REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 22 SETTEMBRE 2000 - N. 43
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ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

DECRETO 26 luglio 2000.
Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area comprendente l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.

Allegati

COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale redatto nella seduta dell'1 febbraio 1999
PROPOSTA DI VINCOLO PAESAGGISTICO DELL'ALTA VALLE DEL FIUME TELLARO E DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO, PALOMBIERI, SCARDINA E CAVA ISPICA NEI TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA, MODICA ED ISPICA


L'anno millenovecentonovantanove il giorno 1 del mese di febbraio, alle ore 10,30 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi come ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 348/Amm. del 21 gennaio 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati.
Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1)  prof. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)  prof. Filippo Garofalo - componente;
3) arch. Giovanni Cintolo - componente;
4) ing. Angelo Trupia - in rappresentanza del distretto minerario di Catania convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
5)  dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
6)  sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Assistono alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: arch. Fulvia Caffo, direttore della sezione P.A.U., dott. Giovanni Di Stefano, dott. Giovanni Cassarino, dott.ssa Rosa Corallo per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione ed il dott. Antonio De Marco dell'Ispettorato forestale di Ragusa.
Il presidente, accertata la presenza dei componenti la commis sione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando la commissione a passare all'esame del seguente ordine del giorno:
-  proposta di vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica e Ispica a conversione ed estensione del vincolo ai sensi dell'art. 5 della legge regionale n. 15/91;
-  varie ed eventuali.
Si passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Introduce l'argomento il dott. Cassarino il quale sottolinea che la proposta in esame nasce dall'esigenza di integrare e completare il vincolo paesaggistico posto sulle stesse aree dalla commissione BB.NN.PP. della provincia di Siracusa.
Infatti, per garantire l'unitarietà del paesaggio di questa zona che è abbastanza integra e ben conservata, è sembrato doveroso procedere, anche per la parte di tale territorio che ricade nella provincia di Ragusa, alla preparazione di una proposta di vincolo paesaggistico ai sensi della legge n. 1497/1939, nella quale ricomprendere, fra l'altro, oltre ad alcune aree già tutelate con due distinti vincoli di immodificabilità assoluta temporanea, ai sensi dell'art. 5 della legge regionale n. 15/91, uno relativo all'area del Tellaro, Tellesimo, Prainito e uno relativo all'area di cava Scardina, anche le aree a queste intermedie, anch'esse degne di tutela.
Il vincolo paesaggistico, infatti, di più ampia estensione, risponde meglio all'esigenza di tutela dell'altopiano modicano e dei bacini idrografici delle valli interessate, in quanto consente di prendere in considerazione tutti quegli aspetti che caratterizzano l'area (l'aspetto archeologico, architettonico, naturalistico, geologico) e insieme costituiscono un paesaggio unico, diverso da quello di altre zone della stessa Sicilia e vicino più ad un paesaggio appenninico che ad un paesaggio mediterraneo.
Il dott. Cassarino, quindi, passa alla descrizione sulle planimetrie del perimetro dell'area da sottoporre a vincolo paesaggistico, corredata da una ricca documentazione fotografica.
Interviene nella discussione il dott. Di Stefano il quale fa presente che sarebbe opportuno estendere il perimetro dell'area da vincolare fino ad includervi anche Cava Ispica.
L'arch. Caffo precisa che Cava Ispica è già soggetta a tutela ope legis ai sensi della legge n. 431/85 (c.d. legge Galasso), anche se, in effetti, fra l'area di Cava Ispica e quella proposta per il vincolo si verrebbe a determinare una fascia di territorio priva di qualsiasi forma di salvaguardia.
Afferma il dott. Voza, presidente della commissione, che onde prevenire l'aggressione di tale area contigua a Cava Ispica è opportuno inserirla nel vincolo paesaggistico ed allargarne il perimetro fino a ricomprendere la stessa Cava Ispica, perché essa presenta le caratteristiche idonee per essere oggetto di vincolo, e ciò sia per salvaguardare l'omogeneità del paesaggio, sia perché il vincolo paesaggistico consente una maggiore tutela del territorio rispetto al vincolo della legge Galasso, che è più limitato.
I punti dove attestare il nuovo perimetro del vincolo si potranno rilevare dal foglio catastale, come propone il prof Garofalo, o dalle foto aeree, come suggerisce l'arch. Cintolo, visto che, come afferma il dott. Di Stefano, sembra eccessivo stabilire il limite lungo la strada statale 115 che sarebbe, invece, un limite certo e naturale.
Il dott. Patti, rappresentante dell'Ispettorato forestale, si informa se nell'area da vincolare ricadano anche dei boschi e riceve risposta affermativa; infatti nel perimetro del vincolo sono ricompresi interamente due boschi appartenenti al demanio forestale.
L'arch. Caffo procede quindi alla lettura della relazione integrandola con l'esposizione delle foto che riguardano le varie aree e della carta tematica.
Durante la lettura il prof. Garofalo fa delle precisazioni di carattere storico.
A conclusione della lettura il dott. Voza suggerisce di inserire nella relazione architettonica una elencazione delle numerose masserie esistenti nell'area del vincolo che ne giustifichino l'imposizione, ed, infine, invita i componenti della commissione ad esporre eventuali osservazioni sulla perimetazione.
L'ing. Trupia, rappresentante del distretto minerario, precisa che l'area non è interessata da cave estrattive e chiede se i confini del vincolo sono confini naturali, così come in effetti è, come confermano i tecnici.
Il dott. Patti non ha osservazioni da fare, in quanto il vincolo paesaggistico integra quello della forestale.
A questo punto il dott. Voza propone ai membri della commissione, ciascuno per quanto di sua competenza, di apportare eventualmente delle integrazioni o precisazioni alle relazioni tecniche e, dopo un sopralluogo con i tecnici della Soprintendenza per meglio studiare il limite su Cava Ispica, di collaborare per la determinazione del nuovo perimetro del vincolo che verrà proposto nella nuova seduta che si terrà per la definizione del vincolo, previo sopralluogo da parte di tutta la commissione da effettuarsi giorno 5 marzo 1999.
Il presidente alle ore 13,00 ringrazia gli intervenuti e dichiara chiusa la seduta.
Letto, approvato e sottoscritto:
presidente:Voza
componente: Garofalo
componente: Cintolo
membro aggregato: Trupia
membro aggregato: Patti
segretario: LaFerla
COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale di sopralluogo redatto in data 5 marzo 1999
PROPOSTA DI VINCOLO PAESAGGISTICO DELL'ALTA VALLE DEL FIUME TELLARO E DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO, PALOMBIERI, SCARDINA E CAVA ISPICA NEI TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA, MODICA ED ISPICA

L'anno millenovecentonovantanove il giorno 5 del mese di marzo, alle ore 9,30 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi come ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 984/Amm. del 23 febbraio 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati, per effettuare il sopralluogo nelle aree proposte per il vincolo paesaggistico in argomento.
Sono intervenuti i seguenti componenti la commissione:
1)  dott. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)  prof. Filippo Garofalo - componente;
3) arch. Giovanni Cintolo - componente;
4) ing. Gaetano Maltese - in rappresentanza del distretto minerario di Catania convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato, delegato;
5)  dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
6)  sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Partecipano al sopralluogo anche i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: arch. Fulvia Caffo, direttore della sezione P.A.U., dott. Giovanni Di Stefano, Giovanni Cassarino, dott.ssa Rosa Corallo, per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere richiesti dalla commissione, ed, inoltre, il dott. Antonio De Marco ed il M.llo Salvatore Cilio dell'Ispettorato forestale di Ragusa.
Prima di partire per il sopralluogo i tecnici della Soprintendenza illustrano sulla planimetria ai membri della commissione il percorso da fare, che interessa, soprattutto, quella parte di territorio proposto per il vincolo che corre lungo il confine con la provincia di Siracusa, ed attraversando Ispica si conclude nella zona archeologica di Parco Forza, da cui si gode un vasto panorama sulle cave.
Si fa rilevare, infatti, che, come stabilito nella precedente riunio ne della commissione, il perimetro della proposta di vincolo è stato allargato al fine di ricomprendervi anche Cava Ispica ed è stato attestato lungo limiti certi, quali la S.S. 115, strade provinciali, interpoderali e consortili. Si concorda, infine, che la seduta di delibera del vincolo paesaggistico in argomento si terrà giorno 30 marzo p.v.
Considerato che la porzione a monte del vincolo è conosciuta per vari aspetti dai componenti la commissione, si decide di indirizzare la visita esclusivamente alla porzione meridionale del vincolo che interessa l'area di Cava Ispica, dalla cava Minciucci sino alla Scardina, che è il limite provinciale.
Si parte, quindi, per il sopralluogo e percorrendo la statale che va da Ragusa a Modica e la strada provinciale n. 32, in parte limite occidentale del vincolo, ci si porta in contrada Finocchiara, nell'area di Cava Ispica, nei pressi della Larderia, da cui si può ammirare un ampio panorama della vasta area archeologica costellata da grottoni e chiesette rupestri. Sull'altopiano, lungo la stessa S.P., i resti della chiesa di S. Pancrazio. Il paesaggio è molto ben conservato ed è interessato dalla presenza di tipica macchia mediterranea.
