Reg. CE n. 1750/99 e del carico massimo ammesso in zootecnia biologica.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Livelli di aiuto (euro/ha/anno)
Il premio è fissato in 200 euro per UBA allevata annualmente, nel rispetto dei coefficienti di conversione di seguito specificati; tuttavia, anche se il carico di bestiame massimo ammesso dalla normale buona pratica agricola è di 2,5 UBA per ettaro, l'aiuto non potrà superare i 450 euro per ettaro di superficie considerata per la densità dei capi allevati.

  SPECIE     UBA 

Bovini:
-  con età inferiore ai 6 mesi     
-  con età superiore ai 6 mesi ed inferiore ai 2 anni      0,6 
-  con età superiore ai 2 anni     
Pecore e capre      0,15 

Cavalli e asini:
-  con età inferiore ai 6 mesi     
- con età superiore ai 6 mesi     

Suini
-  suinetti      0,03 
-  suini da ingrasso ed altri suini      0,15 
- scrofe riproduttrici      0,30 

Indicatori di realizzazione
Numero di domande ammesse.
Numero di UBA assoggettate alla misura distinte per specie.
Indicatori di risultato
Stato demografico delle razze autoctone: confronto tra consistenza di ogni razza a inizio e fine intervento.
Misura E - ZONE SVANTAGGIATE
RIFERIMENTO NORMATIVO
Regolamento (Ce) del Consiglio n. 1257/99, Titolo II, capo V, art. 14.
COSTO DELLA MISURA
Costo a carico del FEOGA  3,848 Meuro 
Costo a carico dello Stato  1,282 Meuro 
  Costo totale 5,130 Meuro 

E' previsto, inoltre un aiuto di stato aggiuntivo a totale carico della Regione, fino ad un importo massimo di 52 Meuro.
DESCRIZIONE DELLA MISURA
La misura è finalizzata a consentire la promozione dell'attività agricola tradizionale nelle aree svantaggiate dell'Isola, dove è più diffuso il fenomeno dell'esodo rurale e dell'abbandono dei terreni.
Area di applicazione
La misura è applicabile alle aziende che ricadono nelle zone individuate ai sensi della direttiva 75/268/CE art. 3, paragrafi 3, 4, 5 (vedasi allegato n. 2 e carta 1 dell'allegato n. 1).
Obiettivi operativi
-  frenare l'esodo rurale, favorendo e garantendo attraverso l'uso continuato delle superficie agricole, il mantenimento di una comunità rurale vitale;
-  conservare lo spazio naturale;
-  mantenere e promuovere sistemi di produzione agricola sostenibili, che tengano conto in particolare dei requisiti in materia di ambiente previsti dalla normativa comunitaria vigente.
Durata dell'impegno
I beneficiari devono impegnarsi a proseguire l'attività agricola per un quinquennio, a decorrere dal primo pagamento dell'indennità, mentre l'obbligo finanziario dell'Amministrazione riveste carattere annuale.
Superficie minima e livelli massimi di aiuto
La superficie minima di accesso è pari a 1,5 ettari di superficie agricola ammissibile, ridotta a 0,5 ettari nelle isole minori.
Gli aiuti sono concessi sulla base della superficie agricola utilizzata (al netto di stradelle di servizio, frangiventi, tare e incolti).
Priorità d'intervento e disposizioni in materia finanziaria
Considerata l'esiguità dei fondi disponibili per l'attuazione del PSR, al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse, vengono attribuite le seguenti priorità finanziarie che dovranno essere rispettate nel corso dell'istruttoria delle istanze di aiuto, fermo restando che la misura è applicabile esclusivamente nelle aree svantaggiate di cui all'allegato n. 2:
-  aziende ricadenti nelle zone delimitate ai sensi della direttiva 75/268/CE art. 3 par. 5;
-  aziende zootecniche site nei comuni montani ai sensi della direttiva 75/268/CE art. 3 par. 3.
Normali buone pratiche agricole
In allegato n. 3 al presente piano è riportato il codice regionale di buona pratica agricola, al cui rispetto sono tenuti tutti i soggetti che applicano la misura.
Disposizioni specifiche
L'indennità è commisurata alla superficie agricola utilizzata dell'azienda.
Possono beneficiare dell'aiuto gli imprenditori agricoli che operano nelle zone individuate ai sensi della predetta Direttiva comunitaria, che si impegnano a rispettare i requisiti minimi in materia di tutela ambientale e che svolgono l'attività agricola per almeno un quinquennio.
L'aiuto, per la aziende ad indirizzo zootecnico, viene commisurato alla superficie foraggera e ai pascoli dichiarati in domanda; il carico animale minimo non dovrà essere inferiore a 0,5 UBA per ettaro e per anno.
Ai fini dell'intervento, si identificano con il pascolo naturale le formazioni foraggere spontanee permanenti, che si perpetuano naturalmente e pascolate.
Sono escluse dall'aiuto le aree sfruttabili a pascolo dei boschi, nonché i pascoli non lavorabili a causa delle condizioni orografiche e/o pedologiche (es. presenza di pietra e roccia affiorante).
L'intervento non è compatibile con le misure aventi per oggetto gli stessi obiettivi.
Condizioni e obblighi per l'adesione all'impegno
L'aiuto è concesso agli imprenditori agricoli che si impegnano a:
-  coltivare un fondo di almeno 1,5 Ha. di superficie agricola utilizzata ad eccezione delle zone di cui all'art. 3, paragrafo 5 della citata direttiva, in cui la superficie minima è ridotta a 0,5 Ha.;
-  svolgere l'attività agricola, nelle zone sopra indicate, per almeno 5 anni a decorrere dalla data del primo pagamento dell'aiuto;
-  rispettare la normale buona pratica agricola di cui all'allegato n. 3;
-  rispettare i requisiti minimi in materia di tutela ambientale.
Le tipologie colturali ammissibili agli aiuti sono individuate nelle seguenti:
-  colture arboree e arbustive estensive (nocciolo, pistacchio, mandorlo, carrubo, vigneto ad alberello, frassino da manna, olivo, cappero) in buono stato vegetativo;
-  colture erbacee annuali e foraggere. Tra le colture foraggere è compreso il pascolo, nel quale dovranno essere eseguite le buone pratiche colturali e, ove necessari, anche interventi migliorativi nel rispetto dei vincoli ambientali vigenti nella zona. Limitatamente alle aziende ad indirizzo zootecnico, può essere ammessa la superficie a pascolo naturale nel rispetto dei criteri previsti nelle disposizioni procedurali sopra specificate.
Esclusivamente nelle zone di cui all'art. 3, paragrafo 5 (isole minori) sono ammesse anche le colture ortive da pieno campo.
Sono escluse dall'aiuto le colture perenni a carattere intensivo.
Beneficiari
Possono accedere all'azione le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Sono esclusi dai benefici i titolari di pensione con età superiore ai 65 anni.
Nella realtà regionale non è usuale l'utilizzo in comune da parte di agricoltori di superfici coltivate a pascolo, pertanto non è prevista l'applicazione dell'art. 11 del Reg. CE n.1750/99.
Importo dell'aiuto euro/Ha./anno

  TIPOLOGIA DI APPLICAZIONE     Premio HA. 

Zone art. 3, paragrafi 3 e 5 - Direttiva 75/268/CEE
-  per le superfici sino ai 40 ettari      100 
-  per le restanti superfici oltre i 40 ettari      50 

Zone art. 3, paragrafi 4 - Direttiva 75/268/CEE
-  per le superfici sino ai 40 ettari      90 
-  per le restanti superfici oltre i 40 ettari      45 


La differenziazione del premio tra par. 3 e 5 dell'art. 3 della direttiva CE 75/268 e del par. 4 dello stesso articolo, è stato determinato in funzione della caratteristica morfologica del territorio e della presenza di aziende agricole i cui risultati economici e sociali sono molto differenti.
Le zone di cui ai par. 3 e 5 presentano svantaggi maggiori rispetto alle zone di cui al par. 4, infatti le isole minori e le zone montane sono caratterizzate da costi di produzione e di trasporto più elevati, nonché da notevoli carenze infrastrutturali.
In tali ambiti territoriali, inoltre, è maggiormente diffuso il fenomeno dell'abbandono dei terreni, che si accompagna a un notevole flusso migratorio.
La quantificazione dell'indennità è basata sulla determinazione dello svantaggio in termini di reddito lordo standard per ettaro di SAU, di cui sono disponibili i dati INEA a livello provinciale.
E' quindi possibile per ciascuna provincia determinare il valore del RLS ritraibile dalle attività agricole, distinto per singolo ordinamento produttivo.
Sulla base della SAU, pertanto, è possibile calcolare un valore medio delle RLS a livello provinciale.
Il Reg. CE n. 1257/99, all'art. 15 par. 1 prevede che le indennità compensative siano fissate a un livello sufficiente per contribuire efficacemente a compensare gli svantaggi esistenti e tale da evitare compensazioni eccessive.
Operando una media dei RLS calcolati per le provincie appartenenti ad aree omogenee si ottengono i seguenti risultati:
-  RLS/SAU medio delle aree non svantaggiate L. 1.550.620 pari a euro 800,83;
-  RLS/SAU medio delle aree montane L. 451.027 pari a euro 232,94;
-  RLS/SAU medio delle altre zone svantaggiate L. 820.956 pari a euro 423,99.
La differenza di risultato economico tra le zone montane e le zone non svantaggiate è pari a 567,89 euro, mentre tale differenza, in riferimento alle altre zone svantaggiate è pari a 376.84 euro.
I suddetti dati giustificano ampiamente i livelli d'aiuto previsti.
Indicatori di realizzazione
Numero di domande ammesse.
Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per coltura.
Indicatori di risultato
Popolazione residente per comune e per l'intera area: confronto tra la popolazione all'inizio e alla fine dell'intervento.
Occupati agricoli per comune e per l'intera area: confronto tra occupati agricoli all'inizio e alla fine dell'intervento.
Misura H - IMBOSCHIMENTO DELLE SUPERFICI AGRICOLE
RIFERIMENTO NORMATIVO
Regolamento (Ce) del Consiglio n. 1257/1999, titolo II, capo VIII, art. 31.
COSTO DELLA MISURA
Costo a carico del FEOGA  103,799 Meuro 
Costo a carico dello Stato  34,600 Meuro 
  Costo totale 138,399 Meuro 

Il costo comprende anche i contratti in corso derivanti dalla precedente programmazione ex Reg. CE n. 2080/92; in ogni caso i pagamenti verranno effettuati nel rispetto della copertura annuale di cui al piano finanziario.
E' previsto, inoltre un aiuto di stato aggiuntivo a totale carico della Regione, fino ad un importo massimo di 21 Meuro.
DESCRIZIONE DELLA MISURA
Compatibilità con le linee programmatiche
Le azioni proposte, saranno realizzate in conformità al piano regionale di protezione delle foreste contro gli incendi, approvato con parere della Commissione europea C(1999) 4257def.-IT in data 15 dicembre 1999 e ritenuto conforme agli obiettivi ed agli orientamenti di cui all'art. 3 paragrafi 2 e 3 del Reg. CE n. 2158/92.
Le azioni, altresì, verranno effettuate nel rispetto delle linee programmatiche del Piano territoriale paesistico regionale approvato con D.A. n. 6080 del 21 maggio 1999.
Inoltre, gli interventi della presente misura dovranno, in ogni caso, rispettare la tutela dell'ambiente e in particolare garantire l'integrità dei siti della rete Natura 2000 (Direttiva n. 79/409/CEE - Uccelli selvatici - e Direttiva n. 92/43/CEE - Habitat).
Compatibilità ambientale
Gli interventi programmati saranno compatibili con il vigente Piano territoriale paesistico regionale che individua i lineamenti dei vari paesaggi vegetazionali dell'ambiente isolano e per ciascuno di essi ne descrive le formazioni vegetali che lo caratterizzano, nonché gli indirizzi normativi di riferimento.
In particolare il Piano individua i seguenti paesaggi:
-  Paesaggio dell'ambiente costiero
Caratterizzato da clima xerotermico e quindi da vegetazione a macchia bassa formato da arbusti e alberi sempreverdi, riferibili alle varie espressioni dell'Oleo-Ceratonion.
-  Paesaggio Etneo
Caratterizzato dalla presenza dell'Etna che raggiunge i 3.323 metri di altitudine e pertanto da un clima piuttosto umido (oltre 800 mm di pioggia annue). Il paesaggio forestale è caratterizzato dalla presenza di faggete, querceti a Quercus cerris e dalle formazioni a Pino laricio.
-  Paesaggio delle catene montuose settentrionali
Si estende dai monti Peloritani fino a quelli delle Madonie ed oltre, ricomprende quei territori nei quali è stata maggiormente conservata la originaria copertura forestale e in cui si osservano i paesaggi vegetali del bosco temperato della fascia colchica. Le formazioni caratterizzanti tale paesaggio sono ascrivibili ai Quercetalia pubescenti - Petraeae -, alle foreste di caducifoglie sub-mesofile (es. a Quercus cerris) e a quelle mesofile rappresentate da formazioni a Fagus silvatica.
-  Paesaggio della Sicilia interna e dell'altopiano Ibleo
Il paesaggio vegetazionale della Sicilia interna è caratterizzato da una massiccia presenza di coltivi (in particolare seminativi asciutti). Le formazioni forestali sono caratterizzate da lecceti e nelle zone a più bassa altitudine, da specie della macchia termofila e xerofila, oltre che dalla presenza di significativi rimboschimenti a latifoglie. Il paesaggio dell'altopiano Ibleo è caratterizzato da una piattaforma calcarea solcata da innumerevoli gole e cave che racchiudono ambienti di singolare suggestione e di grande ricchezza. Tra i boschi insediati in queste incisioni si rilevano le tipiche formazioni a Platanus orientalis associato a pioppi, salici e tamerici.
Gli interventi proposti saranno, pertanto, compatibili con i "Paesaggi vegetazionali" individuati dal Piano e con la "zonizzazione fitoclimatica" del Pavari.
Allo scopo di assicurare, anche, un ambiente idoneo alla sopravvivenza e all'incremento delle specie faunistiche stanziali e migratorie e allo scopo, altresì, di difendere dal disturbo antropico gli spazi vitali della fauna, quali i siti di riproduzione, di riposo e di alimentazione, verrà prevista all'interno di ciascun intervento la presenza di specie vegetali idonee a tale scopo (es. rosaceae).
Con la stessa finalità del mantenimento degli spazi vitali della fauna selvatica, verrà assicurata la salvaguardia della macchia mediterranea e delle formazioni rupestri ripariali e lacustri.
Interventi previsti
Gli interventi di imboschimento dei suoli agricoli vengono perseguiti attraverso cinque linee, all'interno di due "Azioni", che essenzialmente riguardano:
1) Arboricoltura da legno
Si tratta di una coltivazione temporanea (con la possibilità di tornare alla coltura agricola dopo il taglio di utilizzazione) di alberi di specie forestali, da gestire con tecniche derivate in parte dalla selvicoltura (cicli produttivi lunghi, diradamenti ecc.) in parte dall'agricoltura (sesti geometrici, controllo delle infestanti e dei patogeni, eventuali concimazioni ed irrigazioni etc.), con finalità precipua della produzione di legname e della sottrazione di terreni alla produzione agricola.
Tale tipologia d'intervento verrà attuata perseguendo le seguenti strategie:
-  limitazione della mescolanza delle specie in relazione alla superficie da impiantare, al fine di avere significativi gruppi monospecifici;
-  riduzione della percentuale di impiego delle specie minori;
-  uniformazione del limite minimo di superficie accorpata, allo scopo di ottenere adeguate superfici rimboschite.
Le operazioni più significative, ammesse a beneficiare del regime di aiuto, comprenderanno:
-  decespugliamento;
-  spietramento;
-  aratura del terreno (o diverse metodologie di lavorazione andante) o, in alternativa lavorazione localizzata (a gradoni , a strisce, a buche) e tracciamento dei sesti d'impianto;
-  messa a dimora delle piantine;
-  realizzazione viali parafuoco;
-  realizzazione di punti di approvvigionamento idrico antincendio (tali opere saranno ammesse al regime di aiuto se poste a presidio di una superficie boschiva minima di 30 ettari);
-  viabilità di servizio;
-  recinzione della piantagione al fine di salvaguardare, per un periodo ragionevolmente utile, i giovani impianti dal morso e dal calpestio del bestiame pascolante;
-  sistemazione idraulica superficiale.
2) Bosco
La finalità è la creazione di popolamenti forestali naturaliformi (per composizione, struttura e densità), polifunzionali e permanenti (cioè non più passibili di trasformazione d'uso del suolo), da gestire e porre in rinnovazione con le tecniche della selvicoltura naturalistica anche per protezione dal dissesto e dall'erosione.
Tale finalità ha lo scopo, altresì, di costituire popolamenti il più possibile in equilibrio con le condizioni ambientali della stazione di impianto (quota, esposizione, clima, geomorfologia, suolo) e che necessitano quindi di bassi apporti di energia dall'esterno per il loro mantenimento:
-  potranno essere impiegate solo specie autoctone, sia arboree (leccio, roverella, cerro, frassino, sughera, agrifoglio, betulla dell'Etna, carrubo, faggio ecc.) che arbustive (lentisco, terebinto, erica, biancospino, fillirea ecc.). Numero venti piante per ettaro dovrà essere costituito da specie destinate all'alimentazione della fauna selvatica (corbezzolo, melo selvatico, nespolo, olivastro, pero selvatico, sorbo ecc.);
-  gli impianti dovranno essere misti, a meno di casi particolari, come alcuni rimboschimenti in alta quota, al limite della vegetazione.
Trattandosi di impianto irreversibile il proprietario del terreno rimboschito dovrà segnalare all'U.T.E. la variazione di coltura (da terreno agricolo e bosco d'alto fusto).
Gli incentivi agli investimenti per l'imboschimento delle superfici agricole sono concedibili agli imprenditori agricoli singoli o associati (consorzi forestali, cooperative, società etc.), alle persone fisiche e giuridiche ed alle autorità pubbliche.
Superficie minima d'intervento
In considerazione della situazione boschiva e fondiaria regionale, si prevede un limite minimo di superficie accorpata pari a 5.000 mq., nonché una superficie minima aziendale di intervento pari a 1,5 ettari.
I limiti minimi di superficie sono considerati al netto delle distanze di rispetto dei confini, dalle strade, dalle ferrovie, dagli elettrodotti, ecc.
Priorità d'intervento e disposizioni in materia finanziaria
Considerata l'esiguità dei fondi disponibili per l'attuazione del PSR, al fine di ottimizzare l'utilizzo delle risorse, vengono attribuite le seguenti priorità finanziarie, che dovranno essere rispettate nel corso dell'istruttoria delle istanze di aiuto.
Richieste relative all'azione d'impianto di boschi (Azione H2a) da realizzare, ove compatibili, nelle seguenti aree:
-  parchi, oasi di protezione e rifugio della fauna selvatica;
-  zone afferenti agli ambiti territoriali già compresi o successivamente individuati nella rete ecologica prevista dall'asse I del POR Sicilia;
-  aree a elevata vulnerabilità ai sensi della Direttiva CEE n. 91/676 e siti d'importanza comunitaria (SIC);
-  zone di protezione speciale "uccelli" designate ai sensi della direttiva n. 79/409 CE (ZPS).
Al fine di accelerare la spesa e limitatamente alla campagna 2000, verrà data, altresì, priorità alle istanze relative al Reg. CE n. 2080/92 campagna 1998/99, non finanziate per carenza di fondi, compatibili con le misure previste dal PSR.
Si precisa che, nel rispetto delle priorità indicate, le istanze verranno finanziate fino all'esaurimento della dotazione prevista per ogni singola azione. Qualora le domande presentate non risultino sufficienti per il pieno utilizzo della dotazione di una azione, l'Amministrazione potrà procedere ad opportune rimodulazioni finanziarie all'interno della misura interessata.
Requisiti di ammissibilità
Gli interventi potranno essere attuati nelle zone dove esistono condizioni edafiche e stazionali idonee, purché la pendenza massima dei terreni non sia superiore al 25%, fatta eccezione per l'imboschimento a carattere permanente.
Le richieste di finanziamento saranno ritenute ammissibili a condizione che:
-  i terreni oggetto degli interventi siano nella piena disponibilità del richiedente;
-  nelle superfici agricole interessate dall'imboschimento sia stata attuata una produzione agricola per almeno due annate agrarie precedenti a quella in corso relativa alla campagna di presentazione dell'istanza.
Ai fini dell'applicazione delle misure d'imboschimento s'intende per "Imprenditore agricolo" chi dedica alle attività agricole almeno il 35% del proprio tempo di lavoro e ne ricava almeno il 35% del proprio reddito.
Il sostegno per l'imboschimento delle superfici agricole non verrà riconosciuto:
-  ad agricoltori che beneficiano del sostegno al pre-pensionamento;
-  per impianti di abeti natalizi.
Definizione di superfici agricole
Ai fini dell'applicazione del Regolamento, si considera "superficie agricola" il terreno agrario utilizzato, in modo stabile, secondo le seguenti destinazioni:
-  seminativi già coltivati a cereali, legumi, piante foraggere, industriali e orticole etc.;
-  superfici agricole che usufruiscono del regime di aiuti previsti dal Reg. CE n. 2078/92;
-  orti familiari;
-  prati permanenti e pascoli;
-  pascoli arborati (specie arboree a destinazione agraria);
-  colture permanenti (frutteti, vigneti, vivai, ecc).
Specie arboree ed arbustive
Le specie forestali cui è consentito l'impiego compatibilmente alle singole azioni sono di seguito riportate:
CONIFERE

Abete dei Nebrodi (Abies nebrodensis)  Abete (Abies alba; A. cephalonica) 
Cedri (Cedrus atlantica; Cedrus deodara)  Cipresso arizonica (Cupressus arizonica) 
Cipresso comune (Cupressus sempervirens)  Cipresso macrocarpa (Cupressus macrocarpa) 
Douglasia (Pseudotsuga menziesii)  Pino d'Aleppo (Pinus halepensis) 
Pino bruzio (Pinus bruthia)  Pino delle Canarie (Pinus canariensis) 
Pino domestico (Pinus pinea)  Pino insigne (Pinus radiata) 
Pino laricio dell'Etna (Pinus laricio aetnensis)  Pino marittimo (Pinus pinaster) 

LATIFOGLIE

Acero campestre (Acer campestre)  Acero fico (montano) (Acer pseudoplatanus) 
Acero minore (Acer monspessulanum)  Acero opalo (Acer obtusatum) 
Agrifoglio (Ilex aquifolium)  Alloro (Laurus nobilis) 
Bagolaro (Celtis australis; C. tournefortii)  Azzaruolo (Crateagus azarolus) 
Carpinella (Ostrya carpinifolia)  Betulla dell'Etna (Betula aetnensis) 
Carrubo (Ceratonia siliqua)  Carpino (Carpinus ss.pp.) 
Casuarina (Casuarina torulosa; C. equisetifolia)  Castagno (Castanea sativa) 
Ciavardello (Sorbus torminalis)  Cerro (Quercus cerris) 
Ciliegio visciolo (Prunus cerarus)  Ciliegio montano (Prunus avium) 
Faggio (Fagus sylvatica)  Cotognastro nebrodense (Cotoneaster nebrodensis) 
Frassino minore (Fraxinus ornus)  Frassino maggiore (Fraxinus excelsior) 
Gelso bianco (Morus alba)  Frassino ossifillo (Fraxinus oxyphylla) 
Leccio (Quercus ilex)  Gelso nero (Morus nigra) 
Noce bianco (Juglans regia)  Melo selvatico (Malus sylvestris) 
Olmo campestre (Ulmus minor)  Oleandro (Nerium oleander) 
Olmo montano (Ulmus glabra)  Olmo canescente (Ulmus canescens) 
Perastro (Pyrus pyraster)  Ontano nero (Alnus glutinosa) 
Pioppo bianco (Populus alba)  Pero mandorlino (Pyrus amygdaliformis) 
Pioppo euroamericano (cloni vari)  Pioppo nero (Populus nigra) 
Pioppo tremulo (Populus tremula)  Pruno selvatico (Prunus spinosa) 
Platano orientale (Platanus orientalis)  Rovere (Quercus petraea) 
Robinia (Robinia pseudoacacia)  Salice bianco (Salix alba) 
Roverella (Quercus pubescens)  Salice rosso (Salix purpurea) 
Salice pedicellato (Salix pedicellata)  Sorbo comune (Sorbus domestica) 
Salicone (Salix caprea)  Sorbo montano (Sorbus aria) 
Sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia)  Tamerici (Tamarix africana - Tamarix gallica) 
Tiglio (Tilia platyphyllos, Tilia cordata)  Sughera (Quercus suber) 

SPECIE DELLA "MACCHIA MEDITERRANEA"

Alaterno (Rhamnus alaternus)  Alloro (Laurus nobilis) 
Calicotome (Calicotome spinosa, Calicotome villosa)  Biancospino (Crateagus monogyna - Crateagus laciniata) 
Corbezzolo (Arbutus unedo)  Citisi (Cytisus nigricaus; C. triflorus) 
Fillirea (Ilatro) (Phillyrea latifolia - Phillyrea angustifolia)  Erica (Erica arborea - Erica multiflora) 
Ginepro feniceo (Juniperus phoenicea)  Ginepro coccolone (Juniperus oxjcedrus) 
Ginestra delle Madonie (Genista madoniensis)  Ginestra dell'Etna (Genista aetnensis) 
Lentisco (Pistacia lentiscus)  Ginestra di Spagna (Spartium junceum) 
Olivastro (Olea europea var. sylvestris)  Mirto (Mirtus communis) 
Quercia spinosa (Quercus coccifera; C. Calliprinos)  Palma nana (Chamaerops humilis) 
Rosmarino (Rosmarinus officinalis)  Rosa selvatica (Rosa canina e altre specie autoctone) 
Terebinto (Pistacia terebinthus)  Timo (Thymus capitatus) 

Viburno (Viburnun tinus)
N.B.  Per le specie riportate in elenco andrà prodotta la prevista certificazione se le stesse risultano fra quelle individuate dalla legge n. 269/73, integrata con decreto ministeriale n. 15 luglio 1998.
Parametri tecnici
Al fine di ottenere significativi soprassuoli, senza trascurare l'arricchimento floristico, le superfici da impiantare, ad eccezione di quelle interessate dall'azione H2, dovranno essere costituite da:
-  almeno per il 75% da una o più specie rappresentative in numero massimo di tre per ogni dieci ettari o frazioni, con una superficie minima accorpata di 0,5 ettari;
-  una quota non superiore al 25% da specie minori ivi compreso il 2,5% dell'intero impianto da riservare a specie utili alla sopravvivenza dell'avifauna;
-  la superficie massima accorpata di impianto monospecifico o monoclonale, per motivi paesaggistici fitosanitari, ecologici e di mercato, non potrà superare i 10 ettari nel caso di impianti con cloni di pioppo ed i 5 ettari negli altri impianti.
-  tra una piantagione accorpata monospecifica o monoclonale, di superficie uguale ai 5 o 10 ettari (cloni di pioppo) rispettivamente ed un'altra, anche preesistente, di medesima specie o clone, dovrà essere lasciata una fascia libera da vegetazione arborea, larga almeno 20 metri. Un impianto monospecifico o monoclonale, di superficie uguale a tali limiti, dovrà comunque avere una distanza di almeno 10 metri dai confini di proprietà.
Descrizione contratti in corso dalla precedente programmazione
Il Regolamento CEE n. 2080/92 ha trovato applicazione in Sicilia in due distinte campagne e precisamente nel 1994-97 e 1998-99. Complessivamente sono state finanziate 1.875 ditte per un totale di ettari 30.313 circa, di cui n. 1.137 (Ha. 17.743 circa) nella campagna 1994-97 e n. 738 (Ha. 12.570 circa) in quella 1998-99. Allo stato attuale rimangono circa n. 100 ditte da collaudare per la prima campagna di applicazione (1994-97) e n. 738 per quella 1998-99.
Nella tabella seguente sono riportati i dati effettivi della spesa da effettuare per il pagamento dei premi ai sensi del Reg. CE n. 2603/99.
I beneficiari i cui contratti sono in corso dalla precedente programmazione dovranno rispettare le condizioni che erano in vigore al momento della sottoscrizione.
N.B. i dati riportati in tabella tengono conto dei pagamenti relativi ai collaudi, alle manutenzioni e ai mancati redditi.
Azione H1 - IMBOSCHIMENTO SU TERRENI AGRICOLI, ARBORICOLTURA DA LEGNO
L'azione è articolata in tre interventi:
a) Impianti di latifoglie a rapido accrescimento (pioppicoltura)
Realizzazione di impianti di arboricoltura da legno su terreno preparato meccanicamente e messa a dimora delle piantine. Il terreno sarà preparato con una lavorazione andante profonda seguita da frangizollatura e, se necessario, con concimazione di fondo.
La messa a dimora delle piantine verrà effettuata nel periodo di riposo vegetativo in numero di 300 - 400 ad ettaro.
All'impianto seguiranno i risarcimenti per due anni e le ripuliture per 5 anni. Le cure colturali dovranno prevedere inoltre la potatura, la concimazione, l'irrigazione di soccorso e la difesa fitosanitaria.
Per tali interventi è riconosciuto soltanto l'aiuto per le sole spese di impianto.
b) Impianti di resinose (Pini, cipressi, cedri, ecc.)
Realizzazione di impianti arborei su terreno preparato meccanicamente e messa a dimora delle piantine. Il terreno sarà preparato con una lavorazione andante profonda seguita da frangizollatura o con lavorazioni localizzate a banchettoni, gradoni o buche.
La piantagione sarà effettuata in tardo autunno utilizzando 850 - 1.100 semenzali ad ettaro dell'età di 1 - 2 anni.
I nuovi impianti necessitano di cure colturali nella fase immediatamente successiva alla messa a dimora, costituendo uno strumento di protezione di grande efficacia ed utilità specie in ambiente mediterraneo, dove le difficoltà naturali rendono sempre molto problematico l'esito del rimboschimento.
c)  Imboschimento ai fini di produzione legnosa su terreni agricoli di latifoglie o piantagioni miste contenenti almeno il 75% di latifoglie (arboricoltura da legno)
Realizzazione di impianti su terreno preparato meccanicamente e messa a dimora delle piantine. Il terreno sarà preparato con una lavorazione andante profonda seguita da frangizollatura o con lavorazioni localizzate a banchettoni, gradoni o buche.
La piantagione sarà effettuata in tardo autunno utilizzando: almeno per il 75% latifoglie (specie principali) in un numero ragguagliato di 850 - 1.100 semenzali ad ettaro, dell'età di 1 - 2 anni; per l'eventuale rimanente 25%, altre specie in un sesto modulato in funzione delle essenze impiegate, delle caratteristiche della stazione e delle esigenze specifiche.
Nel complesso le latifoglie dovranno essere impiegate in misura non inferiore al 75%, mentre il restante 25% può essere rappresentato da conifere nonché da piante arboree a duplice attitudine (legno - frutto), con prevalente attitudine alla produzione legnosa.
Durata dell'impegno
Intervento a)
L'impegno avrà durata decennale.
Interventi b) e c)
L'impegno avrà durata ventennale.
Prescrizioni tecniche comuni a tutte le tipologie d'intervento
Occorre effettuare interventi di manutenzione dei viali parafuoco e di risarcimento delle fallanze nonché eventuali irrigazioni di soccorso in concomitanza di siccità prolungata e, se necessario, trattamenti antiparassitari.
L'esecuzione dei lavori di manutenzione è obbligatoria.
Gli aiuti per la manutenzione non sono riconosciuti per gli impianti di latifoglie e rapido accrescimento (pioppicoltura); non sono riconosciuti, altresì e in nessun caso, agli interventi proposti dagli enti pubblici.
Gli aiuti per la manutenzione sono ammissibili limitatamente ai primi cinque anni successivi all'impianto, gli stessi verranno sospesi qualora l'imboschimento venga seriamente danneggiato o distrutto dal fuoco, senza essere ripristinato a spese del beneficiario.
La sospensione del premio per i costi di manutenzione determina la sospensione del premio per mancato reddito.
Al fine di compensare la perdita di reddito subita, durante il periodo non produttivo delle superfici imboschite si prevede, esclusivamente per gli interventi b) e c), un contributo per mancati redditi che non potrà superare i 20 anni.
Gli aiuti per la perita di reddito non sono riconosciuti agli enti pubblici.
La prima rata del premio può essere erogata dopo il collaudo e verrà sospeso qualora l'imboschimento venga seriamente danneggiato o distrutto dal fuoco e non venga ripristinato a spese del beneficiario; il vincolo relativo alla destinazione del terreno in ogni caso permane per la durata del ciclo economico dell'impianto.
Prescrizioni tecniche specifiche per l'intervento a)
In fase d'impianto: lavorazione andante e concimazione del terreno, messa a dimora, recinzione, viabilità di servizio.
Per la manutenzione:
-  1° e 2° anno: risarcimento fallanze, cure colturali, difesa fitosanitaria, irrigazione di soccorso e concimazione;
-  3° anno: cure colturali, difesa fitosanitaria;
-  4° anno: tagli di formazione, cure colturali, difesa fitosanitaria;
-  5° anno: tagli di formazione, cure colturali, difesa fitosanitaria.
Prescrizioni tecniche specifiche per l'intervento b)
In fase d'impianto: lavorazione del terreno, messa a dimora, recinzione, viabilità di servizio, viali parafuoco e punti d'acqua.
Per la manutenzione:
-  1° anno: primo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 20%, n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  2° anno: secondo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 10%, n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  3° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  4° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  5° anno: n. 2 cure colturali, spalcature e manutenzione viali parafuoco.
Prescrizioni tecniche specifiche per l'intervento c)
In fase di impianto: preparazione del terreno, messa a dimora, recinzione, viabilità di servizio, viali parafuoco e punti d'acqua.
Per la manutenzione:
-  1° anno: primo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 20%, n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  2° anno: secondo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 10%, n° 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  3° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  4° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  5° anno: n. 2 cure colturali, potature di allevamento e manutenzione viali parafuoco.
Turno di utilizzazione
Intervento a)
Minimo 10 anni.
Interventi b) e c)
Minimo 20° anno.
Beneficiari
Intervento a)
Imprenditori agricoli e autorità pubbliche (esclusivamente comuni ed associazioni di comuni), che potranno beneficiare del sostegno unicamente per le spese di impianto.
Intervento b) e c)
Imprenditori agricoli singoli o associati, persone fisiche o giuridiche.
Autorità pubbliche (esclusivamente comuni ed associazioni di comuni), che possono beneficiare del sostegno unicamente per le spese di impianto.
Importo dell'aiuto
Saranno erogati aiuti per l'imboschimento, la manutenzione e mancati redditi.
In particolare, agli imprenditori agricoli singoli o associati saranno concessi i premi per i mancati redditi, aggiornati ai sensi del Reg. CE n. 231/96, in relazione alla destinazione colturale di riferimento che verrà verificata in sede di sopralluogo preventivo.
L'erogazione dei premi per la manutenzione e per i mancati redditi potrà essere effettuata dopo il collaudo dell'impianto.

Indicatori di realizzazione
Numero di domande ammesse.
Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per tipo d'intervento.
Indicatori di risultato
Indice di diversificazione colturale: Variazione della superficie "forestale" rispetto alla superficie attualmente destinata a produzioni agricole tradizionali;
Indice funzione produttiva del bosco: Variazione della massa legnosa in piedi rispetto alla situazione attuale.
Indicatore di riduzione della CO2 (anidride carbonica) nell'atmosfera: Variazione rispetto a superfici non imboschite.
Azione H2 - IMBOSCHIMENTO A CARATTERE PERMANENTE SU TERRENI AGRICOLI AI FINI DELLA CONSERVAZIONE DEL SUOLO (BOSCO)
L'azione è articolata in due interventi:
a)  imboschimento, con prevalente funzione di conservazione del suolo, di miglioramento paesaggistico e di rinaturalizzazione, di latifoglie o piantagioni miste contenenti almeno il 75% di latifoglie
Realizzazione di impianti su terreno preparato meccanicamente e messa a dimora delle piantine. Il terreno sarà preparato con una lavorazione andante profonda seguita da frangizollatura o con lavorazioni localizzate a banchettoni, gradoni o buche.
La piantagione sarà effettuata in tardo autunno utilizzando almeno per il 75% latifoglie (specie principali) in un numero ragguagliato di 850 - 1.100 semenzali ad ettaro, dell'età di 1 - 2 anni; per l'eventuale rimanente 25%, altre specie in un sesto modulato in funzione delle essenze impiegate, delle caratteristiche della stazione e delle esigenze specifiche ivi compreso il 2,5% di specie utili alla sopravvivenza dell'avifauna.
Gli impianti dovranno essere misti (a meno di casi particolari come alcuni rimboschimenti in alta quota al limite della vegetazione), e la mescolanza delle specie dovrà realizzarsi possibilmente per gruppi monospecifici.
Almeno il 75% delle piantagioni dovrà essere costituito da latifoglie ed il 25% dovrà essere rappresentato da specie minori anche arbustive della macchia mediterranea quali (lentisco, terebinto, erica arborea, corbezzolo, alloro, fillirea, ginestra, etc.).
In tale percentuale (del 25%) dovranno essere rappresentate almeno quattro specie.
b)  Impianti a carattere permanente con fini di protezione dal dissesto e dall'erosione e di consolidamento di pendici instabili, di piantagioni miste con essenze arbustive ed arboree.
Gli impianti vanno realizzati con specie e caratteristiche della fascia fitoclimatica nella quale si interviene, salvaguardando e valorizzando il patrimonio vegetale autoctono eventualmente presente. Possono essere effettuate formazioni polispecifiche, cioè composte da almeno cinque specie, di cui almeno tre arbustive (con incidenza del 50%) e le rimanenti arboree.
Qualora l'intervento avvenga su pendici con fenomeni di dissesto in atto, è obbligatorio procedere, prima dell'impianto, alla realizzazione di opere di consolidamento (sistemazione e regimazione idraulica) secondo le tecniche della ingegneria naturalistica.
Durata dell'impegno
L'impegno avrà durata ventennale.
Prescrizioni tecniche comuni a entrambe le tipologie d'intervento
Occorre effettuare la manutenzione dei viali parafuoco e il risarcimento delle fallanze nonché eventuali irrigazioni di soccorso in concomitanza di siccità prolungata e, se necessario, trattamenti antiparassitari.
L'esecuzione dei lavori di manutenzione è obbligatoria.
Gli aiuti per la manutenzione sono ammissibili limitatamente ai primi cinque anni successivi all'impianto, gli stessi verranno sospesi qualora l'imboschimento venga seriamente danneggiato o distrutto dal fuoco, senza essere ripristinato a spese del beneficiario.
La sospensione del premio per i costi di manutenzione automaticamente determina la sospensione del premio per mancato reddito.
Al fine di compensare la perdita di reddito subita, durante il periodo non produttivo delle superfici imboschite si prevede un contributo per mancati redditi che non potrà superare i 20 anni.
La prima rata del premio può essere erogata dopo il collaudo e verrà sospeso qualora l'imboschimento venga seriamente danneggiato o distrutto dal fuoco e non venga ripristinato a spese del beneficiario; il vincolo relativo alla destinazione del terreno in ogni caso permane per la durata del ciclo economico dell'impianto.
Si precisa che i contributi per la manutenzione e i mancati redditi non sono erogabili in favore di enti pubblici.
Prescrizioni tecniche specifiche per l'intervento a)
In fase di impianto: preparazione del terreno, messa a dimora, recinzione, viabilità di servizio, viali parafuoco e punti d'acqua.
Per la manutenzione:
-  1° anno: primo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 20%, n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  2° anno: secondo risarcimento fallanze sino ad un massimo del 10%, n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  3° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  4° anno: n. 2 cure colturali, manutenzione viali parafuoco;
-  5° anno: n. 2 cure colturali, potature di allevamento e manutenzione viali parafuoco.
Prescrizioni tecniche specifiche per l'intervento b) e c)
In fase d'impianto: preparazione del terreno, messa a dimora delle piante con tecniche a basso impatto, realizzazione di eventuali sistemi di protezione della vegetazione dalla fauna selvatica.
Per la manutenzione: risarcimento fallanze per due anni e cure colturali per cinque anni.
Sono in ogni caso vietate lavorazioni a rittochino o che prevedano grandi movimenti di terreno con rovesciamento di zolla.
Turno di utilizzazione
Secondo quanto previsto dai regolamenti e dalle tecniche della selvicoltura.
Beneficiari
Imprenditori agricoli singoli o associati e persone fisiche o giuridiche.
Autorità pubbliche (esclusivamente comuni ed associazioni di comuni), che possono beneficiare del sostegno unicamente per le spese di impianto.
Importo dell'aiuto
Saranno erogati aiuti per l'imboschimento, la manutenzione e mancati redditi.
In particolare, agli imprenditori agricoli singoli o associati saranno concessi i premi per i mancati redditi, aggiornati ai sensi del Reg. CE n. 231/96, in relazione alla destinazione colturale di riferimento che verrà verificata in sede di sopralluogo preventivo.
L'erogazione dei premi per la manutenzione e per i mancati redditi potrà essere effettuata dopo il collaudo dell'impianto.

Indicatori di realizzazione
Numero di domande ammesse.
Numero di ettari assoggettati alla misura distinti per tipo d'intervento.
Indicatori di risultato
Patrimonio salvaguardato: Incidenza sul patrimonio esistente.
Indice di diversificazione colturale: Variazione della superficie "forestale" rispetto alla superficie attualmente destinata a produzioni agricole tradizionali.
Indice funzione produttiva del bosco: Variazione della massa legnosa in piedi rispetto alla situazione attuale.
Indicatore di riduzione della CO2 (anidride carbonica) nell'atmosfera: Variazione rispetto a superfici non imboschite
Indice di fruizione del territorio ai fini agrituristici o turistico rurali: Variazione delle presenze di cittadini che fruiscono del territorio rurale a tali fini.
Erodibilità dei suoli: Variazione rispetto a superfici non oggetto di interventi.
Misura D - PREPENSIONAMENTO
RIFERIMENTO NORMATIVO
Regolamento (Ce) del Consiglio n. 1257/1999, Titolo II, capo IV, art. 10 e 11.
COSTO DELLA MISURA
Costo a carico del FEOGA  4,283 Meuro 
Costo a carico dello Stato  1,427 Meuro 
  Costo totale 5,710 Meuro 

Il costo comprende anche i contratti in corso derivanti dalla precedente programmazione ex Reg. CE n. 2079/92; in ogni caso i pagamenti verranno effettuati nel rispetto della copertura annuale di cui al piano finanziario.
E' previsto, inoltre un aiuto di stato aggiuntivo a totale carico della Regione, fino ad un importo massimo di 1,94 Meuro.
DESCRIZIONE DELLA MISURA
La misura è concepita per favorire il ricambio generazionale in agricoltura, limitando al contempo il fenomeno dell'abbandono dei terreni da parte degli imprenditori più anziani.
Le seguenti indicazioni fanno riferimento a tutte le tipologie previste all'interno della misura e si applicano per tutto il periodo durante il quale il cedente fruisce di un aiuto al prepensionamento.
Descrizione dell'intervento
La misura prevede l'incentivazione alla cessazione delle attività agricola a favore di imprenditori anziani con la contestuale cessione del fondo a rilevatari che ne possano migliorare, se necessario, la redditività o riorientare tali superfici verso usi extra agricoli.
E' prevista altresì la possibilità di concedere premi a lavoratori dipendenti che cessino l'attività agricola a seguito della cessione del terreno da parte del cedente/datore di lavoro.
Obiettivi
Gli aiuti al prepensionamento contribuiscono a conseguire i seguenti obiettivi:
-  procurare un reddito agli imprenditori agricoli anziani che decidono di cessare l'attività agricola;
-  fare subentrare a questi imprenditori anziani agricoltori in grado di migliorare, se necessario, la redditività delle aziende rimaste in esercizio;
-  riorientare superfici agricole verso usi extra agricoli, ove non sia possibile destinarle alla produzione agricola in condizioni soddisfacenti dal punto di vista della redditività.
Superficie minima d'intervento
Considerata la scarsa applicazione ottenuta dal Reg. (CEE) n. 2079/92 nel periodo programmatorio precedente, causata anche dal limite superficiale minimo richiesto al rilevatario per accedere al regime di aiuti, si ritiene di limitare l'accesso alla misura in questione ponendo limiti territoriali solo per le aziende dei cedenti e non anche per quelle dei rilevatari (superficie precedentemente posseduta). In tale contesto i cedenti dovranno possedere una superficie aziendale (S.A.U.) non inferiore a:
-  3.000 mq. se destinata a colture protette in via permanente;
-  2 ettari per le ortive da pieno campo;
-  3 ettari per le colture permanenti;
-  10 ettari per i seminativi e i pascoli.
La redditività minima richiesta è individuata nel reddito lordo standard calcolato dall'INEA per le suddette colture, riferito alle superfici minime già precisate.
Potranno, altresì, accedere quei cedenti che siano in possesso di superfici riconducibili a più di una delle quattro categorie colturali sopra riportate, ma con estensione inferiore ai limiti indicati: in questo caso la sommatoria delle superfici possedute espressa in percentuale - rispetto al limite minimo riferito a ciascuna categoria colturale - dovrà essere maggiore o uguale a 100.
Requisiti di ammissibilità e obblighi
Per il cedente:
-  avere almeno 55 anni e, non avere raggiunto l'età normale di pensionamento (pensione di vecchiaia, 65 per gli uomini e 60 per le donne) al momento della cessazione;
-  avere esercitato l'attività agricola continuativamente nei dieci anni che precedono la cessazione;
-  avere versato un numero minimo di contributi previdenziali tali da garantire in ogni caso che al termine del regime di aiuti possa godere del regime pensionistico nazionale (pensione di anzianità o di vecchiaia). Infatti la vigente legislazione pensionistica nazionale in campo agricolo prevede, per accedere alla pensione di vecchiaia (con obbligo di un'età minima di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne), il versamento di contribuzioni per un numero minimo di anni pari a 19 per potere ottenere il diritto alla pensione nell'anno 2000 e pari a 20 per gli anni successivi;
-  cessare definitivamente ogni attività agricola a fini commerciali;
-  cedere la totalità dei terreni - ad eccezione del 10% dell'azienda fino ad un massimo di un ettaro, potendo anche conservare la disponibilità degli edifici in cui continuare ad abitare - per produzioni a fini non commerciali e in ogni caso senza la possibilità di percepire aiuti nell'ambito della politica agricola comunitaria. L'affittuario potrà cedere al proprietario i terreni resi disponibili a condizione che il contratto d'affitto sia estinto e che sia in possesso di tutti gli altri requisiti previsti per la figura del cedente. E' sempre vietata la cessione dei terreni fra coniugi.
Per il lavoratore agricolo:
-  avere almeno 55 anni e non godere né di pensione di anzianità né di pensione di vecchiaia al momento della cessazione;
-  avere dedicato all'agricoltura, nei cinque anni che precedono la cessazione, almeno la metà del proprio tempo di lavoro, quale collaboratore familiare o salariato agricolo;
-  avere lavorato nell'azienda del cedente almeno l'equivalente di due anni a tempo pieno nei quattro anni che precedono il prepensionamento del cedente stesso;
-  essere iscritto ad un regime di previdenza sociale.
-  cessare definitivamente ogni attività agricola.
Per il rilevatario agricolo
-  possedere conoscenze e competenze professionali adeguate dimostrabili attraverso:
-  titoli di studio attinenti alla qualifica (laurea o diploma in materia agricola);
-  partecipazione a corsi di formazione professionale specifici per il settore agricolo e acquisizione del relativo attestato entro 3 anni;
-  presentazione di domande per la partecipazione a corsi per ottenimento della qualifica di capo azienda;
-  esperienza lavorativa per un triennio continuativo, riferito all'ultimo;
-  subentrare al cedente come capo dell'azienda agricola rilevata;
-  aumentare la redditività dell'azienda ottenuta entro il triennio successivo al subentro al cedente. Nel caso in cui il rilevatario possegga una superficie aggiuntiva a quella rilevata, il requisito della redditività si riterrà assolto qualora il reddito netto venga incrementato di almeno il 10% rispetto al livello iniziale e le giornate lavorative dedicate all'azienda aumentino in misura minima del 5%. Diversamente il rilevatario dovrà dimostrare il requisito della redditività conseguendo, entro un triennio dal momento dell'acquisizione dell'azienda del cedente, un titolo afferente a corsi professionali finalizzati al miglioramento delle competenze professionali specifiche e dovrà inoltre mettere a coltura il terreno rilevato dedicandovi un volume di lavoro, congruo alla coltura/e praticata/e, non inferiore ad una ULU.
In tutti e due i casi di cui sopra dovrà essere raggiunta una redditività netta minima aziendale per ULU, non inferiore al 50% del reddito extragricolo nelle aree svantaggiate, al 70% nelle altre zone. Per la Sicilia attualmente il reddito extragricolo è stato fissato in £ 36.700.000;
-  impegnarsi ad esercitare l'attività agricola nell'azienda per almeno cinque anni;
-  impegnarsi a tenere la contabilità aziendale per almeno cinque anni.
Per il rilevatario non agricolo:
-  destinare i terreni rilevati ad usi extra agricoli, come la selvicoltura o la creazione di riserve ecologiche, in maniera compatibile con la tutela e il miglioramento della qualità dell'ambiente e dello spazio naturale.
Nell'ambito di operatività dell'organismo di ricomposizione fondiaria e con riferimento in particolare alla misura di "ricomposizione fondiaria" prevista nel POR Sicilia 2000-2006, le condizioni applicabili ai terreni resi disponibili nel quadro di operazioni di ricomposizione fondiaria o di semplice permuta di appezzamenti devono applicarsi a superfici di estensione agronomicamente equivalenti a quelle dei terreni resi disponibili.
Durata
La durata dell'aiuto al prepensionamento non deve essere superiore ad un massimo di 10 anni sia per il cedente che per il lavoratore agricolo e non deve comunque oltrepassare il 70° compleanno degli stessi. Anche nel caso di pensione integrativa la durata di tale aiuto non deve oltrepassare il settantesimo compleanno del cedente e l'ammontare di tale pensione concorrerà alla determinazione del premio che, in ogni caso, non dovrà superare il massimale previsto.
Priorità d'intervento e disposizioni in materia finanziaria
Per ampliare l'operatività della misura al maggior numero possibile di beneficiari non si ritiene di suggerire priorità ammettendo a finanziamento le domande secondo l'ordine di presentazione delle stesse. Tuttavia - qualora le domande pervenute nei primi anni di applicazione del PSR dovessero superare le disponibilità finanziarie previste per la stessa - ci si riserva di effettuare delle procedure di selezione aperte (con bando di gara annuale) che prevederanno al loro interno la seguente scala di priorità:
-  cedenti che cederanno la totalità o parte dei terreni dell'azienda a giovani imprenditori che si insedieranno ai sensi della misura specifica prevista dal POR Sicilia 2000-2006;
-  cedenti che cederanno la totalità o parte dei terreni dell'azienda a rilevatari agricoli come definiti al paragrafo 2 dell'art. 11 del Reg. Ce n. 1257/99;
-  cedenti che non cederanno i terreni ma che faranno subentrare il rilevatario come capo dell'azienda agricola in loro possesso;
-  cedenti che cederanno la totalità o parte dei terreni della loro azienda a rilevatari non agricoli (come definiti dal paragrafo 4 del Reg. CE n. 1257/99).
Tuttavia al momento dell'entrata in vigore della misura del Programma operativo regionale Sicilia 2000-2006 relativa alla "Ricomposizione fondiaria", avranno priorità assoluta nell'accesso alla misura i cedenti che cederanno la totalità o parte dei terreni dell'azienda a organismi di ricomposizione fondiaria per essere inclusi in operazioni di ricomposizione fondiaria o di semplice permuta di appezzamenti.
Beneficiari
Possono accedere alla misura le persone fisiche o giuridiche imprenditori agricoli singoli e associati, che esercitano un'attività diretta alla coltivazione del fondo (art. 2135 codice civile).
Livelli di aiuto
Per la misura il limite massimo d'intervento è di 150.000 euro per il cedente e di 35.000 euro per il lavoratore dipendente (o coadiuvante familiare).
Il limite massimo d'intervento ed il livello di aiuto viene modulato - in considerazione della particolare struttura economica delle aziende siciliane - secondo le seguenti indicazioni:
Cedenti
Indennità annua fissa per il primo anno di 10.000 euro, aumentata di 1.000 euro per ogni ettaro ceduto, fino ad un massimale di 30.000 euro; per gli anni seguenti al primo un premio di 1.000 euro per ettaro ceduto fino ad un massimo di 15.000 euro/ anno.
La durata di tale aiuto non può essere superiore ai 10 anni, comunque entro il 70° anno di età, e il premio massimo ottenibile complessivamente per tutto il periodo di operatività del regime di aiuto non dovrà eccedere l'importo di 150.000 euro.
Nel caso che l'azienda sia ceduta da più soggetti, l'indennità complessiva erogata deve essere limitata ai massimali previsti per un solo cedente.
Nel caso in cui il cedente percepisca una pensione (ivi compresa quella di vecchiaia), l'indennità è versata in via complementare e calcolata tenendo conto della differenza fra la pensione nazionale percepita dal beneficiario e l'importo massimo dell'aiuto percepibile sulla scorta di un premio fisso annuo di 8.000 euro più 500 euro per ogni ettaro ceduto, fino ad un massimo di 15.000 euro/anno. In definitiva tale premio potrà essere corrisposto per una durata massima di 10 anni, comunque entro il 70° compleanno del cedente, con un importo massimo (comprensivo della pensione percepita) di 15.000 euro/anno e 150.000 euro per l'intero periodo. Occorrerà pertanto che per ciascun anno il cedente comunichi l'importo della pensione percepita, al fine di commisurare l'entità dell'aiuto concesso.
Lavoratori dipendenti (salariati agricoli o coadiuvanti familiari):
Indennità annua fissa di 3.500 euro/anno per un periodo di tempo massimo di 10 anni (per un massimo di 35.000 euro) e comunque tale da non eccedere la normale età di pensionamento del lavoratore.
Euro
Descrizione contratti in corso dalla precedente programmazione
Il Piano di sviluppo rurale prevede anche il pagamento delle annualità ancora da corrispondere per le pratiche in corso ai sensi del Reg. CE n. 2079/92, per una somma pari a 1,56 Meuro.
Nella tabella seguente sono riportati i dati effettivi della spesa da effettuare per il pagamento dei premi.
I beneficiari i cui contratti sono in corso dalla precedente programmazione dovranno rispettare le condizioni che erano in vigore al momento della sottoscrizione.
Indicatori di realizzazione
Numero di domande ammesse.
Numero d'imprenditori che hanno cessato l'attività agricola..
Numero di giovani imprenditori rilevatari distinti per sesso.
Indicatori di risultato
Variazione del numero degli imprenditori agricoli nella fascia superiore ai 55 anni: variazione dell'incidenza sul numero totale degli imprenditori agricoli rispetto alla situazione iniziale.
11.  AUTORITA' COMPETENTI E ORGANISMI RESPONSABILI
La programmazione, la gestione e l'attuazione del piano di sviluppo rurale sono di competenza della Regione siciliana - Assessorato agricoltura e foreste.
In particolare, la struttura regionale responsabile del coordinamento del piano relativamente alle misure "Agroambiente", "Zone svantaggiate" e "Prepensionamento" è la Direzione interventi strutturali, mentre per la misura "Imboschimento delle superfici agricole" la Direzione foreste.
Le funzioni di organismo pagatore saranno assunte dall'AIMA in liquidazione (cui subentrerà la AGEA - Agenzia per le erogazioni in agricoltura) sino ad avvenuto riconoscimento dell'organismo pagatore regionale.
La Regione è organismo responsabile delle fasi procedurali fino all'autorizzazione del pagamento, alla quale è delegata ai sensi del Reg. CE n. 1663/95.
Pertanto la Regione provvederà a:
-  ricezione e protocollazione standardizzate delle domande di aiuto e dei relativi allegati;
-  informatizzazione dei dati delle domande;
-  esecuzione dei controlli oggettivi e amministrativi;
-  archiviazione dei documenti.
La Regione può trasferire e/o delegare agli enti locali parte delle proprie competenze in materia agricola.
Di conseguenza le funzioni amministrative relative all'attuazione di alcune misure o parte di procedimenti amministrativi delle stesse, potranno essere di competenza degli enti locali restando la responsabilità primaria alla Regione.
L'organismo pagatore supporterà l'attività della Regione nell'ambito dell'attuazione del piano tramite:
-  definizione concordata delle modalità d'interscambio dati;
-  esecuzione di controlli informatici nell'ambito del sistema integrato di gestione e controllo.
Inoltre provvederà in qualità di organismo pagatore, all'esecuzione dei pagamenti e alla comunicazione degli esiti degli stessi alla Regione.
12. PROVVEDIMENTI CHE GARANTISCONO L'ATTUAZIONE EFFICACE E CORRETTA DEL PIANO, COMPRESI CONTROLLO E VALUTAZIONE
PUBBLICITÀ, ATTUAZIONE, CONTROLLO AMMINISTRATIVO, MONITORAGGIO E CONTROLLO
Pubblicità
In conformità all'art. 43 del Reg. CE n. 1257/99, la Regione siciliana di concerto con gli uffici periferici e i servizi di sviluppo della divulgazione agricola, provvederanno affinché il piano sia oggetto di adeguata pubblicità.
In particolare, le suddette strutture si attiveranno per richiamare l'attenzione dei destinatari delle iniziative, anche con il supporto delle organizzazioni professionali agricole e le associazioni ambientaliste, in merito alle possibilità offerte dal piano e a sensibilizzare l'opinione pubblica sul ruolo svolto dalla Comunità.
Inoltre, l'Assessorato regionale dell'agricoltura e delle foreste curerà la pubblicazione del piano nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana, nonché la realizzazione di uno specifico sito web, unitamente alle relative circolari attuative.
Attuazione
L'attuazione, il controllo e le sanzioni saranno effettuati conformemente al Reg. CE n. 1257/99 e al documento STAR VI/10535/99.
Inoltre, l'attuazione del Piano avverrà secondo quanto previsto dalle linee direttrici emanate dalla CE per la certificazione di revisione contabile dei conti del FEOGA. Tali linee direttrici verranno esplicitate in un unico documento denominato "manuale delle procedure di attuazione del Reg. CE 1257/99" predisposto dall'organismo pagatore d'intesa con le Amministrazioni regionali.
Il dettaglio delle procedure di attuazione regionale sarà definito con circolare Assessoriale.
Sulla base delle procedure di attuazione la Regione provvederà:
-  alla definizione concertata con l'organismo pagatore della modulistica;
-  all'apertura e pubblicizzazione dei termini di presentazione delle domande, secondo modalità standardizzate;
-  a fissare le modalità di identificazione delle domande secondo standard concordati con l'AIMA in liquidazione;
-  alla raccolta, protocollazione e archiviazione delle domande;
-  alla informatizzazione dei dati delle domande;
-  alla gestione istruttoria delle singole domande di contributo e dei progetti che sarà effettuata sulla base di priorità individuate con atti amministrativi adottati preventivamente alla emissione del bando o alla apertura dei termini di presentazione delle domande.
Controllo amministrativo
Le procedure di controllo saranno conformi a quanto previsto al punto 2 del documento STAR VI/10535/99 e al Reg. CE n. 3508/92.
I controlli relativi alle domande iniziali di ammissione al regime e alle domande successive di pagamento sono eseguiti dall'Amministrazione regionale, in modo da consentire l'efficace verifica del rispetto dei requisiti di concessione degli aiuti.
Le richieste di sostegno al P.S.R. dovranno indicare l'insieme delle superfici e/o degli animali dell'azienda, compresi quelli per i quali non viene chiesto alcun aiuto, in conformità a quanto disposto dal paragrafo 1 dell'art. 46 Reg. CE n. 1750/99.
A livello provinciale, verrà operato il controllo amministrativo su tutte le richieste in istruttoria.
Il controllo amministrativo, effettuato dagli uffici istruttori sul 100% delle richieste pervenute in tempo utile, è esaustivo e comprende verifiche incrociate operate anche avvalendosi, ove opportuno, dei dati del sistema integrato relativi alle parcelle e agli animali oggetto di impegno, in modo da evitare che l'aiuto venga indebitamente concesso due volte per lo stesso anno di applicazione. E' soggetto a controllo amministrativo annuale anche il rispetto degli impegni a lungo termine.