Ci si sposta, poi, attraverso una stradella interpoderale, nell'area di contrada Scale Piane -Calicantone, per apprezzare il paesaggio di Cava Ispica da un altro punto di osservazione. Da qui si gode un paesaggio bellissimo, aspro, suggestivo ed incontaminato, caratterizzato da una flora endemica tipica; questa, infatti, è la parte più integra e meglio conservata di Cava Ispica, in cui l'inaccessibilità dei luoghi ha consentito la conservazione di biotopi originari.
Poiché i terreni situati sul fondo di Cava Ispica sono di proprietà privata, il presidente della commissione, dott. Voza, si informa con il dott. Patti, quale rappresentante dell'Ispettorato forestale, se non sia possibile per l'Ispettorato intervenire al fine di acquisire tali terreni al demanio forestale esercitando, contestualmente, un'azione di qualificazione ed organizzazione dell'area, così come è stato fatto nell'area di Vendicari.
Il dott. Patti chiarisce che l'Ispettorato ripartimentale delle foreste, pur svolgendo un'azione fondamentale per il controllo del territorio, rivolta al contenimento dell'abusivismo edilizio, alla salvaguardia ambientale, alla tutela del territorio, purtroppo, sul piano dell'attività di espropriazione dei terreni, non riesce a svolgere un'azione incisiva, in quanto tale attività è penalizzata dai forti tagli ai finanziamenti.
L'ing. Maltese chiede di conoscere se l'area è interessata da cave estrattive e viene rassicurato dal dott. Cassarino sull'assenza nel territorio in questione di cave estrattive, anche abusive.
A questo proposito, infatti, puntualizza il prof Garofalo che Cava Ispica ha avuto sempre una sua connotazione, che ha scoraggiato interventi di tipo estrattivo; infatti, già dal '700 era meta di escursioni da parte di viaggiatori, anche stranieri.
Si prosegue, infine, verso Parco Forza, altro punto di rilievo, dal punto di vista paesaggistico, dell'area che si propone di sottoporre a vincolo.
Si attraversa Ispica percorrendo dapprima la via Capri, su cui si attesta il limite del vincolo, e, oltrepassando la S.S. 115, limite meridionale del vincolo, si giunge al Parco Forza percorrendo la stradina lungo la quale sono ancora ben visibili gli antichi abituri ricavati nella roccia e caratterizzati dall'aggiustamento delle facciate e delle aperture di ingresso.
Qui i componenti la commissione proseguono a piedi fino ad arrivare nell'area su cui insistono i resti del castello dei Settimo, da cui si può osservare uno dei versanti di Cava Ispica su cui corre il perimetro del vincolo, alla cui sommità si sviluppa l'abitato urbano di Ispica, che certo non sembra la cornice adatta al paesaggio di Cava Ispica. A tal proposito il prof. Garofalo suggerisce di creare delle schermature di carattere arboreo per isolare Cava Ispica dalla vista dell'edificato urbano circostante, magari con la collaborazione della forestale. Sullo stesso versante, in area di proprietà comunale sono ben visibili lungo il costone gli ingrottamenti ed i resti della chiesa dell'Annunziata. Sul versante opposto, in contrada Ricotta, sparsi sul costone roccioso si notano i grottoni naturali.
Si continua, quindi, la visita del Parco Forza dove si possono ammirare i resti antichi di una chiesa e delle abitazioni ricavate nella viva roccia. In uno di questi grottoni, di epoca pregreca, la c.d. "Grotta 'della Scuderia" si è avuto modo di osservare, su una delle pareti, ciò che resta delle incisioni, risalenti, probabilmente ad epoca antica, raffiguranti cortei di cavalieri a cavallo, il che fa pensare che questo fosse un luogo dedicato ai riti religiosi.
Continuando la visita del parco, la commissione giunge al piccolo e suggestivo museo, ricavato in uno dei grottoni. Qui sono custodite raccolte di frammenti provenienti da tutta l'area di Cava Ispica, che testimoniano la frequentazione antica del sito, fino al periodo tardo bizantino e medievale. Si possono ammirare, infatti, raccolte di frammenti di epoca castellucciana e del Cassibile, un frammento corinzio di epoca greco-ellenistica e numerosi frammenti di ceramica decorata databile al periodo che va dal '500 al '700.
La visita del parco si conclude nella punta estrema dell'antico fortilizio, detta la "Forza", dove è situata la torretta che si affaccia sulla cava, da cui si gode uno degli scenari paesaggisticamente più interessanti e suggestivi dell'intera area. Qui, infatti, la cava assume un aspetto caratteristico e particolare, quello di una colonna rocciosa stretta ed allungata, di uno sperone di roccia inaccessibile, che costituiva il baluardo di difesa dell'antico abitato di Spaccaforno.
Ultimata al visita al Parco Forza, alle ore 13,00, il presidente dichiara concluso il sopralluogo e saluta gli intervenuti.
Letto, approvato e sottoscritto:
Presidente:Voza
Componente: Garofalo
Componente: Cintolo
Membro aggregato: Maltese
Membro aggregato: Patti
Segretario: LaFerla
COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE NATURALI E PANORAMICHE DI RAGUSA
Verbale redatto nella seduta del 30 marzo 1999
PROPOSTA DI VINCOLO PAESAGGISTICO DELL'ALTA VALLE DEL FIUME TELLARO E DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO, PALOMBIERI, SCARDINA E CAVA ISPICA NEI TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA, MODICA ED ISPICA

L'anno millenovecentonovantanove il giorno 30 del mese di marzo, alle ore 10,00 si è riunita in prima convocazione nei locali della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa, sita in piazza Libertà n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa nominata con decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995, così come ricostituita per il quadriennio 1995/99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 1254/Amm. dell'11 marzo 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati.
Sono intervenuti alla riunione i seguenti componenti la commissione:
1)  dott. Giuseppe Voza - soprintendente per i beni culturali ed ambientali pro-tempore della circoscrizione di Ragusa - presidente;
2)  prof. Filippo Garofalo - componente;
3) arch. Giovanni Cintolo - componente;
4) ing. Angelo Trupia - in rappresentanza del distretto minerario di Catania convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
5)  dott. Giacomo Patti - in rappresentanza dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa, convocato ai sensi dell'art. 2 del decreto n. 5006 del 7 gennaio 1995 - membro aggregato;
6)  sig.ra Lidia La Ferla - assistente amministrativo della Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali - segretario.
Assistono alla riunione, nella sua prima fase, i seguenti dirigenti tecnici in servizio presso la Soprintendenza dei beni culturali ed ambientali di Ragusa: dott. Giovanni Di Stefano, dott. Giovanni Cassarino, dott.ssa Rosa Corallo per eventuali chiarimenti ed approfondimenti che dovessero essere chiesti dalla commissione.
Il presidente, accertata la presenza dei componenti la commis sione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando la Commissione a passare all'esame del seguente ordine del giorno:
-  delibera vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica e Ispica;
-  varie ed eventuali.
Si passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Prima di procedere alla delibera della proposta di vincolo in argomento, il presidente dà lettura delle relazioni tecniche che ne costituiscono il presupposto e sono allegate al presente verbale. Copia di esse e delle planimetrie con la perimetrazione del vincolo verranno anche depositate insieme al verbale, del quale fanno parte integrante, presso gli uffici della Soprintendenza beni culturali ed ambientali di Ragusa, per l'eventuale consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse.
A conclusione della suddetta lettura i dirigenti tecnici si allontanano dalla sala della riunione e la commissione passa alla votazione sulla proposta di vincolo e alla delimitazione dell'area da tutelare che sarà la seguente:
Perimetrazione
Il vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava Ispica interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Trattandosi di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo provinciale dal lato orientale.
Nella parte più settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte dal confine provinciale posto subito oltre il Km. 10 della strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale n. 53 S. Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di S. Giacomo, comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di fronte l'accesso alla fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad ovest, prosegue per la trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che è anche limite comunale fra Ragusa e Modica, sino ad incrociare la pista che risale la collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di località Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione Frigintini-Margione sino all'incrocio con la strada consortile Saitta-Martisello. Quest'ultima strada si sviluppa per quasi 2,500 Km. attraversando il feudo Frigintini. Giunti all'incrocio si devia verso sud-est imboccando la strada provinciale n. 23 che rappresenta sino all'incrocio con la strada provinciale n. 28 il limite del vincolo seguendo ulteriormente quest'ultima strada, per Km. 1,100 verso est, al Km. 10+000 il confine incrocia la strada provinciale n. 33 che segue integralmente sino al limite provinciale.
Il limite fra le due province è rappresentato da una serie di stradelle comunali e vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri, in parte la villa Guardia cava Palombieri il tratto finale della consortile Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava; quest'ultima è superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che è in coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a secco giunge sino alla cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28 Modica-Favarotta nei pressi del Km. 11+400.
Il limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle interpoderali e lungo muri a secco sino alla cava del Margione posta circa 500 metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione nei pressi del Km. 4+500. Segue così l'intera cava del Margione sino a che il corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraveso i campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo nord e da qui sino alla strada regionale n. 10 S. Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per circa 700 metri. Nuovamente qui le due province presentano come confine una serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km. 21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allorquando il limite coincide con l'origine del vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a valle della Gisirotta.