In particolare l'istruttoria delle domande di aiuto terrà conto:
-  una valutazione dei requisiti di ammissibilità;
-  d'una analisi tecnico-economica, qualora lo richieda la misura e/o l'azione;
-  dell'acquisizione di pareri e/o autorizzazioni di altri soggetti, se necessari.
Le istanze che, al momento della presentazione, non risulteranno corredate della documentazione di seguito specificata, saranno respinte:
-  modello integrativo alla domanda di aiuto, qualora richiesto, redatto in conformità alla circolare attuativa del P.S.R. che sarà emanata dall'Assessorato dell'agricoltura e delle foreste;
-  estratto di mappa catastale, o copia conforme, relativo alle particelle sottoposte a regime di aiuto (nei casi di autentica effettuata dal tecnico, ai sensi dell'art. 49 della L.R. n. 13/86, dovrà riportarsi la dizione "copia conforme all'originale catastale");
-  per i soggetti in forma associata copia della delibera del consiglio di amministrazione che autorizza il rappresentante legale a sottoscrivere l'istanza di aiuto;
-  documentazione specifica di misura e/o azione, prevista dalla circolare attuativa del piano, da allegare all'istanza.
Negli altri casi, ai sensi della legge regionale n. 10/91, l'Amministrazione richiederà all'interessato le integrazioni e/o le correzioni necessarie.
A conclusione dell'istruttoria per ogni domanda, verrà redatto un verbale istruttorio concernente l'ammissibilità al finanziamento e verranno predisposti gli elenchi dei beneficiari ammessi, nonché una check list contenente anche gli esiti dei controlli e le risultanze del verbale istruttorio.
Tali elenchi saranno coerenti con le disponibilità finanziarie della misura e/o azione a cui fanno riferimento e con i verbali d'istruttoria positivi.
Verranno autorizzate e pagate a carico del FEAOG-G da parte dell'organismo pagatore le spese sostenute dai beneficiari finali posteriormente alla data di ricevibilità del Piano di sviluppo rurale da parte della Commissione europea e alla presentazione delle istanze di adesione al presente piano.
Le procedure di attuazione potranno eventualmente indicare per ogni singola misura e/o azione date diverse di ammissibilità al finanziamento delle spese sostenute da parte dei beneficiari finali, ma sempre successive a quella di ricevibilità del Piano da parte della Commissione e comunque in conformità a quanto stabilito dall'articolo 6 del regolamento CE n. 2603/99.
Il pagamento ai beneficiari finali avverrà sulla base della verifica del rispetto dei requisiti di conformità dell'intervento con quanto previsto all'approvazione dello stesso.
Per la misura H (Imboschimento delle aziende agricole) si terrà conto anche:
-  dell'accertamento tecnico, amministrativo e contabile finale effettuato sul 100% delle istanze ammesse al finanziamento d'imboschimento, con particolare riguardo alle spese effettivamente sostenute dal beneficiario. Tale accertamento verrà corredato della relativa documentazione, comprovante in maniera oggettiva l'effettiva e conforme realizzazione del progetto;
-  della certificazione tecnica rilasciata dalla pubblica amministrazione, ove necessario.
Per gli imboschimenti potranno essere concesse anticipazioni ai beneficiari finali a fronte di presentazione di polizza fideiussoria.
Possono, pertanto essere concesse anticipazioni al soggetto beneficiario privato, previo rilascio di garanzia fideiussoria bancaria o assicurativa a favore dell'organismo pagatore da parte di enti autorizzati.
La garanzia deve essere prestata per l'intero importo da anticipare, avere validità per l'intera durata dei lavori, ed efficacia fino a quando non venga rilasciata apposita autorizzazione da parte dell'organismo pagatore. Lo svincolo della fideiussione sarà disposto successivamente alla chiusura del procedimento amministrativo.
Le Regioni provvederanno alla raccolta delle polizze fideiussorie a favore dell'organismo pagatore secondo lo schema predisposto dallo stesso e tramite procedure concordate che verranno formalizzate in apposita circolare dell'organismo pagatore.
Il pagamento ai beneficiari finali verrà effettuato dall'organismo pagatore nazionale sulla base di elenchi accompagnati da una dichiarazione di ammissibilità. Detto organismo pagatore provvederà anche alla loro contabilizzazione in relazione ai vari interventi, conformemente al modello di codificazione fornito dalla Commissione.
Circuito finanziario
Per quanto concerne il livello di attivazione della spesa pubblica negli anni di durata del piano, a causa dell'esiguità delle risorse disponibili è stata prevista la possibilità di sottoscrivere nuovi impegni, esclusivamente nei primi anni di operatività del PSR.
Lo stanziamento complessivo del piano verrà, inoltre, utilizzato per il pagamento degli impegni già sottoscritti con i precedenti regolamenti che, per il settore agroambientale, incidono in maniera rilevante.
La quota pari al 75% di cofinanziamento del FEOGA - Garanzia sarà garantita dall'organismo pagatore.
La quota di cofinanziamento statale pari al 25% dal Ministero del tesoro bilancio e programmazione economica - IGRUE; tale quota di cofinanziamento statale verrà stanziata tramite delibera del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economico) su richiesta del Ministero delle politiche agricole e forestali e verrà trasferita direttamente all'organismo pagatore a seguito della pubblicazione della delibera stessa.
Controlli sul posto
I sistemi di gestione e controllo devono essere tali da assicurare un'esecuzione adeguata ed efficace degli interventi e delle azioni programmate.
Per tutte le misure e/o azioni i controlli sul posto si effettuano conformemente agli artt. 6 e 7 del regolamento CE n. 3887/92 e vertono, ogni anno, su almeno il 5% dei beneficiari comprensivo dell'insieme dei diversi tipi di misure di sviluppo rurale previsti nel Piano di sviluppo rurale.
Per le misure che comportano l'erogazione di premi saranno effettuati controlli esaustivi su almeno il 5% dei beneficiari compresi i beneficiari relativi agli impegni pluriennali. Tali controlli, a campione, estratto sulla base dell'analisi del rischio, dovranno essere effettuati sul posto e concludersi con un dettagliato rapporto di ispezione che dovrà dimostrare il rispetto degli impegni assunti dal singolo beneficiario per la misura e/o azione considerata, nonché per tutte le altre misure richieste nell'ambito del Piano dallo stesso beneficiario controllabili al momento della visita in loco.
Controlli in fase istruttoria
Verifiche preventive sul posto, inoltre, verranno operate da funzionari regionali secondo le disposizioni attuative del piano e, in particolare, in tutte le aziende interessate alla azione F2, ove ne ricorrano le condizioni e all'azione F4a.
I controlli sono effettuati conformemente a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 159 del 27 marzo 1998, dalla circolare dello stesso Ministero n. 3/99 e successive aggiunte e modificazioni, nonché dal decreto ministeriale 18 dicembre 1998, n.494.
I controlli aziendali a campione interesseranno almeno il 5% delle richieste annualmente in istruttoria, onde accertare la rispondenza dei dati riguardanti le superfici oggetto d'impegno con la realtà. Nel caso di domande concernenti premi erogati ad UBA, i controlli riguarderanno almeno il 30% delle richieste.
Per le azioni della misura H Imboschimento delle superfici agricole, i sopralluoghi saranno effettuati nella misura minima del 50% delle domande risultate ammissibili.
La scelta delle aziende oggetto di verifica, nonché le procedure di controllo, saranno effettuate in conformità agli artt. 6 e 7 del Reg. CEE n. 3887/92.
Le visite ispettive sono operate senza preavviso e vertono sull'insieme delle parcelle agricole o degli animali riportati nella/e domanda/e dal beneficiario. Tuttavia è ammesso un preavviso limitato, che non può oltrepassare le 48 ore, per consentire, durante il sopralluogo, la presenza del beneficiario o di un suo rappresentante.
La data del controllo in loco è decisa, nei limiti del possibile, in funzione di un'analisi dei rischi in modo tale che il controllo stesso copra tutti gli impegni interessati all'aiuto.
L'ufficio istruttore redige un verbale del sopralluogo secondo quanto disposto dall'art. 12 del Reg. CE n. 3887/92, relazionando circa il rispetto delle specifiche prescrizioni previste per ciascun impegno.
Qualora il sopralluogo accerti l'inosservanza di impegni tecnici da assolversi anteriormente alla data della verifica in loco, si applicano le disposizioni relative alle decadenze per mancato assolvimento degli impegni, con esclusione di quelle relative al recupero dei premi.
Aiuti per superficie
Qualora venga accertato, anche tramite verifica in loco, che la superficie dichiarata in domanda è superiore a quella determinata dall'ufficio istruttore, l'importo dell'aiuto viene calcolato in base alla superficie effettivamente determinata.
Salvo casi di forza maggiore, la superficie oggetto d'aiuto viene ridotta, esclusivamente con riferimento al primo anno d'impegno e all'azione interessata, di un'estensione pari al doppio della differenza accertata. Tale riduzione, da effettuarsi per la sola superficie della coltura interessata, non viene applicata per differenze inferiori al 3% della superficie dichiarata in domanda, fino a un massimo di Ha 2.
Con riferimento alla singola azione, se la differenza accertata supera il 20% della superficie dichiarata in domanda, l'istanza viene respinta.
Quanto sopra viene applicato anche nei casi di disformità accertate, relative alle colture dichiarate in domanda.
Aiuti per UBA
In nessun caso sono concessi premi per un numero di UBA eccedente quello indicato nella domanda di aiuto.
Qualora venga accertata una eccedenza di capi rispetto a quanto dichiarato, la domanda è respinta, con riferimento alla singola azione, nel caso in cui l'eccedenza constatata supera il 20% delle UBA dichiarate in domanda.
Al di sotto delle soglie massime di tolleranza, l'ufficio istruttore procede al ricalcolo degli aiuti da corrispondere al beneficiario con la seguente modalità:
-  qualora si constati che il numero di animali dichiarato in domanda supera il numero di animali determinati al momento del controllo, l'importo dell'aiuto è calcolato in base al numero delle UBA esistenti. Inoltre, salvo i casi di forza maggiore e previa applicazione del paragrafo 5 dell'art. 10 del Reg. CEE n. 3887/92, l'importo unitario dell'aiuto viene diminuito solo per il calcolo del premio da corrispondere nel primo anno d'impegno.
La diminuzione dell'importo unitario dell'aiuto è così operata:
a)  per le domande riguardanti al massimo 20 animali la riduzione sarà pari alla percentuale corrispondente all'eccedenza rilevata, se essa è inferiore o uguale a 2 animali; alla percentuale doppia rispetto all'eccedenza constatata, se essa è superiore a 2 e inferiore o uguale a 4 animali. Le suddette percentuali vanno calcolate sulla base degli animali complessivi dichiarati in domanda;
b) per le domande riguardanti più di 20 animali, la riduzione sarà pari alla percentuale corrispondente all'eccedenza constatata, se essa è inferiore o uguale al 5% delle animali; pari a due volte la percentuale corrispondente all'eccedenza, se questa risulta superiore al 5% e uguale o inferiore al 20% delle UBA. Le suddette percentuali vanno calcolate sulla base del numero di animali dichiarati in domanda.
Controlli in corso d'impegno
I controlli in corso d'impegno sono effettuati dai soggetti abilitati, dal Corpo forestale dello Stato e della Regione, conformemente a quanto previsto dal decreto del Ministero per le politiche agricole n.159 del 27 marzo 1998, dalla circolare dello stesso Ministero n. 3/99 e successive, nonché dal decreto del Ministero per le politiche agricole n. 494 del 18 dicembre 1998.
In tale fase verranno effettuati ulteriori controlli annuali a campione, nella misura minima del 5% e per tutto l'arco di validità del piano, al fine di verificare il rispetto degli impegni assunti da parte dei produttori, nonché l'effettiva consistenza delle superfici e delle UBA.
Per le azioni della misura H i controlli sul rispetto dell'impegno riguarderanno almeno il 10% dei beneficiari, successivamente al collaudo dell'imboschimento.
I controlli in corso d'impegno, effettuati conformemente agli artt. 3 e 7 del decreto ministeriale n. 159/98, dalla circolare dello stesso Ministero n. 3/99 e successive aggiunte e modificazioni, sono effettuati senza preavviso e vertono sull'insieme delle parcelle agricole o degli animali riportati nella/e domanda/e dal beneficiario. Tuttavia è ammesso un preavviso limitato, che non può oltrepassare le 48 ore, per consentire, durante il sopralluogo, la presenza del beneficiario o di un suo rappresentante.
Per quanto concerne le azioni d'imboschimento delle superfici agricole dovrà farsi riferimento alle disposizioni del decreto ministeriale n. 494 del 18 dcembre 1998.
L'ufficio istruttore redige un verbale del sopralluogo secondo quanto disposto dall'art. 12 del Reg. CE n. 3887/92, relazionando circa il rispetto delle specifiche prescrizioni previste per ciascun impegno.
Il controllo relativo ad un beneficiario verte su tutti i suoi impegni. La data del controllo in loco è decisa in funzione di un'analisi dei rischi, in modo tale che il controllo stesso riguardi tutti gli impegni interessati all'aiuto. Tuttavia, se necessario, gli impegni assunti da un beneficiario vengono controllati in diversi periodi dell'anno.
Verifiche a carattere specifico
Di seguito si riportano, con riferimento alle singole misure e azioni, ulteriori elementi in merito a specifiche modalità di controllo.
Misura F - VERIFICHE VOLTE AD ACCERTARE L'APPLICAZIONE DEL CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA NELL'AZIENDA DEL BENEFICIARIO, RELATIVAMENTE ALLE SUPERFICI NON INTERESSATE ALLE AZIONI AGROAMBIENTALI.
Azione F1a (Metodi di produzione integrata)
Controlli a campione, in misura non inferiore al 5% degli impegni assunti, sulla corretta compilazione del registro aziendale e per la verifica dell'osservanza delle prescrizioni fitosanitarie e di concimazione.
Nell'ambito di tali verifiche, verranno effettuate analisi chimiche per l'accertamento di eventuale presenza di residui di fitofarmaci non ammessi o in quantità superiori al consentito, da effettuare in base alla normativa vigente e nell'ambito delle azioni finanziabili con il POR.
Per i sopralluoghi aziendali, finalizzati alla raccolta dei campioni da analizzare, sarà dato un preavviso di 48 ore.
Azione F1b (Introduzione o mantenimento dei metodi dell'agricoltura biologica e della zootecnia biologica)
Così come previsto dall'allegato 2 del decreto ministeriale n. 15/98, all'Amministrazione competono i controlli sulle superfici e sui vincoli aggiuntivi al Reg.CE n. 2092/91 e al Reg. CE n. 1804/99 in materia di zootecnia biologica, stabiliti dal piano.
Quest'ultimi sono riconducibili ai seguenti aspetti:
-  inadempienze in materia di tenuta dei registri aziendali, esclusivamente per quanto previsto dal regime sanzionatorio del piano;
-  impianti, espianti e reinnesti di arboreti non autorizzati;
-  mancate comunicazioni all'Amministrazione;
-  costituzione delle fasce di rispetto, con riferimento alla quantificazione dell'aiuto;
-  rispetto del carico minimo di UBA/Ha.
In aggiunta alle verifiche operate dagli organismi di controllo di cui al decret legislativo n. 220/95, sono previste analisi chimiche su campioni prelevati con le medesime modalità della azione F1a.
Azione F4b (Allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione)
Controllo dell'effettiva consistenza dei capi, mediante identificazione degli stessi e verifica di specifico registro compilato dagli allevatori.
Controllo sulla corrispondenza dei capi allevati con i relativi Registri Anagrafici e/o Libri Genealogici.
Misura E - VERIFICHE VOLTE AD ACCERTARE LO SVOLGIMENTO DELL'ATTIVITÀ AGRICOLA DA PARTE DEI SOGGETTI BENEFICIARI DELL'AIUTO, NONCHÉ L'APPLICAZIONE DEL CODICE DI BUONA PRATICA AGRICOLA SIA NELLE PARTICELLE INTERESSATE ALL'INTERVENTO, CHE IN QUELLE NON OGGETTO DI AIUTO.
Disposizioni relative alle sanzioni e al recupero dell'indebito percepito
Per quanto riguarda le sanzioni relative alle misure che interessano le superfici ed il numero degli animali si fa riferimento ai regolamenti CE n. 3887/92 e n. 3508/92.
In ogni caso le sanzioni saranno efficaci, proporzionali e dissuasive.
I contributi concessi vengono, in ogni caso, revocati qualora il soggetto beneficiario incorra in una o più delle seguenti fattispecie:
-  non realizzi l'intervento o non lo realizzi in parte;
-  non raggiunga gli obiettivi;
-  non rispetti gli impegni in relazione ai quali gli aiuti sono stati concessi;
-  non rispetti le modalità e i tempi di realizzazione determinati nell'atto di concessione o altrimenti determinati.
Qualora si verifichi un utilizzo scorretto dei fondi pubblici o, in sede di controllo, si riscontri che il richiedente ha esposto dati o notizie non corrispondenti a verità, con indebito conseguimento dell'aiuto, verranno applicate le disposizioni previste dalle leggi n. 689/81, n. 898/86 e n. 142/92 (Sanzioni amministrative e penali in materia di aiuti comunitari nel settore agricolo).
In particolare, il beneficiario sarà sottoposto alla restituzione dell'aiuto indebitamente conseguito, alla sanzione amministrativa e alla denuncia alla competente autorità giudiziaria nei casi e con le modalità previsti dalle norme vigenti.
Fatta salva l'applicazione delle suesposte disposizioni, qualora durante i controlli siano accertate false dichiarazioni rese per negligenza grave, ai sensi dell'art. 48 del Reg. CE n. 1750/99 (decadenza totale) il beneficiario viene escluso nell'anno civile in questione da tutte le azioni di sviluppo rurale comprese nella corrispondente misura. Nel caso di falsa dichiarazione resa intenzionalmente, il beneficiario è escluso anche per l'anno successivo. In ogni caso sarà disposto il recupero delle somme percepite negli anni precedenti aumentate degli interessi.
La decadenza totale viene pronunziata anche qualora il beneficiario o un proprio rappresentante impediscano il regolare svolgimento delle operazioni di controllo, non consentendo l'accesso alla propria azienda e/o non fornendo i documenti eventualmente richiesti, salvo che l'inadempienza non sia dipesa da cause di forza maggiore o da altre cause indipendenti dalla volontà del beneficiario.
In ogni caso, qualora vengano accertate delle irregolarità, l'Amministrazione pronunzia la decadenza parziale o totale dagli aiuti.
La decadenza parziale o totale comporta l'esclusione parziale o totale dall'aiuto per le restanti annualità d'impegno.
Le irregolarità possono consistere in difformità tra quanto dichiarato in domanda o successivamente dall'interessato e quanto verificato in sede di controllo, nonché in un mancato rispetto, parziale o totale, degli impegni assunti.
La decadenza totale viene pronunziata in caso di perdita sopravvenuta dei requisiti di concessione degli aiuti o dei presupposti necessari per l'adesione al piano. Tuttavia, non si procede al recupero delle annualità di premio già corrisposte, qualora la perdita dei requisiti non sia riconducibile alla volontà del beneficiario o nel caso in cui quest'ultimo abbia cessato definitivamente l'attività agricola dopo avere adempiuto agli impegni per almeno tre anni e abbia effettuato tempestiva apposita comunicazione all'Amministrazione.
Se l'aiuto viene calcolato per superficie, nei casi in cui in fase di controllo la superficie accertata è inferiore a quella dichiarata, la decadenza totale viene pronunziata qualora la differenza di superficie è superiore al 20% della superficie dichiarata.
Nei casi di aiuti concessi per UBA, la decadenza totale viene pronunziata qualora l'eccedenza riscontrata superi il 20% degli animali dichiarate in domanda; tuttavia se l'aiuto riguarda fino a un massimo di venti animali, la decadenza totale viene pronunziata in caso di eccedenza superiore a 4 animali.
Le difformità inferiori alle soglie di cui sopra comportano le decadenze parziali dagli aiuti e il ricalcolo degli importi spettanti al beneficiario, secondo quanto di seguito descritto.
A riguardo si precisa che, qualora in sede di controllo si accertino difformità riferibili anche alle annualità precedenti, si procederà al recupero delle somme indebitamente percepite secondo le medesime modalità di ricalcolo.
Modalità di calcolo dell'indebito per difformità e mancato assolvimento degli impegni assunti
La decadenza parziale o totale comporta l'obbligo, a carico del beneficiario, di rimborsare gli importi indebitamente percepiti, maggiorati dei relativi interessi.
Negli aiuti calcolati per superficie, la decadenza parziale comporta la restituzione dell'indebito percepito e il ricalcolo degli importi spettanti al beneficiario, con le modalità previste dall'art. 5 del decreto ministeriale n. 159/98 o successive aggiunte e modificazioni.
Con riferimento alle azioni d'imboschimento delle superfici agricole verranno applicate le disposizioni recate dagli artt. 14 e 15 del decreto ministeriale n. 494 del 18 dicembre 1998.
Per quanto concerne le misure F ed E, ai fini della determinazione dell'indebito, gli impegni assunti dal beneficiario sono distinti in impegni essenziali ed accessori, differenziati per misura, azione e/o intervento.
Gli impegni essenziali rappresentano quegli adempimenti che, se disattesi, determinano il mancato raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla azione e/o misura sottoscritta.
Gli impegni accessori rappresentano quegli adempimenti che, se disattesi, consentono solo il parziale raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall'azione e/o misura.
Con specifica disposizione emanata dall'Amministrazione verranno precisati gli impegni essenziali ed accessori distinti per misura, azione e/o intervento unitamente alle aliquote da applicare, nel caso d'impegni accessori, per il calcolo dell'indebito percepito. Tali percentuali vanno applicate sull'ammontare dei premi erogati nell'anno in cui viene effettuato il controllo, in riferimento all'azione o misura interessata. Qualora le inadempienze siano state accertate su singoli appezzamenti, le percentuali vanno applicate alle colture interessate, con riferimento alla superficie complessiva impegnata (vedasi circolare ministeriale n. 3/99). In questo caso, se la percentuale prevista supera il 20%, viene operato l'abbattimento del 100% del premio relativo alla coltura oggetto d'inadempienza.
Il mancato rispetto degli impegni comporta la decadenza parziale o totale dagli aiuti.
La decadenza totale per mancato assolvimento dell'impegno viene disposta a livello di misura o azione, o a livello aziendale.
La decadenza parziale comporta, oltre alla restituzione di parte degli aiuti già erogati nell'anno in cui si è verificata l'inadempienza, calcolati sulla base delle percentuali riportate nello specifico allegato suddetto e comprensivi degli interessi, anche la riduzione dell'aiuto nelle restanti annualità per il medesimo importo.
La decadenza totale per misura e/o azione è disposta:
-  ove si accerti che il beneficiario non ha adempiuto ad almeno uno degli impegni essenziali sottoscritti all'atto della presentazione della domanda di aiuto, riportati nello specifico allegato;
-  qualora l'inadempienza di più impegni accessori nella singola misura e/o azione comporti recuperi parziali, in misura superiore al 20% dell'aiuto erogato nell'annualità a cui si riferisce il controllo.
La decadenza totale per azienda è disposta nei confronti di tutte le misure e azioni adottate nel caso in cui, per effetto delle decadenze totali di uno o più impegni distinti, l'importo da restituire superi il 20% del totale dell'aiuto complessivo corrisposto nell'anno.
La decadenza parziale viene disposta quando la somma delle inadempienze, riferite agli impegni accessori, comporti un recupero complessivo inferiore al 20% dei premi percepiti nell'anno in cui viene effettuato il controllo, in relazione alla misura o azione interessata.
Disposizioni generali
Per il calcolo dell'indebito dovranno essere considerati gli importi complessivi risultanti dagli elenchi di liquidazione già trasmessi dall'Amministrazione all'organismo pagatore.
Per quanto concerne il calcolo degli interessi sull'indebito percepito, verrà utilizzato il tasso ufficiale di sconto (TUS), in vigore al momento del pagamento dei relativi premi. Gli interessi sono quelli maturati nel periodo intercorrente tra la data di pagamento e quella di restituzione delle somme.
A tali fini, la data di pagamento è individuata in quella di emissione dell'assegno bancario o di altra operazione equivalente comunicata dalla banca interessata.
Gli interessi non sono dovuti se il pagamento indebito è avvenuto per errore dell'Amministrazione.
In caso di decadenza parziale, l'Amministrazione può operare la compensazione delle somme, così come previsto dal paragrafo 2 dell'art. 14 del Reg. CE n. 3887/92.
Le restituzioni d'indebito percepito non si applicano nei casi di mancato rispetto dell'impegno assunto, per le cause di forza maggiore previste dall'art. 30 del Reg. CE n. 1750/99.
Per importi inferiori o uguali a 100 euro esclusivamente nei casi non previsti dall'art. 2 paragrafo 1 della legge n. 898/96, per imprenditore e per anno, non è dovuta la restituzione dell'indebito percepito in conformità a quanto disposto dal paragrafo 3 dell'art. 14 del Reg. CE n. 3887/92.
Entro il 30 aprile successivo alla scadenza del primo anno d'impegno, in caso di comunicazione spontanea da parte dell'interessato di notizie relative a errori concernenti le superfici e le colture dichiarate in domanda, non verranno applicate né la sanzione amministrativa né l'eventuale decadenza dal regime di aiuto, fermo restando l'obbligo di restituzione dell'indebito percepito comprensivo degli interessi. Qualora, in seguito alla sopraddetta comunicazione spontanea, vengano riscontrate, in fase di controllo sul posto, ulteriori difformità, per queste ultime saranno adottate le procedure indicate nelle "Disposizioni relative alle sanzioni e al recupero dell'indebito percepito".
La suddetta procedura di deroga, è attuabile esclusivamente per le aziende agricole nelle quali non è stata effettuata alcuna verifica in campo da parte dei soggetti deputati al controllo.
Per quanto non espressamente previsto dal presente piano si rimanda al decreto del ministero per le politiche agricole 27 marzo 1998, n. 159, alla relativa circolare applicativa n. 3/99 e al decreto ministeriale n.494 del 18 dicembre 1998.
MONITORAGGIO E VALUTAZIONE
Monitoraggio
Il monitoraggio (fisico e finanziario) previsto dalle norme di gestione del sistema di finanziamento del FEAOG-G verrà effettuato, sulla base delle informazioni fornite dai beneficiari, secondo le disposizioni della Commissione europea, in particolare in conformità al documento di lavoro VI/12006/00, alle norme nazionali e sarà reso disponibile su supporto informatico.
A riguardo, verranno utilizzati i seguenti indicatori fisici e finanziari, così come previsto dal documento comunitario VI/12006/00 IT.
Indicatori descrittivi - Profilo della zona (economia, popolazione, occupazione del suolo)
Economia:
-  PIL pro capite;
-  PIL/PIL nazionale (%);
-  agricoltura/PIL (%);
-  reddito medio pro capite (globale; ripartizione: popolazione rurale/agricola/urbana).
Popolazione e manodopera
-  abitanti/km2;
-  saldo migratorio;
-  popolazione (totale; ripartizione: urbana, rurale, agricoltori);
-  popolazione attiva (totale; ripartizione: urbana, rurale, agricoltori);
-  tasso di disoccupazione (%): totale, urbana, rurale;
-  quota di manodopera femminile nella popolazione attiva (%);
-  quota di giovani nella popolazione attiva (%);
-  quota di ultraquarantenni nella popolazione attiva (%).
Occupazione del suolo:
-  seminativi, ha superficie agricola utilizzata (SAU) (%);
-  seminativi, ha superficie totale (%);
-  colture permanenti, ha superficie agricola utilizzata (SAU) (%);
-  colture permanenti, ha superficie totale (%);
-  prati permanenti e pascoli, ha superficie agricola utilizzata (SAU) (%);
-  prati permanenti e pascoli, ha superficie totale (%);
-  foreste e altri terreni boschivi, ha superficie totale (%);
-  altro, ha totale (%).
Profilo delle aziende agricole
Ripartizione per tipo di produzione in riferimento a:
-  numero totale di aziende;
-  numero di aziende beneficiarie;
-  dimensioni medie della SAU o del numero di UBA delle aziende agricole;
-  dimensioni medie della SAU o del numero di UBA delle aziende agricole beneficiarie;
-  % di agricoltori con meno di 40 anni;
-  % di agricoltori con meno di 40 anni beneficiari;
-  % di agricoltori con oltre 55 anni;
-  % di agricoltori con oltre 55 anni beneficiari.
Ripartizione geografica delle misure.
Ripartizione del numero dei beneficiari, per tipo di misura e per zone.
Indicatori quantitativi per misura
D) PREPENSIONAMENTO (CAPO IV, ARTT. 10, 12)
Ripartizione per tipo di aiuto (premio per cessazione dell'attività, pensione complementare) dei parametri seguenti:
-  numero di beneficiari suddivisi per fasce di età (di cui: cedenti e salariati);
-  importo medio del sostegno (per cedenti imprenditori e salariati);
-  numero di ettari resi disponibili (di cui: a fini agricoli; a fini non agricoli);
-  totale delle spese pubbliche (di cui: contributo FEAOG).
E) ZONE SVANTAGGIATE E ZONE SOGGETTE A VINCOLI AMBIENTALI (CAPO V, ARTT. 13, 21)
Ripartizione per tipo di sostegno concesso alle zone ammissibili (zone di montagna, altre zone svantaggiate, zone nelle quali ricorrono svantaggi specifici) e per tipo di zona (Natura 2000, ecc.):
-  numero di beneficiari di indennità compensative
-  numero di ettari che beneficiano di indennità compensative
-  importo medio delle indennità compensative (per azienda e per Ha.)
-  totale delle spese pubbliche (di cui: contributo FEAOG).
F) MISURE AGROAMBIENTALI (CAPO VI, ARTT. 22, 24)
Indicatori ambientali. Ripartizione per tipo di utilizzazione del suolo e per misura:
-  codifica degli impegni;
-  obiettivo della misura (tutela delle risorse naturali, della biodiversità e/o dei paesaggi);
-  livello di concimazione minerale di riferimento/livello fissato dall'impegno (Kg./Ha.);
-  livello di concimazione organica di riferimento/livello fissato dall'impegno (t/Ha.);
-  densità del bestiame: livello di riferimento/livello fissato dall'impegno (UBA/Ha.).
Indicatori di realizzazione. Ripartizione per utilizzazione dei terreni (colture annuali, colture permanenti, altro)/misura/obiettivo (biodiversità, paesaggio, risorse naturali) con riferimento ai seguenti parametri:
-  numero di beneficiari;
-  numero di unità ammissibili agli impegni/realizzate;
-  premio medio per unità;
-  premio connesso a investimenti non produttivi (%);
-  spese pubbliche totali (di cui: contributo FEAOG);
Altri indicatori:
-  zone sensibili dal punto di vista ambientale: superficie classificata (Ha.), di cui: superficie oggetto di un contratto agroambientale (%);
-  razze animali minacciate: numero di capi nella regione, di cui numero di capi oggetto di un contratto agroambientale (%).
H) IMBOSCHIMENTO DELLE SUPERFICI AGRICOLE (CAPO VIII, ARTT. 31, 32)
Ripartizione per misura (per l'imboschimento delle superfici agricole: per tipo di utilizzazione del suolo prima dell'imboschimento, e per specie piantata) dei dati seguenti:
-  numero di beneficiari (di cui: settore privato/pubblico);
-  numero di unità che beneficiano del sostegno (di cui: settore privato/pubblico);
-  eventuale importo totale dei costi a carico dei beneficiari (di cui: settore privato/pubblico);
-  importo totale dei costi ammissibili (di cui: settore privato/pubblico);
-  importo medio del sostegno per beneficiario (di cui: settore privato/pubblico);
-  totale delle spese pubbliche (di cui: contributo FEAOG).
Valutazione
Per quanto attiene alla valutazione, in questa sede è necessario individuare i principali indicatori riconducibili agli obiettivi del PSR, sulla base di parametri di realizzazione fisica e di risultato e in coerenza con quanto previsto dalla Commissione in materia (documenti STAR VI/12004/00 e VI/8865/99).
Per quanto riguarda gli indicatori d'impatto riferiti al piano nel suo complesso, si rimanda a quanto esposto nel precedente paragrafo "Analisi dell'impatto del piano".
Con riferimento, invece, agli indicatori relativi agli obiettivi delle misure ed azioni del piano, si è ritenuto opportuno utilizzare i seguenti parametri:
-  fisici di realizzazione;
-  di risultato.
Nelle tabelle seguenti si riportano i suddetti indicatori distinti per misura e azioni, che dovranno essere riferiti alle aree d'intervento o alle aziende che aderiranno alle misure.
Per quanto concerne le misure D ed E, essendo prevista per entrambe un'unica azione attuativa, gli indicatori collegati si riferiscono anche all'obiettivo globale di misura.



MISURA D1 - PREPENSIONAMENTO


  Indicatori fisici di realizzazione     Parametri da rilevare     Unità di misura 
Domande ammesse ammesse   Aziende interessate N. 
imprenditori che hanno cessato l'attività agricola  Imprenditori interessati N. 
Giovani imprenditori rilevatari   giovani imprenditori distinti per sesso N. 
Indicatori di risultato  Parametri da rilevare Unità di misura 
      %  

RELAZIONI ANNUALI, DOCUMENTI DI VALUTAZIONE E SPESA PREVISTA
L'azione di sorveglianza si baserà sulle relazioni annuali redatte ai sensi del combinato disposto dell'art. 48 del Reg. CE n. 1257/99 e dell'art. 41 del Reg. CE n. 1750/99 da presentare entro il 30 aprile di ogni anno per l'anno precedente.
La stesura della valutazione intermedia ed ex-post sarà affidata a valutatori indipendenti scelti in base ad un a gara pubblica. A riguardo, il capitolato su cui verranno basati il bando di gara, nonché il contratto con il soggetto valutatore dovranno rispecchiare le linee guida contenute nei documenti della Commissione VI/8865/99 e VI/12004/00.
Le valutazioni intermedie ed ex-post, in conformità a quanto previsto dall'art. 44 par. 3 del Regolamento CE n. 1750/99, saranno condotte in consultazione preliminare con la Commissione e acquisendo appositi pareri al fine di ottimizzare l'efficacia della valutazione, nonché di contribuire a chiarire le condizioni per il cofinanziamento delle attività valutative.
Per quanto concerne la valutazione intermedia essa verrà trasmessa alla Commissione entro il 31 dicembre 2003 e aggiornata entro il 31 dicmebre 2005.
La valutazione ex post verrà inviata alla Commissione entro due anni dalla fine del periodo di programmazione.
La spesa prevista per attuare le valutazioni in-itinere ed ex-post, tenuto conto dei massimali indicati nell'art. 40 del Reg. CE n. 1750/99, ammonta a 2 meuro di cui il cofinanziamento comunitario è pari a 2 meuro (50%).
La suddivisione per anno è la seguente:
MEuro
13. RISULTATI DELLE CONSULTAZIONI E INDICAZIONI DELLE AUTORITA' E ORGANISMI ASSOCIATI, NONCHE' DELLE PARTI ECONOMICHE E SOCIALI
In fase preliminare all'invio del piano alla Commissione, sono state consultate le Organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative, delle cui osservazioni si è tenuto conto nella stesura finale del testo.
Ulteriori consultazioni sono state effettuate con le Associazioni ambientaliste (WWF, Italia Nostra, Fondo siciliano per la natura e LIPU), le cui proposte, ritenute valide, sono state inserite nelle azioni agroambientali.
In particolare, su richiesta del Fondo siciliano per la natura sono stati integrati gli obiettivi operativi dell'azione F3, nonché le relative modalità di conservazione degli spazi naturali.
In seguito ad apposita osservazione del WWF, sono state incluse fra le aree preferenziali dell'azione F1b le zone ad elevata intensità colturale, a rischio per l'elevata concentrazione di nitrati e pesticidi.
Inoltre, è stata recepita l'esigenza di assegnare una priorità orizzontale alle domande relative alle aziende agricole localizzate in aree protette.
Su richiesta delle Organizzazioni professionali agricole, si è provveduto a semplificare le procedure di vidimazione dei registri aziendali proposte dall'azione F1a.
Non è stata, invece, accolta la richiesta di estendere l'area di applicabilità della suddetta misura al territorio regionale con altitudine inferiore a 300 mt. s.l.m.
Inoltre, le suddette organizzazioni hanno espresso parere favorevole in merito alla applicabilità dell'azione F1b (agricoltura e zootecnia biologica) in tutto il territorio regionale al fine di incentivare ulteriormente le produzioni biologiche siciliane.
Per quanto concerne il pronunciamento dell'autorità ambientale, si riporta in allegato n. 7 il relativo parere di conformità sul piano.
In particolare, l'autorità ambientale ha richiesto l'inserimento fra le aree prioritarie delle zone di protezione speciale uccelli (ZPS) e dei siti d'importanza Comunitaria (SIC); tale proposta è stata accolta. Inoltre, la suddetta autorità ha fatto rilevare la necessità di un ulteriore inserimento fra le zone prioritarie, per quanto riguarda i territori ad alta naturalità compresi nella cosiddetta rete ecologica. Anche questa proposta è stata ritenuta meritevole di accoglimento.
Infine, in seguito alla approvazione della Commissione, verrà acquisito il parere del Consiglio regionale dell'agricoltura nel quale sono rappresentate le seguenti componenti:
-  Organizzazioni professionali agricole;
-  Organizzazioni cooperativistiche;
-  Organizzazioni sindacali lavoratori;
-  Unioni regionali associazioni produttori agricoli;
-  Associazione regionale degli allevatori;
-  Consulta regionale dell'ordine professionale dei dottori agronomi e forestali;
-  Università degli studi della Regione;
-  Industrie di trasformazione dei prodotti agricoli
-  IRCAC - ESA - IRVV - Istituti di Credito agrario ecc..
Per l'attuazione, la sorveglianza, la valutazione e la revisione del piano verranno associati i seguenti soggetti per mezzo di specifiche consultazioni, le cui risultanze verranno notificate, di volta in volta, alla commissione:
-  Organizzazioni professionali agricole;
-  Associazione regionale degli allevatori;
-  Consulta regionale dell'ordine professionale dei dottori agronomi e forestali;
-  Autorità ambientale;
-  Associazioni ambientaliste;
-  Rappresentanti degli enti parco e dei soggetti gestori delle riserve naturali;
-  Corpo forestale regionale e dello Stato;
-  Osservatorio regionale per le malattie delle piante;
-  Istituti sperimentali regionali;
-  INEA.
Le eventuali modifiche al programma verranno redatte in conformità a quanto previsto dall'art. 35 del Reg. CE n. 1750/99.
14. EQUILIBRIO TRA LE VARIE MISURE DI SOSTEGNO
Dall'esame del piano finanziario distinto per misura d'intervento, si evidenzia quanto segue.
Della copertura finanziaria disponibile a livello comunitario (Meuro 420,10) e nazionale, complessivamente pari a 560,800 Meuro, 436,26 Meuro afferiscono alla spesa obbligatoria da destinare al pagamento degli impegni attinenti alla programmazione precedente (Regolamenti n. 2078/92, n. 2079/92 e n. 2080/92).
Ne consegue che, per la nuova programmazione, la disponibilità residua risulta notevolmente limitata (122,54 Meuro). In tale ambito, la misura F assorbe il 72% della spesa totale del PSR; tale notevole incidenza è giustificata dalla rilevanza strategica degli obiettivi specifici della misura.
Quest'ultima, inoltre, si pone in continuità con gli impegni agroambientali, che hanno ottenuto in passato un'elevata adesione, consentendo il raggiungimento di importanti risultati in termini di riduzione dell'impatto dell'attività agricola.
Fra le azioni della misura agroambiente, particolare peso assume quella relativa all'agricoltura e alla zootecnia biologica, i cui obiettivi operativi rivestono una notevole importanza per lo sviluppo delle aree rurali dell'Isola (42% della copertura finanziaria complessiva della misura).
Al fine di intervenire in maniera efficace sulle emergenze relative ai fenomeni di erosione e dissesto delle aree maggiormente a rischio, è stata attribuita un'elevata quota percentuale (49% sul totale della misura) di dotazione finanziaria anche alle azioni F2, F3 e F4a.
Tali azioni, infatti, sono specificatamente mirate alla salvaguardia del territorio dai suddetti fenomeni che, come precisato nell'analisi sullo stato dell'ambiente, costituiscono uno dei principali fattori di rischio agroambientali.
Per quanto concerne le restanti misure, quella relativa al settore forestale incide per il 19% della spesa totale del PSR destinata alla nuova programmazione, mentre le azioni per il prepensionamento assorbono circa il 3,4% delle risorse.
La distribuzione sul territorio delle risorse destinate alle azioni agroambientali si realizzerà in maniera funzionale al raggiungimento degli obiettivi specifici della misura, grazie alla zonizzazione precedentemente descritta.
A riguardo, fra le aree d'intervento considerate per l'applicazione delle azioni agroambientali si ricordano le seguenti: bacini imbriferi di fiumi con significativa concentrazione di nitrati, territori con elevata intensità colturale, aree ad elevata vulnerabilità, parchi, riserve naturali, oasi, territori compresi nella rete ecologica, aree a consistente rischio di erosione, nonché terreni sottoposti a vincoli idrogeologici e/o paesaggistici.
15. COMPATIBILITA' E COERENZA
Il Piano di sviluppo rurale risulta coerente con i principali obiettivi della politica agricola comune, contenuti nel documento comunitario "Agenda 2000".
In particolare, gli obiettivi della PAC connessi con il presente piano sono riconducibili ai seguenti:
-  garantire l'integrazione degli obiettivi ambientali nella PAC e rafforzare il ruolo degli agricoltori, finalizzandolo anche alla gestione delle risorse naturali e alla salvaguardia dell'ambiente;
-  consentire un equo livello di vita per la popolazione rurale e favorire la stabilità dei redditi agricoli.
Per quanto concerne gli aiuti previsti dal piano, gli stessi sono conformi ai Reg. CE n.1257 e 1750/99, nonché alle regole di concorrenza contenute nel Trattato.
Relativamente alle coerenza e alla compatibilità con le politiche ambientali comunitarie e nazionali, è stato previsto il rispetto delle normativa vigente in materia. In particolare, sono state inserite le aree di protezione speciale uccelli (ZPS) e i siti d'importanza Comunitaria (SIC) tra quelle prioritarie per l'applicazione delle azioni agroambientali.
Medesima priorità, inoltre, è stata attribuita alle aree protette attualmente costituite nel territorio regionale.
Infine, sono state prese in considerazione, nella stesura del PSR, le disposizioni relative alla politica agricola nazionale.
In particolare, si è tenuto conto della necessità di incentivare il ricambio generazionale (asse D) e il potenziamento dell'imprenditoria giovanile.
Per quanto concerne la compatibilità fra le misure del piano, si precisa che gli aiuti recati dalla misura E "Zone svantaggiate" non sono cumulabili con la misura H "Imboschimento dei terreni agricoli", nonché con le seguenti azioni della misura F "Agroambiente":
-  azione F2 intervento d);
-  azione F3;
-  azione F4a.
In riferimento alla compatibilità con gli interventi previsti dal POR Sicilia, è stata dedicata particolare attenzione alla coerenza delle misure di sviluppo rurale contenute nel piano con le azioni previste dagli assi I - risorse naturali e IV - sistemi locali di sviluppo, che costituiscono gli interventi strutturali in materia di sviluppo rurale programmati nell'ambito di Agenda 2000.
Con riguardo ai criteri generali di ammissibilità, verranno emanate apposite circolari contenenti le disposizioni per la presentazione delle istanze, atte anche a garantire la parità di accesso fra uomo e donna al regime di aiuto previsto dal piano. Le suddette circolari verranno regolarmente notificate alla commissione Europea..
16. AIUTI DI STATO AGGIUNTIVI
Tenuto conto delle limitate risorse finanziarie disponibili per la nuova programmazione a livello comunitario e nazionale, in buona parte assorbite per il soddisfacimento degli impegni in corso relativi all'attuazione della precedente programmazione, la Regione intende attivare finanziamenti supplementari, ai sensi dell'art. 52 del Reg. CE n. 1257/99, con proprie risorse iscritte nel bilancio di spesa, al fine di consentire una copertura finanziaria superiore rispetto a quella assegnata con delibera CIPE n.225/99 del 21 dicembre 1999.
A tal fine, è stato predisposto apposito disegno di legge da sottoporre all'Assemblea regionale per la relativa approvazione.
Pertanto, successivamente all'emanazione della norma regionale, l'Amministrazione attiverà le procedure necessarie per rendere disponibili i relativi finanziamenti presso l'organismo pagatore (oggi AIMA in liquidazione), affinché lo stesso, in armonia con le vigenti disposizioni comunitarie, possa erogarli ai beneficiari, secondo le modalità previste dal piano.
Si precisa che saranno interessati al finanziamento regionale supplementare tutte le misure previste dal PSR, con i medesimi vincoli, condizioni e livelli d'aiuto del presente programma. In ogni caso i beneficiari interessati saranno diversi da quelli che percepiranno l'aiuto cofinanziato dalla Commissione Europea.
La dotazione finanziaria regionale aggiuntiva potrà ammontare ad un massimo di 154,94 Meuro, ripartiti come di seguito.



Allegato n. 2
ZONE SVANTAGGIATE


COMUNI TOTALMENTE MONTANI
(Dir n. 75/268/CEE, art. 3, par. 3)


  PROVINCIA | S. delim. Ha 

Agrigento
Burgio      4.222 
Cammarata      19.203 
Casteltermini      9.951 
San Giovanni Gemini      2.630 
Santo Stefano Quisquina      8.592 
Totale      44.598 

Caltanissetta
Mussomeli      16.390 
Resuttano      3.825 
Totale      20.215 

Catania
Bronte      28.588 
Linguaglossa      5.838 
Maletto      4.088 
Milo      1.824 
Nicolosi      4.248 
Pedara      1.917 
Randazzo      20.484 
Sant'Alfio      2.362 
Zafferana Etnea      7.612 
Totale      76.961 

Enna
Agira      16.311 
Assoro      11.150 
Calascibetta      8.817 
Cerami      9.487 
Gagliano Castelferrato      5.600 
Leonforte      8.409 
Nicosia      21.787 
Nissoria      6.162 
Regalbuto      16.927 
Sperlinga      5.876 
Troina       16.695 
Villarosa      5.501 
Totale      132.722 

Messina
Alcara Li Fusi      6.236 
Alì      1.669 
Antillo      4.340 
Basicò      1.198 
Capizzi      6.990 
Caronia      22.655 
Casalvecchio Siculo      3.336 
Castel di Lucio      2.837 
Castelmola      1.640 
Cesarò      21.575 
Fiumedinisi      3.599 
Floresta      3.109 
Fondachelli Fantina      4.223 
Francavilla di Sicilia      8.210 
Galati Mamertino      3.906 
Longi      4.212 
Malvagna      690 
Mandanici      1.165 
Militello Rosmarino      2.967 
Mistretta      12.676 
Monforte S. Giorgio      3.233 
Mongiuffi Melia      2.429 
Montalbano Elicona      6.746 
Motta Camastra      2.529 
Motta D'Affermo      1.461 
Novara di Sicilia      4.854 
Pettineo      3.045 
Raccuja      2.506 
Reitano      1.393 
Roccafiorita      114 
Roccella Valdemone      4.098 
San Fratello      6.706 
San Piero Patti      4.163 
San Salvatore di Fitalia      1.489 
San Teodoro      1.390 
Santa Domenica V.      1.998 
Santa Lucia del Mela      8.294 
San Teodoro      1.390 
Tortorici      7.016 
Tripi      5.437 
Tusa      4.094 
Ucria      2.619 
Totale      202.847 

Palermo
Alimena      5.938 
Bisacquino      6.474 
Blufi      2.056 
Bompietro      4.240 
Caccamo      18.780 
Caltavuturo      9.722 
Campofiorito      2.135 
Castelbuono      6.051 
Castellana Sicula      9.604 
Castronovo di Sicilia      19.991 
Chiusa Sclafani      5.740 
Collesano      10.729 
Contessa Entellina      13.637 
Corleone      22.912 
Gangi      12.716 
Geraci Siculo      11.297 
Giuliana      2.419 
Godrano      3.887 
Gratteri      3.846 
Isnello      5.018 
Marineo      3.332 
Palazzo Adriano      12.925 
Petralia Soprana      5.686 
Petralia Sottana      17.805 
Piana degli Albanesi      6.489 
Polizzi Generosa      13.433 
Pollina      4.990 
Prizzi      9.503 
San Mauro Castelverde      11.419 
Santa Cristina Gela      3.855 
Scillato      3.200 
Sclafani Bagni      13.506 
Totale      283.335 

COMUNI TOTALMENTE DELIMITATI
(Dir n. 75/268/ CEE, art. 3, par. 4)


  PROVINCIA | S. delim. Ha 

Agrigento
Campobello di Licata      7.978 
Cianciana      3.770 
Comitini      2.169 
Grotte      2.386 
Joppolo Giancaxio      1.910 
Naro      20.750 
Racalmuto      6.831 
Santa Elisabetta      1.617 
Sant'Angelo Muxaro      6.455 
Totale      53.866 

Caltanissetta
Acquaviva Platani      1.472 
Bompensiere      1.974 
Butera      29.704 
Caltanissetta      41.594 
Campofranco      3.606 
Delia      1.232 
Marianopoli      1.296 
Mazzarino      29.396 
Milena      2.456 
Montedoro      1.414 
Riesi      6.667 
San Cataldo      7.665 
Santa Caterina Villarmosa      7.510 
Serradifalco      4.159 
Sommatino      3.468 
Sutera      3.555 
Vallelunga Pratameno      3.916 
Villalba      1.780 
Totale      152.864 

Catania
Castel di Judica      10.228 
Licodia Eubea      12.537 
Raddusa      2.332 
Ramacca      30.538 
Vizzini      12.583 
Totale      68.218 

Enna
Aidone      20.986 
Enna      35.718 
Piazza Armerina      30.304 
Pietraperzia      11.772 
Valguarnera      932 
Totale      99.712 

Messina
Forza d'Agrò      1.061 
Gallodoro      690 
Gioiosa Marea      2.632 
Librizzi      2.335 
Montagna Reale      1.623 
Oliveri      1.029 
S.Stefano di Camastra      2.188 
Totale      11.558 

Palermo
Roccamena      3.332 
Totale      3.332 

Ragusa
Giarratana      4.345 
Monterosso Almo      5.627 
Totale      9.972 

Siracusa
Buccheri      5.743 
Buscemi      5.157 
Cassaro      1.940 
Ferla      2.477 
Noto      55.144 
Sortino      9.321 
Totale      79.782 

Trapani
Custonaci      6.961 
San Vito Lo Capo      5.966 
Totale      12.927 

COMUNI TOTALMENTE DELIMITATI
(Dir. n. 75/68/ CEE, art. 3, par.5)


  PROVINCIA | S. delim. Ha 

Agrigento
Lampedusa e Linosa      2.548 
Totale      2.548 

Messina
Leni      856 
Lipari      8.861 
Malfa      889 
Santa Marina Salina      865 
Totale      11.471 

Palermo
Ustica      809 
Totale      809 

Trapani
Favignana      3.745 
Pantelleria      8.300 
Totale      12.045 

COMUNI PARZIALMENTE MONTANI
(Dir. n. 75/268 CEE, art.3, par. 3)


  PROVINCIA | S. delim. Ha 

Agrigento
Bivona      3.205 
Caltabellotta      5.710 
Totale      8.915 

Catania
Adrano       4.326 
Belpasso      2.220 
Biancavilla      3.644 
Calatabiano      1.262 
Castiglione di Sicilia      8.610 
Mascali      840 
Paternò      3.080 
Piedimonte Etneo      1.420 
Santa Maria Licodia      660 
Trecastagni      1.450 
Totale      27.512 

Messina
Barcellona P.G.      990 
Castell'Umberto      380 
Castroreale      4.440 
Frazzanò      210 
Furci Siculo      839 
Gaggi      334 
Giardini Naxos      157 
Graniti      936 
Gualtieri Sicaminò      640 
Itala      720 
Limina      370 
Messina      3.710 
Moio Alcantara      689 
Nizza di Sicilia       950 
Pagliara      360 
Roccalumera      140 
Rometta      1.652 
San Marco D'Alunzio      1.800 
San Pier Niceto      2.395 
Sant'Agata di Militello      1.452 
Saponara      1.360 
Sinagra      280 
Taormina      406 
Totale      25.210 

Palermo
Aliminusa      522 
Altofonte      2.160 
Baucina      784 
Belmonte Mezzagno      2.520 
Borgetto      826 
Cefalù      2.110 
Giardinello      430 
Mezzojuso      2.090 
Misilmeri      1.330 
Monreale      12.890 
Montelepre      400 
Montemaggiore Belsito      1.522 
Palermo      2.250 
San Giuseppe Jato      363 
Torretta      1.630 
Valledolmo      1.058 
Vicari      2.994 
Totale      35.879 

COMUNI PARZIALMENTE DELIMITATI
(Dir 75/268/CEE, art. 3, par. 4)


  PROVINCIA | S. delim. Ha 

Ragusa
Chiaramonte Gulfi      2.750 
Ragusa      6.200 
Totale      8.950 

Siracusa
Carlentini      2862 
Totale      2.862 

Trapani
Buseto Palizzolo      4.220 
Castellamare del Golfo      11.970 
Erice      2.080 
Valderice      3.330 
Totale      21.600 


Allegato n. 3
NORMALE BUONA PRATICA AGRICOLA

PREMESSA
Il regolamento C.E. n. 1257/99 all'art. 23 prevede che gli impegni assunti dai beneficiari di tutte le azioni agroambientali vadano oltre la "normale pratica agricola", definita dall'art. 28 del reg. C.E. n. 1750/99, come "l'insieme dei metodi colturali che un agricoltore diligente impiegherebbe nella regione interessata".
Per quanto riguarda la misura E - zone svantaggiate, è invece obbligatorio almeno il rispetto della "normale pratica agricola" in tutte le superfici comprese nelle zone svantaggiate.
Di conseguenza, per il calcolo dei premi percepiti dagli agricoltori che aderiscono alle azioni agroambientali si farà riferimento alla buona pratica agricola normale che dovrà essere applicata nell'intera azienda, anche se l'impegno sarà limitato ad una parte di essa.
Il summenzionato art. 28 del reg C.E. n. 1750/99 prevede, inoltre, che le tecniche colturali previste dalla normale buona pratica agricola siano conformi a quanto disposto dalla legislazione vigente in materia di tutela ambientale.
A riguardo si riporta una tabella ricognitiva sulle norme di carattere ambientale a livello nazionale e regionale, in relazione alla legislazione comunitaria da cui derivano.