Il limite orientale del vincolo paesaggistico è ora integralmente rappresentato dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Contoniera.
La porzione inferiore del vincolo, posta in continuità con il territorio provinciale di Siracusa oggetto di analogo vincolo, è delimitata in buona parte dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso nord-ovest lungo la consortile Cannizzaro-Ciancia che segue sino all'altezza della Casa Cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani che segue sino all'incrocio di Serra Pero. Svoltando verso sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud. Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scale Piane ne segue il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa è limite occidentale del vincolo sino a raggiungere la SS. 115.
Il limite del vincolo è così costituito dalla stessa statale sino alla periferia dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del serbatoio e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue poi la via del Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava Mortella che è inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue così con la via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico di Ispica. Ne segue il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato anche dalla stessa perimetrazione del Parco Forza, già sottoposto al vincolo archeologico dallo stesso P.R.G includendo nel vincolo anche la parte prospiciente la valle della strada barriera e seguendo lo sviluppo intorno al complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il complesso conventuale dei Frati Minori. Il limite segue così tutta la stessa via Santa Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale di quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle coincide con quello della stradale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia posto al Ponte Cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra idrografica della cava Scardina e poi lungo la cava del Signore sino all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292 metri s.l.m.
Il limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la Cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi-Monica, superando la strada provinciale n. 34 S. Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al versante di Cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.
Tutto ciò esaurito e condiviso, la commissione all'unanimità

Delibera:

di proporre l'inclusione nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Ragusa, ai sensi dell'art. 1, nn. 3 e 4, della legge 29 giugno 1939, n. 1497, come bellezza di insieme e panoramica, la parte del territorio comprendente l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica, così come descritta nella perimetrazione suddetta.
Letto, approvato e sottoscritto.
Presidente:Voza
Componente: Garofalo
Componente: Cintolo
Membro aggregato: Trupia
Membro aggregato: Patti
Segretario: LaFerla
SOPRINTENDENZA DEI BENI CULTURALI ED AMBIENTALI
Sezione paesaggistico-architettonico-urbanistica
VINCOLO PAESAGGISTICO DELL'ALTA VALLE DEL FIUME TELLARO E DELLE CAVE DEI TORRENTI TELLESIMO, PRAINITO, PALOMBIERI, SCARDINA E DELL'AREA DELLA CAVA ISPICA NEI TERRITORI COMUNALI DI RAGUSA, GIARRATANA, MODICA ED ISPICA

Premessa
Nell'ambito del piano di salvaguardia del territorio ragusano e nella prospettiva di un più organico programma di tutela provinciale, seguendo le linee guida del piano territoriale paesistico regionale, si è preso in considerazione quella parte del territorio, ricadente nelle tavolette Palazzolo Acreide, Castelluccio, Cava d'Ispica e Ispica, che interessa i fondovalle e le aree adiacenti l'alta valle del Fiume Tellaro e le cave dei Torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e della Cava d'Ispica.
Le aree, in parte già tutelate con due vincoli d'immodificabilità assoluta ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n.15, furono decretate per il Tellaro-Tellesimo-Prainito con decreto n.8296 del 19 dicembre 1994 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n.4 del 14 gennaio 1995 e prorogato dal decreto n. 5048 del 18 gennaio 1997 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n. 6 dell'1 febbraio 1997 e quello della Cava Scardina munito del decreto n.5029 del 12 gennaio 1995 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n. 13 dell'11 marzo 1995 prorogato con decreto n. 5201 del 31 gennaio 1997 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana n. 8 del 15 febbraio 1997, sono proposte, dopo l'emissione delle ordinanze n. 1112 e 1113 del 24 febbraio 1999 da parte dell'Assessore regionale per i beni culturali ambientali e pubblica istruzione ai sensi dell'art.8 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, per il vincolo paesaggistico.
Come per il vincolo d'immodificabilità l'area da sottoporre a vincolo paesaggistico si collega e si compenetra nel territorio provinciale di Siracusa visto che quella provincia ha come limite amministrativo per larga parte la sinistra idrografica di alcune di queste valli.
La nuova delimitazione, tenendo conto del precedente aspetto a "macchia di leopardo" che si era dato ai vincoli d'immodificabilità, inserisce luoghi adiacenti anch'essi meritevoli di tutela paesaggistica nell'ambito e per il completamento del tema della salvaguardia dell'altopiano modicano e della difesa dei bacini idrografici delle valli interessate.
Le nuove zone riguardano in particolare Piano dei Pozzi e Costa Fredda nella tavoletta Palazzolo Acreide; la prima è un'area di notevole interesse archeologico ed entrambi sono origine del Fiume Tellaro per il tratto ragusano.
Un'altra parte di territorio aggiunto sono le contrade di San Giacomo ed il Borgo San Giacomo, a cavallo fra le tavolette Palazzolo Acreide e Castelluccio, aree di notevole pregio paesaggistico in cui attorno ai nuclei abitati si è conservato immutato il paesaggio rurale e la natura dei luoghi da sempre legati al pascolo della vacca modicana e alla cura dell'ulivo, senza trascurare carrubo o mandorlo che per densità e sesto in taluni punti sembrano simulare quasi il bosco.
Più a sud, in tavoletta Cava d'Ispica, si è esteso il precedente vincolo a contrada Ciaceri comprendendo la porzione a monte della Cava Palombieri che presenta la prosecuzione ideale dell'adiacente valle nel tema della piana modicana, tutta carrubo e pascolo brado.
Infine, nell'estremo meridionale, isola apparentemente separata dal restante vincolo, ma in continuità con il territorio siracusano vincolato oltre la destra idrografica della Cava Scardina, si é inserita la cava del Torrente Sulla e l'intero bacino del Cava d'Ispica sino all'omonimo abitato; la prima è un piccolo esempio di cava dalla natura ancora selvaggia prima di giungere alla piana costiera oramai densamente antropizzata e trasformata, il secondo si può inquadrare più come un bacino culturale dalle grandi valenze archeologiche che come un bacino idrogeologico.
Proprio grazie all'uniformità che questo territorio presenta con quello limitrofo extraprovinciale è possibile considerare l'unicità del tema che il vincolo in oggetto propone completandosi con quello già istituito in territorio siracusano.
Descrizione geografica
Il vincolo, dall'aspetto fortemente allungato in accordo con le valli che si prefigge di proteggere, ha un'insolita forma ad "U" rovesciata visto che si tratta di un lembo di territorio ragusano che s'incunea all'interno della provincia di Siracusa e inizia a Piano dei Pozzi. Da questi luoghi pianeggianti divisi dalla sella a valle di Serra Mola prendono corpo ben due degli innumerevoli rivi da cui si origina uno dei principali fiumi iblei e siciliani, il fiume Tellaro. Il paesaggio addolcito nella morfologia dalle formazioni marnose si presta per un'agricoltura tradizionale basata sulla coltivazione del grano e, indirettamente per alcuni periodi dell'anno, dal pascolo.
Procedendo, quasi distaccata, si apre la parte settentrionale del vincolo nella località Costa Fredda tributaria d'acqua al fiume Tellaro con i suoi vari rami che si dipartono dalla cresta orientale della contrada Santa Margherita e che si arricchiscono dper le modeste, ma innumerevoli sorgenti.
Più a valle, fra le contrade di San Giacomo e Montesano ancora densamente popolate in piccoli nuclei, il paesaggio agrario ha quasi l'aspetto a torta con le terrazze che nascono dal contrasto fra gli strati calcarenitici più duri e quelli più morbidi delle marne. Su questi ripiani gli alberi d'ulivo (ma anche di mandorlo, pesco e carrubo) inverdiscono le colline e complici i degradanti versanti utilizzati per il pascolo (che qui è ancora condotto tradizionalmente in modo brado) e la gran quantità di mucche fanno in modo che per buona parte dell'anno si osservi un paesaggio di tipo appenninico.
Proprio in contrada San Giacomo il vincolo si divide in due rami ben distinti: da un lato il braccio orientale, che s'incunea fra Vallone della Fera-Tellesimo e la destra idrografica del fiume Tellaro sino alla contrada Gisirotta, mostra analoghi motivi a quanto osservato a Montesano; dall'altro lato a partire da Bellocozzo nasce il torrente Tellesimo la cui morfologia, soprattutto dopo Cozzo di Manzio, si fa sempre più aspra tanto da sostituire alla larga valle iniziale una stretta cava caratterizzata dalle pareti ripide e da un ambiente di fondovalle ancora primitivo. A monte del corso d'acqua l'altopiano modicano si snoda da Bellocozzo sino alla contrada Pesciarello e prosegue verso sud-est nelle contrade Fegotto e Margione con un paesaggio collinare protetto dalle vaste estensioni di carrubo ed ulivo.
Gli affioramenti calcarei, sempre meno marnosi, rendono il paesaggio più aspro nelle valli e più piatto sull'altopiano cosicché dall'area della contrada Favarotta sembra quasi di camminare su una pianura e ci si accorge delle cave solo se vi si è vicini o se si apre uno spiraglio fra il fitto mantello di carrubi. Anche le valli delle cave Prainito, Palombieri-Scalarangio Scardina, Sulla e Cava d'Ispica sono simili a quella del Tellesimo, quasi a completare il tema geomorfologico della cavitazione in cui il corso d'acqua scorre incassato creando un ambiente suggestivo in cui molto spesso, visto che i luoghi sono inaccessibili, è conservato il biotopo originario; in questi corsi d'acqua la morfologia si fa più blanda solo alle origini quando un gran numero di piccoli affluenti convoglia le acque dell'altopiano.
Idrografia
L'area da vincolare racchiude parte dei bacini idrografici del fiume Tellaro e d'altri importanti corsi d'acqua quale il Tellesimo, il Vallone della Fera, il Prainito, il Palombieri poi definito anche Scalarangio, il torrente di Cava Scardina che nel primo tratto è detto della Cava del Signore, il Torrente Sulla il Cava d'Ispica e la porzione iniziale della Cava Minciucci.
Tutti questi corsi d'acqua sono iscritti al testo unico delle acque pubbliche della provincia di Ragusa che ne protegge sia il corso d'acqua principale che gli affluenti sin dalle origini, siano esse sorgenti che bracci secondari; sono pertanto già assoggettati alla tutela dalla legge 8 agosto 1985, n. 431.
Oltre la destra idrografica del fiume Tellaro, già descritta per la ricca natura paesaggistica delle valli tributarie, nucleo centrale del vincolo rimane il bacino del Torrente Tellesimo. Prima di giungere alla località Cozzo di Manzio il torrente è costituito da quattro ideali bracci che nascono dalle dolci pendenze dell'altopiano nei pressi della frazione di San Giacomo i primi due, da contrada Barco e da contrada Calamenzana gli altri; a valle del Cozzo, dalla radura comunemente conosciuta con il nome di Cava dei Servi, sino alla confluenza di Cozzo Margione e poi verso il Vallone della Fera, il Torrente scorre incassato creando certamente il tratto più suggestivo, mentre in seguito, nel breve tratto che lo separa dalla confluenza del fiume Tellaro, la morfologia si fa più blanda e contornata da un maggior numero di piccoli affluenti rispetto al tratto precedente che li possedeva esclusivamente in destra idrografica.
Il Cava d'Ispica, che insieme al torrente Sulla costituisce la porzione più meridionale del vincolo, prende origine in due piccoli rami tra le contrade Serrapero e Baravitalla. Scende serpeggiando incassato alimentato da una serie di piccoli affluenti.
La bellezza di queste valli è data dall'esasperazione della cava, che seppur paesaggio frequente nel ragusano, è qui caratterizzata dalle pareti molto scoscese in una valle stretta e profonda creatasi dallo smantellamento per crollo dei versanti di natura carbonatica costituiti da banconi calcarenitici molto fratturati per gli intensi eventi tettonici che in passati periodi geologici hanno interessato questa parte dell'altopiano. Nel Tellesimo, a differenza degli altri corsi d'acqua minori della zona, scorre anche in estate l'acqua alimentata dalle innumerevoli sorgenti poste lungo i diversi contatti strutturali e litologici che s'incontrano lungo il percorso; la vitalità del corso d'acqua è dimostrata dalle innumerevoli cascatelle e dalle conche perenni dove vive residua la Trota macrostigma.
Da questi corsi d'acqua, ma in special modo dalle sorgenti disseminate un poco ovunque, si dipartono piccole canalizzazioni che hanno favorito l'installazione di mulini che servivano per la macina del grano prodotto nel limitrofo altopiano.
Nella perimetrazione del vincolo il limite non tiene conto dei bacini imbriferi, ma solo della conservazione paesaggistica del bene da tutelare.
Geologia
Il territorio interessato dal vincolo costituisce uno dei margini orientali del plateau ibleo. Il paesaggio che oggi noi ammiriamo è la risultante fra la litologia e gli intensi fenomeni endogeni, associata alla forza delle acque scorrenti; questi tre elementi della natura hanno dato forma nel corso degli ultimi due milioni d'anni, ad un panorama che seppur monotono (vista la presenza dei bianchi affioramenti carbonatici) mostra una morfologia varia, talvolta complessa.
Quello che noi vediamo affiorare nelle valli è una litologia tutto sommato abbastanza recente rispetto la storia della Terra; risalgono, infatti, a circa venticinque milioni d'anni i calcari ragusani.
Se nell'area vincolata affiora solo il Membro Irminio della formazione Ragusa è perché la parte più antica, il membro Leonardo, è conservato sotto e non è emerso né per motivi tettonici, né per l'erosione che nonostante si sia spinta abbastanza in basso nelle profonde cave non è riuscita a mettere integralmente a nudo tutta la sezione superiore della formazione.
Nei pozzi per scopo idrico perforati nelle zone circostanti, in pieno accordo con i dati emersi dall'esplorazione petrolifera, la parte più antica della formazione (Mb.Leonardo) è costituita da un'alternanza di calcari marnosi, ed in modo minore da calcareniti e marne in modo quasi regolare. All'interno sono stati campionati pani e noduli di selce di colore nera e marrone tanto ricercati nella preistoria per la preparazione degli strumenti litici. Non affiorando qui si può ipotizzare che quelle ritrovate lungo i corsi d'acqua e nei siti archeologici siano frutto dei commerci con chi la cavava in zone limitrofe dove questa parte di formazione affiora. Dai rari ritrovamenti di fossili e dall'indagine micropaleontologica il membro Leonardo è da datare all'età geologica oligocenica e lo spessore misurato in alcuni pozzi petroliferi è notevole, quasi quattrocento metri, negli Iblei mai osservati integralmente in affioramento.
Quello che noi invece vediamo affiorare nelle valli è la seconda parte, la porzione superiore della formazione Ragusa, il Membro Irminio. La parte basale si presenta con banconi che racchiudono un'interessante alternanza di calcareniti tenere giallastre e grossolane con strati calcarenitici biancastri più fini, molto compatti e di colore biancastro. Gli strati non sono sempre piano paralleli, ma anzi come notato specie lungo il Tellesimo spesso mostrano alternanze incrociate e slumping che fanno immaginare come già si presentasse agitato il bacino deposizionale a quei tempi. In questa porzione formazionale è possibile incontrare fossili, principalmente modelli interni di lamellibranco (chiamati dai contadini "u core a petra"), mentre sugli Iblei è conosciuto un livello marker a noduli fosfatici talvolta contenenti denti di squalo che qui affiora nella sezione di Cozzo di Manzio dal lato siracusano.
Sempre nell'ambito del Membro Irminio segue in continuità stratigrafica un'altra alternanza più regolare di calcareniti e marne che specie nelle aree dell'altopiano conferiscono un caratteristico aspetto a torta, e che favoriscono l'agricoltura su terrazze naturali. Povera di macrofossili significativi è databile al Miocene inferiore.
La somma delle due porzioni del Membro Irminio raggiunge i centocinquanta metri di spessore.
In successione stratigrafica segue la formazione Tellaro (studiata lungo l'omonimo fiume) costituita da marne argillose giallastre alla cui base sarebbe presente un'alternanza di marne con straterelli calcarenitici da alcuni definita Membro di Giarratana per il fatto che affiora in quella località. D'età miocenica media contiene fossili di scarso interesse ed assume spessori (in profondità) di circa centocinquanta metri.
Al di sopra del complesso carbonatico, specie nelle depressioni, si conservano formazioni palustri e detritico-alluvionali che testimoniano un periodo in cui le acque abbondavano in modo maggiore dell'attuale e i corsi d'acqua scorrevano in modo diverso; nelle cave le brecce di versante e i coni di detrito, posti alla base delle ripide pareti in smantellamento, denunciano territori resi instabili dalla lunga mancanza di boschi e vegetazione trattenente.
Interessanti, infine, i risultati ottenuti dall'intensa tettonica che, specie nei momenti distensivi, ha creato paesaggi costituiti da horst e graben. L'area attorno alla frazione di San Giacomo-Montesano, ad esempio, sarebbe proprio una grande fossa tettonica allineata nord est-sud ovest, in accordo con i principali allineamenti regionali; ma il sistema tettonico più importante è rappresentato dalla faglia di Ispica che scorre a valle del paese costituendo il limite meridionale del massiccio carbonatico degli Iblei oltre cui si trova in profondità.
Il restante territorio vincolato è percorso da faglie distensive d'analoga direzione o delle sue coniugate, strutture minori che hanno condizionato la morfologia e la stessa direzione d'impostazione dei corsi d'acqua.
Per le caratteristiche chimiche intrinseche della roccia e per il fatto di esser attraversata da faglie e diaclasi che ha facilitato la circolazione delle acque, questa parte degli iblei gode di un esteso fenomeno carsico che si manifesta ovunque con piccole e grandi cavità, talora ampie ed esplorabili.
Aspetti naturalistici
L'ambiente da vincolare si distingue in due fasce ben definite: l'area d'altopiano degradante e quello di fondovalle.