Zone vulnerabili da nitrati da origine agricola
La Regione si impegna a compiere entro il 31 dicembre 2001 progressi significativi per adempiere agli obblighi stabiliti dalla direttiva n. 91/676/C.E.E., sia in ordine alla designazione delle zone vulnerabili sia in ordine all'attuazione delle misure vincolanti del codice di buona pratica agricola per i nitrati e/o del programma d'azione, ai sensi dell'allegato III della direttiva citata, nonché dell'adeguamento e/o integrazione delle buone pratiche agricole generali di cui al regolamento n. 1750/99.
Nelle zone individuate come vulnerabili ai sensi della direttiva n. 91/676/C.E.E. il programma d'azione previsto dall'allegato III e le misure vincolanti del Codice di buona pratica agricola per i nitrati di origine zootecnica, sempre ai sensi della citata direttiva, costituiranno, per tali materie, la Normale buona pratica agricola.
BPAn per coltura
Nel rispetto delle norme su riportate, nel presente documento vengono indicate, per le colture di una certa rilevanza economica nella Regione Sicilia, le tecniche agronomiche raccomandabili, in quanto conformi ai principi di una agricoltura razionale e coerenti alle già menzionate problematiche di tutela ambientale.
E', comunque, necessario sottolineare come, per le specie più diffuse, possa apparire arbitrario e approssimativo condensare le diverse tecniche che nel tempo si sono affermate in funzione delle differenti tipologie pedoclimatiche e varietali dei molteplici areali di coltivazione, per ottenere dei criteri univoci e generalizzabili.
Malgrado ciò, si è ugualmente tentato di realizzare quanto più possibile una standardizzazione delle operazioni colturali, riportando, nei casi in cui le tecniche differivano in maniera così sostanziale da non poter essere assimilate, le diverse opzioni.
Si è ritenuto, inoltre, opportuno raggruppare le diverse colture in gruppi omogenei per ordinamento colturale.
Tuttavia, si ritiene opportuno fornire preliminarmente alcune prescrizioni generali valide per tutte le colture, in quanto raccomandabili ai fini ambientali.
Prescrizioni generali
La concimazione ordinaria o di produzione deve essere effettuata sulla base degli asporti delle colture e in funzione delle caratteristiche del terreno.
La concimazione azotata va effettuata il più vicino possibile al momento della utilizzazione dell'elemento nutritivo da parte delle piante, per ridurre il pericolo di dilavamento, frazionando, preferibilmente, le somministrazioni.
Nelle colture a ciclo autunnale-primaverile deve essere evitata la concimazione azotata alla semina, mentre nelle colture perenni caducifoglie la stessa va operata preferibilmente parte in autunno (per incrementare le riserve da utilizzare alla ripresa vegetativa) e parte in primavera, dopo l'allegagione.
Prima della somministrazione dei concimi è opportuno ridurre la zollosità del terreno.
Un'attenzione particolare deve essere posta nelle operazioni di concimazione di appezzamenti confinanti con fossi di scolo od altre opere facenti parte di reti idriche e in prossimità delle capezzagne, privilegiando le applicazioni frazionate ed evitando la somministrazione nei periodi piovosi.
Nei terreni in pendenza è necessario non operare le somministrazioni dei fertilizzanti in periodi di rischio di ruscellamento dell'acqua piovana.
Evitare la distribuzione di azotati in terreni saturi d'acqua nei periodi piovosi.
Effettuare gli eventuali interventi irrigui avendo riguardo alle caratteristiche idrologiche del terreno e al fabbisogno delle colture.
Ove possibile, nei terreni argillosi evitare turni irrigui molto lunghi, al fine di non provocare la formazione di crepacciature profonde.
I trattamenti antiparassitari, ove possibile, vanno effettuati al superamento della soglia di dannosità.
In riferimento alle ortive e ai seminativi, la monosuccessione (ripetizione per due o più anni consecutivi della medesima coltura) non è ammissibile, tranne che nei casi previsti dalla presente buona pratica agricola per le singole colture.
Per quanto concerne le colture ortive intercalari, eventualmente presenti nell'ordinamento produttivo, dovranno essere rispettate le indicazioni contenute nella presente buona pratica.
COLTURE PERENNI
Le indicazioni riportate nelle seguenti schede colturali rivestono carattere d'obbligatorietà per i beneficiari di tutte le azioni previste dalla misura F e della misura E, fatte salve le ulteriori o diverse prescrizioni contemplate per ogni azione. Per quanto concerne la misura F le presenti disposizioni sono obbligatorie anche nei terreni non impegnati, mentre per la misura E in tutte le superfici comprese nelle aree svantaggiate, anche non sottoposte ad im pegno.
AGRUMI
Arancio, Mandarino e Clementine
Gestione del suolo
E' necessario operare una prima lavorazione nel periodo da febbraio ad aprile. Questo intervento è finalizzato al controllo delle infestanti ed all'interramento dei concimi.
Successivamente, nel periodo primaverile-estivo devono essere effettuate almeno due interventi di lavorazione superficiale, per favorire il controllo delle erbe infestanti.
In alternativa, è possibile effettuare la pratica del diserbo chimico, soprattutto in presenza di piante perenni difficilmente controllabili con il solo ausilio delle macchine, per mezzo d'interventi localizzati e con l'utilizzo esclusivo di diserbanti di post emergenza a basso impatto, che agiscono per traslocazione fogliare.
Per interventi di carattere prevalentemente integrativo, è possibile ricorrere anche ad attrezzi atti a sfalciare e triturare le erbe infestanti.
Concimazione
Partendo dal presupposto che gli interventi di concimazione devono essere effettuati per reintegrare le asportazioni dovute alla produzione, all'accrescimento della pianta e al materiale eliminato con gli interventi di potatura e che un intervento razionale dovrebbe, comunque, tenere conto dei risultati di indagini analitiche e dei rilievi di campo, si possono fornire le seguenti indicazioni.
Somministrazioni massime ammesse con una densità d'impianto di 400 piante/ha e produzioni medie oscillanti tra 200 e 300 qli/Ha: 240 Kg./ha di N, 100 Kg./ha di P2O5 e 180 Kg./ha di K2O.
La distribuzione può avvenire in un'unica soluzione, in periodo invernale, o, suddivisa in due interventi, uno invernale ed uno estivo.
In caso di carenza, è opportuno somministrare anche magnesio e altri microelementi (particolarmente Zn, Mn e Fe).
Per la somministrazione degli elementi nutritivi alle piante è possibile ricorrere anche alla fertirrigazione e agli interventi di nutrizione fogliare.
Difesa fitosanitaria
Per la difesa fitosanitaria devono essere utilizzate le metodologie di "difesa guidata", che mirano a salvaguardare la produzione dai danni e dalle perdite causate dai vari agenti biotici, limitando l'impiego di prodotti fitosanitari di sintesi al minimo indispensabile, privilegiando i principi attivi con le caratteristiche più idonee per efficacia, economicità, selettività, persistenza e bassa tossicità.
In tale contesto, subordinatamente al superamento della soglia economica di danno, è opportuno adottare misure di controllo chimico per le seguenti infestazioni:
-  alla ripresa vegetativa e alla fioritura: Calocoris trivialis o cimicetta verde (in condizioni di scarsa fioritura) e afidi;
-  all'allegagione: tripidi;
-  nella fase d'accrescimento del frutto: Ragni rossi (Tetranychus urticae e Panonycus citri), Cocciniglia rossa forte (Aonidiella aurantii), Cotonello (Planococcus citri), Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), Cocciniglia del fico (Ceroplastis rusci), Cocciniglia elmetto (Ceroplastes sinensis), Fetola (Empoasca decescens);
-  all'invaiatura: Mosca della frutta (Ceratitis capitata).
E' opportuno realizzare il controllo chimico delle formiche, se necessario, attraverso interventi che interessano esclusivamente la porzione basale del tronco.
Nelle piante giovani e in quelle reinnestate (nei primi anni) è necessario valutare l'esigenza di controllare le infestazioni di Minatrice serpentina (Phyllocnistis citrella).
L'utilizzo dell'olio minerale (se del caso "attivato") è prescritto per il controllo delle Cocciniglie nel periodo invernale o ad inizio della primavera.
Le principali malattie crittogamiche che richiedono sovente il ricorso ad interventi di controllo chimico sono:
-  le malattie da Phytophthora spp. (marciume radicale, gommosi del colletto e allupatura dei frutti);
-  le malattie da Armillaria mellea e da Rosellinia necatrix (marciume radicale lanoso e fibroso);
-  i Cancri gommosi (dovuti a Dothiorella ribis e Phomopsis)
-  la fumaggine su frutti, foglie e rami (Capnodium citri).
Altri interventi
E' possibile effettuare nell'aranceto, esclusivamente per la varietà Tarocco, un intervento "anticascola", con l'impiego di formulati registrati per la coltura.
Potatura
Gli interventi di potatura devono essere realizzati annualmente per non compromettere l'equilibrio vegeto-produttivo delle piante. S'interviene nel periodo primaverile, mentre a settembre si effettua la "sbacchettatura".
Irrigazione
L'irrigazione va eseguita nel periodo compreso tra maggio e ottobre attraverso sistemi d'irrigazione ad aspersione sottochioma e localizzati a spruzzo (a "baffo"). Il volume totale somministrato varia da 3000 a 5000 mc. di acqua con turni di 10-15 gg.
Sono raccomandate, ove possibile, tecniche d'irrigazione a risparmio d'acqua come il metodo a goccia.
Limone
Gestione del suolo
Entro il mese di febbraio va eseguita una prima lavorazione superficiale, con lo scopo di controllare le erbe infestanti e di interrare i concimi.
Nel periodo primaverile-estivo devono essere eseguiti almeno 2 interventi per eliminare le infestanti. Per tali operazioni si possono adoperare erpici, falciatrici o decespugliatori.
In alternativa alle lavorazioni, ove necessario, il controllo delle infestanti può essere operato con l'uso di diserbanti sistemici a basso impatto ambientale.
Concimazione
Gli interventi di concimazione vengono effettuati per reintegrare le asportazioni dovute alla produzione, all'accrescimento della pianta e al materiale eliminato con gli interventi di potatura, tenendo anche presente i processi di insolubilizzazione, lisciviazione e volatilizzazione che si verificano nel suolo.
Pertanto, con una densità d'impianto di 400 piante/ha, le somministrazioni massime ammesse annualmente sono le seguenti: 250 Kg./ha di N, 150 Kg./ha di P2O5 e 200 Kg./ha di K2O.
In caso di carenze, è opportuno somministrare magnesio e altri microelementi (particolarmente Zn, Mn e Fe).
Per la somministrazione degli elementi nutritivi alle piante è possibile ricorrere anche alla fertirrigazione e agli interventi di nutrizione fogliare.
Periodicamente, circa con cadenza triennale o quadriennale, sono raccomandati degli interventi di fertilizzazione organica finalizzati soprattutto al miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo.
Per la coltivazione del verdello, i concimi vanno somministrati in due soluzioni; un primo intervento in gennaio-febbraio, somministrando prevalentemente concimi fosfatici e potassici, ed un secondo intervento in estate subito dopo l'interruzione della forzatura, somministrando concimi azotati a pronto e medio effetto.
Difesa fitosanitaria
Per il controllo dei parassiti animali e vegetali deve essere applicato il criterio di "difesa guidata", basato sul concetto di "soglia economica d'intervento", al fine di limitare il numero dei trattamenti a quelli strettamente necessari.
I parassiti chiave del limoneto da tenere sotto controllo sono i seguenti: mal secco (Phoma tracheifila); cocciniglie (Aspidiotus, Aonidiella, Ceroplastes, Saissetia, Planococcus), acari (Tetranychus, Panonicus, Erophyes), tripidi, afidi.
Fondamentale è la profilassi del mal secco attraverso asportazioni e bruciatura delle parti infette, disinfezione degli arnesi da taglio, limitazione delle lavorazioni allo strato superficiale del terreno, eventuale utilizzo di prodotti a base di rame dopo eventi meteorici sfavorevoli.
Contro gli acari e le cocciniglie è opportuno effettuare un trattamento invernale con olio minerale ed uno estivo con prodotti di sintesi. Talvolta, nel periodo estivo può essere necessario effettuato un ulteriore trattamento.
Nelle piante giovani e in quelle reinnestate (nei primi anni) è raccomandato il controllo delle infestazioni di Minatrice serpentina (Phyllocnistis citrella).
Potatura
Nei mesi di settembre-novembre si deve effettuare l'asportazione dei succhioni, mentre dopo la raccolta dei limoni invernali è necessario intervenire per lo sfoltimento della chioma. Nel periodo estivo devono essere eliminati i rami affetti da attacco di malsecco.
Irrigazione
L'irrigazione va eseguita nel periodo compreso tra maggio e ottobre attraverso sistemi d'irrigazione ad aspersione sottochioma o localizzati a spruzzo (a "baffo"). Il numero e l'entità degli adacquamenti deve essere determinato in funzione del tipo di terreno e dell'andamento climatico.
Sono raccomandate, ove possibile, tecniche d'irrigazione a risparmio d'acqua come il metodo a goccia.
Negli areali in cui si effettua la coltivazione del verdello, l'irrigazione va interrotta nel periodo della forzatura (metà giugno-metà luglio).
Albicocco e Susino
Gestione del suolo
In primavera vanno eseguite alcune lavorazioni superficiali, per il controllo delle infestanti e l'interramento dei concimi azotati.
In alternativa alle lavorazioni, ove necessario, il controllo delle infestanti può essere operato con l'uso di diserbanti sistemici a basso impatto ambientale.
Concimazioni
Le somministrazioni massime annuali ammesse sono le seguenti: 150 Kg./Ha di N, 70 Kg./Ha di P2O5 e 180 Kg./Ha di K2O.
Potatura
La potatura va effettuata nei mesi di settembre ottobre con cadenza triennale.
E' prescritta, inoltre, una potatura di produzione molto leg gera.
Irrigazione
I metodi raccomandati, ove possibile, sono quelli localizzati a risparmio d'acqua, tuttavia è applicabile anche il metodo per sommersione a conche. Il periodo più opportuno intercorre dalla metà di maggio alla fine di settembre, con turno quindicinale e per coprire un fabbisogno massimo di 2000 mc./Ha.
Cappero
Gestione del suolo
Devono essere effetuate almeno quattro lavorazioni superficiali, a partire da gennaio-febbraio fino alla fine di agosto.
Le suddette lavorazioni consentono di non attuare alcun intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
La concimazione va eseguita tra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, con apporti massimi annuali per ettaro pari a: 75 Kg. di N, 110 Kg. di P2O5 e 75 Kg. di K2O.
Trattamenti fitosanitari
E' necessario effettuare la lotta contro la mosca del cappero, con l'utilizzo di piretroidi.
Potatura
Deve essere effettuata una potatura corta e ricca in gennaio-febbraio.
Carrubo
Gestione del suolo
Deve essere operata una lavorazione autunnale seguita da un'altra in tarda primavera, per conservare l'umidità del suolo e controllare le erbe infestanti.
Non è opportuno eseguire alcun intervento di diserbo chi mico.
Concimazioni
E' raccomandata una somministrazione di concime sotto forma di letame nel periodo autunnale in misura massima di 60 Kg. per pianta.
Trattamenti fitosanitari
Principali avversità sono l'oidio, che causa aborti fiorali, e il batterio Pseudomonas ciccaronei, responsabile di vistose defogliazioni. Tra i fitofagi la Zeuzera pyrina riveste una certa importanza. Per quanto concerne l'oidio, nei casi di superamento della soglia di dannosità è raccomandato un trattamento a base di zolfo.
Irrigazione
Ove possibile, è opportuno effettuare almeno due interventi irrigui, preferibilmente con metodi localizzati a risparmio d'acqua.
Potatura
Deve essere effettuata una potatura di mantenimento e formazione almeno ogni due anni, nonché una spollonatura successivamente alla raccolta.
Ficodindia
Gestione del suolo
Va effettuata con almeno 2 lavorazioni superficiali nel corso dell'anno, anche allo scopo di contenere le erbe infestanti.
Concimazione
Le somministrazioni massime ammesse annualmente in asciutto sono le seguenti: 60 Kg./ha di N, 40 Kg./ha di P2O5 e 40 Kg./ha di K2O.
Negli impianti irrigui gli apporti di azoto, invece, salgono a 130 Kg./ha.
Trattamenti fitosanitari
La difesa antiparassitaria deve essere finalizzata essenzialmente contro la mosca della frutta, mediante l'utilizzo di piretroidi.
Potatura
E' necessario un intervento nel periodo invernale.
A questo può seguire la "scozzolatura" da fine maggio a metà giugno e, se necessario, un intervento di diradamento in luglio.
Irrigazione
Può essere effettuata con almeno 2 irrigazioni di soccorso nel periodo estivo.
Kaki (in coltura asciutta)
Gestione del suolo
Deve essere operata una lavorazione invernale (febbraio-marzo) per l'interramento dei concimi.
Nel periodo primaverile-estivo vanno effettuate almeno tre lavorazioni, al fine di garantire una buona ritenzione idrica del suolo e un efficace controllo delle erbe infestanti.