Se il primo, specie per la facilità d'accesso ai mezzi meccanici, si presenta coltivato da un'agricoltura non intensiva, tradizionale e quindi tutto sommato giudicata poco deleteria per la conservazione del paesaggio agrario, il secondo è più congeniale e rappresentativo dei primitivi biotopi naturali.
Fisionomicamente la vegetazione della cava può essere distinta in alcune zone ben tipizzabili. Come osservato ad esempio lungo il Tellesimo, il corso d'acqua è accompagnato da una stretta fascia di vegetazione ripariale, ricca d'essenze arboree a platano, salice e pioppo (Platanus orientalis, Salix fragilis, Salix pedicellata, Salix alba, Populus nigra) cui si associano arbusti e liane che costituiscono a tratti un intricato sottobosco di rovi del genere Rubus e cui si aggiungono specie erbacee di fondovalle del tipo igrofilo.
Sui costoni rocciosi sono frequenti le macchie con lentisco e leccio (Pistacia lentiscus e Quercus ilex), mentre le fenditure rocciose sono colonizzate da capperacee ed euforbiacee (Cappero spinosa, Euphorbia dendroides) specie un tempo più comuni in tutti i corsi d'acqua iblei.
In contrada Marchesa di San Giacomo e soprattutto lungo tutto il corso del Tellesimo si tenta di ripristinare i vecchi ambienti boschivi preparando i terreni con i rimboschimenti che si operano da parte della stessa Regione sin dal 1978 in terreni demaniali.
Sui fondovalle i corsi d'acqua non sono da considerare semplici canali di trasporto d'acqua, ma sistemi ambientali in cui la presenza idrica, se mantenuta, permette il perdurare d'associazioni naturalistiche d'estremo interesse. Se oltre alla presenza dell'acqua si riesce a conservare un ambiente fisico-chimico favorevole allora è possibile contenere i danni dell'avanzata antropizzatrice.
A tali considerazioni va legata la presenza nel torrente Tellesimo (oltre che molto probabilmente ancora nel Tellaro) e nella Cava del Prainito di una popolazione del salmonide tipico della nostra isola, la Trota macrostigma. Tale forma, studiata sistematicamente è inserita nella lista, realizzata dal Comitato europeo per la conservazione della natura e delle risorse, delle specie d'acqua dolce minacciate in Europa e l'eccezionalità della conservazione è legata al fatto che probabilmente è una delle ultime popolazioni allo stato puro in Sicilia, in quanto immune da immissioni di forme alloctone.
A tale riguardo l'Amministrazione regionale ha considerato l'importanza di tale forma ittica vietandone la pesca a tempo indeterminato nel torrente Tellesimo, con apposito decreto dell'Assessore per la cooperazione, il commercio, l'artigianato e la pesca del 28 febbraio 1989.
Anche la presenza di altre specie animali testimoniano un habitat ancora incontaminato; le acque ospitano le tinche e le anguille e nel fitto sottobosco vivono in sintonia con l'ambiente la donnola, la lepre e l'istrice (Mustela nivalis, Lepus europaeus e Hystrix cristata). Tra i rettili sono segnalati il gongilo (Chalcides ocellatus tiligugu e alcune specie di colubridi (Elaphe situla leopardina e Coluber virdiflavus carbonarius). L'avifauna è presente con il lanario e il barbagianni.
Il vincolo quindi oltre alla conservazione del paesaggio si prefigge la conservazione della struttura fisica della cava che altrimenti comporterebbe una modificazione dell'habitat rischiando di diventare inospitale sia per i microrganismi (che sono alla base delle catene biologiche) che per gli animali che a queste catene sono legati. Inoltre, l'abbattimento degli alberi e la distruzione della vegetazione riparia comporterebbero una variazione della regolazione microclimatica con grave ricaduta sullo stesso paesaggio, tenendo tra l'altro conto che il torrente che già soffre di una carenza idrica, avendo minori apporti, metterebbe in serio pericolo la fauna ittica.
Se l'ambiente naturale sopravvive nei fondovalle del Tellesimo o del Prainito, ciò non vale per gli altri torrenti da vincolare che soffrono da anni di un'endemica carenza idrica; dalla tarda primavera sino all'autunno inoltrato la falda scende di livello a causa del combinarsi di due eventi, la mancanza di precipitazioni e il contemporaneo emungimento dei pozzi che si trovano sparsi in tutto il bacino idrografico.
Resti del passato
Il territorio da vincolare è da sempre stato abitato dall'uomo ed i resti che si rinvengono sparsi ne sono la prova.
Un tempo, queste colline avevano un aspetto certamente diverso; ricche di boschi, come gli antichi autori ci tramandano, erano un sicuro rifugio per l'uomo ed anche un serbatoio di selvaggina per i primitivi cacciatori, erano preferite per la presenza delle numerose sorgenti e per i fiumi certamente pescosi. Anche se non affiorava la selce, come nelle altre cave iblee, non mancavano certo gli spunti di sopravvivenza.
Le aree pianeggianti e a debole pendenza furono ben presto interessate dalla coltivazione del grano che tanto accrescerà l'importanza dell'isola e della stessa Ragusa definita al tempo dei romani come il "granaio dell'impero".
La possibilità di avere sempre nuovi coltivi e la pregevolezza del legno ricavato dai boschi a quel tempo presenti portò ad un disboscamento sempre più frequente; greci, romani e arabi riducendo le superfici boscose modificarono di conseguenza anche la struttura del territorio sino a portarlo a quello attuale. Tra i campi di Piano dei Pozzi si apprezzano queste presenze del passato anche se attualmente non sono stati condotti scavi sistematici.
Ma la zona che ha rivelato una complessa presenza umana è pur sempre quella che ruota attorno alla parte iniziale della cava del torrente Tellesimo dove proprio all'inizio del demanio forestale è stato trovato un monumento funerario megalitico di notevole interesse scientifico. Il dolmen, costituito da sei lastre di calcare poste a cerchio delimita un'area interna con diametro che misura circa due metri; al di sopra di quest'ambiente altre lastre ne imitavano la cupola; un raro esempio di monumento funerario. Oltre questa singolarità archeologica di fronte, a contrada Pesciarello, si estendevano i luoghi di vita quotidiana ma anche la necropoli che fa osservare tombe che spaziano come periodo dal Castellucciano (XX-XV sec. a.C.) alla cultura di Pantalica (XII-XI sec. a.C.).
Anche a valle del dolmen, nell'area di Cozzo di Manzio, si ritrovano accanto al corso d'acqua grotte abitate sino all'era cristiana, mentre più a valle la necropoli preistorica caratterizzata da grotticelle scavate a mezza quota su versanti scoscesi e inaccessibili occupa buona parte della parete occidentale della Cava dei Servi.
Ed ancora più a valle lungo lo stesso corso d'acqua altre necropoli segnalano una frequentazione più intensa dei luoghi favorita dall'aspetto selvaggio ed inaccessibile del fondovalle che è giunto così a noi, quasi immutato negli ultimi millenni.
Anche il corso del fiume Tellaro è costellato da piccoli insediamenti castellucciani, giacché la località da cui proviene il nome quella cultura è di là poco distante, a circa due chilometri, nella corrispettiva fascia vincolata in territorio siracusano.
Anche gli altri corsi d'acqua minori a cui si estende il vincolo presentano resti del passato. Sin dai tempi dell'Orsi furono esplorate le necropoli dell'altopiano modicano e lo stesso archeologo segnala resti murari, che definisce megalitici, sparsi nella campagna; da più approfonditi e recenti studi, però , queste mura sono da ricondurre alle civiltà che coltivarono il grano dal periodo imperiale sino ai tempi bizantini. In queste zone rinvenimenti occasionali, specie durante le fasi d'aratura del terreno, coprono un po' tutti i periodi storici sino a questo millennio.
Di particolare interesse le necropoli scoperte lungo il Cava Palombieri nei pressi di Case Turlà, ma anche quelle di quel tratto di cava detta "Paradiso", o quelle della Cava del Prainito nei pressi del Mulino. Al confine meridionale del vincolo, presso Scalarangio, si segnala una rara catacomba ebraica.
Infine, anche lo spazio fra la Cava Scardina e quella del torrente Sulla sono da considerare ricche di testimonianze archeologiche; ne sono prova la gran quantità di tombe e le grotte che si osservano all'uscita della stretta Cava Sulla verso l'ambiente dell'adiacente pianura.
La Cava Ispica
La Cava Ispica costituisce uno dei luoghi più celebri dell'attrattiva storico-archeologica siciliana, legata al ricordo che ne hanno lasciato i viaggiatori e gli studiosi italiani e stranieri.
La Cava è una vera e propria valle incisa per tredici chilometri nelle pendici meridionali degli iblei, fra Modica e Ispica. Un minuscolo ruscelletto, il Pernamazzoni, scorre sul fondo valle fra scenari paesaggistici di incontaminata bellezza.
La Cava si forma nel cuore dell'altopiano modicano, a quota 400 m. s.l.m., con un impluvio nelle contrade Serrapero e Baravitalla. La vera e propria testata della cava è segnata più a valle da una strettoia determinata dalla convergenza di due speroni rocciosi che sporgono dai pianori soprastanti: ad est il "Cozzo", ad ovest il Poggio Salnitro.
Il toponimo "Cava Ispica" si riferisce solo alla testata nord della Cava, ricadente nel territorio di Modica.
La Cava Ispica, prima dello stretto gomito finale a sud, si allarga per la confluenza di due brevi cave laterali: la "Cava Mortella" ed il "Vallone della Barriera". Qui si forma una colonna rocciosa stretta ed allungata, detta la "Forza". È uno sperone imprendibile, che costituiva il nucleo dell'abitato tardo medievale di Spacca forno.
Già agli inizi del secondo millennio avanti Cristo, l'uomo preistorico è presente nella Valle d' Ispica, all'alba cioè di forti influenze egeo-anatoliche, protomicenee e sulla scia della diffusione mediterranea della "matt-painted ware" mesoelladica.
Forme proto-urbane di villaggi di clan plurifamiliari, dall'economia complementare ed integrata di tipo agricola e pastorale e forme di economia iperspecializzata di tipo minerario, interrelazioni gerarchiche fra gruppi sociali diversi, accumuli di eccedenze, interscambi con aree limitrofe, costituiscono l'universo della cultura "castellucciana" dell'antico bronzo siciliano.
A Cava Ispica, ai bordi della Valle, si trovano documentati, nell'ambito di una fitta rete di insediamenti di cava, alcuni episodi rilevantissimi di questa civiltà.
A Baravitalla, da dove proviene un osso a globuli simile a quelli rinvenuti a Troia, a Lerna, a Malta e in Puglia, sono note un gruppo di capanne recintate da un muro difensivo i cui prototipi architettonici sono le fortificazioni di Chalandriani nell'isola di Sylos, quelli di Siphos e di Los Millares, oppure quelle di Branco Grande di Camarina, di Timpa Ddieri di Villasmundo e di Thapsos (Siracusa). Elaborate forme di architettura funeraria preistorica, simili ai prospetti dei templi megalitici di Hal Saflieni a Malta e alle tombe delle Baleari, sono quelle tombe con padiglione caratterizzato da un monumentale prospetto a pilastri dalla necropoli di Baravitalla e da quella di Calicantone.
Il panorama degli episodi rupestri monumentali, attestati lungo la Valle, continua con alcuni singolari cimiteri ipogei (catacomba della Larderia, ipogei del Camposanto, Grotta Scantusa) di epoca tardo-imperiale, relativi a diversi villaggi e fattorie romane costruite sui contigui altopiani e abitate da "aratores" forse già cristianizzati. Il maggiore di questi cimiteri è una vera e propria catacomba, quella della Larderia, databile ad epoca postcostantiniana, fra i più estesi monumenti funerari di questa età nel triangolo meridionale della Sicilia.
Si tratta di un "unicum", sia sul piano della realizzazione (fosse terragne, loculi a pila sovrapposti, arcosoli polisomi, tombe a baldacchino, arcosoli a tegurium cieco), che dal punto di vista architettonico (fosse degli arcosoli disposte a diverse quote, pilastrini e rozzi capitelli, arcatelle dei teguri a tutto sesto o ad arco riba ssato).
Ma è soprattutto in epoca tardo-antica ed alto-medievale, che la Valle rappresenta un habitat eccezionale. Esso favorisce l'insediamento di decine di villaggi ricavati nella roccia (Grotte cadute, Cozzo Salnitro Palazzetto, Grotte Giardina, Perna Mazzone, Castello, Convento, Forza d' Ispica) che, benchè simili ad altri del Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia, costituiscono senza dubbio la più singolare forma di aggregazione rupestre di tutto il Mediterraneo fra l'VIII e il XII-XV secolo dopo Cristo.
A parte le singolarissime soluzioni dell'architettura civile in cui sono stati traslati modelli delle abitazioni bizantine subdiali noti anche dagli esempi siriani di Behio, sono alquanto interessanti alcuni sacelli rupestri: Santa Maria, con scaletta elicoidale di collegamento, tracce di pannelli pittorici raffiguranti probabilmente la Vergine; San Nicola, di forma quasi quadrata, con abside e pannelli pittorici che rappresentano la Madonna col Bambino, San Nicola e una scena di Annunciazione; Grotta dei Santi, con vestibolo e oratorio e con almeno trenta pannelli pittorici raffiguranti vescovi e santi; la Spezieria, con conca presbiterale triabsidata, navata di forma quadrata, subsellia come nelle chiesette di San Micidiario, di Santa Maria e di Sant'Alfano.
Se il Castello rappresenta per eccellenza il paradigma di una forma di insediamento rupestre di tipo naturalmente fortificato, il Convento è invece un vero e proprio "monasterion" legato forse al fenomeno del monacheismo orientale, con un sacello dedicato a Santa Alessandra adibito alla liturgia battesimale simile alla cripta di San Marco presso Noto, o alla cripta del Castello di Platamone vicino Rosolini.
Un'eccezionale architettura monumentale di età bizantina costruita sull'altopiano è la singolare chiesetta di San Pancrati, dedicata ad un "Pantokrator" o una "H. Maria Panachrantos" o a un San Pancrati, databile al V -VI secolo dopo Cristo. Essa ha pianta a navata longitudinale allungata e presbiterio a trifoglio, mistilineo all'esterno. Un vero e proprio "unicum", un momento architettonico intermedio fra le "callae trichorae" e le basiliche a pianta longitudinale che ripropone il problema della interdipendenza fra la basilica palatina e quella cristiana.
Paesaggio rurale
Se le testimonianze archeologiche hanno fornito la conferma sulle frequentazioni di questi luoghi nel passato, quello che noi osserviamo è principalmente il frutto delle trasformazioni occorse in quest'ultimo millennio.
Nell'area da sottoporre a vincolo, come ampiamente visto, esistono due ambienti ben distinti, quello dell'altopiano e quello delle cave. Se quest'ultimo era, ed è l'ambiente ideale per la caccia, la pesca ed il rifugio, quello dell'altopiano è certamente quello del lavoro e dei luoghi dove meglio si coglie l'evolversi della vita.
Sin dai tempi che hanno definito questa regione "granaio dell'impero" l'evoluzione della vita rurale nel modicano è avvenuta attorno a due grandi fili conduttori: la coltivazione del grano e l'allevamento della vacca modicana.
L'area delle cave non potendo assicurare nessuno di questi due requisiti è rimasta immutata, quasi abbandonata dall'assalto incondizionato riservato all'altopiano fertile.
Dalla struttura latifondistica romana (testimoniata sia negli scritti antichi sia nei ritrovamenti archeologici) al periodo bizantino fu un pullulare di vita nei campi; un rallentamento si ebbe con le incursioni arabe, ma solo per poco perché il sistema feudale-baronale dapprima e l'enfiteusi in seguito favorirono il ritorno alla campagna.
Proprio con l'enfiteusi, i potenti Conti di Modica, con la velata scusa di spietrare i terreni e di distinguere la loro rotazione colturale da alternarsi al pascolo, ma in realtà per avere limiti territoriali certi da sottoporre alla tassazione, imposero la rimozione delle grosse pietre affioranti e la realizzazione della caratteristica rete di muri a secco quali confini.
Il paesaggio si arricchì, inoltre, d'elementi architettonici vivi quali le grandi masserie, talvolta nate sulla base di semplici necessità familiari.
Le tipologie degli edifici rurali si possono distinguere in cinque grandi gruppi: la masseria, la villa fattoria, l'abitazione del coltivatore, la casa di villeggiatura, i piccoli ricoveri; tutte queste costellano il paesaggio rurale nel verde dell'altopiano fra carrubi, olivi e mandorli.
Molte costruzioni, sorte all'indomani del grande terremoto del 1693, inglobarono o sorsero presso strutture preesistenti fortificate, bizantine o medievali.
Le grandi masserie rappresentavano edifici rurali dedicati in parte alle attività ricreative estive dei nobili o borghesi agiati e in parte costituivano dimore o strutture di supporto alle attività contadine di tutto l'anno. Si affiancarono ad esse anche magazzini, palmenti e trappeti per la conservazione e la lavorazione dei prodotti della terra.
Le costruzioni, realizzate spesso in luoghi elevati, permettevano facilmente la difesa dall'attacco dei briganti e spesso assumevano l'aspetto turrito.
È in uso la distinzione fra masseria ragusana e siracusana che sta nella tipologia e utilizzo delle produzioni, tenuto conto che all'epoca della costruzione le provincie erano unite e facevano parte della Contea.
Quelle dette ragusane, tipiche anche del territorio modicano, erano destinate all'allevamento e alla coltura dei foraggi per gli animali ed erano contraddistinte da alti muri di protezione. La tipologia siracusana, invece, è più grande, a corte chiusa, con casa sopraelevata per la residenza del padrone e presenta la chiesa, il pozzo centrale alla corte, magazzini, stalle, frantoio e palmento.