Concimazioni
Le somministrazioni massime ammesse con una densità d'impianto di 625 piante/ha, da effettuare prima della ripresa vegetativa, sono le seguenti: 150 Kg./ha di N, 120 Kg./ha di P2O5 e 200 Kg./ha di K2O.
Trattamenti fitosanitari
I parassiti prevalenti sulla coltura sono il Phomopsis mali (mal secco del kaki) e la Ceratitis capitata. Si prescrive l'effettuazione dei trattamenti soltanto al superamento delle soglie di intervento o in concomitanza dell'andamento climatico favorevole alle infezioni.
Per la lotta al Phomopsis i trattamenti anticrittogamici, qualora necessario, vanno effettuati nel periodo di maggio-giugno.
La lotta alla ceratitis, invece, viene attuata a fine estate-autunno.
Potatura
Deve essere attuato un intervento annuale, nel periodo invernale.
Kaki (in coltura irrigua)
Gestione del suolo
Nel periodo invernale (febbraio-marzo) deve essere effettuata una lavorazione per l'interramento dei concimi.
Nelle aziende che adottano il metodo di irrigazione per sommersione, va successivamente praticata la sistemazione del terreno a conche.
Nel periodo estivo sono raccomandate almeno 2 lavorazioni, con lo scopo di garantire una migliore ritenzione idrica del terreno e tenerlo libero dalle erbe infestanti.
Per il contenimento delle erbe infestanti può essere opportuno intervenire con un trattamento diserbante, a base di principi attivi a basso impatto ambientale.
Concimazioni
Le somministrazioni massime ammesse con una densità d'impianto di 625 piante/ha, da effettuare prima della ripresa vegetativa e in estate, sono le seguenti: Kg. 180 di N/ha, Kg. 120 di P2O5/ha e Kg. 220 di K2O/ha.
Trattamenti fitosanitari
Sono previsti i medesimi trattamenti della coltura in asciutto.
Irrigazione
Gli apporti idrici, concentrati nei mesi estivi, variano in relazione all'andamento termopluviometrico.
In linea generale, si raccomandano da 3 a 5 irrigazioni con turni di 20-25 giorni.
Il volume totale oscilla da 1500 a 2500 mc., in relazione al sistema di irrigazione ed alla tessitura del terreno, dando la preferenza a metodi localizzati a risparmio d'acqua.
Potatura
Va effettuato un intervento annuale nel periodo invernale.
Mandorlo
Gestione del suolo
Relativamente alla gestione del suolo, sono prescritte le seguenti operazioni: una lavorazione superficiale autunno-vernina prima della ripresa vegetativa; almeno 2 lavorazioni superficiali da marzo a luglio con erpice o tiller, o, in alternativa, 2 trinciature delle infestanti.
Non è previsto alcun intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
Le somministrazioni massime ammesse sono le seguenti: Kg. 90 di N/ha, Kg. 100 di P2O5/ha e Kg. 90 di K2O/ha.
Negli impianti irrigui l'apporto di azoto aumenta di ulteriori 50 Kg., da somministrare in estate.
Irrigazione
Negli impianti dove tale tecnica è adottata, sono raccomandati almeno 3 interventi preferibilmente con metodi localizzati a risparmio d'acqua.
Difesa fitosanitaria
Per quanto riguarda le crittogame, se l'anno precedente si sono verificati attacchi di monilia, durante il riposo vegetativo sono raccomandati uno o due trattamenti a base di rame; se durante la fioritura si verificano precipitazioni o condizioni di elevata umidità relativa, possono effettuarsi trattamenti fungicidi con prodotti sistemici.
I fitofagi più pericolosi sono rappresentati da afidi, cimicetta dei germogli e pidocchio (Monosteira unicostata). Contro questi insetti, in presenza di infestazione, vengono raccomandati 2-3 trattamenti da marzo ad agosto.
Potatura
Deve essere effettuato un intervento a cadenza annuale o biennale, nel periodo di riposo vegetativo.
Melo
Gestione del suolo e operazioni colturali
Si prescrivono le seguenti operazioni:
-  sistemazione del terreno per facilitare lo sgrondo delle acque superficiali;
-  almeno due lavorazioni con tiller e un'erpicatura;
-  asportazione o interramento dei residui di potatura;
-  un intervento di diserbo, ove opportuno, nella fila.
Concimazione
Le somministrazioni massime ammesse sono le seguenti: Kg. 100 di N/ha, Kg. 70 di P2O5/ha e Kg. 100 di K2O/ha.
Trattamenti fitosanitari
La difesa antiparassitaria da attuare è così sintetizzabile:
-  nella fase di ingrossamento delle gemme intervenire contro la ticchiolatura con prodotti rameici e per le cocciniglie con olio bianco;
-  alla rottura delle gemme se è necessario eseguire trattamenti contro l'antomono;
-  nella fase di punte verdi interventi contro l'oidio;
-  nella fase di orecchiette di topo e mazzetti affioranti controllare la presenza di ragno rosso, afide grigio e verde;
-  in allegagione si interviene per controllare la ticchiolatura;
-  nella fase di ingrossamento del frutto è necessario intervenire, se del caso, contro la carpocapsa.
Potatura
La potatura delle piante varia a secondo delle singole varietà, delle forme di allevamento, etc., in ogni caso è prescritto almeno un intervento annuale nel periodo invernale.
Irrigazione
Il sistema di irrigazione raccomandato è, ove possibile, quello localizzato.
Nespolo
Gestione del suolo
Varia in relazione alla tessitura del terreno, alle disponibilità idriche e al sistema di irrigazione impiegato.
Devono essere effettuate almeno 2 lavorazioni annuali per l'interramento dei concimi e il contenimento delle erbe infestanti.
In estate, per le infestanti, può essere effettuata un'ulteriore lavorazione negli impianti dotati di sistema di irrigazione per aspersione sottochioma.
Ogni 2 o 3 anni può essere, inoltre, opportuno eseguire una lavorazione profonda per rompere il crostone di lavorazione.
Eventualmente, 1 o 2 lavorazioni con funzione di lotta alle infestanti possono essere sostituite con trattamenti diserbanti, in presenza di gramigna o di convolvolo.
E' sconsigliato intervenire con lavorazioni meccaniche dopo il mese di febbraio, soprattutto in annate asciutte, per non interferire, con la rottura delle radici capillari, nella fase di ingrossamento e maturazione dei frutti.
Concimazioni
Può essere effettuata in un'unica soluzione a fine autunno inizio inverno, ma entro il mese di febbraio, oppure in due soluzioni specie per in concimi azotati: dalla post raccolta alla prefioritura la prima somministrazione ed in inverno la seconda, entro il mese di febbraio per evitare l'allungamento della fase verde del frutto e non comprometterne la qualità.
In totale sono ammesse le seguenti somministrazioni massime per ettaro: 185 Kg. di azoto, 75 Kg. di P2O5 e 150 Kg. di K2O.
Trattamenti fitosanitari
E' necessario il contenimento della ticchiolatura del nespolo con prodotti di copertura (sali di rame e dodina).
Vanno effettuati, in relazione all'andamento climatico, da 2 a 5 trattamenti a partire da ottobre-novembre (prefioritura) fino all'ingrossamento del frutto.
All'occorrenza possono essere effettuati trattamenti contro il marciume del colletto e della radice con fungicidi localizzati.
Irrigazione
Gli apporti idrici variano in relazione al sistema di irrigazione ed alla tessitura del terreno.
E' raccomandata una somministrazione massima di 3000 mc. annui; al fine di economizzare la risorsa idrica è preferibile l'utilizzo di metodi irrigui localizzati. E' buona norma sospendere l'irrigazione per 30-40 gg. tra luglio ed agosto, per ottenere una più precoce emissione delle pannocchie fiorali.
Potatura
Si prescrive un intervento annuale a giugno, in post raccolta, per l'asportazione del legno, nonché la potatura verde, che consiste nell'asportazione manuale delle pannocchie fiorali secondarie in novembre e nel diradamento dei frutti dalla pannocchia principale in febbraio, per eliminare i frutti più piccoli e concentrare la raccolta.
Nocciolo (coltura su terreni con pendenza non superiore al 30%)
Gestione del suolo
Le modalità variano in funzione di diversi fattori quali condizioni del terreno, pendenza, andamento stagionale, dimensioni aziendali, grado di copertura vegetale etc.
In linea generale, deve essere effettuata almeno una lavorazione superficiale con fresatrici, vangatrici trituratori, o in alternativa la falciatura delle erbe infestanti.
Concimazione
In totale sono ammesse le seguenti somministrazioni massime per ettaro: 80 Kg. di azoto, 100 Kg. di P2O5 e 80 Kg. di K2O.
Trattamenti fitosanitari
L'avversità chiave della coltura è rappresentata dalla cimice, che può essere combattuta efficacemente soltanto con prodotti a largo spettro di azione. Questi producono effetti negativi sulla entomofauna utile e sull'ambiente in generale.
Per tale motivo, in genere, non si consigliano interventi chimici, ma piuttosto l'eliminazione di residui vegetali atti a favorire lo svernamento del parassita.
Potatura
La potatura delle piante deve essere effettuata almeno ogni tre anni, con finalità di tipo fitosanitario per il contenimento del mal dello stacco.
Altre operazioni raccomandate sono la spollonatura annuale e l'eradicazione dei polloni (stroffatura) ogni tre anni.
Irrigazione
Non è una pratica necessaria, ad esclusione di qualche intervento di soccorso.
Nocciolo (coltura su terreni con pendenza superiore al 30%)
Si tratta di impianti che, per le particolari condizioni di localizzazione, necessitano di alcune cure colturali finalizzate al mantenimento, alla prevenzione degli incendi, nonché alla progressiva evoluzione verso una consociazione forestale stabile.
Per quanto concerne la potatura, le operazioni raccomandate sono le stesse della coltura localizzata nelle zone a pendenza inferiore, con esclusione della stroffatura.
Inoltre, una buona pratica è costituita dallo sfalcio delle erbe infestanti con mezzi meccanici o, in alternativa, dal pascolo controllato.
Infine, è raccomandata la salvaguardia delle piantine di essenze forestali (quercia, castagno) a crescita spontanea.
Olivo (da olio in coltura asciutta)
Gestione del suolo
Negli areali di coltivazione della regione due sono le tipologie colturali più diffuse : impianti specializzati a sesti regolari o oli veti in coltura promiscua.
Per gli oliveti specializzati va eseguita almeno una lavorazione annuale.
Nella generalità dei casi, inoltre, sono prescritte almeno 2 lavorazioni superficiali eseguite in primavera-estate con erpici, tiller o fresatrici, al fine di contenere le erbe infestanti.
Concimazioni
Negli impianti consociati la concimazione deve essere operata soprattutto in funzione della coltura abbinata.
In ogni caso, gli apporti di concimi massimi ammessi per ettaro sono i seguenti: Kg. 100 di N, Kg. 60 di P2O5 e Kg. 100 di K2O.
Trattamenti antiparassitari
La difesa antiparassitaria da effettuare contro le avversità chiave della coltura è così sintetizzabile, nel rispetto dei criteri della lotta guidata:
-  trattamenti contro l'occhio di pavone con rame o dodina nel periodo tardo autunno- invernale.
-  dalla tarda primavera ed in estate è opportuno intervenire contro la tignola e la mosca delle olive, con un numero di trattamenti variabile da 1 a 3.
Potatura
La potatura di produzione, volta a regolare l'equilibrio vegeto-produttivo, è da effettuarsi annualmente nel periodo invernale.
Olivo (da mensa in coltura irrigua)
Gestione del suolo
Nell'oliveto da mensa in irriguo si prescrivono le seguenti operazioni: una aratura autunnale, almeno due fresature, per rinettare il terreno dalle erbe infestanti e per interrare i concimi, profonde non oltre 15 cm. a fine inverno inizio primavera; due-tre scerbature molto superficiali (cm. 5-10) durante il periodo estivo, eseguite almeno dieci giorni dopo l'irrigazione
Per il controllo delle erbe infestanti, invece del diserbo con prodotti chimici viene raccomandato quello meccanico mediante le lavorazioni sopra descritte.
Fertilizzazione
Gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 120 Kg./ha di azoto, 70 Kg./ha di fosforo e 100 Kg./ha di potassio.
La distribuzione va effettuata principalmente al termine dell'inverno (60% di azoto e tutto il fosforo e il potassio); si raccomanda di somministrare la rimanente quota di azoto al momento dell'irrigazione.
Difesa fitosanitaria
Il fitofago più temuto per l'olivo da mensa è la Bactrocera oleae, in quanto basta una infestazione dell'1% sulle drupe per non renderle idonee alla concia. Contro questo parassita è opportuno effettuare n. 2-3 trattamenti.
Contro la tignola dell'olivo, al superamento della soglia di dannosità, si raccomanda un solo trattamento nel mese di giugno.
In alcune annate, a condizioni climatiche particolari, si può rendere necessario un trattamento contro le cocciniglie (Saissetia oleae e Parlatoria oleae) nel periodo estivo.
Per la tignola verde dell'olivo (margaronia), al superamento della soglia di dannosità, si raccomanda l'effettuazione di non più di due trattamenti.
Tra le malattie di origine fungina la più dannosa è l'occhio di pavone e negli ultimi anni anche la cercosporiosi, contro cui si può rendere necessario effettuare al massimo tre trattamenti.
Irrigazione
L'apporto dell'acqua è indispensabile negli oliveti da mensa; l'irrigazione va effettuata nella maggioranza dei casi con impianti irrigui localizzati; possono essere effettuati da 4 a 5 interventi a cadenza di 20-25 giorni, a partire dal mese di giungo fino a settembre.
Il volume stagionale di acqua raccomandato si aggira intorno a 1.200-2.000 mc./ha.
Potatura
Devono essere eseguiti gli interventi cesori annualmente nei mesi invernali, o con attrezzature tradizionali (seghetti, forbici etc.) o con l'ausilio di attrezzature agevolatrici (forbici e seghetti pneumatici).
Pero
Gestione del suolo
Le lavorazioni da effettuare sono le seguenti:
-  nel periodo autunnale una erpicatura profonda per l'interramento dei concimi fosfopotassici;
-  nel mese di marzo una erpicatura più leggera;
-  nei mesi di aprile-giugno due fresature per l'interramento dei concimi azotati.
E', inoltre, da considerare una buona pratica effettuare interventi per la manutenzione periodica delle scoline.
Oltre che con le lavorazioni, ove necessario, il controllo delle infestanti può essere operato con l'uso di diserbanti sistemici a basso impatto ambientale.
Concimazione
In genere, con una produzione media di circa 250-300 q.li/ha, gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 125 kg./ha di azoto, 70 kg./ha di fosforo e 120 kg./ha di potassio.
La somministrazione più opportuna al terreno dei concimi è la seguente:
-  nel periodo autunnale una prima somministrazione di fosforo e potassio;
-  nel periodo primaverile una frazione dell'azoto totale;
-  nel periodo primaverile-estivo (caduta petali, post-allegagione, ingrossamento frutti), in concomitanza dei trattamenti antiparassitari, concimi fogliari ternari con presenza di microelementi;
-  nel periodo di fine estate-inizio autunno (post-raccolta), l'altra frazione di azoto.
Trattamenti fitosanitari
La difesa antiparassitaria, nel rispetto dei criteri della lotta guidata, è prescritta per le seguenti fitopatie:
-  nel periodo invernale, dopo la potatura, trattamento rameico contro cancri rameali, septoria, ticchiolatura, etc;
-  nel periodo di febbraio, trattamento con olio minerale attivato contro le uova di psilla, acari, cocciniglia, etc.;
-  nel mese di aprile allo stadio fenologico di mazzetti con bottoni bianchi, trattamenti contro la tentredine, la cecidomia fogliare e ticchiolatura;
-  nel mese di maggio-giugno tra gli stadi fenologici di allegagione e ingrossamento frutti, trattamenti contro ticchiolatura, septoriosi, psilla, carpocapsa.
-  nel mese di luglio allo stadio fenologico di maturazione dei frutti, trattamenti contro ticchiolatura, septoriosi, psilla, carpocapsa.
Altri parassiti, meno presenti, che attaccano la coltura del pero sono: miridi, ricamatori, afide grigio, ragnetti rossi, eriofidi, fillossera, mosca mediterranea.
I trattamenti che vengono eseguiti per quest'ultimi, devono essere abbinati ai trattamenti delle principali fitopatie descritte.
Potatura
La potatuta delle piante varia a secondo delle singole varietà, dalle forme di allevamento, etc.
In generale, nella fase di allevamento devono essere effettuati degli interventi al verde (torsioni, legature, aperture, divaricazioni, etc.).
La potatura di produzione deve essere attuata da ottobre sino al mese di febbraio (potatura secca) per correggere lo sviluppo della pianta, favorire il completo rivestimento dei rami ed assicurare un graduale e periodico rinnovamento delle formazioni fruttifere.
A questa segue la potatura verde, che è opportuno eseguire nel periodo tardo primaverile - estivo, con l'asportazione dei succhioni e sfoltimento dei germogli.
Irrigazione
Il sistema di irrigazione raccomandato è, ove possibile, quello localizzato a risparmio d'acqua.
Relativamente ai volumi irrigui utilizzati, quelli massimi si attestano a 2500 mc./ha annui.
Pesco
Gestione del suolo
Vanno effettuate diverse lavorazioni periodiche superficiali (15-25 cm.), finalizzate al controllo dello sviluppo delle infestanti, a ristabilire una certa areazione e sofficità del terreno e alla costituzione e conservazione delle riserve idriche.
Le modalità della lavorazione consistono prevalentemente nella fresatura lungo il filare e nell'erpicatura o frangizzollatura dell'interfilare, con un numero medio annuo non inferiore a tre passaggi. E', inoltre, da considerare una buona pratica effettuare interventi per la manutenzione periodica delle scoline.
Oltre che con le lavorazioni, ove necessario, il controllo delle infestanti può essere operato con l'uso di diserbanti sistemici a basso impatto ambientale.
Concimazione
Con una produzione media di circa 300-400 q.li/ha, gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 180 kg./ha di azoto, 100 kg./ha di fosforo e 200 kg./ha di potassio.
I concimi utilizzati vanno somministrati al terreno nel seguente modo:
-  nel periodo autunno vernino perfosfato semplice , solfato di potassio e nitrato ammonico o solfato ammonico o, in alternativa, concimi composti ternari;
-  nel periodo primaverile nitrato ammonico o solfato ammonico, che rappresenta una frazione dell'azoto totale somministrato al terreno;
-  nel periodo primaverile-estivo (caduta petali, post-allegagione, ingrossamento frutti), in concomitanza dei trattamenti antiparassitari, concimi fogliari ternari con presenza di microelementi;
-  al posto dei fertilizzanti chimici, può essere opportuno eseguire una concimazione organica con letame in inverno ed acidi umici in fertirrigazione in primavera.
Trattamenti fitosanitari
I fitofagi chiave del pesco sono: tignole (Cydia Molesta - Anarsia Lineatella), cocciniglie (Cocciniglia SS. Josè - Cocciniglia Bianca), mosca mediterranea, afide verde, tripide, ecc; mentre le malattie crittogamiche più diffuse sono: bolla, corineo, nonilia, oidio, fusicocco, etc.
Le strategie di difesa da adottare per il controllo dei parassiti vegetali, nel rispetto dei criteri della lotta guidata, sono:
-  nel periodo autunnale, alla caduta delle foglie, trattamento contro bolla, corineo, etc;
-  nel periodo invernale (gennaio-febbraio) è solitamente opportuno ripetere il trattamento sopradescritto.
-  nelle fase di fine fioritura, scamiciatura ed ingrossamento dei frutticini vanno eseguiti dei trattamenti preventivi con zolfo per il controllo dell'oidio. In caso di elevata virulenza della malattia vengono utilizzati anche composti appartenenti alla classe dei Triazoli e Pirimidinici. Gli stessi trattamenti risultano efficaci per il controllo della monilia.
Per quanto riguarda i parassiti animali, quelli che causano maggiore danni sono così individuati:
-  Tignole (Cydia Molesta - Anarsia lineatella). Per questi sono raccomandati mediamente 4 trattamenti annuali e precisamente nella fase di frutto noce, ingrossamento frutti, invaiatura e maturazione;
-  Mosca mediterranea. L'intervento va eseguito nella fase di invaiatura, allo scopo di devitalizzare le uova e le larve neonate;
-  Cocciniglie (Cocciniglia di S. Josè - Cocciniglia Bianca). E' opportuno effettuare un trattamento a fine inverno oppure a fine aprile-maggio, in occasione della nascita delle neanidi di prima generazione;
-  Afidi. La lotta contro gli afidi a causa della loro pericolosità e per lo scarso successo dei trattamenti tardivi deve essere eseguita tempestivamente nella fase di bottoni rosa;
-  Tripidi. L'epoca e i mezzi di lotta adottati per gli afidi sono in generale efficaci anche nei confronti di questo fitofago;
-  Ove possibile per la disponibilità di manodopera e se compatibile con le scelte aziendali, costituisce una buona pratica l'insacchettamento dei frutti per il controllo della mosca della frutta. In tal caso il numero dei trattamenti viene nettamente limitato.
Potatura
La potatura delle piante varia a secondo delle singole varietà, dalle forme di allevamento, etc.
In generale nella fase di allevamento si devono attuare degli interventi al verde (torsioni, legature, aperture, divaricazioni, etc.).
La potatura di produzione va effettuata da fine inverno inizio primavera per correggere lo sviluppo della pianta, favorire il completo rivestimento dei rami ed assicurare un graduale e periodico rinnovamento delle formazioni fruttifere.
La potatura verde riveste la stessa importanza di quella secca e deve essere eseguita generalmente in giugno con l'asportazione dei succhioni e lo sfoltimento dei germogli.
Il diradamento costituisce una buona pratica da eseguire prima dell'indurimento del nocciolo.
Irrigazione
Il sistema di irrigazione raccomandato è, ove possibile, quello localizzato a risparmio d'acqua.
Relativamente ai volumi irrigui utilizzati, quelli massimi si attestano a 3500 mc./ha annui.
Pistacchio
Gestione del suolo
Relativamente alla gestione del suolo, deve essere effettuata almeno una pulitura annuale del terreno ove possibile con mezzi meccanici o, in alternativa, manuale.
Per quanto concerne il diserbo, devono essere effettuate almeno due scerbature sotto chioma e/o un intervento di diserbo chimico con principi attivi a basso impatto.
Concimazioni
Le somministrazioni massime ammesse sono le seguenti: Kg. 60 di N/ha, Kg. 40 di P2O5/ha e Kg. 30 di K2O/ha.
Irrigazione
Non sono previsti interventi irrigui ad esclusione di eventuali irrigazioni di soccorso.
Difesa fitosanitaria
E' opportuno effettuare trattamenti a base di prodotti rameici contro il cancro gommoso e la septoriosi.
I fitofagi più pericolosi da lottare, in presenza di infestazione, sono rappresentati dalla cocciniglia Aonidiella mopinata e dalla campa.
Potatura
Deve essere attuato un intervento a cadenza annuale, nel periodo di riposo vegetativo, per l'eliminazione di rami secchi o malati. Nel periodo primaverile va effettuata la potatura verde.
Vite (da tavola in coltura irrigua)
Gestione del suolo
Di norma le operazioni colturali vanno distribuite durante tutto l'arco dell'anno. Nel periodo invernale (dicembre-febbraio) è buona pratica eseguire 2 arature alla profondità di 25-30 cm., per favorire l'interramento dei residui della potatura e dei concimi. Da marzo a settembre è opportuno intervenire almeno 8 volte generalmente con il tiller, sia per la lotta contro le infestanti che per l'arieggiamento del terreno e rottura delle soluzioni di continuità per favorire l'immagazzinamento dell'acqua.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
Le rese del vigneto da tavola, molto più elevate rispetto a quelle da vino, con produzioni medie che raggiungono anche i 400 quintali per ettaro, determinano apporti di fertilizzanti massimi ammessi di 300 Kg. per ettaro di azoto, 150 Kg. di fosforo e 250 di po tassio.
In inverno è opportuno distribuire soprattutto concimi ternari minerali o mistorganici, nel periodo primaverile-estivo concimi idrosolubili mediante fertirrigazione o con localizzazione sotto i gocciolatori.
Irrigazione
L'irrigazione è da considerare una buona pratica per l'ottenimento di produzioni di qualità.
I sistemi raccomandati sono quelli a goccia o ad aspersione sottochioma, con almeno 6 interventi da giugno ad agosto, per un volume complessivo di 2500-3000 mc./Ha.
Trattamenti antiparassitari
Per quanto riguarda le crittogame, le più pericolose sono: l'oidio (Oidium tuckeri), la peronospora (Plasmopara viticola) e la muffa grigia (Botrytis cinerea), anche se devono essere seguite con attenzione altre avversità la cui evoluzione può risultare pericolosa (ci si riferisce alla escoriosi ma soprattutto al mal dell'esca).
L'oidio e la peronospora, in tutta la Sicilia, ordinariamente devono essere controllate con interventi preventivi, con un'intensificazione del numero totale di trattamenti nel caso di condizioni favorevoli allo sviluppo dei due patogeni. Contro queste crittogame sono raccomandati fino a 6 interventi a partire dalla fase di pre-fioritura. Per la botrite, che assume grande importanza soprattutto negli impianti coperti con i teloni di plastica, è opportuno eseguire, di norma, da 3 a 5 trattamenti, di cui il primo nella fase di pre-chiusura del grappolo.
Per quanto riguarda l'escoriosi (Phomopsis viticola) ed il mal dell'esca, un trattamento in periodo invernale.
Passando ai fitofagi, per quanto riguarda la difesa contro la tignoletta della vite (Lobesia botrana) sono raccomandati da 4 a 5 trattamenti contro la 2a e 3a generazione.
Nei comprensori dove le cicaline della vite (Empoasca vitis; Zigina rhamni) sono presenti, in particolare su vitigni suscettibili, è opportuno effettuare 1 trattamento chimico.
Anche per i tripidi possono essere necessari da 1 a 3 interventi.
Potatura
Nel sistema di allevamento a tendone, la potatura di produzione va eseguita in inverno; durante la fase vegetativa, sono prescritte altre operazioni quali spollonature, sfemminellature, sfogliature e diradamento dei grappoli e degli acini.
Vite da vino
Gestione del suolo
Le operazioni da effettuare sono le seguenti: una lavorazione superficiale autunnale in post raccolta che ha lo scopo di controllare le infestanti, favorire l'immagazzinamento delle acque piovane ed in qualche caso di inglobare nel terreno eventuali concimazioni organiche (letame, vinacce e/o pollina); una lavorazione superficiale a fine inverno, che nel caso delle controspalliere, grazie all'ausilio di specifici attrezzi scalzatori, ha lo scopo di eliminare le infestanti rimaste lungo la fila dopo la lavorazione autunnale, questa operazione può essere completata da un lavoro di rifinitura manuale (con zappe), con la quale le infestanti, soprattutto quelle rimaste in prossimità dei ceppi, vengono rimosse verso l'interfila per essere successivamente fresate. Successivamente è opportuno eseguire una o due fresature primaverili. Infine, durante il periodo primaverile - estivo, a seconda dell'andamento stagionale, del regime irriguo e non, del sistema di irrigazione utilizzato, nonché in funzione della tessitura del terreno, sono raccomandate da 2 a 4 lavorazioni superficiali.
Per quanto riguarda il diserbo, può essere effettuato il controllo chimico delle infestanti in inverno lungo la fila, per evitare la lavorazione meccanica e la rifinitura manuale sotto i fili della controspalliera. Sconsigliato è, invece, il diserbo totale.
Concimazioni
L'apporto totale massimo raccomandato di macroelementi per ettaro è il seguente: 100 Kg. di N, 100 Kg. di P2O5 e 120 Kg. di K2O.
Talvolta, se necessario, è opportuno correggere le microcarenze con apporto di Ca e Mg.
Irrigazione
La vite necessita di irrigazioni di soccorso, da attuare con uno o più interventi irrigui (in funzione dell'andamento stagionale, del sistema di irrigazione, del tipo di terreno, dei vitigni, e di altre variabili), che di norma vanno eseguite, al verificarsi delle condizioni climatiche che le rendono necessarie, dalla terza decade di giugno alla prima decade di agosto; l'apporto idrico complessivo massimo raccomandato è pari a 1200 metri cubi per ettaro. Il metodo di distribuzione più opportuno, ove possibile, è quello localizzato a risparmio d'acqua.
Trattamenti antiparassitari
Fermo restando le indicazioni a carattere generale già esposte per la vite da tavola, contro oidio e peronospora sono raccomandati 2 - 3 interventi in polvere a base di zolfo e rame a partire dalla fase di pre-fioritura, e, a seconda dell'andamento climatico, 2 - 3 trattamenti liquidi.
Per quanto riguarda la botrite è opportuno eseguire un trattamento in pre-chiusura grappolo; se necessario, nei vigneti ad alto rischio (varietà sensibili, zone umide ed in irriguo), può essere operato un secondo trattamento.
Per quanto riguarda l'escoriosi (Phomopsis viticola), è segnalata la sua presenza in alcuni areali; comunque, gli usuali trattamenti antiperonosporici sono in grado di effettuare un buon controllo di questa fitopatia.
Passando ai fitofagi, per quanto riguarda la difesa contro la tignoletta della vite (Lobesia botrana) sono raccomandati 2 trattamenti specie contro la 2ª generazione.
Nei comprensori dove le cicaline della vite (Empoasca vitis; Zigina rhamni) sono state segnalate, in particolare su vitigni suscettibili, è opportuno effettuare 1 trattamento chimico.
In riferimento agli altri fitofagi, per i tripidi (Drepanotrhips reuteri), e gli acari (Calepitrimerus vitis, Colomerus vitis) non si consiglia alcun intervento.
Potatura
I sistemi di allevamento differiscono nell'ambito regionale, tuttavia è prescritto almeno un intervento annuale di potatura di produzione.
Colture perenni non in produzione
Gestione del suolo
Le modalità di gestione sono le medesime della coltura in produzione.
Concimazioni
L'apporto totale massimo di azoto deve essere inferiore di almeno il 25% della coltura in produzione.
Irrigazione
Va eseguita con gli stessi criteri della coltura in produzione curando di evitare stress idrici alle giovani piante, soprattutto nei primi anni di vita dell'impianto.
Trattamenti antiparassitari
Sono limitati alla difesa dalle avversità che pregiudicano lo sviluppo delle piante.
Per quanto riguarda il diserbo, le indicazioni sono le medesime della coltura in produzione.
Potatura
Particolare cura va dedicata agli interventi di formazione.
COLTURE ORTICOLE IN PIENO CAMPO
Le indicazioni riportate nelle seguenti schede colturali rivestono carattere d'obbligatorietà per i beneficiari di tutte le azioni previste dalla misura F e della misura E, fatte salve le ulteriori o diverse prescrizioni contemplate per ogni azione. Per quanto concerne la misura F le presenti disposizioni sono obbligatorie anche nei terreni non impegnati, mentre per la misura E in tutte le superfici comprese nelle aree svantaggiate, anche non sottoposte ad im pegno.
Aglio
Gestione del suolo
La preparazione del terreno richiede un'aratura medio-profonda nel periodo estivo-autunnale.
Successivamente, fino al momento della semina, sono da effettuare almeno 2 lavorazioni di amminutamento e una leggera fresatura per affinare le zolle e preparare il letto di semina.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
L'apporto massimo ammesso di elementi nutritivi, per una resa media di 100 qli di prodotto, è pari a 100 Kg. di N/ha, 30 Kg. di P2O5/ha, 130 Kg. di K2O/ha, 18 kg. di Ca/ha.
Trattamenti fitosanitari
E' raccomandata la concia del seme con prodotti specifici.
Se necessario, è opportuno intervenire contro la ruggine.
Irrigazione
Ove vi è disponibilità di acqua irrigua, è buona pratica un intervento nel periodo di maggio-giugno.
Anguria
Gestione del suolo
L'anguria è una tipica coltura da rinnovo, che fornisce ottimi risultati produttivi se viene posta in successione ai cereali.
La preparazione del terreno richiede una lavorazione profonda, da effettuare in estate autunno. Successivamente, fino al momento della semina, è opportuno operare almeno 2 erpicature per affinare le zolle e preparare il letto di semina.
Un'ulteriore lavorazione è necessaria per modellare il terreno, la stesura delle manichette per l'irrigazione e la posa del film plastico per la pacciamatura e la semiforzatura.
Il trapianto va eseguito nel periodo di marzo-aprile, mentre è necessario effettuare il diserbo manuale.
Concimazioni
Con la concimazione di fondo vanno interrati prevalentemente i concimi fosfo-potassici., mentre la concimazione azotata deve essere effettuata in copertura, anche attraverso la fertirrigazione, con somministrazioni frazionate.
Gli apporti massimi ammessi, per l'intero ciclo colturale sono i seguenti: 100 Kg./Ha di N, 170 Kg./Ha di P2O5 e 200 Kg./Ha di K2O.
In alcuni casi può essere utile aggiungere 2 Kg. di sequestrene e 4 Kg. di acidi umici.
Trattamenti fitosanitari
L'anguria è un'ortiva particolarmente delicata dal punto di vista fitopatologico.
Le malattie crittogamiche che possono danneggiare questa coltura sono rappresentate da: peronospora, oidio, fusariosi e verticillosi, patogeni questi per i quali si raccomandano i trattamenti al verificarsi delle condizioni di rischio.
Necessaria risulta l'applicazione di geodisinfestanti, da distribuire nei solchi prima della stesura del film plastico.
Contro gli attacchi degli afidi si consigliano fino a 2 trattamenti con prodotti di sintesi.
Può essere necessario intervenire, con prodotti di sintesi, anche per il controllo del ragnetto rosso.
Irrigazione
La coltura presenta esigenze idriche particolarmente elevate, in special modo nella fase di accrescimento dei frutti.
Si possono praticare da 10 a 13 irrigazioni con volumi variabili, in funzione dell'andamento stagionale.
Il volume iriguo massimo è stimabile intorno a 4000 mc./Ha, che comunque possono essere notevolmente ridotti per l'impiego di film pacciamanti, ma soprattutto con l'uso di manichette o ali gocciolanti.
Carciofo
Gestione del suolo
La preparazione del suolo si deve attuare con una lavorazione estiva profonda.
Successivamente, la preparazione del terreno va completata con almeno due fresature o erpicature con cui vengono interrati i concimi e amminutato il terreno. Si procede quindi con l'assolcatura del terreno e la posa della manichetta o delle ali gocciolanti.
Il periodo di trapianto degli ovoli varia da luglio ad agosto. Dopo l'impianto e l'emergenza delle piantine sono raccomandate non meno di 2 erpicature, al fine di controllare le infestanti ed eventualmente per interrare i concimi.
Deve essere eseguita la pratica del diserbo, con mezzi meccanici o con prodotti chimici.
Concimazioni
Devono essere effettuate una concimazione di fondo ed una di copertura.
Per quella di fondo vanno utilizzati concimi organici, mistorganici o complessi ternari e fosfo-potassici; in quella di copertura deve essere distribuito prevalentemente azoto sotto forma soprattutto di nitrato ammonico, potassio e microelementi.
La tecnica della fertirrigazione, ove adottata, costituisce una buona pratica.
Gli apporti massimi ammessi di macroelementi per Ha si possono così quantificare: Kg. 350 di N, Kg. 200 di P2O5 e Kg. 450 di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere opportuno effettuare un trattamento geodisinfestante prima del trapianto, nonché il trattamento degli ovoli contro il marciume.
Contro le avversità crittogamiche ed in particolare per l'oidio e la peronospora è buona pratica intervenire con almeno 2 trattamenti.
Contro i fitofagi (afidi e nottue) sono consigliati almeno 2 trattamenti.
Irrigazione
E' raccomandato, ove possibile, il sistema delle ali gocciolanti con manichetta forata, con il quale può essere effettuata anche la fertirrigazione. I turni di adacquamento variano in relazione all'andamento climatico ed alla tessitura del terreno.
Il massimo volume di adacquamento è pari a 5000 mc. per anno.
Carota
Gestione del suolo
In agosto-settembre deve essere praticata una lavorazione profonda.
Successivamente si devono effettuare almeno tre lavorazioni superficiali e la semina.
Nel periodo estivo si devono effettuare non meno di 2 lavorazioni con erpici o frese, per eliminare le erbe infestanti, a cui si aggiungono eventualmente delle scerbature manuali.
Il diserbo chimico può essere praticato in alternativa agli interventi meccanici.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 150 Kg./Ha di N, 80 Kg. di P2O5 e 240 di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Ove necessario, un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante.
Successivamente, al verificarsi delle condizioni di rischio, sono opportuni interventi contro la septoria, l'alternaria e la mosca.
Irrigazione
Sono indispensabili diversi interventi irrigui, in relazione all'andamento stagionale delle precipitazioni.
Cavoli (cavolo, broccolo, cavolfiore)
Gestione del suolo
Deve essere effettuata una lavorazione profonda, a cui deve seguire un'operazione di amminutamento.
Con la coltura in atto si devono effettuare almeno 2 erpicature e la scerbatura manuale.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi ad ettaro sono i seguenti: 200 Kg. di N, 150 di P2O5 e 200 di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere opportuno effettuare un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante.
Successivamente sono da controllare con i necessari interventi la cavolaia, i ditteri e la peronospora.
Irrigazione
Sono raccomandate diverse irrigazioni delle quali, ove possibile, 1 o 2 in fertirrigazione (in post trapianto e prefioritura).
Cipolla
Gestione del suolo
Nell'avvicendamento colturale la cipolla segue una coltura da rinnovo sarchiata.
La preparazione del terreno richiede una lavorazione medio-profonda nel periodo estivo.
La semina va effettuata con distanze di 16-18 cm. tra le file e 4-6 cm. sulla fila, mentre il periodo va da dicembre a quasi tutto febbraio.
In primavera è raccomandata una sarchiatura.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi ad ettaro sono i seguenti: 150 Kg. di N, 100 di P2O5 e 150 di K2O.
Irrigazione
E' necessario intervenire nel periodo maggio-giugno.
Fagiolino
Gestione del suolo
Vanno effettuate due lavorazioni, successivamente, a febbraio, si procede alla formazione dei solchi.
Dopo la semina (febbraio-marzo) è buona pratica eseguire manualmente alcune scerbature.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Prima del trapianto, ove necessario, può essere effettuato un trattamento con diserbante.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono: 300 Kg./Ha di N, 120 Kg./Ha di P2O5 e 150 Kg./Ha di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere opportuno effettuare un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante.
Successivamente, è necessario controllare con adeguati trattamenti la ruggine, il mal bianco, gli acari e gli insetti.
Irrigazione
E' opportuno praticare diversi interventi irrigui, somministrando al massimo 1800 mc./Ha.
Finocchio
Gestione del suolo
Devono essere effettuati una lavorazione estiva e almeno tre interventi di erpicatura, successivamente, da settembre a novembre si procede con la formazione dei solchi.
Costituisce una buona pratica la scerbatura manuale.
Prima del trapianto, ove necessario, può essere effettuato un trattamento con diserbante.
Concimazioni
Apporti massimi ammessi: 180 Kg./Ha di N, 120 Kg./Ha di P2O5 e 120 Kg./Ha di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere effettuato un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante.
Successivamente, è necessario controllare le crittogame e le eventuali infestazioni da insetti.
Irrigazione
Si possono praticare fino ad 8 irrigazioni per aspersione, somministrando un massimo di 1500 mc./Ha.
Fragola
Gestione del suolo
Deve essere effettuata una lavorazione estiva e successivi interventi di amminutamento (fresature). Prima del trapianto delle piantine, il terreno deve essere opportunamente modellato.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 350 Kg./Ha di N, 200 Kg./Ha di P2O5 e 400 Kg. di K2O. In copertura possono essere aggiunti da 60 a 80 Kg. di ferro sotto forma di chelati e 80 Kg. di MgO.
E' buona pratica la concimazione organica.
Irrigazione
E' necessario distribuire fino a 8.000 mc. di acqua per anno, in funzione del periodo d'impianto.
Difesa fitosanitaria
Prima dell'impianto è buona pratica effettuare la disinfezione del terreno con la tecnica della solarizzazione o con prodotti chimici.
Dopo l'impianto:
-  per le crittogame è opportuno intervenire contro le malattie della corona e della radice, le maculature e la vaiolatura, l'oidio, la muffa grigia;
-  per acari ed insetti contro il ragnetto rosso, le nottue, gli afidi e i tripidi.
Lattuga estiva
Gestione del suolo
E' buona pratica effettuare 2 lavorazioni con erpice, successivamente (giugno) si procede con la preparazione del terreno.
Raccomandata la scerbatura eseguita manualmente.
Prima del trapianto, ove necessario, può essere effettuato un trattamento con diserbante.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono: 60 Kg./Ha di N, 120 Kg./Ha di P2O5 e 200 Kg./Ha di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere effettuato un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante, successivamente è raccomandato il controllo della peronospora e degli insetti.
Irrigazione
E' opportuno praticare fino a 20 irrigazioni con bassi volumi a giorni alterni, per un massimo di 1500 mc./Ha.
Lattuga invernale
Gestione del suolo
E' necessario effettuare un'aratura estiva a cui seguono almeno tre interventi di erpicatura, successivamente (ottobre) si procede con la preparazione del terreno.
Raccomandata la scerbatura eseguita manualmente.
Prima del trapianto, ove necessario, può essere effettuato un trattamento con diserbante.
Concimazioni
Con la concimazione gli apporti massimi ammessi sono: 60 Kg./Ha di N, 120 Kg./Ha di P2O5 e 200 Kg./Ha di K2O.
Trattamenti fitosanitari
Può essere effettuato un intervento in presemina con un insetticida geodisinfestante.
Successivamente è raccomandato il controllo contro le crittogame (marciumi radicali, muffa grigia, alternariosi, peronospora) e contro gli insetti.
Irrigazione
Si possono praticare fino a 10 irrigazioni, somministrando al massimo 1500 mc./Ha.
Melanzana
Gestione del suolo
Va praticata una lavorazione medio-profonda estiva, seguita da almeno 2 lavorazioni più superficiali per affinare le zolle.
Successivamente sono prescritte almeno 5 lavorazioni ordinarie per eliminare le infestanti e interrompere la risalita capillare dell'acqua.
Può essere effettuato il diserbo prima del trapianto.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi ad ettaro sono: 250 Kg. di azoto, 120 Kg. di fosforo, 300 Kg. di potassio, 30 Kg. di magnesio e 40 Kg. di Ca.
Trattamenti fitosanitari
In pre-trapianto può essere attuata la disinfestazione del terreno contro gli insetti terricoli.
E' raccomandato il controllo delle crittogame, del trialeurodes, degli afidi, tripidi, acari, dorifora e dei lepidotteri.
Irrigazione
Il metodo raccomandato, ove possibile, è quello a goccia con cui vengono effettuate fino a 10 irrigazioni con distribuzione di fertilizzanti dalla fase di post trapianto alla raccolta.
Melone (in coltura asciutta)
Gestione del suolo
Deve essere eseguita una lavorazione medio-profonda estiva, a cui seguono almeno due lavorazioni più superficiali per amminutare il terreno.
Successivamente alla semina vanno effettuate almeno quattro lavorazioni ordinarie, per eliminare le infestanti e interrompere la risalita capillare dell'acqua.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi per ettaro sono i seguenti: 80-Kg. di azoto, 120 Kg. di fosforo, 100 Kg. di potassio e 40 Kg. di magnesio.
Trattamenti fitosanitari
In presemina può essere praticata la disinfestazione del terreno contro gli insetti terricoli.
E' raccomandato il controllo di oidio, peronospora e dei fitofagi (trialeurodes, afidi, acari).
Melone (in coltura irrigua)
Gestione del suolo
Deve essere eseguita una lavorazione medio-profonda estiva, a cui segue almeno una lavorazione più superficiali per affinare le zolle.
Successivamente alla semina, vanno effettuate non meno di 2 lavorazioni ordinarie per eliminare le infestanti e interrompere la risalita capillare dell'acqua.
Concimazioni
Le somministrazioni massime ammesse ad ettaro sono: 180 Kg. di azoto, 100 Kg. di fosforo, 320 Kg. di potassio e 40 Kg. di magnesio.
Trattamenti fitosanitari
In presemina può essere praticata la disinfestazione del terreno contro gli insetti terricoli.
E' raccomandato il controllo di oidio, peronospora e dei fitofagi (trialeurodes, afidi, acari).
Irrigazione
Il metodo raccomandato, ove possibile, è quello localizzato a manichetta forata con cui vengono effettuati anche interventi di fertirrigazione.
Il volume complessivo massimo è pari a 3000 mc./Ha.
Patata Precoce
Gestione del suolo
Deve essere effettuata una lavorazione profonda nel periodo estivo. Successivamente vanno eseguite almeno 2 lavorazioni superficiali (erpicature o fresature), per interrare il concime ed amminutare il terreno.
In presemina può essere effettuato un intervento di diserbo con prodotti antigerminello. Dopo la semina è buona pratica effettuare almeno due sarchiature e rincalzature, per contenere lo sviluppo delle erbe infestanti.
Concimazioni
Le quantità totali massime ammesse sono: N 200 Kg./Ha, P2O5 150 Kg./ha e K2O 200 Kg./ha.
Trattamenti antiparassitari
Può essere effettuato un trattamento geodisinfestante in presemina con nematocidi o fpsforganici.
Dopo la semina è necessario controllare la peronospora e gli insetti fitofagi.
Irrigazione
Sono raccomandate fino a 8 irrigazioni.
Peperone
Gestione del suolo
La preparazione del terreno richiede una lavorazione estiva.
E' buona pratica fare seguire almeno 2 lavorazioni più superficiali per affinare le zolle e preparare il letto di semina.
Successivamente vanno effettuate almeno due lavorazioni ordinarie.
Può essere effettuato il diserbo prima del trapianto.
Concimazioni
Con la concimazione di fondo vanno interrati prevalentemente concimi organici e fosfo-potassici., mentre in copertura, anche con l'ausilio della fertirrigazione, è necessario apportare azoto, fosforo, potassio e calcio, con somministrazioni frazionate.
Apporti massimi ammessi, per l'intero ciclo colturale: 200 Kg./Ha di N, 150 Kg./Ha di P2O5 e 250 Kg./Ha di K2O;
Trattamenti fitosanitari
In pretrapianto può essere attuata la disinfestazione del terreno con prodotti di sintesi.
Le malattie crittogamiche e gli insetti da controllare sono rappresentati da: peronospora, oidio, marciumi, alternaria e botritis, bemisia, afidi, nottue, tripidi e acari.
Può essere necessario intervenire anche per il controllo delle batteriosi.
Irrigazione
I metodi raccomandati sono quelli a goccia e a manichetta forata. Il volume complessivo massimo è pari a 5000 mc.
Pomodoro
Gestione del suolo
La preparazione del suolo prevede una lavorazione estiva.
Successivamente la preparazione del terreno va completata con almeno 2 fresature o erpicature, con cui viene amminutato il terreno.
Al trapianto, da effettuare in marzo-aprile, è necessario fare seguire almeno 2 lavorazioni al fine di controllare le infestanti ed, eventualmente, per interrare i concimi.
Può essere effettuato un trattamento diserbante prima del trapianto.
Concimazioni
E' raccomandata l'effettuazione di una concimazione di fondo nella fase di pretrapianto ed una di copertura a trapianto avve nuto.
In copertura è opportuno, ove possibile, che i fertilizzanti vengano somministrati, con apporti frazionati, anche attraverso la fertirrigazione.
Le quantità massime ammesse ad ettaro sono: Kg. 180 di N, Kg. 200 di P2O5, Kg. 250 di K2O, Kg. 30 di Mg e Kg. 40 di Ca.
Trattamenti fitosanitari
Al trapianto, ove necessario, può essere opportuno applicare esche granulari.
E' necessario controllare le avversità crittogamiche (oidio, peronospora, alternaria e septoria) e i fitofagi (afidi, acari, cimice e trialeurodi).
Irrigazione
Raccomandati, ove possibile, i sistemi localizzati, con i quali può essere effettuata anche la fertirrigazione. I turni di adacquamento più opportuni sono settimanali, dal momento del trapianto alla raccolta.
Zucchino
Gestione del suolo
Nel periodo primaverile va effettuata una lavorazione con lo scopo di interrare i concimi.
Nelle aziende che adottano il metodo di irrigazione per sommersione, deve essere successivamente praticata la sistemazione del terreno a conche.
Nel periodo estivo si devono effettuare almeno 2 lavorazioni con erpici o frese, per eliminare le erbe infestanti.
Può essere, inoltre, attuata anche la scerbatura a mano.
Può essere effettuato un trattamento diserbante prima del trapianto.
Concimazioni
E' opportuno effettuare la concimazione di fondo in presemina (fine inverno) con concimi semplici o complessi ternari o con mistorganici, mentre nel periodo maggio-settembre va attuata la concimazione di copertura.
Gli apporti massimi ammessi ad ettaro sono i seguenti: Kg. 250 di N; Kg. 180 di P2O5; Kg. 350 di K2O; Kg. 50 di Mg.
Si può intervenire anche con la fertirrigazione.
Trattamenti fitosanitari
I parassiti per i quali è necessario il controllo sono:
-  funghi:
-  Erjsiphe c - Sphaeroteca f. (oidio); Botrytis (muffa grigia); Fusarium ox. (tracheofusariosi); Pseudoperonospora (peronospora).
-  insetti:
-  Lyriomiza t. (minatrice); Afidi; Trialeurodes v. (aleurodide); Miridi; insetti terricoli.
-  acari:
-  Tetranychus u. (ragnetto rosso). Per la difesa 2 interventi.
Irrigazione
Raccomandato, ove possibile, il sistema con manichetta forata, con il quale può essere effettuata anche la fertirrigazione. Utilizzabile anche il metodo per sommersione a conche. Nel periodo aprile-settembre è opportuno distribuire fino a 5000 mc. di acqua con turni di 10 giorni ca.
Potatura
Negli impianti con sistema d'allevamento a controspalliera è necessario intervenire, durante tutto il ciclo della coltura, asportando i rami laterali per garantire un cordone unico con rami secondari sempre produttivi.
SEMINATIVI
Le indicazioni riportate nelle seguenti schede colturali rivestono carattere d'obbligatorietà per i beneficiari di tutte le azioni previste dalla misura F e della misura E, fatte salve le ulteriori o diverse prescrizioni contemplate per ogni azione. Per quanto concerne la misura F le presenti disposizioni sono obbligatorie anche nei terreni non impegnati, mentre per la misura E in tutte le superfici comprese nelle aree svantaggiate, anche non sottoposte ad im pegno.
Frumento duro
Gestione del suolo
Successioni colturali: non è consentita la monosuccessione del frumento duro oltre i due anni; al frumento in ogni caso deve seguire una leguminosa da foraggio o da granella o il maggese vestito (esempio grano, grano-sulla, grano-grano- maggese, grano-orzo-leguminosa da granella, ecc..).
Nelle zone orticole di pieno campo il cereale entra in rotazione con le colture ortive (esempio grano-melone, grano-pomodoro-grano-patata, ecc..).
Al fine di accorciare il periodo della presenza della coltura foraggera, in particolare quando questa è rappresentata dalla sulla, costituisce una buona pratica anche la tecnica della bulatura, che consente di anticipare di un anno il ritorno del cereale.
Per quanto riguarda il diserbo, gli interventi di pre-emergenza costituiscono una tecnica da attuare solo in particolari condizioni di necessità e nella semina su sodo.
Invece, la pratica del diserbo successiva alla semina, per il controllo delle mono e dicotiledoni con prodotti ormonici, è raccomandata in presenza di infestanti in misura tale da giustificare il costo dell'intervento.
Lavorazioni
Deve essere effettuata una lavorazione profonda estivo-autunnale in relazione alla precessione colturale e all'andamento climatico. In particolari condizioni orografiche la lavorazione può essere effettuata a rittochino, seguendo cioè le linee di massima pendenza.
Seguono almeno 2 lavorazioni superficiali, allo scopo di: rinettare il terreno dalle infestanti, interrare i concimi distribuiti con la concimazione di fondo e preparare il letto di semina.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono i seguenti: 120 Kg./ha di azoto e 100 Kg./ha di fosforo.
Eventuali apporti di potassio devono essere valutati in base a particolari condizioni di carenza nel terreno.
Trattamenti fitosanitari
Costituisce buona pratica la concia della semente con prodotti a base di rame. Nei ringrani può essere eseguito un trattamento anticrittogamico contro le crittogame del mal del piede.
In alcune annate può essere necessario intervenire contro l'Aelia Rostrata o cimice del Grano.
Avena e orzo
Gestione del suolo
La coltura dell'orzo e dell'avena va inserita nella rotazione con il frumento duro, a cui succede.
La lavorazione principale raccomandata è l'aratura, eseguita in periodi differenti a seconda della precessione colturale.
Seguono 2-3 lavorazioni superficiali, allo scopo di rinettare il terreno dalle infestanti, interrare i concimi distribuiti con la concimazione di fondo e preparare il letto di semina.   