Un esempio completo di masseria è dato dalla Fattoria Musso in contrada San Giacomo, sorge su un cocuzzolo isolato a quota 562 metri sul livello del mare, in uno dei punti certamente più elevati dell'intero territorio da vincolare. Contiene i magazzini per i cereali ed il trappeto, ma anche le stalle per il ricovero e la mungitura degli animali; tutto ruota attorno ad un ampio cortile centrale di forma rettangolare che prende il nome di "baglio". Quasi centrale, un corpo a due piani, la casa padronale abitata dai proprietari nei mesi estivi. Anche la muratura di questo corpo sembra migliore di quella dei locali di lavoro; i cantonali sono realizzati da grossi elementi ben ammorsati e la restante muratura a sacco è rifinita con intonaci dai colori tenui in accordo con le tinte dell'ambiente circostante. A lato un piccolo spazio delimitato da mura definisce un giardino e l'orto padronale. In altre masserie (Finocchiara, Scaliciani) sono presenti forme più imponenti e case torri con modelli che si avvicinano di più alle costruzioni dell'interno dell'isola.
La testimonianza dell'importanza sociale della Fattoria Musso sta anche nel fatto che, di quelle censite per questo vincolo, è l'unica ad avere una chiesa che seppur di modesta fattura era pubblica visto che è disposta prima dell'entrata del complesso, aperta a tutti gli abitanti della contrada. Anche il restante territorio vincolato brulica di grossi caseggiati; tra i più importanti Montesano, Cammaratini o Crocifia.
La villa fattoria è più tipica dell'ottocento; è a due piani, quello nobile per il proprietario e quello inferiore per il contadino, e presenta aspetti estetici ricercati. Ha annesse stalle e magazzini, spesso palmento e frantoio. Tra gli esempi tipici le ville Tantillo e Scorsone o le Case Savarini.
La casa del coltivatore diretto, spesso ad un solo piano, era abitata dall'agricoltore stesso; è più semplice della villa-fattoria ed ha annesso dei magazzini. Nel territorio queste tipologie sono ben rappresentate ovunque ma molto spesso, se ancora vissute, hanno visto accrescere nuovi corpi di fabbrica, tettoie e stalle razionali.
Le case dei contadini sono piccole, monolocali, talvolta poveri tuguri; il loro numero aumenta nella seconda metà dell'ottocento parallelamente ad un diverso modo di concepire il lavoro dei campi, con un successivo smantellarsi del feudo e una progressiva trasformazione agraria.
Nell'unico ambiente, angusto per l'elevato numero di familiari, si svolgeva la vita domestica diurna con il rito del cibo, dei lavori del tessere e del filare, e notturno per i contadini e gli animali da soma; le case erano spesso anche stalle e mangiatoie prive di qualsiasi servizio igienico. In base alle esigenze venivano realizzati depositi e pagliai.
A contrastare l'aspetto imponente della prima serie d'edifici, le case contadine, povere nella muratura, talora non intonacate, riempivano la campagna dimostrando lo stato della vita quotidiana di chi lavorava in modo diretto la terra. Accanto alle casette orti e nelle terrazze erose a torta gli ulivi, i carrubi, i mandorli fonte sicura di reddito.
Negli alti e bassi delle attività contadine, all'indomani della seconda guerra mondiale, la crisi investì la struttura agricola con i suoi residui latifondi.
La carenza di manodopera e la difficoltà nelle vie di comunicazione aumentarono la crisi del settore agricolo. Una dura lotta seguita dalla legge per la riforma agraria, con i prestiti agevolati e lo smantellamento del latifondo, stimolò l'agricoltura con la costruzione delle cosiddette "case della riforma" per incoraggiare il trasferimento nelle proprietà agricole e favorire lo sviluppo dell'agricoltura.
Esempio di questo è il Borgo San Giacomo, una ventina di piccole case "della riforma agraria" ancora abitate, ma trasformate alle moderne esigenze. Una strada centrale le divide in due gruppi; una cisterna le limita ad est dove già' esisteva una piccola masseria.
Dopo gli anni sessanta una nuova ondata investì il territorio e da questa nasce l'invasione di costruzioni spesso abusive e con tipologie che mal si inquadrano nel nostro paesaggio; tetti con tegolati inusuali per questi luoghi da sempre caratterizzati da coperture con coppi siciliani gialli, intonaci vivaci realizzati con prodotti plastici in alternativa ai colori mediterranei dati alle tonachine tradizionali, infissi in alluminio contro quelli in legno.
Oltre agli esempi indicati per le singole tipologie esistono sul territorio una serie di edifici con caratteristiche intermedie, determinati dalle trasformazioni subite nel tempo.
Le principali ville, masserie e caseggiati rurali presenti nell'area da vincolare, di seguito elencate, sono state rappresentate nell'allegato 3.

Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica costa Fredda Caseggiato rurale "la Vaccheria"  
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Cottonera Caseggiato rurale di Cottonera 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Piano Lago Masseria di Piano Lago 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica San Giacomo Caseggiato rurale di Porrazzelle 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica San Giacorno Caseggiato rurale "il Quaranaio" 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Montesano Masseria di Case Montesano 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Montesano Caseggiato rurale Case Musso 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Montesano Caseggiato Sorgente Fontana 
Palazzolo Acreide  273 II S.E. Modica Cava de Lobbis Mulino lungo il fiume Tellaro 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Borgo San Giacomo Borgo San Giacomo 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa Cozzo Freddo Nord Masseria di Cozzo Freddo 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa contrada San Giacomo Masseria Mandra Ricignolo 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa contrada San Giacomo Casale San Giacomo 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa contrada San Giacomo Complesso della Fattoria Musso 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Marchesa Masseria a Marchesa 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa S. Giacomo-Marchesa Caseggiato rurale di San Giacomo 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Colle Montesano Masseria Case Montesano 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Marchesa Casa Marchesa 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Masseria di Case Floridia 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Masseria di Case Ottaviano 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Masseria di Case Santoro 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa Bellocozzo Resti del Trappeto 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Cozzo Freddo Nord Caseggiato lungo la S.P. 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Albacara Caseggiato rurale di Case Albacara 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Caseggiato rurale vicino Tellaro 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Caseggiato rurale vicino Tellaro 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa Bellocozzo Caseggiato rurale Casa Agosta 
Castelluccio  276 I N.E. Ragusa Bellocozzo Caseggiato rurale Case Castigo di Dio 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Bibbiola Caseggiato rurale Case Crocia 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Pesciarello Complesso Pesciarello 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Pesciarello Caseggiato rurale Casa Pesciarello 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Fegotto Caseggiato rurale Casa Fegotto 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Pesciarello Caseggiato rurale Casa Ragusa 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Fosso Margione Caseggiato rurale Casa Cannata 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Fosso Margione Caseggiato rurale Casa Candelliere 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Margione Caseggiato rurale Casa Tantillo 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Fosso Margione Caseggiato rurale Casa Margione 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Torrente Tellesimo Mulino Pancali 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Margione Caseggiato del Fosso Margione 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Margione Caseggiato rurale del Margione 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Margione Caseggiato rurale del Margione 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Margione Caseggiato rurale Case Floridia 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Caseggiato rurale Casa Frasca 
Castelluccio  276 I N.E. Modica cava Margione Caseggiato rurale del Cava Margione 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada San Giacomo Caseggiato rurale Case Gisira 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Cozzo Freddo Masseria di Case Ottaviano 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Cozzo Freddo Gisira Albertini 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Cozzo Freddo Caseggiato rurale di Gisira Albertini 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Cozzo Freddo Masseria di Case Floridia 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada cozzo Freddo Ruderi Magazzini della Fame 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Masseria Alecce 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale di Masseria Alecce 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale Case Ciavola 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale Ciavola 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale Ciavola 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Gisira Pagana 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale Case Cavallo 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiati rurali di Case Giunta 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Pagana Caseggiato rurale di Cozzo Napolino 
Castelluccio  276 I N.E. Modica Napolino Caseggiato rurale "Il Mulinazzo" 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Mandra della Ruina 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Caseggiato rurale Case Doddaro 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Caseggiato lungo S.P. 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Gisira Pagana 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisira Caseggiato rurale Case Nobile 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisirotta Caseggiato rurale Gisirotta 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Gisirotta Caseggiato rurale Gisirotta 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica contrada Gisirotta Caseggiato rurale Gisirotta 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica contrada Gisirotta Caseggiato rurale Gisirotta 
Castelluccio  276 I N.E. Modica contrada Martisello Caseggiato rurale Case Garofalo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Feudo Frigintini Caseggiato rurale Case Scifo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Feudo Frigintini Caseggiato rurale Case Saitta 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Feudo Frigintini Caseggiato rurale Case Corulla 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Rossolillo Caseggiato rurale Rossolillo 
Cava d'ispica  276 II S.E. Modica Rossolillo Caseggiato rurale Case Corulla 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Rossolillo Caseggiato rurale Case Corulla 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale lungo il Favarotta 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Case Rizzana 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Case Aprile 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Case Aprile 