Per quanto riguarda il diserbo, gli interventi di pre-emergenza costituiscono una tecnica da attuare solo in particolari condizioni di necessità e nella semina su sodo.
Invece, la pratica del diserbo successiva alla semina, per il controllo delle mono e dicotiledoni con prodotti ormonici, è raccomandata in presenza di infestanti in misura tale da giustificare il costo dell'intervento.
Concimazioni
Gli apporti massimi ammessi sono:
-  100 Kg./Ha di azoto;
-  90 Kg./Ha di fosforo.
Trattamenti fitosanitari
Valgono le indicazioni già esposte per il grano duro.
Leguminose da granella
Gestione del suolo
La preparazione del letto di semina va attuata con una lavorazione estiva e due passaggi incrociati con tiller o erpice per amminutare il terreno ed eliminare le infestanti.
Dove è necessario si effettua un intervento di diserbo in pre-emergenza contro mono e dicotiledoni.
Da valutare un intervento anche in post-emergenza, con un trattamento contro le monocotiledoni.
Concimazioni
Apporti massimi ammessi: in presemina 20 Kg./Ha di azoto, per la fase di avvio della coltura e 100 Kg./Ha di P2O5.
Foraggere avvicendate
Gestione del suolo
La preparazione del letto di semina va attuata con una lavorazione superficiale estiva con tiller o erpice per amminutare il terreno ed eliminare le infestanti.
Non è previsto alcuno intervento di diserbo chimico.
Concimazioni
Vanno effettuate in presemina con sostanza organica o, in alternativa, minerale mentre in copertura va somministrato esclusivamente il concime azotato.
Apporti massimi ammessi: 100 Kg./Ha di azoto e 100 Kg./Ha di P2O5. Si precisa che in caso di colture leguminose, l'apporto massimo di concime azotato è ridotto a 20 Kg./Ha.
Pascoli
Gestione del suolo
Nei pascoli naturali non deve essere effettuata alcuna lavorazione del terreno per evitare fenomeni di erosione.
In ogni caso è necessario procedere all'apertura di piccoli canali in terra per lo sgrondo delle acque piovane in eccesso.
Ad eccezione dei pascoli naturali, si deve attuare una trasemina di rinfoltimento almeno ogni due anni, preceduta eventualmente da una lavorazione superficiale.
Il controllo delle erbe infestanti deve essere operato con almeno un intervento di ripulitura meccanica o manuale.
Nei pascoli naturali non è consentito effettuare lo sfalcio delle essenze, negli altri casi lo sfalcio non è ammesso in prossimità della fine del ciclo vegetativo.
Il carico massimo di bestiame non deve superare le 2 UBA per ettaro.
Concimazioni
E' ammessa esclusivamente la concimazione organica, con un apporto di azoto non superiore a 70 unità ad ettaro
ZOOTECNIA
Carico di bestiame massimo
E' obbligatorio non superare un carico di bestiame massimo per Ha di superficie foraggera aziendale disponibile, pari a 2,5 UBA
Per superficie foraggera si intende tutta la superficie aziendale investita in colture utilizzabili per l'alimentazione del bestiame.
Aree vulnerabili ai nitrati
In tali aree, deve essere rispettato un carico di bestiame massimo pari a 2 UBA/Ha di superficie foraggera (equivalenti, in base all'allegato VII del reg. C.E.E. 2092/91, a 170 Kg./Ha di azoto).
Disposizioni generali
Nel caso in cui il carico di bestiame sia riferito ad un unico tipo di coltura (es. pascolo), si utilizza il parametro UBA/Ha/anno, anche in considerazione che i sistemi estensivi di pascolamento, particolarmente diffusi nella Regione, prevedono lo spostamento delle mandrie a fasce altimetriche diverse.
Per quanto concerne, invece, lo spargimento delle deiezioni zootecniche nelle colture presenti in azienda, dovrà essere rispettato il limite massimo di azoto previsto per singola coltura nella presente B.P.An.
Allegato n. 4
GIUSTIFICAZIONE DEI LIVELLI DI AIUTO MISURA F "AGROAMBIENTE"

PREMESSA
Il calcolo dei livelli di aiuto è stato effettuato secondo i criteri previsti dall'art.24 del Reg. C.E. 1257/99. A riguardo è stata eseguita una comparazione fra i dati medi relativi ad aziende i cui ordinamenti colturali e le cui tecniche agronomiche sono corrispondenti a quelli riportati nell'allegato n. 3 relativo alla normale buona pratica agricola e quelli ipotizzati in seguito all'applicazione delle singole azioni.
Le rese medie per ettaro ed i livelli dei prezzi sono stati desunti dall'elaborazione regionale effettuata dall'Istituto Nazionale di Economia Agraria nel quadriennio 1994-1997.
Il confronto è stato realizzato considerando le produzioni lorde vendibili (PLV) ed i costi relativi ai bilanci delle singole colture, sia con il normale ordinamento produttivo che in regime di applicazione delle azioni. E' stato determinato, per differenza, il margine lordo ritraibile con l'ordinamento produttivo normale (ML1) e quello ottenibile successivamente all'applicazione del regime previsto dal PSR (ML2). E' stato calcolato, infine, il mancato reddito per mezzo della comparazione dei due ML.
Per quanto concerne il costo della manodopera e altre categorie di spesa, si è fatto riferimento ai contratti di lavoro legalmente vigenti, nonché al prezziario regionale di cui alla circolare Assessorato Agricoltura n. 229 del 23 marzo 1997.
In riferimento ai costi derivanti dall'applicazione delle azioni, non riconducibili alla unità di superficie, si è attribuito un costo per ettaro considerando una superficie media aziendale rappresentativa pari a 5 ettari (superficie media delle aziende beneficiarie della precedente programmazione). Ad esempio, il costo delle analisi di campione di terreno previste per l'azione F1a pari a L. 200.000 per azienda, è stato calcolato in L. 40.000 per ettaro.
Si precisa che per il calcolo delle voci relative all'azione F1b (agricoltura biologica), si è considerato un livello di prezzi dei prodotti superiore a quello del mercato convenzionale a partire già dal primo anno di impegno.
Tale scelta è motivata dalla considerazione che, in fase di prima introduzione, il minor reddito derivante da un prezzo di vendita inferiore è in larga parte compensato da un onere più contenuto da corrispondere per la certificazione all'Organismo di controllo.
Azioni F1a (METODI DI PRODUZIONE INTEGRATA) e F1B (AGRICOLTURA BIOLOGICA)
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: la diminuzione della resa è quantificabile in un 20%, a causa essenzialmente della più elevata dannosità delle crittogame fra cui, soprattutto, l'oidio e la muffa grigia, nonché delle ridotte concimazioni azotate e della limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali. In riferimento agli insetti, la perdita di produzione si riscontra usualmente per gli attacchi di tignola.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1a: l'attuazione del metodo integrato richiede l'acquisto di n.6 trappole a feromoni del costo di L. 150.000 (per la tignoletta della vite), pari a L. 30.000/Ha; tuttavia poiché vengono effettuati n.2 trattamenti fitosanitari in meno rispetto alla BPAn di costo pari a L. 60.000/ha, ne risulta una diminuzione di costo pari a L. 30.000.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. bacillus thuringiensis), in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: la manodopera per il collocamento delle trappole, la compilazione dei registri e il monitoraggio incide per L. 320.000 ad azienda (n. 4 giornate lavorative a L. 80.000), pari a L. 64.000/Ha, mentre l'effettuazione del diserbo meccanico fra le file comporta una maggiore spesa di L. 56.000/ha;
F1b: l'incremento della voce di costo, pari a L. 160.000/ha, è dovuto alla necessità di effettuare il diserbo meccanico anche nella fila, con notevole impiego di manodopera, nonché alla compilazione dei registri aziendali.

Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno, mentre la consulenza tecnica incide per L. 70.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: la diminuzione della resa è pari al 30%, attribuibile soprattutto agli attacchi di mosca olearia e di occhio di pavone, nonché alle ridotte concimazioni azotate e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1a: l'attuazione del metodo integrato richiede l'acquisto di n.6 trappole a feromoni per L. 150.000 (lotta alla mosca e tignola), pari a L. 30.000/Ha; tuttavia poiché vengono effettuati in media n. 2 trattamenti fitosanitari in meno rispetto alla BPAn, di costo pari a L. 58.000/ha, ne risulta una diminuzione di costo pari a L. 28.000/ha.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. azadiractina, bacillus thuringiensis).
Meccanizzazione e manodopera
F1a: la manodopera per il collocamento delle trappole, la compilazione dei registri e il monitoraggio incide per L. 64.000/Ha;
F1b: l'incremento della voce di costo, pari a L. 190.000/ha, è dovuto alla compilazione del registro aziendale (L. 48.000 per ettaro), all'incremento dei costi variabili, comprensivi della manodopera, pari almeno a L. 76.000/ha (controllo in campo dello stato fitosanitario, collocamento trappole ed eventuali interventi manuali).
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno, mentre la consulenza tecnica incide per L. 70.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: la diminuzione della resa è quantificabile nel 20%, attribuibile soprattutto agli attacchi di cocciniglie ed afidi, nonché alle ridotte concimazioni azotate e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici, anche perché l'indirizzo agrumicolo non si accompagna usualmente a quello zootecnico.
Diserbanti e antiparassitari
F1a: l'attuazione del metodo integrato comporta la riduzione dei trattamenti fitosanitari rispetto alla BPAn, parzialmente compensata dal maggiore costo relativo all'utilizzo d'insetti utili (Aphytis melinus, Cryptolaemus montrouzieri).
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. insetti utili, rotenone), in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: la manodopera per il lancio degli insetti utili, la compilazione dei registri e il monitoraggio incide per L. 100.000/Ha, mentre l'effettuazione del diserbo meccanico comporta una maggiore spesa di L. 66.000/ha;
F1b: l'incremento della voce di costo, pari a L. 216.000/ha, è dovuto alla necessità di effettuare il diserbo meccanico con notevole impiego di manodopera (L. 66.000/ha), alla compilazione dei registri aziendalii (L. 48.000 per ettaro), all'incremento dei costi variabili, comprensivi della manodopera, pari almeno a L. 102.000/ha (lancio degli insetti utili, controllo in campo dello stato fitosanitario ed eventuali interventi manuali).
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno, mentre la consulenza tecnica incide per L. 70.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: la diminuzione della resa è pari al 25%, attribuibile soprattutto agli attacchi di mosca della frutta, di bolla, nonché alle ridotte concimazioni azotate e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1a: l'attuazione del metodo integrato richiede l'acquisto di n.6 trappole cromoattrattive e a feromoni per L. 130.000 (lotta alla mosca e tignola), pari a L. 26.000/Ha; tuttavia poiché vengono effettuati in media n. 3 trattamenti fitosanitari in meno rispetto alla BPAn, di costo pari a L. 87.000/ha, ne risulta una diminuzione di costo pari a L. 61.000/ha.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. piretro naturale, azadiractina, bacillus thuringiensis), in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: la manodopera per il collocamento delle trappole, la compilazione dei registri e il monitoraggio incide per L. 64.000/Ha, mentre l'effettuazione del diserbo meccanico comporta una maggiore spesa di L. 66.000/ha;
F1b: l'incremento della voce di costo, pari a L. 361.000/ha, è dovuto alla necessità di effettuare il diserbo meccanico con notevole impiego di manodopera (L. 66.000/ha), alla compilazione dei registri aziendali (L. 48.000 per ettaro), all'incremento dei costi variabili, comprensivi della manodopera, pari almeno a L. 247.000/ha (controllo in campo dello stato fitosanitario, collocamento trappole ed eventuali interventi manuali per l'insacchettamento dei frutti contro la mosca).
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno, mentre la consulenza tecnica incide per L. 70.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: la diminuzione della resa è pari al 30%, attribuibile alle ridotte concimazioni azotate e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali, nonché alla minore efficacia dei prodotti fitosanitari consentiti dal Reg. Cee 2092/91.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1a: l'attuazione del metodo integrato non consente il diserbo chimico con un risparmio di L. 70.000.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi, in misura tale da non compensare il minore costo relativo al divieto del diserbo chimico.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: la manodopera per la compilazione dei registri e il monitoraggio incide per L. 60.000/Ha, mentre il maggiore costo del diserbo meccanico ammonta a L. 100.000;
F1b: l'incremento della voce di costo, pari a L. 200.000/ha, è dovuto alla compilazione del registro aziendale , al monitoraggio ed ad eventuali altri lavori meccanici (L. 100.000 per ettaro), nonché al diserbo meccanico (L. 100.000).
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno, mentre la consulenza tecnica incide per L. 70.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1b: la diminuzione della resa è pari al 30%, attribuibile soprattutto agli attacchi di afidi e crittogame, nonché alle ridotte concimazioni azotate e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali.
Fertilizzanti
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi.
Meccanizzazione e manodopera
F1b: l'incremento della voce di costo è dovuto alla manodopera per la compilazione dei registri e per il monitoraggio quantificabile in L. 60.000/Ha.
Consulenza tecnica e analisi
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 100.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche i costi delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 220.000/ha.
Nota:
Al fine dell'elaborazione del bilancio economico relativo alla coltura consociata, si è ipotizzata la presenza di almeno 70 alberi /Ha per la coltura dell'olivo e 250 piante per i fruttiferi.
Per le specifiche voci si rimanda a quanto indicato nelle singole colture.
NOTE ESPLICATIVE

PLV e resa
F1a: per il grano duro l'obbligo relativo all'esclusione della pratica del ringrano comporta la perdita di almeno un'annualità di premio compensativo (OCM seminativi) pari a L. 985.000, quantificabile in L. 197.000 per ettaro e per anno; a tale cifra deve essere detratto l'importo medio annuo, pari a L. 62.000, relativo al premio compensativo medio corrisposto per una campagna agraria in seguito alla coltivazione delle leguminose da granella o proteiche in rotazione (L. 310.000). Con riferimento agli altri cereali, compensati in minore misura, la suddetta perdita non può essere considerata, per cui il mancato reddito si riduce di 69,72 euro. Il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto alla BPAn.
F1b: l'obbligo relativo all'esclusione della pratica del ringrano comporta la medesima perdita di cui all'azione F1a. La diminuzione della produzione (30%) si giustifica con il calo della resa produttiva, ampiamente riscontrato nella pratica, collegabile al minore apporto di fertilizzanti, alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali e al mancato diserbo con mezzi chimici, rispetto alla BPAn.
Sementi
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di semente certificata biologica, che ha un prezzo di mercato superiore a quella convenzionale.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
Per tutte e due le azioni non è consentito il diserbo chimico, e non vengono effettuati trattamenti antiparassitari.
Meccanizzazione e manodopera
F1a - F1b: l'effettuazione del diserbo meccanico, particolarmente difficoltoso negli areali collinari argillosi dove la coltura è localizzata, unitamente alla compilazione del registro dei trattamenti o aziendali comportano una maggiore spesa di L. 80.000/ha.
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 30.000 per ettaro e per anno;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 60.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche quelli delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 130.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: : la diminuzione della resa è pari al 35%, dovuta all'impossibilità di sterilizzare il terreno con mezzi chimici e alla conseguente superiore incidenza delle fitopatie, nonchè alla minore efficacia delle sostanze utilizzabili per la lotta ai parassiti.
Piantine
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di piantine certificate biologiche, che hanno un prezzo di mercato superiore a quelle convenzionali.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
Per tutte e due le azioni non è consentito il diserbo chimico.
F1a: poiché vengono effettuati in media n.3 trattamenti fitosanitari in meno rispetto alla BPAn, ne risulta una diminuzione di costo.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. piretro naturale, insetti utili), in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: l'effettuazione del diserbo meccanico, unitamente alla compilazione del registro dei trattamenti e alla manodopera necessaria per il monitoraggio comportano una maggiore spesa di L. 288.000/ha.
F1b: l'incremento dei costi (L. 432.000/ha) è dovuto al diserbo meccanico, alla compilazione del registro aziendale e al lancio degli insetti utili.
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi e della consulenza tecnica ammonta a L. 90.000 per ettaro e per anno;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 150.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche quelli delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 210.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto a BPAn.
F1b: : la diminuzione della resa è pari al 35%, dovuta all'impossibilità di sterilizzare il terreno con mezzi chimici e alla conseguente superiore incidenza delle fitopatie, nonchè alla minore efficacia delle sostanze utilizzabili per la lotta ai parassiti.
Ovoli
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di materiale certificato biologico, che ha un prezzo di mercato superiore a quello convenzionale.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
Per tutte e due le azioni non è consentito il diserbo chimico.
F1a: poiché vengono effettuati in media n.4 trattamenti fitosanitari in meno rispetto alla BPAn, ne risulta una diminuzione di costo.
F1b: l'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e metodi ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi (es. piretro naturale, trappole a feromoni), in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1a: l'effettuazione del diserbo meccanico, unitamente alla compilazione del registro dei trattamenti e alla manodopera necessaria per il monitoraggio comportano una maggiore spesa di L. 77.000/ha.
F1b: l'incremento dei costi (L. 125.000/ha) è dovuto al diserbo meccanico, alla compilazione del registro aziendale e al lancio degli insetti utili.
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi e della consulenza tecnica ammonta a L. 90.000 per ettaro e per anno;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 150.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche quelli delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 210.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

PLV e resa
F1a: Il calo della resa del 15% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto alla BPAn e del divieto dell'utilizzazione di diserbanti chimici.
F1b: La diminuzione della produzione (30%) si giustifica con il calo della resa produttiva, ampiamente riscontrato nella pratica, collegabile al minore apporto di fertilizzanti, alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali e al mancato diserbo con mezzi chimici, rispetto alla BPAn.
Sementi
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di semente certificata biologica, che ha un prezzo di mercato superiore a quella convenzionale.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
Per tutte e due le azioni non è consentito il diserbo chimico, e non vengono effettuati trattamenti antiparassitari.
Meccanizzazione e manodopera
F1a - F1b: l'effettuazione del diserbo meccanico, particolarmente difficoltoso negli areali collinari argillosi dove la coltura è localizzata, unitamente alla compilazione del registro dei trattamenti o aziendali comportano una maggiore spesa di L 80.000/ha.
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L. 40.000 per ettaro e per anno;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 60.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche quelli delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 130.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

Resa
F1b: : la diminuzione della resa è pari al 15%, dovuta alla maggiore incidenza delle fitopatie, nonchè alla minore efficacia delle sostanze utilizzabili per la lotta ai parassiti.
Piantine
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di piantine certificate biologiche, che hanno un prezzo di mercato superiore a quelle convenzionali.
Fertilizzanti
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
F1b: Non è consentito il diserbo chimico. L'aumento della voce di costo è dovuto all'utilizzo di principi attivi e organismi utili ammessi in agricoltura biologica, notevolmente più costosi rispetto ai prodotti di sintesi, in misura tale da non compensare il mancato acquisto di diserbanti.
Meccanizzazione e manodopera
F1b: l'incremento dei costi (L. 1.500.000/ha) è dovuto al diserbo meccanico o manuale (nelle aree non accessibili ai mezzi meccanici), alla compilazione del registro aziendale e all'eventuale lancio di insetti utili.
Consulenza tecnica e analisi
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 60.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto, compresi anche quelli delle analisi del terreno, per la ricerca dei residui e la consulenza tecnica, totalmente a carico dell'azienda, ammontano a L. 160.000/ha.
NOTE ESPLICATIVE

PLV e resa
F1a: il calo della resa del 10% è dovuto alla riduzione degli apporti di elementi nutritivi in misura pari al 25% rispetto alla BPAn.
F1b: la diminuzione della produzione (25%) si giustifica con il calo della resa produttiva, ampiamente riscontrato nella pratica, collegabile al minore apporto di fertilizzanti rispetto alla BPAn e alla limitata solubilità del fosforo apportato con i fosfati naturali.
Sementi
F1b: l'incremento di costo è dovuto all'obbligo (art.6 Reg. CEE 2092/91) di utilizzo di semente certificata biologica, che ha un prezzo di mercato superiore a quella convenzionale.
Fertilizzanti
F1a: la diminuzione del costo è dovuta alla minore somministrazione di fertilizzanti di sintesi azotati e fosfatici.
F1b: il costo per ettaro si incrementa a causa dell'utilizzo dei concimi organici caratterizzati da un costo per unità fertilizzante più elevato rispetto ai concimi chimici.
Diserbanti e antiparassitari
Per tutte e due le azioni non è consentito il diserbo chimico, e non vengono effettuati trattamenti antiparassitari.
Meccanizzazione e manodopera
F1a - F1b: l'effettuazione del diserbo meccanico, particolarmente difficoltoso negli areali collinari argillosi dove la coltura è localizzata, unitamente alla compilazione del registro dei trattamenti o aziendali comportano una maggiore spesa di L. 73.000/ha (F1a).
Consulenza tecnica e analisi
F1a: il costo delle analisi è pari a L 16.000 per ettaro e per anno, della consulenza L. 24.000/ha;
F1b: il costo medio del controllo sui produttori licenziatari è quantificabile in L. 60.000/ha, mentre i costi aggiuntivi per la certificazione del prodotto e quelli delle analisi del terreno a inizio e fine impegno e della ricerca dei residui, tutti a carico dell'azienda, sono quantificabili in L 130.000/ha..
NOTE ESPLICATIVE

Allo stato attuale non si dispone di dati largamente rappresentativi, in quanto la normativa specifica è stata emanata di recente. Tuttavia, i costi aggiuntivi del metodo di allevamento biologico sono stati calcolati sulla base delle prime esperienze riscontrabili nella Regione. In particolare, gli incrementi di spesa sono dovuti all'applicazione del Regolamento 1804/99 sulla zootecnia biologica, escludendo da tale conteggio le spese aggiuntive relative alle colture aziendali. A riguardo, sono state considerate le seguenti voci:
-  spese per l'alimentazione (acquisto di concentrati e foraggi biologici, in aggiunta alla quota di alimenti prodotti dall'azienda);
-  spese veterinarie (utilizzo di consulenze specialistiche e di farmaci di tipo omeopatico e fitoterapico);
-  spese di manodopera (gestione della movimentazione dei capi allevati, maggiore onerosità della gestione dei reflui animali);
-  adeguamenti strutturali di breve termine (realizzazione spazi di movimentazione dei capi, adeguamento strutture di stoccaggio dei reflui, et.);
-  spese di consulenza specialistica connessa alla gestione dell'allevamento;
-  costi di controllo e certificazione da parte dell'organismo di controllo delle produzioni biologiche di tipo zootecnico.
Accanto a tali costi aggiuntivi, è poi da considerare la riduzione di produzione lorda vendibile zootecnica, conseguente alla minore efficienza produttiva del metodo biologico ed alla parziale compensazione di tale minore efficienza attraverso un incremento di prezzo del prodotto finale. Il dato che ad oggi risulta più incerto è quello del prezzo finale, in quanto la zootecnia biologica non è ancora diffusa, a causa della recentissima entrata in vigore della normativa comunitaria.
Tra i maggiori oneri che l'azienda dovrà sopportare non sono da considerare quelli derivanti dal definitivo adeguamento strutturale e fondiario finalizzati al rispetto dei vincoli previsti dal regolamento comunitario, ciò in relazione al possibile utilizzo di deroghe temporanee nei primi 10 anni di applicazione del regolamento.
La conversione dei dati in relazione alla superficie, è stata effettuata sulla base del carico animale indicato per le diverse specie allevate dalla tabella del regolamento CE 1804/99 (allegato VII).
ANALISI DEI COSTI AGGIUNTIVI E DEI MANCATI REDDITI
L'applicazione dell'intervento comporta i seguenti mancati redditi e costi aggiuntivi:
-  la conversione in sistema foraggero estensivo comporta la perdita di almeno 4 annualità di premio compensativo, quantificabile in L. 320.000/Ha/anno;
-  l'incidenza della fascia di vegetazione e della relativa area di rispetto è pari a 720 mq, per una mancata produzione di L 104.000/ha.

I costi sostenuti sono così quantificabili:
1° anno
Pascolo: semina iniziale L. 400.000; lavorazione superficiale L 80.000; diserbo meccanico L. 180.000/anno;
Fascia di vegetazione: scasso L. 26.400, concimazione di fondo L. 24.000, manodopera impianto essenze L. 96.000, irrigazione di soccorso L. 156.000.
2° anno
Pascolo: n. 2 trasemine L. 160.000/anno; . diserbo meccanico L. 180.000/anno;
Fascia di vegetazione: recupero fallanze (manodopera) L. 24.000, concimazione L. 72.000, irrigazione di soccorso L. 156.000, lavorazione rinettante L. 96.000.
Dal 3° al decimo anno
Pascolo: n. 2 trasemine L. 160.000/anno; . diserbo meccanico L. 180.000/anno;
Fascia di vegetazione: concimazione L. 72.000, irrigazione di soccorso L. 156.000, lavori rinettanti L. 96.000, potatura L. 36.000.
Complessivamente il costo medio annuale per la conversione risulta essere di L. 630.000. Per quanto concerne l'ammontare dei costi delle opere non più effettuate nella fascia, da detrarre al costo medio, esso è quantificabile in L. 30.000 per anno (concimazione, sementi, diserbo, lavorazione e raccolta della coltivazione normale). Se ne deduce un costo medio annuale di L. 600.000/Ha.
Nota: per quanto concerne il mantenimento, i costi complessivi sono identici a quelli relativi alla conversione, in quanto il regime precedente non prevedeva la costituzione delle fasce di vegetazione, tranne che per il 1° anno, per il quale non vengono considerati i costi di impianto del pascolo.
ANALISI DEI COSTI AGGIUNTIVI E DEI MANCATI REDDITI
I costi sostenuti sono così quantificabili:
1° anno
Pascolo: semina iniziale L. 400.000; lavorazione superficiale L. 80.000; diserbo meccanico L. 180.000/anno;
2° anno
Pascolo: n. 2 trasemine L. 160.000/anno; . diserbo meccanico L. 180.000/anno;
Dal 3° al decimo anno
Pascolo: n. 2 trasemine L. 160.000/anno; . diserbo meccanico L. 180.000/anno.
L'applicazione dell'intervento comporta i seguenti mancati redditi e costi aggiuntivi:
-  la conversione in sistema foraggero estensivo comporta la perdita di almeno 4 annualità di premio compensativo, quantificabile in L. 320.000/Ha/anno;
-  nel primo anno d'impegno non si ottiene alcun reddito, in quanto non è consentito effettuare il pascolamento (L. 81.000/Ha/anno di mancato reddito);
-  il costo della recinzione fissa è pari a L. 4.800.000/Ha come da voce di prezziario ufficiale dell'Amministrazione (L. 480.000 per anno).
ANALISI DEI COSTI AGGIUNTIVI E DEI MANCATI REDDITI
L'applicazione dell'intervento comporta i seguenti mancati redditi e costi aggiuntivi:
-  l'incidenza della fascia di vegetazione e della relativa area di rispetto è pari a 720 mq, per una mancata produzione di L. 104.000/ha.
I costi sostenuti sono così quantificabili:
1° anno
Scasso L. 26.400, concimazione di fondo L. 24.000, manodopera impianto essenze L. 96.000, irrigazione di soccorso L. 156.000.
2° anno
Recupero fallanze (manodopera) L. 24.000, concimazione L. 72.000, irrigazione di soccorso L. 156.000, lavorazione rinettante L. 96.000.
Dal 3° al decimo anno
Concimazione L. 72.000, irrigazione di soccorso L. 156.000, lavori rinettanti L. 96.000, potatura L. 36.000.
Complessivamente il costo medio annuale risulta essere di L. 353.000. Per quanto concerne l'ammontare dei costi delle opere non più effettuate nella fascia, da detrarre al costo medio, esso è quantificabile in L. 30.000 per anno (concimazione, sementi, diserbo, lavorazione e raccolta della coltivazione normale). Se ne deduce un costo medio annuale di L. 323.000/Ha per la costituzione della fascia.
Il costo della coltura in corso d'impegno è, pertanto, pari alla somma dei costi in coltura normale (L. 276.000), della mancata produzione (L. 104.000) e dei costi per la costituzione delle fasce (L. 323.000).
ANALISI DEI COSTI AGGIUNTIVI E DEI MANCATI REDDITI
Recinzione: la recinzione fissa, pari a 2.200 metri lineari su 10 ettari (superficie minima impegnabile), ha un costo di L. 15.400.000 comprensivo di manodopera (voce n. 586 del prezziario regionale di L. 7.000 a metro lineare). Il costo per ettaro e per anno è, dunque, pari a L. 154.000.
Per l'impianto dell'essenze arbustive foraggere vanno calcolati i seguenti costi:
1° anno
Apertura buche L. 450.000, concimazione di fondo L. 390.000, manodopera impianto essenze L. 360.000, irrigazione di soccorso L. 180.000.
2° anno
Recupero fallanze (manodopera) L. 45.000, concimazione L. 144.000, irrigazioni di soccorso L. . 180.000, lavorazione rinettante L. 105.000.
Dal 3° al decimo anno
Concimazione L. 144.000, irrigazione di soccorso L. 180.000, lavori rinettanti L. . 105.000.
Complessivamente il costo medio annuale risulta essere di L. 528.000 per l'impianto dell'essenze arbustive.
Il mancato reddito è pari a L. 576.000/Ha/anno corrispondente a euro 297,47.
Azione F3 - RICOSTITUZIONE E/O MANTENIMENTO DEL PAESAGGIO AGRARIO TRADIZIONALE, DI SPAZI NATURALI E SEMINATURALI
Salvaguardia del paesaggio
La corresponsione dei premi nei termini fissati dal programma è coerente con quanto previsto dal secondo comma del paragrafo 1 dell'art.17 del Reg. CE 1750/99, che mira a prevenire i fenomeni di abbandono di realtà colturali ormai marginali dal punto di vista economico, ma che, tuttavia, possiedono un'elevata valenza paesaggistica-testimoniale da tutelare.
Tali motivazioni trovano riscontro anche nel piano paesistico regionale, che individua le suddette colture come meritevoli di salvaguardia.
E' da rilevare che per gli agrumi l'azione prescrive l'obbligo aggiuntivo del sovescio o dell'inerbimento spontaneo.
Per quanto riguarda le colture perenni, i costi per Ha sono così quantificabili:
-  manutenzione annuale dei muretti: importo minimo L. 200.000 (L. 20.000/mq x 100 mq);
-  diserbo meccanico: L. 180.000 (tale voce è riferibile anche al pistacchio, localizzato in zone non meccanizzabili);
-  inerbimento e sovescio negli agrumeti: L. 180.000;
-  operazioni di potatura ed eliminazione dei residui al fine della prevenzione degli incendi L. 480.000;
-  monitoraggio dei parassiti per la difesa integrata: L. 60.000.
Conservazione e/o ripristino di spazi naturali
Relativamente all'intervento per il ripristino degli spazi naturali, ipotizzando ad esempio l'impianto di circa 100 piante /Ha per ricostituire l'area boschiva preesistente e la costituzione di una fascia di rispetto per una superficie di 2.000 mq/Ha, devono essere calcolati i seguenti costi, :
1° anno
Apertura buche L. 300.000, manodopera impianto essenze L. 240.000, potatura piante già esistenti L. 160.000, 2 lavorazioni superficiali L. 160.000, progettazione L. 80.000, n. 4 lavorazioni per mantenere la fascia di rispetto L. 64.000, mancato reddito per la costituzione della fascia di rispetto L. 232.000 (L. 1.162.000/5).
2°-10° anno
Recupero fallanze (manodopera) L. 50.000, potatura piante L. 250.000, n. 2 lavorazioni superficiali L. 160.000, n. 4 lavorazioni per mantenere la fascia di rispetto L. 64.000, mancato reddito per la costituzione della fascia di rispetto L. 232.000 (L. 1.162.000/5).
Azione F4a - RITIRO DEI SEMINATIVI DALLA PRODUZIONE PER SCOPI AMBIENTALI
ANALISI DEI COSTI AGGIUNTIVI E DEI MANCATI REDDITI
L'applicazione dell'azione per un periodo di venti anni comporta la perdita di reddito ritraibile dalla rotazione coltura cerealicola - coltura foraggera pari a L. 650.000/Ha/anno per mancata produzione, L. 490.000/Ha/anno per perdita di compensazione, come si evince dalla tabella sottoriportata relativa ai bilanci di una coltura cerealicola e di una foraggera.
Nel caso dell'intervento a), ai mancati redditi è necessario aggiungere le seguenti spese di gestione e mantenimento delle zone umide:
-  sistemazione paratoie e guide L. 50.000, manutenzione delle tubazioni per l'adduzione dell'acqua L. 120.000, operazioni di sistemazione e pulizia degli argini etc. L. 100.000.
Relativamente all'intervento b) (formazioni miste di macchia mediterranea e radura), per l'impianto e mantenimento di 100 piante /Ha, vanno calcolati i seguenti costi di impianto e mantenimento:
1° anno
Apertura buche L. 300.000, concimazione di fondo L. 260.000, manodopera impianto essenze L. 240.000, irrigazione di soccorso L. 120.000.
2° anno
Recupero fallanze (manodopera) L. 30.000, concimazione L. 96.000, irrigazioni di soccorso L. . 120.000, lavorazione rinettante L. 70.000.
Dal 3° al ventesimo anno
Concimazione L. 96.000, irrigazione di soccorso L. 120.000, lavori rinettanti L. . 70.000, potatura L. 160.000.
Complessivamente il costo medio annuale risulta essere di L. 463.000. Per quanto concerne l'ammontare dei costi delle operazioni non più effettuate per le colture erbacee, da detrarre al costo medio, esso è quantificabile in L. 276.000 per anno (concimazione, sementi, diserbo, lavorazione e raccolta della coltivazione normale). Se ne deduce un costo medio annuale di L. 187.000/Ha per la costituzione della macchia mediterranea.
Ne risulta un costo medio di L. 1.410.000/Ha/anno, pari a euro 728 per l'intervento a) e di L. 1.327.000 per l'intervento b), pari a euro 685.
Azione F4b - ALLEVAMENTO DI SPECIE ANIMALI LOCALI IN PERICOLO DI ESTINZIONE
La corresponsione dei premi fissati dal programma trova giustificazione anche nei maggiori redditi potenzialmente ritraibili dall'allevamento di razze più produttive.
Per quanto concerne, invece, il valore attribuibile al mantenimento della biodiversità, lo stesso non è quantificabile economicamente, pur rappresentando un ritorno positivo per l'intera collettività.
In ogni caso, si riportano di seguito i conti economici relativi ad alcune delle razze per le quali viene concesso l'aiuto, comparati con quelli di altre razze più produttive e stabilmente introdotte nel territorio. A riguardo, i dati sono stati forniti dall'Associazione Regionale Allevatori.
SUINI

Confronto del costo economico di produzione tra l'allevamento della fattrice di razza suina Landrace e di razza suina autoctona "Nera Siciliana" o "dei Nebrodi".
I costi e i parametri vitali sono stati desunti dal recente studio (Costo di produzione del suino Nero e del suino tradizionale in Sicilia) condotto dal C.R.P.A. (Centro Ricerche Produzione Animali) e dall' I.N.E.A. (Istituto Nazionale di Economia Agraria), con la collaborazione dell'Associazione Regionale Allevatori della Sicilia, nell'ambito del progetto POM A11 "Programma di diffusione dell'allevamento ecocompatibile e di promozione di prodotti tipici a base di carne suina di alta qualità".
Valori riferiti alla singola fattrice
AZIONI ASSOCIATE
AZIONE F1b (zootecnia biologica) e AZIONE F4b (allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione)
L'importo del premio fissato in 600 euro, corrispondente al massimale di aiuto previsto dal Reg.to, è giustificato in quanto la somma dei mancati redditi relativi alle due azioni, è pari a 866,23 euro.
AZIONE F2 (sistemi foraggeri estensivi) e AZIONE F4 b (allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione)
Considerato che il carico di bestiame bovino ammissibile nell'azione F2 è pari a 1,4 UBA, il premio massimo concedibile per ettaro per l'allevamento di razze bovine in estinzione sarà pari a 280 euro.
I livelli di premio previsti, pertanto, sono ampiamente inferiori ai maggiori costi e mancati redditi cumulati.
Si precisa, infine, che il solo intervento c) dell'azione F2 prevede un premio superiore, pari a 600 euro, in quanto le colture interessate sono le annuali avvicendate.

Allegato n. 5
FONDI STRUTTURALI COMUNITARI
Regolamento (CE) n. 1260/99 del Consiglio del 21 giugno 1999
PIANO REGIONALE DI SVILUPPO RURALE
Valutazione ex ante (Reg. n. 1257/99, n. 1750/99, n. 1260/99)

1.  ANALISI DELLE DISPARITÀ, DELLE CARENZE E DELLE OPPORTUNITÀ DELLA REGIONE SICILIA 
1.1.  L'analisi delle priorità 

Nel corso della valutazione del PSR e delle priorità che afferiscono allo sviluppo rurale della Regione Sicilia è emersa l'esigenza di un'analisi anche del POR. Infatti, considerato che entrambi i documenti di programmazione ineriscono al medesimo fine dello sviluppo rurale, sono innegabili le correlazioni che sussistono tra i due, così come la comunanza di obiettivi e di strategie.
Ciò premesso, l'analisi del territorio presentata nel POR e nel PSR ha evidenziato una situazione di base difficile, caratterizzata dalla presenza di aree fortemente differenziate.
Gli elementi di maggior risalto da prendere in considerazione sono senza dubbio i parametri di natura socioeconomica e le emergenze ambientali che caratterizzano il territorio regionale.
Tali indicatori evidenziano la perdita di competitività e il progressivo stato di abbandono delle aree rurali, in un contesto generale di saldo migratorio negativo, elevata disoccupazione e basso livello di PIL pro-capite.
Tuttavia, è da rilevare la coesistenza di aree costiere in cui l'agricoltura si caratterizza per un livello di sviluppo elevato e buone performances produttive, insieme ad altre (localizzate essenzialmente nelle aree interne) nelle quali predominano condizioni di sottosviluppo e tipologie produttive estensive tradizionali. Ne consegue l'esigenza d'individuare fabbisogni d'intervento diversificati e commisurati alle reali condizioni del territorio.
Per quanto concerne gli aspetti ambientali, la gravità e l'urgenza di problematiche quali la desertificazione, l'elevata incidenza degli incendi boschivi, l'erosione e il dissesto idrogeologico, il peggioramento qualitativo delle acque, l'eccessivo impiego di input in aree specifiche, la riduzione della biodiversità e il degrado del paesaggio agrario richiedono l'attivazione di interventi mirati e valutabili in termini di ricaduta effettiva sul territorio.
In un tale contesto di degrado ambientale, di declino demografico e di squilibrata distribuzione della ricchezza, è necessario intervenire prioritariamente per salvaguardare e incrementare la redditività delle aziende agricole, i livelli occupazionali e la compatibilità ambientale dei processi produttivi, anche in un'ottica di garanzia delle condizioni di pari opportunità uomo-donna.
In tale ambito, l'analisi della situazione attuale ha consentito d'individuare le priorità d'intervento alla base della strategia complessiva da perseguire, che si esplica in maniera coerente negli obiettivi specifici previsti dal PSR nonché, per le azioni di sviluppo rurale, negli assi I e IV del POR.
Le misure di sviluppo rurale dei due documenti di programmazione già citati non si limitano ad attivare interventi esclusivamente rivolti al settore primario, poiché un efficace processo di sviluppo può essere innescato solamente in un contesto globale, nel quale giocano un ruolo non secondario le attività legate alla ruralità (es. agriturismo) e gli altri settori economici connessi all'agricoltura come l'artigianato e l'industria agroalimentare.
La logica di riferimento è stata quella di individuare le priorità nell'individuazione dei bisogni. Ogni bisogno, a sua volta, può essere soddisfatto da uno o più obiettivi la cui rilevanza dipende unicamente dalle priorità sopra individuate. Schematicamente:
Problemi socioeconomici e ambientali  1/2 Bisogni 1/2 Obiettivi 


      (Priorità) 1/2 (Rilevanza) 

In base ai problemi socioeconomici e ambientali della Sicilia sono state individuate delle priorità e degli obiettivi perfettamente coerenti con l'obiettivo globale del PSM, e quindi del POR, che prevede "la riduzione significativa del divario economico e sociale delle aree del Mezzogiorno, in modo sostenibile, accrescendo la competitività di lungo periodo, creando condizioni di accesso pieno e libero al lavoro, facendo leva sui valori ambientali e di pari opportunità". Precisamente, sono state individuate le seguenti priorità d'intervento:
1)  sostegno alla competitività delle imprese che producono con tecniche a basso impatto ambientale e di quelle delle zone svantaggiate;
2)  valorizzazione e salvaguardia delle risorse ambientali e del patrimonio boschivo;
3)  sviluppo locale integrato.
1.1.1.  Sostegno alla competitività delle imprese che producono con tecniche a basso impatto ambientale e di quelle delle zone svantaggiate
I dati socio-economici attinenti al sistema agroalimentare siciliano sono espressivi di un contesto decisamente sofferente.
Nel 1997 il reddito medio delle aziende agricole siciliane, sia specializzate che miste, è stato pari solo al 72% del reddito medio delle aziende italiane. Tale divario è più accentuato nel caso delle aziende specializzate a seminativo; viceversa, è più attenuato per le aziende miste.
Facendo riferimento ad un altro importante indicatore economico, ossia il valore aggiunto, nel 1998 il settore agricoltura, silvicoltura e pesca siciliano ha rappresentato il 9,7% del corrispondente valore aggiunto prodotto in Italia. Prendendo in considerazione, poi, il valore aggiunto della sola agricoltura, misurato a prezzi base e a valori costanti 1995, esso ha mostrato un andamento altalenante negli anni '90, riducendosi sostanzialmente tra il 1991 e il 1996, recuperando nettamente nel 1997 , per poi ridursi di nuovo nel 1998. Molto differenti, quindi, sono state le dinamiche del settore in Sicilia rispetto all'agricoltura italiana, che, viceversa, ha registrato una costante crescita reale del valore aggiunto tra il 1990 e il 1998 (ad eccezione del solo 1993). L'andamento di questo indicatore economico conferma una bassa competitività economica del settore agricolo siciliano.
D'altronde, il mondo rurale siciliano presenta alcuni fattori che potenzialmente possono rappresentare un'ottima leva di sviluppo. Un primo dato degno di attenzione riguarda la percentuale di imprese agricole create da giovani con meno di 35 anni che, avendo raggiunto nel 1999 il 38%, ha superato la media italiana (Osservatorio Unioncamere). Ciò attesta una tendenza positiva al ricambio generazionale nella conduzione delle aziende agricole. Altro fattore di spiccato rilievo, è l'apprezzamento dei prodotti agroalimentari siciliani presso i consumatori mondiali come espressione del made in Italy alimentare e della genuinità.
Con segnato riferimento allo scenario appena sopra descritto, il valutatore ritiene che in Sicilia lo sviluppo rurale possa essere strategicamente conseguito facendo leva ed intervenendo in modo prioritario sulla competitività delle imprese ed egli, inoltre, reputa che tale competitività debba incentrarsi sulle produzioni realizzate mediante pratiche a basso impatto ambientale e sulle produzioni tipiche locali, di cui sono storicamente depositarie le imprese delle aree marginali. Ciò spiega il sostegno alle imprese delle zone svantaggiate, alle imprese biologiche e a quelle che ricorrono alla lotta integrata.
1.1.2.  Valorizzazione e salvaguardia delle risorse ambientali e del pa trimonio boschivo
In Sicilia quasi la metà della superficie agricola utilizzata (circa il 48%) è impegnata a seminativi, tra i quali la coltura prevalente è quella cerealicola. Purtroppo, l'ampia diffusione della monocoltura del grano nelle aree interne collinari, oltremodo incentivata dal regime comunitario di sostegno a tale coltura, ha ingenerato una progressiva scomparsa dei metodi tradizionali di rotazione e, quindi, un successivo peggioramento delle caratteristiche chimiche e biologiche dei suoli.
D'altra parte, anche l'andamento del comparto zootecnico sta determinando un impatto negativo sulla conservazione delle risorse ambientali. Infatti, la riduzione numerica delle aziende zootecniche e l'aumento della dimensione degli allevamenti ha dato luogo ad un processo di concentrazione, che a sua volta si traduce in un impoverimento dei pascoli e della cotica, in una concentrazione delle deiezioni e, quindi, in una più elevata possibilità di inquinamento delle acque di falda.
A questi fattori riguardanti l'ambiente, va inoltre aggiunto che la quota regionale di superficie aziendale complessiva interessata da boschi e pioppete è molto bassa rispetto a quella nazionale; rispettivamente, in termini percentuali, il 3% contro il 19%. Tale gap non indifferente di 16 punti percentuali è espressivo di una realtà boschiva debole, oltremodo compromessa dalla numerosità di incendi che annualmente si registrano nell'Isola. Conseguentemente, anche l'equilibrio idrogeologico regionale risulta fortemente compromesso da questo contesto.
Il valutatore - conscio del grande valore socio-economico delle risorse ambientali e boschive e del grande apporto che il buon stato di queste risorse dà alla riuscita di un programma di sviluppo rurale - alla luce dello scenario Siciliano, per il successo della strategia del PSR condivide fortemente l'esigenza di inserire tra le priorità d'intervento la valorizzazione e la salvaguardia delle risorse ambientali e del patrimonio boschivo.
1.1.3.  Sviluppo locale integrato
La senilità degli addetti all'agricoltura è un ulteriore fenomeno negativo che caratterizza lo scenario siciliano. Infatti, sulla base dei dati ISTAT del 1998, solo il 33% degli occupati ha meno di 35 anni (media italiana, 36%) e il 14% ha più di 55 anni (media italiana, 12%). Tuttavia, la situazione più grave dal punto di vista dell'invecchiamento non riguarda gli occupati, bensì i conduttori agricoli. Infatti, in Sicilia la percentuale di conduttori con più di 55 anni arriva al 69,3% (media italiana, 67%), mentre quelli con meno di 35 anni sono solo il 3,8%. In particolare, in Sicilia ben il 43,4% dei conduttori agricoli ha più di 65 anni e solo lo 0,35 ha meno di 25 anni.
Peraltro, dall'analisi SWOT elaborata nell'ambito del POR e relativa alla situazione attuale del sistema agroalimentare siciliano, emerge che nell'isola è incombente il fenomeno dell'esodo rurale delle popolazioni dalle aree interne marginali. Oltre all'abusivismo edilizio nei nuovi centri urbani, questo fenomeno inevitabilmente implica l'abbandono delle aree svantaggiate e, quindi, il loro degrado. L'attribuzione di un ruolo multifunzionale all'agricoltura e all'agricoltore, ravvisabile nelle forti potenzialità offerte dall'agriturismo e nella valorizzazione dell'artigianato locale creativo connesso all'attività agricola, può costituire un importante fonte alternativa di reddito per gli agricoltori siciliani.
Altrimenti detto, uno sviluppo locale di tipo integrato è la risposta strategica sia al fenomeno della senilità in agricoltura sia all'esodo e a tutti gli impatti negativi ad esso connessi.

1.2.  Tavole di lettura delle disparità, carenze e opportunità 

ASPETTI ECONOMICI


Punti di forza 
Punti di debolezza 
-  buoni standard qualitativi con particolare riferimento alle produzioni biologiche ed integrate;  -  elevata frammentazione e polverizzazione aziendale con forte incidenza di aziende di piccola dimensione; 
-  presenza di prodotti tradizionali di elevata qualità e di produzioni con marchio DOP, DOC, IGT;  -  scarsa differenziazione del prodotto finito; 
 potenziale orientamento all'export di prodotti siciliani riconosciuti presso i consumatori mondiali come espressione del made in Italy alimentare.  -  carente organizzazione dell'offerta dei prodotti agricoli; 
  -  elevati costi di produzione; 
  -  elevati costi dei trasporti dovuti alla posizione periferica dell'Isola e alla carenza di rete ferroviaria e viaria regionale; 
  -  insufficiente rilevanza dell'attività di trasformazione; 
  -  difficoltà di adeguamento alle nuove normative sanitarie e del benessere degli animali; 
  -  carenza dei sistemi irrigui. 




Opportunità 
Minacce 
-  normativa comunitaria e nazionale di regolamentazione delle attività produttive;  -  aumento della pressione della concorrenza internazionale di paesi comunitari (Spagna) e di Paesi terzi (bacino mediterraneo); 
-  disponibilità di risorse finanziarie comunitarie, nazionali e regionali;  -  importazione di prodotti fuori norma; 
-  attenzione del consumatore alla qualità dei prodotti;  -  accordi multilaterali che facilitano l'ingresso di prodotti da Paesi extracomunitari e del bacino mediterraneo; 
-  aumento della domanda nei mercati emergenti;  -  perdita di quote di mercato a seguito del mancato adeguamento alle innovazioni tecnologiche e alle nuove logiche di marketing; 
-  utilizzo di marchi per i prodotti freschi e trasformati;  -  elevata presenza nel mercato al consumo di prodotti di bassa qualità a basso prezzo. 
-  miglioramento delle procedure di controllo della qualità;   
-  decentramento amministrativo.   




ASPETTI AMBIENTALI


Punti di forza 
Punti di debolezza 
-  buona propensione degli agricoltori all'innovazione e alle produzioni ecocompatibili;  -  esodo rurale con conseguente spopolamento delle aree rurali interne e marginali e concentrazione della popolazione nelle aree urbane 
-  presenza di elementi di naturalità e di valenza paesaggistica unici nel quadro nazionale;  -  degrado ambientale e abusivismo edilizio in ampie porzioni di terreno vocato all'agricoltura 
-  elevata estensione di aree protette, parchi e riserve naturali;  -  debolezza associazionismo forestale. 
-  ambiente climatico e pedologico favorevole.   




Opportunità 
Minacce 
-  norme internazionali per la certificazione dei sistemi di gestione ambientale (ISO 14000, regolamento EMAS, etc.);  -  impatto ambientale delle attività economiche e insediative; 
-  attenzione del consumatore alla sicurezza e alla qualità dei prodotti e all'agricoltura biologica;  -  danni all'ambiente dall'agricoltura intensiva e dalle tecniche monocolturali che non ricorrono più alla rotazione; 
-  attenzione del cittadino alla qualità della vita;  -  dissesto idrogeologico del territorio e degrado del paesaggio in montagna. 
-  valorizzazione del patrimonio forestale anche ai fini della fruizione sociale;   
-  maggiore sensibilità della popolazione agli aspetti ambientali e alla fruizione del territorio.   



ASPETTI SOCIALI


Punti di forza 
Punti di debolezza 
-  buone capacità professionali dei giovani operatori agricoli;  -  alto tasso di invecchiamento dei conduttori agricoli e limitata presenza di imprenditorialità innovativa, con conseguente mancanza di strategie; 
-  crescente percentuale di imprese agricole create da giovani con meno di 35 anni;  -  poca manodopera qualificata; 
-  specializzazione distrettuale per zone geografiche delimitate in comparti rappresentativi;  -  esodo rurale; 
-  artigianato locale creativo connesso all'attività agricola;  -  eccessivo individualismo delle imprese. 
-  buona potenzialità per l'agriturismo.   




Opportunità 
Minacce 
-  possibilità di integrazione del reddito agricolo con la diversificazione dell'attività agricola;  -  progressiva riduzione dell'intervento pubblico in agricoltura. 
-  valorizzazione del patrimonio forestale anche ai fini della fruizione sociale;   
-  maggiore sensibilità della popolazione agli aspetti ambientali ed alla fruizione del territorio.   
2.  INDICAZIONI EMERSE DAL PRECEDENTE PERIODO DI PROGRAMMAZIONE IN MERITO AGLI ASPETTI PROCEDURALI E GESTIONALI DEGLI INTERVENTI 
2.1.  L'applicazione delle misure di accompagnamento alla PAC 

L'applicazione delle misure di accompagnamento alla PAC, nel periodo compreso tra il 1994 (anno in cui sono state avviate le prime misure) ed il 1998 ha comportato l'erogazione di aiuti agli agricoltori pari a 735,4 miliardi di lire, di cui il 75% a carico del Feoga garanzia.
Nella tabella e nel grafico che seguono si può apprezzare la ripartizione delle risorse tra i differenti tipi di interventi previsti dalle misure di accompagnamento alla politica agricola comune.
Appare immediatamente evidente l'importanza assunta dal programma agroambientale che nel quinquennio 1994/98 ha avuto un riscontro notevolmente superiore alle aspettative, interessando una superficie pari a 222.000 ettari e oltre 36.000 aziende agricole, con un finanziamento complessivo pari a 585 miliardi di lire, di cui 201 miliardi erogati nel solo 1998.
La superficie agricola utilizzabile (SAU) coinvolta dalle misure agroambientale si è attestata, a tutto il 1998, al 11% di quella regionale.
Le misure maggiormente applicate sono state quelle relative alla riduzione fitofarmaci (A1) e all'agricoltura biologica (A2) che, complessivamente, hanno interessato oltre il 70% della superficie e dei finanziamenti erogati.
Un buon successo è stato conseguito anche dalle misure per la riforestazione dei suoli agricoli, che hanno interessato quasi 900 aziende agricole per un totale di circa 11 mila ettari.
L'applicazione del regolamento comunitario sul prepensionamento in agricoltura ha avuto invece una scarsissima applicazione, coinvolgendo 16 aziende e circa 400 ettari.
2.2.  Misure agroambientali: applicazione del regolamento CEE n. 2078/92
Per quanto concerne la valutazione delle misure agro-ambientali si confermano le risultanze del rapporto di valutazione presentato alla commissione, di cui si riporta una sintesi aggiornata con i dati relativi a dicembre 1998.
Il programma predisposto dalla Regione siciliana è stato approvato dalla commissione con decisione C (94) 2494 del 10 ottobre 1994. Successivamente sono state ratificate delle modifiche con le decisioni C (96) 008 del 30 gennaio 1996, C (97) 097 del 29 gennaio 1997 e C (97) 3089 del 14 novembre 1997.
Applicazione del programma
L'applicazione delle diverse misure agroambientali previste dal programma (complessivamente nove) è avvenuta in modo graduale. Infatti, nel periodo 1994/97 è stata prevista l'applicazione del Regolamento per mezzo dell'attuazione di cinque misure d'intervento che hanno interessato circa 70.000 ettari. Le altre quattro misure sono state attivate nella campagna 1998/99, in seguito all'ultima modifica del programma approvata dalla Commissione.
Più in particolare, nella campagna 1993-94 è stata applicata la sola misura relativa all'agricoltura biologica (A2). Nella campagna 1994-95 sono state applicate la misura A1 - riduzione di insetticidi e diserbanti -, la misura B1 - estensivazione -, la misura E - cura dei terreni abbandonati e la misura F - ritiro ventennale dei seminativi.
Solo nel 1998 sono state applicate la misura B2 per i pascoli, la misura D1 per i seminativi, la misura D2 - allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione, e la misura C per la riduzione della densità dei bovini e degli ovicaprini.
Gli obiettivi del programma regionale erano coerenti con quelli del Regolamento, sostanziandosi nella incentivazione di metodi di produzione a basso impatto ambientale, nel miglioramento delle risorse naturali, nella cura dei terreni abbandonati, nel favorire il ritiro dei seminativi per fini ambientali e nella cura del paesaggio agrario.
Nei grafici 2.3 e 2.4 è rappresentata l'applicazione del regolamento CEE n. 2078/92 al 31 dicembre 1998.
Come già ricordato, il regolamento CEE n. 2078/92 ha raggiunto un notevole successo ed ha comportato un coinvolgimento molto più largo rispetto alla previsione iniziale, 222 mila ettari al 1998 (ossia più del 10% della SAU regionale) assoggettati a vincoli agroambientali rispetto ai 70 mila previsti.
Le misure A2 ed A1, che prevedono rispettivamente un aiuto ad ettaro per le aziende biologiche e per la riduzione dei fitofarmaci impiegati, rappresentano insieme quasi il 70% delle superfici coinvolte dal regolamento e dei finanziamenti erogati.
Nella tabella 2.3 sono riportati i risultati raggiunti per ogni singola misura, nel 1998, in termini di aziende, di ettari e di U.B.A. coinvolti dal programma agroambientale e le erogazioni effettuate.
La misura A1 - Riduzione dei fitofarmaci ha coinvolto il maggior numero di aziende, ben 13.550 e più di 58 mila ettari di SAU. La misura è stata applicata, in ordine di SAU decrescente, agli agrumeti, ai fruttiferi, ai vigneti, agli uliveti specializzati ed in misura nettamente inferiore alle ortive.
Non potendo disporre di metodologie di controllo sufficientemente affidabili è stata decisa l'esclusione della riduzione dell'uso di fertilizzanti dalla misura.
La misura ha trovato notevole adesione da parte degli agricoltori specie per le colture arboree (agrumi, vite ed ulivo), ossia per quelle coltivazioni che avevano raggiunto livelli di impiego dei fitofarmaci preoccupanti, con somministrazioni a calendario, per la lotta ai parassiti animali ed alle crittogame.
L'applicazione della misura attraverso il monitoraggio delle infestazioni, la fissazione delle soglie di intervento e l'uso di trappole, ha razionalizzato l'uso degli antiparassitari. In particolare, è da rilevare che le norme tecniche di difesa ammesse prevedevano il divieto generalizzato del diserbo chimico.
Scarse, invece, sono state le adesioni alla misura delle colture ortive, a causa di una compensazione finanziaria inadeguata a coprire i rischi fitopatologici.
Le province più rappresentate sono Trapani, Catania, Siracusa ed Agrigento.
La misura A2 - Agricoltura biologica è quella che, con 88 mila ettari, ha interessato la maggiore superficie agricola utilizzata.
La misura ha coinvolto soprattutto aziende coltivate con seminativi e con impianti arborei (agrumi, olivo, fruttiferi e vite), localizzate soprattutto nelle province di Catania, Enna, Ragusa e Siracusa.
Il positivo andamento di questa misura va considerato in relazione con il fenomeno di crescita esponenziale, verificatosi in Sicilia, dei metodi di produzione biologici. Nel 1992 erano coltivati 1.800 ettari secondo i dettami previsti dall'agricoltura biologica, a fine 1998 gli ettari a biologico erano 128.917 (dati Biobank).
Le aziende aderenti alla misura A2, nella campagna 1997/98, risultavano 7.264 con una SAU pari a 88.083 ettari, ossia più del 68% della superficie biologica regionale.
La misura B1 - Estensivazione è stata la terza per superficie interessata dal programma e prevede due diversi tipi di interventi: l'estensivazione dei vigneti e la riconversione in pascolo delle superfici a seminativi.
Per quanto riguarda l'estensivazione dei vigneti, la misura è stata applicata agli impianti irrigui: escludendo il ricorso all'irrigazione, proibendo le tecniche di forzatura e vietando l'uso di diserbanti chimici, ossia tutte azioni finalizzate all'abbassamento della resa del 25%. Queste ultime due prescrizioni erano previste anche per i vigneti in asciutto con forma di allevamento ad alberello e a controspalliera, con l'obbligo di mantenimento della destinazione produttiva.
Per quanto, invece, concerne i terreni a seminativi è stata effettuata la conversione a pascolo estensivo, previa aratura superficiale e semina di essenze pabulari, regolazione del pascolo e regimazione superficiale delle acque.
Nel complesso, la misura ha interessato principalmente i seminativi, mentre ha trovato scarsa adesione per le superfici vitate, anche a causa del divieto di utilizzo di diserbanti.
La riduzione dell'impatto ambientale è stata, quindi, essenzialmente connessa alla conversione di sistemi colturali di tipo semi-intensivo di colture eccedentarie a livello UE (cereali compensati coltivati con apporto di fertilizzanti e diserbanti), in pascolo estensivo.
Le province maggiormente coinvolte dalla misura sono quelle di Palermo e Messina.
La misura B2 - Mantenimento di basse rese è stata applicata solo in alcune zone delimitate nel programma ed è stata mirata alla conservazione, con finalità di difesa del suolo e paesaggistiche, di particolari colture tipiche estensive che si trovano in aree sensibili.
Le colture ammesse sono state il cappero, il nocciolo, il pistacchio, il mandorlo, il carrubo e il frassino da manna.
Gli obblighi previsti riguardano il mantenimento della destinazione colturale, del regime asciutto, la realizzazione di concimazioni azotate con dosi di nutrienti non superiori a limiti prefissati, l'applicazione di alcune pratiche colturali e la prevenzione degli incendi, la rinuncia all'uso dei diserbanti di sintesi.
La misura ha ottenuto un elevatissimo numero di adesioni specie nella fascia tirrenica del messinese, dove più frequentemente ricorrono le condizioni di applicazione.
La misura C - Riduzione della densità di bovini ed ovicaprini, finalizzata all'alleggerimento del carico di bestiame, ha coinvolto una sola azienda ed interessato 7 U.B.A..
La misura D1 - Impiego di altri metodi di produzione compatibili con le esigenze dell'ambiente e la cura del paesaggio ha avuto finalità prevalentemente paesaggistiche e di protezione dei suoli dall'erosione.
La misura è stata applicata alle colture perenni su terreni terrazzati o gradonati, con il divieto del diserbo chimico, la manutenzione ed il ripristino delle sistemazioni e delle stradelle di accesso.
L'azione, spesso svolta in associazione alla misura A o B, ha avuto un discreto livello di adesione specie per gli agrumeti terrazzati, producendo un forte impatto positivo anche ai fini della difesa idrogeologica di pendici sistemate con terrazzamenti.
La misura D2 - Allevamento di specie animali locali in pericolo di estinzione ha previsto degli aiuti per chi alleva delle razze animali locali, d'interesse economico minacciate di estinzione. Tra queste ricordiamo la Modicana e la Cinisara (razze bovine), la Barbaresca (razza ovina), la Girgentana (razza caprina), ed anche il cavallo Sanfratellano e l'asino Ragusano.
La misura E - Cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati ha riguardato i seminativi, i pascoli, ed i boschi privati, con una buona adesione delle aree protette.
Le prescrizioni hanno comportato le cure colturali per il controllo delle infestanti, il ripristino dei pascoli con semina di essenze idonee e la prevenzione degli incendi nelle aree boscate. La provincia di Messina è risultata quella maggiormente coinvolta da questa misura.
La misura F- Ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni - era finalizzata alla protezione di fiumi, sorgenti ed alle aree di ricarica della falda acquifera, alla creazione di biotopi, alla salvaguardia di ambienti naturali a rischio (come le zone umide) e le zone interessate al rifugio ed alla nidificazione della fauna selvatica.
Le adesioni sono state circoscritte, in quanto l'intervento era ammissibile solo nelle aree protette ed in fasce poste in prossimità di corsi d'acqua e torrenti.
La provincia di Caltanissetta, con oltre 2.600 ettari, è stata quella maggiormente interessata dalla misura.
Se consideriamo un'analisi per tipo di coltura del programma agroambientale (vedi tabella sottostante, i cui dati sono riferiti al 1997) si può osservare che l'incidenza dell'adesione, in termini di superfici è stata massima per gli agrumi (la superficie interessata dal regolamento era pari a circa il 36% della SAU agrumicola regionale) mentre per i fruttiferi lo stesso indice è pari a circa 30%.
Impatto socio-economico
Dal punto di vista socioeconomico, il programma ha avuto una notevole ricaduta in termini d'imprenditori agricoli coinvolti e di SAU assoggettata. In particolare, i finanziamenti erogati, pari a oltre 201 miliardi nel 1998, hanno inciso per circa il 3% sulla PLV agricola annuale.
A livello aziendale, si può affermare che l'impatto dell'applicazione del programma ha avuto un effetto positivo, soprattutto per quel che concerne la remunerazione del fattore lavoro direttamente prestato dall'imprenditore agricolo, altrimenti sottoutilizzato e non impiegato con finalità agroambientali.
Per quanto riguarda l'obiettivo del miglioramento delle condizioni di commercializzazione dei prodotti ottenuti con tecniche a basso impatto, i risultati ottenuti sono stati parzialmente soddisfacenti per le produzioni da agricoltura biologica, che hanno potuto beneficiare di una certificazione valida a livello comunitario.
Il programma ha inciso sull'evoluzione delle rese medie, tutte ad andamento decrescente
Impatto agricolo, soprattutto con le misure di conversione dei seminativi in pascolo, di agricoltura biologica e di ritiro ventennale dei seminativi.
Ulteriori ricadute positive sono consistite nel decremento del tasso di abbandono delle superfici agricole e nella diminuzione del volume delle vendite di prodotti fitosanitari.
Un notevole incremento si è riscontrato, invece, nella vendita di concimi organici ammessi in agricoltura biologica.
Impatto ambientale
I riflessi positivi dell'attuazione del programma agroambientale sulla qualità delle acque sono stati quantificati in un'area campione coincidente con il bacino del fiume Simeto, con riferimento specifico alle misure di agricoltura biologica, di conversione dei seminativi in pascolo e di ritiro ventennale dei seminativi.
In particolare, sono state apprezzate le riduzioni dei carichi sversati di azoto e fosforo in seguito all'attuazione degli impegni suddetti.
Ulteriori aspetti esaminati dal rapporto hanno riguardato la qualità dei suoli, l'erosione, la biodiversità e gli effetti sul paesaggio agrario.
Risultati della valutazione e coerenza con il PSR
L'applicazione del Regolamento n°2078/92 ha stimolato una crescente diffusione dell'agricoltura ecocompatibile in Sicilia e una maggiore attenzione all'ambiente da parte degli agricoltori.
Le risultanze della valutazione hanno confermato l'utilità degli interventi in materia di agricoltura biologica, conversione dei seminativi, mantenimento delle produzioni estensive e allevamento di razze locali in pericolo di estinzione.
L'esigenza di apportare alcuni correttivi alle suddette misure, così come evidenziato nel rapporto di valutazione, è stata recepita nella predisposizione delle azioni previste dal PSR.
Infatti, si è dato maggiore risalto a tutte le misure a finalità antierosiva, diversificando e rafforzando la natura degli impegni anche in termini di durata; inoltre si è proceduto ad operare una zonizzazione degli interventi, al fine di conseguire obiettivi mirati più rispondenti alle esigenze del territorio.
Per quanto concerne l'azione relativa alle tecniche di produzione integrata, le prescrizioni sono state ampliate per limitare e razionalizzare le concimazioni, nonché per adottare modalità di gestione del suolo in grado di ridurre e prevenire i fenomeni erosivi.
Infine, in coerenza con quanto indicato nel rapporto di valutazione, sono state eliminate alcune misure ritenute non riproponibili in base ai risultati conseguiti.
2.3.  Prepensionamento: applicazione del regolamento CEE n. 2079/92
Gli obiettivi del regolamento n. 2079/92 sono i seguenti:
-  procurare un reddito agli imprenditori agricoli anziani che decidono di cessare l'attività agricola;
-  far subentrare agli imprenditori agricoli anziani dei giovani imprenditori in grado di migliorare l'efficienza economica delle aziende;
-  riorientare le superfici agricole verso usi non agricoli, qualora le condizioni generali non consentano una gestione economica vantaggiosa delle aziende agricole.
In Italia il recepimento della normativa comunitaria riguardante l'incentivazione al prepensionamento in agricoltura è avvenuto con un certo ritardo (il regolamento è del 30 giugno 1992, la circolare ministeriale applicativa è del 20 aprile 1995 con pubblicazione nulla Gazzetta Ufficiale del 12 luglio 1995, la circolare assessoriale applicativa è del 27 novembre 1995 con pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana del 20 gennaio 1996).

Allegato n. 7
PIANO DI SVILUPPO RURALE REGIONE SICILIA - FEOGA-GARANZIA 2000/2006 ALLEGATO DELL'AUTORITA' AMBIENTALE


All'Assessorato Regionale Agricoltura e Foreste Direzione I - Gruppo XI
PALERMO

A seguito della nota prot. n. 1487 del 4 maggio 2000 e in conclusione del lavoro di collaborazione effettuato, si trasmette la relazione redatta dall'Autorità Ambientale quale allegato al PSR Stato dell'ambiente.
Relativamente alle informazioni contenute nel PSR, si integrano con le seguenti relative a natura e biodiversità, già introdotte nell'allegato ambientale al POR redatto da questa Autorità ambientale.

NATURA E BIODIVERSITA'
3.1.  Biodiversità e conservazione della natura
Fin dal 1981 con la legge regionale n. 98 ci si è posti in Sicilia il problema della conservazione della natura.
L'art.1 della legge così recita:
"Nell'attesa dell'emanazione di un organica disciplina urbanistica generale e della approvazione del piano regionale di sviluppo economico e sociale, la Regione istituisce, nell'ambito di una politica diretta al riequilibrio territoriale, parchi e riserve naturali, per concorrere, nel rispetto dell'interesse nazionale e delle convenzioni e degli accordi internazionali, alla salvaguardia, gestione, conservazione e difesa del paesaggio e dell'ambiente naturale, per consentire migliori condizioni di abitabilità nell'ambito dello sviluppo dell'economia e di un corretto assetto dei territori interessati, per la ricreazione e la cultura dei cittadini e l'uso sociale pubblico dei beni stessi nonché per scopi scientifici".
L'approccio della legge è oggi sicuramente superato in quanto volto più alla conservazione del paesaggio ed a bloccare il fenomeno dell'abusivismo edilizio piuttosto che ad una effettiva conservazione della biodiversità.
Con la legge regionale n.14 del 9 agosto 1998 la Regione Siciliana ha continuato a perseguire la sua politica conservazionistica e attualmente possiede un'importante fetta di territorio tutelato ammontante a circa il 10% dell'estensione complessiva della regione:
tre Parchi regionali, Madonie, Nebrodi ed Etna, quest'ultimo di conclamata rilevanza nazionale, cinquantotto riserve regionali, tre riserve marine già istituite a livello nazionale, diverse aree naturali già individuate sia dalla pianificazione regionale che da quella nazionale ed in attesa che sia formalizzato il provvedimento istitutivo.
Infine, nell'ambito del progetto Bioitaly del Ministero dell'ambiente, sono stati censiti oltre duecento siti di importanza comunitaria che saranno inseriti nella rete ecologica europea di zone speciali di conservazione denominata Natura 2000 come previsto dalla Direttiva comunitaria "Habitat".
Di contro però è da rilevare che, contrariamente ad altre regioni fortemente interessate alla presenza di aree naturali, in Sicilia non ci si è ancora dotati di un reale Sistema regionale delle aree protette che crei le necessarie interconnessioni sia ecologiche che gestionali tra Parchi e riserve naturali, mettendo anche in relazione le attività dei vari Enti gestori che operano sul territorio.
Nell'immediato futuro sarà pertanto necessario puntare alla costruzione di una connettività secondaria attraverso la progettazione e la realizzazione di zone cuscinetto e corridoi ecologici che mettano in relazione le varie aree protette, costituendo così dei sottosistemi, funzionali anche al loro sviluppo.
La principale caratteristica di aree cuscinetto e corridoi ecologici dovrà essere la loro capacità di mantenere certe funzioni ecologiche relative a fenomeni come le migrazioni stagionali, la dispersione delle specie dei vari stadi successionali degli ecosistemi, il flusso genico tra popolazioni diverse.
Il risultato dovrà essere quello di realizzare una rete di aree naturali a vario grado di protezione ed individuare così le Bioregioni che avranno anche la funzione di assicurare l'integrità demografica e genetica di quelle specie che richiedono gli areali maggiori.
DIRETTIVA HABITAT E PROGETTO BIOITALY
La salvaguardia ed il miglioramento della qualità dell'ambiente naturale, attuati anche attraverso la conservazione degli Habitat, della flora e della fauna selvatica, rappresentano un obiettivo di primario interesse perseguito dall'Unione Europea.
A tal fine è stata adottata da parte del Consiglio delle Comunità Europee, la Direttiva 92/43/CEE denominata Habitat.
Lo scopo di tale direttiva è quello di contribuire a salvaguardare, tenuto conto delle esigenze economiche, sociali e culturali locali, la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali: gli stati membri hanno provveduto ad individuare i Siti di Importanza Comunitaria (SIC) intesi come aree che aiutano a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale o una specie di flora o di fauna selvatica in uno stato di conservazione soddisfacente e che concorrono pertanto alla conservazione della biodiversità nelle regioni biogeografiche di appartenenza.
Per ciascuno di questi siti lo stato membro ha redatto una scheda finalizzata all'inserimento nell'elenco della rete ecologica europea Natura 2000.
Una volta che il sito è stato inserito in tale elenco viene automaticamente designato Zona Speciale di Conservazione (ZSC) unitamente alle Zone di Protezione Speciale (ZPS) designate ai sensi della Direttiva Comunitaria relativa alla protezione dell'avifauna migratoria.
SITI DI IMPORTANZA COMUNITARIA (SIC) DELLA REGIONE SICILIANA