Cava d'Ispica  276 I N.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Casa Ascenzo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Casa Cannata 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarotta Caseggiato rurale Casa Mantegna 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarottella Caseggiato rurale della Favarottella 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Prainito Caseggiato rurale Case Tontillo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Favarottella Caseggiato rurale della Favarottella 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Complesso rurale Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale "La Casazza" 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale dei Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale dei Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale "La Mandra Vecchia" 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale dei Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Masseria Schifitto 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale dei Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 I N.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale dei Cammaratini 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Gesira Masseria di Case Turlà 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale Case Manzio 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale "La Carbonara" 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Ciaceri Masseria di Don Raimondo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Ciaceri Masseria Ciaceri 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Ciaceri Caseggiato Ciaceri 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Ciaceri Case Colomba 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Ciaceri Caseggiato rurale Ciaceri 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cammaratini Caseggiato rurale Case Molè 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cipollazza Masseria Cipollazzo 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Gesira Complesso rurale di Casa Cannata 
Modica  276 I S.0. Modica Trebalate Caseggiato rurale Case Trebalate 
Modica  276 I S.0. Modica Serrapero Caseggiato rurale di Serrapero 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Baravitalla Caseggiato rurale di Baravitalla 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cannizzara Villa rurale Arrabito 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cava Ispica Caseggiato rurale "Sambramati" 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cava Ispica Caseggiato presso chiesa S. Pancrazio 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cava Ispica Caseggiato rurale lungo il Cava d'Ispica 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cava Ispica Caseggiato rurale di Cava d'Ispica 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Finocchiara Torre Finocchiara 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Cava Ispica Villa Trombatore 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Finocchiara Masseria Finocchiara 
Ispica  276 II N.E. Modica Finocchiara Caseggiato rurale della Finocchiara 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Gisirella Gisirella 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Gisirella Caseggiato rurale Gisirella 
Cava d'Ispica  276 II S.E. Modica Gisirella Caseggiato rurale Case Giardina 
Ispica  276 II N.E. Modica Calicantoni Masseria Calicantoni 
Ispica  276 II N.E. Modica Calicantoni Caseggiato rurale Calicantoni 
Ispica  276 II N.E. Modica Scaliciani Torre Scaliciani 
Ispica  276 II N.E. Modica contrada Catanese Villa Arena 
Ispica  276 II N.E. Modica Cava Ispica Caseggiato rurale Crescione 
Ispica  276 II N.E. Modica contrada Catanese Masseria di case Di Martino 
Ispica  276 II N.E. Modica contrada Catanese Villa e Masseria di Case Savarini 
Ispica  276 II N.E. Modica Minciucci Caseggiato rurale Case Minciucci 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Villa Scorsone 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Case Scorsone Zucchero 
Ispica  276 II N.E Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale di Scorsone 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Case Grimaldi 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Case Cannizzara 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale di Case Pisano 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale di Case Pisano 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Casa Annunziata 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Masseria Case Scorsone Tedeschi 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale di Scorsone 
Ispica  276 II N.E Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale di Scorsone 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Case Scorsone Modica 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scorsone Caseggiato rurale Case Modica 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Sulla Caseggiato rurale Bosco Vucchieri 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Sulla Villa Modica 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Sulla Caseggiato rurale Conventazzo 
Ispica  276 II N.E Ispica Cava Ispica Caseggiato rurale Case Gerratana 
Ispica  276 II N.E. Ispica contrada Scalaricolla Caseggiato rurale Case Scalaricotta 
Ispica  276 II N.E. Ispica Ispica Villa "Il Palazzello" 
Ispica  276 II N.E. Ispica Crocifia Complesso Masseria Crocifia 


Molti degli antichi fabbricati presentano corpi allungati. Sono le stalle un tempo destinate all'allevamento della vacca modicana, una varietà autoctona della comune mucca mediterranea (Bos taurus macrocerus) ottenuta dalla paziente selezione degli allevatori iblei che hanno incrociato per decenni bovini di collina con bovini di pianura (due delle tre sottospecie siciliane) ottenendo una razza che assomma delle proprietà uniche (dal 1936 il Ministero dell'agricoltura e delle foreste ne ha definito le caratteristiche tipiche e dal 1970 esiste un libro genealogico tenuto dall'Associazione regionale allevatori e regolato da un decreto specifico).
La razza è abituata da sempre alla vita brada, ai difficili climi iblei e ai prati dove è più frequente trovare stoppie (la restuccia) e rovi anziché l'erba medica o il trifoglio, oltre alla poca acqua raccolta nelle conche e negli "scifi"; nonostante ciò produce un latte ricco da cui prendono maggior gusto i prodotti caseari iblei oramai conosciuti al pari d'altri importanti formaggi nazionali.
Purtroppo si vede abbinata sempre più a razze d'oltralpe, le quali riescono a produrre un quantitativo doppio di latte rispetto alla specie iblea, vivendo una vita non brada, da stalla. Le aziende zootecniche, un tempo a conduzione familiare, sono ora in continua espansione e propendono per la realizzazione di moderne stalle razionali (secondo le norme comunitarie) tentando di costruire casermoni prefabbricati che da un lato migliorano l'economia generale del modicano, ma che in pratica minano l'esistenza di una razza che ha contribuito alla storia del paesaggio ibleo.
Completa il paesaggio rurale la presenza in buona quantità di edicole votive, le "fiuredde". Percorrendo un po' tutti i vecchi percorsi, le carraie e le trazzere, s'incontrano specie agli incroci questi piccoli monumenti frutto della devozione. Alcune modeste, altre sontuose come quella posta all'ingresso della strada che sale alla Fattoria Musso, nascevano dal culto quotidiano di chi aveva bisogno di rassicurazione e garanzia di futura grazia. Molte contenevano autentiche opere d'arte che oggi sono state smontate o trafugate. Alcune rappresentavano Santi, ma molto spesso il soggetto sacro era la Madonna, il culto della madre propiziatoria cui i contadini erano particolarmente devoti per i bisogni quotidiani, un luogo dove fermarsi un attimo in preghiera quando non si aveva nemmeno il tempo di recarsi in chiesa perché impegnati nel lavoro quotidiano dei campi.
In definitiva il territorio che s'intende vincolare, pur se di notevole estensione, mostra caratteri di continuità ed uniformità legati alla sua storia geologica, naturalistica, storica in un paesaggio residuo che vale la pena di tutelare e completa un tema comune con la provincia siracusana che, mostrando territori con analoghe caratteristiche, ha già provveduto a sottoporre a vincolo l'area orientale del bacino del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri e Scardina.
Perimetrazione
Il vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava d'Ispica interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Trattandosi di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo provinciale dal lato orientale.
Nella parte più settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte dal confine provinciale posto subito oltre il Km. 10 della strada provinciale n.57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale n.53 San Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di San Giacomo, comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di fronte l'accesso alla Fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad ovest, prosegue per la trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che è anche limite comunale fra Ragusa e Modica, sino ad incrociare la pista che risale la collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di località Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione Frigintini-Margione sino all'incrocio con la strada consortile Saitta-Martisello. Quest'ultima strada si sviluppa per quasi 2,500 Km. attraversando il feudo Frigintini. Giunti all'incrocio si devia verso sud-est imboccando la strada provinciale n. 23 che rappresenta sino all'incrocio con la strada provinciale n. 28 il limite del vincolo seguendo ulteriormente quest'ultima strada, per Km 1,100 verso est, al Km 10+000 il confine incrocia la strada provinciale n. 33 che segue integralmente sino al limite provinciale.
Il limite fra le due provincie è rappresentato da una serie di stradelle comunali e vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri, in parte la villa Guardia Cava Palombieri il tratto finale della consortile Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava; quest'ultima è superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che è in coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a secco giunge sino alla Cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28 Modica-Favarotta nei pressi del Km. 11+400.
Il limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle interpoderali e lungo muri a secco sino alla Cava del Margione posta circa 500 metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione nei pressi del Km. 4+500. Segue cosi l'intera Cava del Margione sino a che il corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraverso i campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo Nord e da qui sino alla strada regionale n. 10 San Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per circa 700 metri. Nuovamente qui le due provincie presentano come confine una serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km. 21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allor quando il limite coincide con l'origine del Vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a valle della Gisirotta.
Il limite orientale del vincolo paesaggistico è ora integralmente rappresentato dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Cantoniera.
La porzione inferiore del vincolo, posta in continuità con il territorio provinciale di Siracusa, oggetto di analogo vincolo è delimitata in buona parte dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso nord-ovest lungo la Consortile Cannizzaro-Ciancia che segue sino all'altezza della casa cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32 Rocciola -Scrofani che segue sino all'incrocio di Serrapero. Svoltando verso sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud. Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scalepiane ne segue il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa è limite occidentale del vincolo sino a raggiungere la S.S. 115.
Il limite del vincolo è cosi costituito dalla stessa statale sino alla periferia dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del Serbatoio e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue poi la via dei Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava Mortella che è inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue così con la via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico d'Ispica. Ne segue il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato anche dalla stessa perimetrazione del Parco Forza, già sottoposto al vincolo archeologico dallo stesso P.R.G., includendo nel vincolo anche la parte prospiciente la valle della Strada Barriera e seguendo lo sviluppo intorno al complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il complesso conventuale dei Frati Minori. Il limite segue così tutta la stessa via Santa Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale di quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle coincide con quello della statale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia posto al ponte cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra idrografica della cava Scardina e poi lungo la Cava del Signore sino all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292 m. s.l.m.
Il limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la Cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi Monica, superando la strada provinciale n. 34 S.Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al versante di Cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.

Allegato A


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