  Codice sito | NOME 

Provincia di Trapani
ITA010001  ISOLE DELLO STAGNONE DI MARSALA 
ITA010002  ISOLA DI MARETTIMO 
ITA010003  ISOLA DI LEVANZO 
ITA010004  ISOLA DI FAVIGNANA 
ITA010005  LAGHETTI DI PREOLA E GORGHI TONDI E SCIARE DI MAZARA 
ITA010006  PALUDI DI CAPO FETO E MARGI SPANO' 
ITA010007  SALINE DI TRAPANI 
ITA010008  COMPLESSO M. BOSCO E SCORACE 
ITA010009  M. BONIFATO 
ITA010010  M. SAN GIULIANO 
ITA010011  SISTEMA DUNALE CAPO GRANITOLA, PORTO PALO E FOCE DEL BELICE 
ITA010012  MARAUSA: MACCHIA A QUERCUS CALLIPRINOS 
ITA010013  BOSCO DI CALATAFIMI 
ITA010014  SCIARE DI MARSALA 
ITA010015  COMPLESSO MONTI DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO (TP) 
ITA010016  MONTE COFANO E LITORALE 
ITA010017  CAPO S.VITO, M.MONACO, ZINGARO, FARAGLIONI SCOPELLO, M.SPARACIO 
ITA010018  FOCE DEL TORRENTE CALATUBO E DUNE 
ITA010019  ISOLA DI PANTELLERIA: MONTAGNA GRANDE E MONTE GIBELE 
ITA010020  ISOLA DI PANTELLERIA - AREA COSTIERA, FALESIE E BAGNO DELL'ACQUA 
ITA010021  SALINE DI MARSALA 
ITA010022  COMPLESSO MONTI DI S. NINFA - GIBELLINA E GROTTA DI S. NINFA 
ITA010023  MONTAGNA GRANDE DI SALEMI 
ITA010024  FONDALI DELL'ISOLA DI FAVIGNANA 
ITA010025  FONDALI DEL GOLFO DI CUSTONACI 
ITA010026  FONDALI DELL'ISOLA DELLO STAGNONE DI MARSALA 
ITA010027  CAPO FETO (ZPS) 
Provincia di Palermo   
ITA020001  ROCCA DI CEFALU' 
ITA020002  BOSCHI DI GIBILMANNA E CEFALU' 
ITA020003  BOSCHI DI SAN MAURO CASTELVERDE 
ITA020004  M. S.SALVATORE, M.CATARINECI, V.NE MANDARINI, AMBIENTI UMIDI... 
ITA020005  ISOLA DELLE FEMMINE 
ITA020006  CAPO GALLO 
ITA020007  BOSCHI FICUZZA E CAPPELLIERE, V.NE CERASA,CASTAGNETI MEZZOJUSO 
ITA020008  ROCCA BUSAMBRA E ROCCHE DI RAO 
ITA020009  CALA ROSSA e CAPO RAMA 
ITA020010  ISOLA DI USTICA 
ITA020011  ROCCHE DI CASTRONUOVO, PIZZO LUPO, GURGHI DI S.ANDREA 
ITA020012  VALLE DEL FIUME ORETO 
ITA020013  LAGO DI PIANA DEGLI ALBANESI 
ITA020014  MONTE PELLEGRINO 
ITA020015  COMPLESSO CALANCHIVO DI CASTELLANA SICULA 
ITA020016  M.QUACELLA, M.DEI CERVI, PIZZO CARBONARA, M.FERRO, PIZZO OTIERO 
ITA020017  COMPLESSO PIZZO DIPILO E QUERCETI SU CALCARE 
ITA020018  FOCE DEL F. POLLINA E M. TARDARA 
ITA020019  RUPI DI CATALFANO E CAPO ZAFFERANO 
ITA020020  QUERCETI SEMPREVERDI DI GERACI SICULO E CASTELBUONO 
ITA020021  MONTAGNA LONGA, PIZZO MONTANELLO 
ITA020022  CALANCHI, LEMBI BOSCHIVI E PRATERIE DI RIENA 
ITA020023  RAFFO ROSSO, M. CUCCIO E VALLONE SAGANA 
ITA020024  ROCCHE DI CIMINNA 
ITA020025  BOSCO DI S. ADRIANO 
ITA020026  M. PIZZUTA, COSTA DEL CARPINETO, MOARDA 
ITA020027  M. IATO, KUMETA, MAGANOCE E PIZZO PARRINO 
ITA020028  SERRA DEL LEONE E M. STAGNATARO 
ITA020029  M. ROSE E M. PERNICE 
ITA020030  M. MATASSARO, M. GRADARA ED M. SIGNORA 
ITA020031  M. D'INDISI, MONTAGNA DEI CAVALLI, PIZZO POTORNO E PIAN DEL LEONE 
ITA020032  BOSCHI DI GRANZA 
ITA020033  MONTE SAN CALOGERO (Termini Imerese) 
ITA020034  MONTE CARCACI, PIZZO COLOBRIA E AMBIENTI UMIDI 
ITA020035  MONTE GENUARDO E SANTA MARIA DEL BOSCO 
ITA020036  M. TRIONA E M. COLOMBA 
ITA020037  MONTI BARRACU', CARDELIA, PIZZO CANGIALOSI E GOLE DEL T.CORLEONE 
ITA020038  SUGHERETE DI CONTRADA SERRADAINO 
ITA020039  MONTE CANE, PIZZO SELVA A MARE, MONTE TRIGNA 
ITA020040  MONTE ZIMMARA (GANGI) 
ITA020041  MONTE SAN CALOGERO (GANGI) 
ITA020042  ROCCHE DI ENTELLA 
ITA020043  MONTE ROSAMARINA E COZZO FAMO' 
ITA020044  MONTE GRIFONE 
ITA020045  ROCCA DI SCIARA 
ITA020046  FONDALI DELL'ISOLA DI USTICA 
ITA020047  FONDALI DI ISOLA DELLE FEMMINE - CAPO GALLO 
Provincia di Messina   
ITA030001  STRETTA DI LONGI 
ITA030002  TORRENTE FIUMETTO E PIZZO D'UNCINA 
ITA030003  RUPI DI TAORMINA E MONTE VENERETTA 
ITA030004  BACINO DEL TORRENTE LETOJANNI 
ITA030005  BOSCO DI MALABOTTA 
ITA030006  ROCCA DI NOVARA 
ITA030007  AFFLUENTI DEL TORRENTE MELA 
ITA030008  CAPO PELORO - LAGHI DI GANZIRRI 
ITA030009  PIZZO MUALIO, MONTAGNA DI VERNA' 
ITA030010  FIUME FIUMEDINISI, MONTE SCUDERI 
ITA030011  DORSALE CURCURACI, ANTENNAMARE 
ITA030012  LAGUNA DI OLIVERI - TINDARI 
ITA030013  ROCCHE DI ALCARA LI FUSI 
ITA030014  PIZZO FAU, M. POMIERE, PIZZO BIDI E SERRA DELLA TESTA 
ITA030015  VALLE DEL F. CARONIA, LAGO ZILIO 
ITA030016  PIZZO DELLA BATTAGLIA 
ITA030017  VALLONE LACCARETTA E URIO QUATTROCCHI 
ITA030018  PIZZO MICHELE 
ITA030019  TRATTO MONTANO DEL BACINO DELLA FIUMARA DI AGRO' 
ITA030020  F. SAN PAOLO 
ITA030021  TORRENTE SAN CATALDO 
ITA030022  LECCETA DI S.FRATELLO 
ITA030023  ISOLA DI ALICUDI 
ITA030024  ISOLA DI FILICUDI 
ITA030025  ISOLA DI PANAREA E SCOGLI VICINIORI 
ITA030026  ISOLE DI STROMBOLI E STROMBOLICCHIO 
ITA030027  ISOLA DI VULCANO 
ITA030028  ISOLA DI SALINA (MONTE FOSSA DELLE FELCI E DEI PORRI) 
ITA030029  ISOLA DI SALINA (STAGNO DI LINGUA) 
ITA030030  ISOLA DI LIPARI 
ITA030031  ISOLA BELLA, CAPO TAORMINA E CAPO S. ANDREA 
ITA030032  CAPO MILAZZO 
ITA030033  CAPO CALAVA' 
ITA030034  ROCCHE DI ROCCELLA VALDEMONE 
ITA030035  ALTA VALLE DEL FIUME ALCANTARA 
ITA030036  RISERVA NATURALE DEL FIUME ALCANTARA 
ITA030037  FIUMARA DI FLORESTA 
ITA030038  SERRA DEL RE, MONTE SORO E BIVIERE DI CESARO' 
ITA030039  MONTE PELATO 
ITA030040  FONDALI DI TAORMINA - ISOLA BELLA 
ITA030041  FONDALI DELL'ISOLA DI SALINA 
Provincia di Agrigento   
ITA040001  ISOLA DI LINOSA 
ITA040002  ISOLA DI LAMPEDUSA E LAMPIONE 
ITA040003  FOCE DEL MAGAZZOLO, FOCE DEL PLATANI, CAPO BIANCO, TORRE SALSA 
ITA040004  FOCE DEL FIUME VERDURA 
ITA040005  M. CAMMARATA - CONTRADA SALACI 
ITA040006  COMPLESSO MONTE TELEGRAFO E ROCCA FICUZZA 
ITA040007  PIZZO DELLA RONDINE, BOSCO DI S. STEFANO QUISQUINA 
ITA040008  MACCALUBE DI ARAGONA 
ITA040009  MONTE SAN CALOGERO (SCIACCA) 
ITA040010  LITORALE DI PALMA DI MONTECHIARO 
ITA040011  LA MONTAGNOLA E ACQUA FITUSA 
ITA040012  FONDALI DI CAPO SAN MARCO - SCIACCA 
Provincia di Caltanissetta   
ITA050001  BIVIERE E MACCONI DI GELA 
ITA050002  TORRENTE VACCARIZZO (TRATTO TERMINALE) 
ITA050003  LAGO SOPRANO 
ITA050004  MONTE CAPODARSO E VALLE DEL FIUME IMERA MERIDIONALE 
ITA050005  LAGO SFONDATO 
ITA050006  M. CONCA 
ITA050007  SUGHERETA DI NISCEMI 
ITA050008  RUPE DI FALCONARA 
ITA050009  RUPE DI MARIANOPOLI 
ITA050010  PIZZO MUCULUFA 
ITA050011  TORRE MANFRIA 
Provincia di Enna   
ITA060001  LAGO OGLIASTRO 
ITA060002  LAGO DI PERGUSA 
ITA060003  LAGO DI POZZILLO 
ITA060004  MONTE ALTESINA 
ITA060005  LAGO DI ANCIPA 
ITA060006  MONTE SAMBUGHETTI, M. CAMPANITO 
ITA060007  VALLONE DI PIANO DELLA CORTE 
ITA060008  CONTRADA GIAMMAIANO 
ITA060009  BOSCO DI SPERLINGA, ALTO SALSO 
ITA060010  VALLONE ROSSOMANNO 
ITA060011  CONTRADA CAPRARA 
ITA060012  BOSCHI DI PIAZZA ARMERINA 
ITA060013  SERRE DI M. CANNARELLA 
ITA060014  M. CHIAPPARO 
ITA060015  CONTRADA VALANGHE 
Provincia di Catania   
ITA070001  FOCE DEL FIUME SIMETO E LAGO GORNALUNGA 
ITA070002  RISERVA NATURALE F. FIUMEFREDDO 
ITA070003  LA GURNA 
ITA070004  TIMPA DI ACIREALE 
ITA070005  BOSCO DI SANTO PIETRO 
ITA070006  ISOLE DEI CICLOPI 
ITA070007  BOSCO DEL FLASCIO 
ITA070008  COMPLESSO IMMACOLATELLE, MICIO CONTI, BOSCHI LIMITROFI 
ITA070009  FASCIA ALTOMONTANA DELL'ETNA 
ITA070010  DAMMUSI 
ITA070011  POGGIO S. MARIA 
ITA070012  PINETA DI ADRANO E BIANCAVILLA 
ITA070013  PINETA DI LINGUAGLOSSA 
ITA070014  M. BARACCA, CONTRADA GIARRITA 
ITA070015  CANALONE DEL TRIPODO 
ITA070016  VALLE DEL BOVE 
ITA070017  SCIARE DI ROCCAZZO DELLA BANDIERA 
ITA070018  PIANO DEI GRILLI 
ITA070019  LAGO GURRIDA E SCIARE DI S. VENERA 
ITA070020  BOSCO DI MILO 
ITA070021  BOSCO DI S.MARIA LA STELLA 
ITA070022  BOSCO DI LINERA 
ITA070023  MONTE MINARDO 
ITA070024  MONTE ARSO 
ITA070025  TRATTO DI PIETRALUNGA DEL F. SIMETO 
ITA070026  FORRE LAVICHE DEL F. SIMETO 
ITA070027  CONTRADA SORBERA E CONTRADA GIBIOTTI 
ITA070028  FONDALI DI ACICASTELLO (ISOLA LACHEA - CICLOPI) 
Provincia di Ragusa   
ITA080001  FOCE DEL FIUME IRMINO 
ITA080002  ALTO CORSO DEL FIUME IRMINO 
ITA080003  VALLATA DEL F. IPPARI (PINETA DI VITTORIA) 
ITA080004  PUNTA BRACCETTO, CONTRADA CAMMARANA 
ITA080005  ISOLA DEI PORRI 
ITA080006  CAVA RANDELLO, PASSO MARINARO 
ITA080007  SPIAGGIA MAGANUCO 
ITA080008  CONTRADA RELIGIONE 
ITA080009  CAVA D'ISPICA 
ITA080010  FONDALI FOCE DEL FIUME IRMINIO 
Provincia di Siracusa   
ITA090001  ISOLA DI CAPO PASSERO 
ITA090002  VENDICARI 
ITA090003  PANTANI DELLA SICILIA SUD-ORIENTALE 
ITA090004  PANTANO MORGHELLA 
ITA090005  PANTANO DI MARZAMEMI 
ITA090006  SALINE DI SIRACUSA E F. CIANE 
ITA090007  CAVA GRANDE DEL CASSIBILE, C. CINQUE PORTE, CAVA E BOSCO DI BAULI 
ITA090008  CAPO MURRO DI PORCO, PENISOLA DELLA MADDALENA E GROTTA PELLEGRINO 
ITA090009  VALLE DEL F. ANAPO, CAVAGRANDE DEL CALCINARA, CUGNI DI SORTINO 
ITA090010  ISOLA CORRENTI, PANTANI DI P. PILIERI, CHIUSA DELL'ALGA E PARRINO 
ITA090011  GROTTA MONELLO 
ITA090012  GROTTA PALOMBARA 
ITA090013  SALINE DI PRIOLO 
ITA090014  SALINE DI AUGUSTA 
ITA090015  TORRENTE SAPILLONE 
ITA090016  ALTO CORSO DEL FIUME ASINARO, CAVA PIRARO E CAVA CAROSELLO 
ITA090017  CAVA PALOMBIERI 
ITA090018  F. TELLESIMO 
ITA090019  CAVA CARDINALE 
ITA090020  MONTI CLIMITI 
ITA090021  CAVA CONTESSA - CUGNO LUPO 
ITA090022  BOSCO PISANO 
ITA090023  MONTE LAURO 
ITA090024  COZZO OGLIASTRI 
ITA090025  INVASO DI LENTINI 
ITA090026  FONDALI DI BRUCOLI - AGNONE 
ITA090027  FONDALI DI VENDICARI 
ITA090028  FONDALI DELL'ISOLA DI CAPO PASSERO 
ITA090029  VENDICARI (ZPS) 

ZONE DI PROTEZIONE SPECIALE (ZPS) PER GLI UCCELLI SELVATICI
La direttiva comunitaria 79/409 per la protezione degli uccelli selvatici, prevede la designazione, all'interno del territorio degli stati membri, di zone di protezione speciale (ZPS) in virtù della presenza di specie di uccelli specificamente tutelate ed inserite negli allegati alla direttiva e per le quali sono previste specifiche misura di tutela e conservazione.
Le ZPS rientrano inoltre nella rete Natura 2000, della quale fanno parte integrante.
La direttiva Habitat ha infatti recepito integralmente i contenuti della direttiva sugli uccelli.
La designazione in ZPS è inoltre criterio essenziale per l'accesso ai finanziamenti del Life Natura per quei progetti miranti al miglioramento dello status o dell'habitat di specie ornitologiche di interesse comunitario.
Alle due ZPS storiche, si sono recentemente aggiunte, proposte dalla Regione Siciliana, altre 45 aree, selezionate dall'elenco dei Siti di Importanza Comunitaria (SIC) in base ai seguenti criteri:
a) biodiversità del sito (numero di specie incluse nell'allegato 1 comunque presenti nel sito);
b) numero di specie (indice di densità) nidificanti, residenti, di tappa;
c) numerosità delle popolazioni;
d) presenza di singole specie, con attenzione al grado di vulnerabilità, per le quali il sito prescelto costituisce sito di riproduzione o svernamento oppure ospita colonie di notevole consistenza numerica:
-  Berta maggiore (Calonectris diomedea)
-  Aquila del Bonelli (Hieraaetus fasciatus)
-  Capovaccaio (Neophron percnopterus)
-  Falco della Regina (Falco eleonorae)
-  Aquila reale (Aquila chrysaetos)
-  Coturnice ssp siciliana (Alectoris graeca whitakeri).
e) Importanza geografica del sito per le rotte migratorie
In base ai criteri sopraddetti, sono state selezionate arre geograficamente ascrivibili ai seguenti sistemi:
-  Zone umide della Sicilia Nordoccidentale
-  Zone umide della Sicilia Sudorientale
-  Aree interne
-  Isole circumsiciliane.

ELENCO DELLE ZPS (con le stesse perimetrazioni dell'omonimo sito di importanza comunitaria):
11. Isole dello Stagnone di Marsala
12. Isola di Marettimo
13. Isola di Levanzo
14. Saline di Trapani
15. Monte Cofano e litorale
16. Capo San Vito, Monte Monaco, Zingaro, Faraglioni di Scopello, Monte Sparacio
17. Capo Feto 1.Isola di Pantelleria: Montagna Grande e Monte Gibele
18. Isola di Pantelleria: area costiera, falesie e bagno dell'acqua
19. Saline di Marsala
10. Rocca Busambra e Rocche di Rao
11. Isola di Ustica
12. M.Quacella, M.Cervi, Pizzo Carbonara, M.Ferro, Pizzo Otiero
13. Montagna Longa, Pizzo Montanello
14. Bosco di S.Adriano
15. M.Iato, Kumeta, Maganoce e Pizzo Parrino
16. Serra del Leone e M.Stagnataro
17. M.Matassaro, M.Gradara e M.Signora
18. Monte Carcaci, Pizzo Colobria e ambienti umidi
19. M.Triona e M.Colomba
20. Monti Barracù, Cardeli, Pizzo Cangialosi e gole del T.Corleone
21. Rocche di Entella
22. Capo Peloro-Laghi di Ganzirri
23. Dorsale Curcuraci, Antennamare
24. Rocche di Alcara Li Fusi
25. Isola di Alicudi
26. Isola di Filicudi
27. Isola Stromboli e Strombolicchio
28. Isola di Salina (Stagno di Lingua)
29. Serra del Re, Monte Soro e Biviere di Cesarò
30. Isola di Linosa
31. Isola di Lampedusa e Lampione
32. Biviere e Macconi di Gela
33. Lago di Pergusa
34. Foce del Fiume Simeto e Lago Gornalunga
35. La Gurna
36. Canalone del Tripodo
37. Valle del Bove
38. Sciare di Roccazzo della Bandiera
39. Piano dei Grilli
40. Pantani della Sicilia Sud-Orientale
41. Pantano Morghella
42. Saline di Siracusa e F. Ciane
43. Saline di Priolo
44. Saline di Augusta
45. Invaso di Lentini
46. Vendicari
VALUTAZIONE DELL'IMPATTO SULLE POLITICHE COMUNITARIE IN MATERIA DI AMBIENTE
La strategia di sviluppo che infonde il PSR tiene in debita considerazione la necessità che la crescita del settore primario, in sinergia con tutte le altre componenti economico-sociali sia una crescita sostenibile che passi anche attraverso il miglioramento delle conoscenze di base dello stato delle componenti ambientali e degli ecosistemi.
In tal senso la sostenibilità della strategia del PSR contempera l'esigenza di crescita del settore con la coesione sociale e la tutela dell'ambiente.
D'altro canto la convergenza di obiettivi tra le normative comunitarie in materia di ambiente, lo strumento di pianificazione del settore, ed il PSR è garanzia di effettiva ricaduta positiva sulla attuazione e sul conseguimento degli obiettivi .
Ciò che è qui opportuno rilevare è che tutte le azioni finanziabili con il PSR dovranno comunque ottemperare a quanto previsto dalla normativa comunitaria di riferimento in materia di ambiente. D'altro canto quanto detto, è già contenuto nell'allegato al regolamento n. 1750/99 recante disposizioni di applicazione del regolamento n. 1257/99. Ciò è esplicitato anche nel PSR.
Entrando più nel merito della valutazione delle ricadute sulla attuazione delle politiche comunitarie ambientali, per quanto riguarda le direttive in materia di tutela della natura e della biodiversità, è centrale la strategia che collega gli interventi agroambientali alla rete natura 2000, come si può evincere dagli ambiti di applicazione delle misure che comprendono infatti il territorio della rete ecologica dell'asse I del POR Sicilia, vale a dire i Siti di Importanza Comunitaria designati ai sensi della direttiva 92/43 " Habitat" e le Zone di Protezione Speciale " uccelli" designate ai sensi della direttiva n. 79/409.
Si rileva altresì che tali siti sono interconnessi strutturalmente e funzionalmente con le aree protette essendo tra i due sistemi una sovrapposizione parziale tale per cui tutte le aree protette contengono almeno un SIC e/o una ZPS.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda la direttiva n. 91/676 e per le aree sottoposte a rischio di erosione.
In ultimo, relativamente alle riduzioni di gas serra , si ritiene che da un lato le azioni di riforestazione e dall'altro le azioni agroambientali ove prevedano incentivi alla ricostituzione della macchia mediterranea o alla conservazione e ripristino delle formazioni vegetali naturali possano contribuire sensibilmente.
ANALISI DELL'INTEGRAZIONE DEL PRINCIPIO DI SOSTENIBILITA' AMBIENTALE
In coerenza con i principi contenuti nella delibera CIPE 14/5/99, relativa agli " orientamenti per la programmazione degli investimenti nel mezzogiorno per il periodo 2000/2006, l'intera programmazione deve essere caratterizzata da una strategia di sviluppo sostenibile.
Il concetto di sostenibilità è inteso non come sistema di vincoli rigidi e limitativi ma come sistema di vincoli che diventano e creano opportunità verso le quali orientare scelte di sviluppo coerenti.
In tal senso e in tale contesto, la definizione del PSR ha visto un costante scambio tra le autorità della programmazione agricola e l'autorità ambientale.
Perciò stesso, l'analisi della integrazione del principio di sostenibilità ambientale del PSR-Sicilia, effettuata avvalendosi delle metodologie di cui al documento "Linee guida per la valutazione Ambientale Strategica", più che una analisi "post-hoc" è una valutazione sistemica di processo.
Il piano è suddiviso in quattro misure a loro volta articolate in azioni secondo il seguente schema:
-  Misura F Agroambiente;
-  Misura E zone svantaggiate;
-  Misura H Imboschimento delle superfici agricole;
-  Misura D prepensionamento.
La misura F assume come obiettivo globale il mantenimento e l'adozione di forme di conduzione dell'impresa agricola, in grado di coniugare la redditività del processo produttivo con il criterio della sostenibilità ambientale. Le azioni previste in seno alla misura F comportano prescrizioni aggiuntive rispetto ai codici di buona pratica agricola e mirano sinergicamente attraverso le azioni di cui si compone la misura al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità quali aumento della complessità degli ecosistemi, aumento della ricchezza dei suoli, difesa dei suoli.
L'attribuzione dei fondi seguirà criteri di priorità ben precisi in senso ambientale e favorenti l'attuazione della politica comunitaria in materia di ambiente e tutela della natura, saranno infatti favorite quelle aziende localizzate per almeno il 50% all'interno di parchi, riserve, siti di importanza comunitaria designati ai sensi della direttiva 92/43 Habitat e zone di protezione speciale designate ai sensi della direttiva 79/409, nonché aree ad elevata vulnerabilità ai sensi della direttiva 91/676.
Le azioni afferenti la misura F prevedono metodi di produzione integrata con l'obiettivo della diffusione di tecniche ecocompatibili per interventi fitosanitari; la applicazione diffusa di metodi di agricoltura e zootecnia biologica.
Ciò porterà ad un generale miglioramento degli agroecosistemi con notevoli effetti sulla biodiversità in generale, questa azione riveste infatti particolare importanza stente le numerose ricadute positive sull'agroecosistema derivanti dalla riduzione degli inputs chimici, con un progressivo aumento della complessità biologica del sistema, un arricchimento della diversità sia della pedofauna che della macrofauna, nonché un arricchimento del tenore di sostanza organica dei suoli.
La diffusione della zootecnia biologica può favorire inoltre l'aumento della biodiversità attraverso il miglioramento dello status di specie domestiche tradizionali.
Le azioni miranti all'introduzione ed al mantenimento dei sistemi foraggeri in asciutto e a bassa intensità alla costituzione e salvaguardia degli abita seminaturali, nonché alla difesa del suolo dai fenomeni erosivi attraverso azioni di conversione e mantenimento nelle aziende zootecniche nonché attraverso la conversione dei seminativi e l'impiego di tecniche compatibili contribuiscono a migliorare lo stato dei suoli, così come l'azione che attraverso il ritiro dei seminativi dalla produzione mira alla riduzione dei fenomeni erosivi nonché alla tutela delle zone di crescita di specie autoctone.
Altre azioni riguardano la salvaguardia e ricostituzione degli elementi caratteristici del paesaggio agrario, interventi specifici per le zone umide e il sostegno all'allevamento delle razze locali in estinzione, quest'ultima allo scopo della salvaguardia della biodiversità e del patrimonio genetico delle specie autoctone.
La misura E zone svantaggiate mira alla promozione dell'attività agricola tradizionale nelle aree svantaggiate, con l'obiettivo di mantenere l'esercizio e l'uso delle superfici agricole e promuovere sistemi di produzione agricola sostenibile.
Misura H Imboschimento delle superfici agricole, prevede interventi generali di imboschimento e riforestazione attraverso sei linee principali di intervento tra cui la creazione di popolamenti forestali naturaliformi da gestire con tecniche silvocoltutrali naturalistiche.
CONCLUSIONI
Da quanto sopra brevemente esposto, il piano di sviluppo rurale è attraversato trasversalmente dal principio della sostenibilità che infonde le azioni tra loro complementari con l'obiettivo generale del miglioramento del settore primario attraverso una crescita sostenibile e sinergica con l'attuazione delle normative comunitarie in materia di ambiente, in osservanza ai codici di buona pratica agricola e complementare agli altri strumenti di programmazione.
IL RAPPRESENTANTE DELL'AUTORITÀ AMBIENTALE
firmato: ing. Sergio Marino


Allegato n. 8
CRITERI PER LA DEFINIZIONE DELLE NORME TECNICHE DI DIFESA DELLE COLTURE E CONTROLLO DELLE INFESTANTI
Azione F1a

Per la definizione delle "norme tecniche di difesa delle colture e controllo delle infestanti"' la Regione Sicilia si avvale di una commissione interna costituita da rappresentanti del gruppo competente dell'Assessorato regionale dell'agricoltura e foreste e dagli Osservatori regionali per le malattie delle piante della Sicilia.
L'elaborazione di tali norme avverrà nel rispetto delle linee guida già indicate per il precedente programma agroambientale dal Comitato "tecnico-scientifico per il Reg. CE n. 2078/92", relative, appunto, alle norme tecniche sopra specificate.
OBIETTIVI
La difesa fitosanitaria deve essere attuata impiegando, nella minore quantità possibile (quindi solo se necessario ed alle dosi minori), i prodotti a minor impatto verso l'uomo e l'ambiente scelti fra quelli aventi caratteristiche di efficacia sufficienti ad ottenere la difesa delle produzioni a livelli economicamente accettabili e tenendo conto della loro persistenza.
Quando sono possibili tecniche o strategie diverse, occorre privilegiare quelle agronomiche e/o biologiche in grado di garantire il minor impatto ambientale, nel quadro di una agricoltura sostenibile. il ricorso a prodotti chimici di sintesi andrà limitato ai casi dove non sia disponibile una efficace alternativa biologica o agronomica.
NORME TECNICHE
Le norme tecniche fanno riferimento ai principi della lotta integrata, tenendo conto che tale strategia si inserisce nel contesto più ampio della' produzione integrata.
Tali "norme tecniche" riguardano tutte le colture oggetto della misura ed evidenziano:
1) le avversità riconosciute come pericolose per le singole colture;
2) i criteri di intervento in base ai quali valutare la presenza ed il livello di pericolosità delle avversità; tale criteri devono essere funzionali alla giustificazione del ricorso agli interventi di difesa;
3) i prodotti fitosanitari selezionati che possono essere utilizzati per la difesa;
4) note sull'impiego e d eventuali limitazioni d'uso dei prodotti fitosanitari.
CRITERI
Le "Norme tecniche" sono impostate in modo da consentire una corretta gestione fitoiatrica che si basi su due specifici momenti decisionali:
A) necessità o meno di intervenire e scelta del momento ottimale;
B) individuazione dei mezzi di difesa.
A) Necessità o meno di intervenire e scelta del momento ottimale
Gli interventi fitoiatrici sono giustificati in funzione della stima del rischio di danno. La valutazione del rischio avviene attraverso adeguati sistemi di accertamento e monitoraggio che dipendono dalle variabili bio-epidemiologiche e di pericolosità degli agenti dannosi.
L'individuazione dei momenti e delle strategie di intervento più opportune variano in relazione alla natura ed alle caratteristiche delle avversità: la giustificazione degli interventi è conseguente ad osservazioni aziendali o a valutazioni di carattere zonale per aree omogenee.
A1) Criteri fondamentali per la difesa dai fitofagi
1. Per ciascuna coltura sono individuati i fitofagi maggiormente pericolosi ed altri, di minore importanza, a diffusione occasionale e/o caratteristici di specifici ambiti territoriali.
2. La presenza degli stadi dannosi dei fitofagi e, soprattutto, il relativo livello di densità è valutato attraverso specifici metodi di campionamento. Questo criterio si traduce nell'applicazione del concetto di "soglia economica di intervento". Tali soglie si riferiscono a condizioni "normali" delle colture, intendendo così una condizione di ordinarietà a livello di vigore vegetativo, produzione, bilancio idrico, pressione parassitaria negli anni precedenti ecc.
3. E' necessario verificare la presenza di eventuali antagonisti naturali e del rapporto che intercorre con la specie fitofaga: questo aspetto va preso in considerazione anche in relazione alla scelta di principi attivi selettivi.
4. Il momento ottimale di intervento viene individuato in relazione a:
-  andamento delle infestazioni;
-  stadio di sviluppo della specie dannosa e suo grado di pericolosità;
-  presenza contemporanea di più specie dannose;
-  caratteristiche dei principi attivi, loro efficacia e meccanismo di azione in relazione ai diversi stadi di sviluppo dei fitofagi;
-  andamento meteorologico e previsioni del tempo.
5.  Si privilegiano le tecniche di lotta biologica o integrata ed i mezzi agronomici a basso impatto ambientale.
A2) Criteri fondamentali per la difesa dalle malattie
L'elevata pericolosità di alcune malattie infettive rende quasi sempre impossibile subordinare i trattamenti all'accertamento dei sintomi macroscopici dell'avversità e obbliga alla messa in atto di valutazioni previsionali, riservando la strategia dell'inizio dei trattamenti dopo la comparsa dei sintomi ai patogeni a basso rischio epidemico. Diversi sono quindi gli approcci sulla base dei quali sono impostati i conseguenti programmi di difesa:
1)  modelli previsionali. Si basano su considerazioni e calcoli impostati fondamentalmente sull'analisi combinata della sensibilità fenologica e degli eventi meteo-climatici necessari per la manifestazione dei processi infettivi o ne valutino il successivo sviluppo. Differenti sono i modelli previsionali utilizzabili, alcuni in grado di stimare il livello di rischio ed altri il momento ottimale per l'esecuzione dell'intervento anticrittogamico (es. tabella di Mills per la ticchiolatura del melo e "regola dei tre dieci" per la peronospora della vite);
2)  valutazioni previsionali empiriche. Relativamente ai patogeni per i quali non' sono disponibili precise correlazioni tra fattori meteo-climatici ed inizio dei processi infettivi si possono mettere in atto valutazioni empiriche, meno puntuali, ma sempre imperniate sull'influenza che l'andamento climatico esercita sull'evoluzione della maggior parte delle malattie (es. moniliosi, muffa grigia) e utili per la razionalizzazione dei trattamenti: strumenti fondamentali per l'applicazione di tali strategie sono la disponibilità di attendibili previsioni meteorologiche ed efficaci strumenti per la diffusione delle informazioni.
3) accertamento dei sintomi delle malattie. Questa strategia, che sarebbe risolutiva per la riduzione dei trattamenti cautelativi, può essere applicata per i patogeni caratterizzati da una azione dannosa limitata e comunque non troppo repentina (es. oidio su colture erbacee e anche su colture arboree in condizioni non favorevoli allo sviluppo delle epidemie, ruggini, cercosporiosi, alternariosi, septoriosi). Lo sviluppo ditale strategia è condizionato dalla disponibilità di anticrittogamici endoterapici ed alla defillizione di soglie di intervento che consentono una ulteriore ottimizzazione dei programmi di difesa.
4) utilizzo di altri mezzi. Ricorso a varietà resistenti o tolleranti alle malattie e/o agli anticrittogamici ammessi dal Reg. CEE n. 2092/91 e successivi aggiornamenti.
A3)  Criteri fondamentali per il controllo delle infestanti
Anche per il controllo delle infestanti gli interventi sono orientati nei confronti di bersagli precisamente individuati e valutati.
I criteri di valutazione sono:
1)  previsione della composizione floristica. Si basa su osservazioni fatte nelle annate precedenti e/o su valutazioni di carattere zonale sulle infestanti che maggiormente si sono diffuse sulle colture in atto. Con questo metodo si dovrebbe definire la probabile composizione floristica nei confronti della quale impostare le strategie di diserbo più opportune. Tale approccio risulta indispensabile per impostare eventuali interventi di diserbo nelle fasi di pre-semina e pre-emergenza;
2)  valutazione della flora infestante effettivamente presente. E' da porre in relazione alla previsione e serve per verificare il tipo di infestazione effettivamente presente e per la scelta delle soluzioni e di prodotti da adottare, in particolare in funzione dei trattamenti di post-emergenza.
3)  interventi. Vengono privilegiati gli interventi di diserbo meccanico e fisico o interventi chimici localizzati (es. diserbo sulle file nel caso delle sarchiate).
B) Individuazione dei mezzi di difesa
La scelta e l'applicazione dei mezzi di intervento non tengono conto solo degli aspetti fitoiatrici ed economici, ma sono subordinati ai possibili effetti negativi sull'uomo e sugli ecosistemi.
Sono utilizzati due livelli di scelta:
B1)  selezione qualitativa dei mezzi di difesa;
B2)  ottimizzazione delle quantità e delle modalità di distribuzione.
B1) Selezione qualitativa dei mezzi di difesa
Nella individuazione dei mezzi di intervento sono privilegiati i seguenti aspetti:
1)  scelta di varietà resistenti o tolleranti alle avversità;
2)  utilizzazione di materiale di propagazione sano;
3)  adozione di pratiche agronomiche in grado di creare condizioni sfavorevoli agli organismi dannosi (es. ampie rotazioni, concimazioni equilibrate, irrigazioni localizzate, adeguate lavorazioni del terreno, ecc.);
4)  mezzi fisici (es. solarizzazione del terreno);
5)  mezzi biotecnici (es. antagonisti, attrattivi, ecc.);
6)  prodotti naturali a basso impatto ambientale. A tale proposito si precisa che possono essere utilizzati tutti i principi attivi previsti dal Reg. CEE 2092/91 e successivi aggiornamenti a condizione che siano regolarmente registrati in Italia.
Per quanto riguarda i prodotti di sintesi, la selezione è imperniata sulla considerazione dei diversi aspetti che concorrono a definirne il profilo.
Il criterio di scelta dei prodotti fitosanitari è il seguente:
-  individuazione di quelli che possiedono una buona efficacia nei confronti delle avversità e che si inseriscono, per le loro caratteristiche tecniche, nella strategia di intervento specificatamen te individuata;
-  diminuzione dei rischi per la salute dell'uomo e dell'ambiente selezionando i prodotti fitosanitari che risultano a minor impatto:
-  aumento dell'attività degli organismi utili, con il ricorso a prodotti fitosanitari più selettivi.
In particolare le caratteristiche dei prodotti fitosanitari prese in considerazione allo scopo di individuare il miglior compromesso fra salvaguardia del l'am biente, la tutela della salute dell'uomo e le esigenze applicative sono:
-  efficacia nei confronti dell'avversità; selettività per la coltura;
-  rischio tossicologico per l'uomo sia per quanto riguarda gli effetti a breve termine (tossicità acuta) che quelli a lungo termine (tossicità cronica);
-  selettività nei confronti degli organismi utili;
-  persistenza nell'ambiente e sugli organismi vegetali;
-  mobilità nel suolo;
-  residualità sulla coltura con particolare riferimento alla parte edule;
-  rischi di resistenza;
-  formulazione;
-  miscibilità.
In particolare per quanto riguarda gli aspetti eco-tossicologici gli elementi presi in considerazione sono i seguenti:
1)  tossicità per l'uomo. Per il rischio tossicologico acuto sono esclusi o limitati fortemente i prodotti classificati T (tossici) e T+ (molto tossici) e limitati quelli classificati Xn (nocivi) preferendo l'impiego di prodotti classificati Xi e NC (meno tossici). Relativamente ai rischi di tossicità cronica sono poste limitazioni sia qualitative che quantitative all'uso dei prodotti per i quali non siano chiaramente esclusi "indizi di pericolosità".
Nelle valutazione sono inoltre prese in considerazione significative differenze nei valori dell'ADI (acceptable daily intake);
2)  dannosità all'agroecosistema. Si considera in particolare la selettività per gli organismi utili specie per quelli dotati di un ruolo attivo nella regolazione delle popolazioni dannose, nonché sulla produttività (pronubi); vengono limitati inoltre i prodotti fitosanitari che hanno evidenziato problemi di inquinamento ad ampio raggio da deriva;
3)  residualità sui prodotti alimentari. Tale aspetto costituisce un elemento di utile valutazione per il posizionamento dei principi attivi nell'ambito delle strategie di intervento; viene data preferenza a quei principi attivi che abbiano minore periodo di carenza o viene adottato un periodo di sicurezza più cautelativo rispetto a quello definito in etichetta;
4)  comportamento nell'ambiente. Si considera la persistenza di un principio attivo nel terreno insieme alle caratteristiche di mobilità nel suolo nonché nelle acque. Tali aspetti risultano determinanti per gli erbicidi, per i quali ci si è orientati verso prodotti a limitata persistenza che assicurino l'attività solo per il periodo necessario a garantire il contenimento delle infestanti sulla coltura in atto: questo criterio di selezione si ripercuote anche sulla scelta delle strategie d'intervento. Infatti, quando tecnicamente praticabile, al fine di contenere l'impiego dei prodotti residuali si tende a preferire gli interventi di post-emergenza (per lo più fogliari e sistemici) a quelli di pre-emergenza.
B2) Ottimizzazione delle quantità e delle modalità di distribuzione
I diversi mezzi di lotta devono essere applicati adottando tecniche che consentano di ridurre al minimo indispensabile le quantità necessarie per l'espletamento dell'attività fitoiatrica nonché la dispersione nell'ambiente. Questo obbiettivo può essere perseguito attraverso l'ottimizzazione dei parametri di distribuzione.
A tale fine il più efficace e immediato modo per ridurre la quantità di fitofarmaco impiegata è sicuramente rappresentato dal ricorso a macchine irroratrici efficienti e correttamente tarate e regolate sia per ridurre la dispersione fuori bersaglio sia per consentire un'ottimale azione antiparassitaria. In generale la giustificazione degli interventi e di per se l'intera applicazione dei criteri generali determina una riduzione delle quantità di principio attivo impiegate per unità di superficie, attraverso una riduzione del numero complessivo degli interventi.
Per quanto riguarda il diserbo è obbligatorio, quando tecnicamente e operativamente fattibile, ridurre la quantità di principio attivo per unità di superficie ricorrendo a distribuzioni tempestive (es. microdosi) e localizzate sul bersaglio (es. pre-emergenza di alcune colture sarchiate).
E' necessario sottoporre le attrezzature aziendali per la distribuzione dei prodotti fitosanitari a periodica verifica e taratura.




Torna al Sommariohome


FRANCESCO CASTALDI: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

Ufficio legislativo e legale della Regione Siciliana
Gazzetta Ufficiale della Regione
Stampa della Tipografia Pezzino & F.-Palermo
Ideazione grafica e programmi di
Michele Arcadipane

Torna al menu- 64 -  49 -  53 -  27 -  28 -  70 -