REPUBBLICA ITALIANA
GAZZETTA UFFICIALE
DELLA REGIONE SICILIANA

PARTE PRIMA
PALERMO - VENERDÌ 28 LUGLIO 2000 - N. 35
SI PUBBLICA DI REGOLA IL VENERDI'

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Programmi di trasposizione e impostazione grafica di : Avv.Michele Arcadipane

DECRETO PRESIDENZIALE 7 luglio 2000.
Piano regionale faunistico venatorio 2000/2004.

Allegati
Deliberazione n. 133 dell'1 giugno 2000 «Legge regionale 21 settembre 1997, n. 33, così come modificata dalla legge regionale 31 agosto 1998, n. 15. Piano faunistico-venatorio 2000/2004»
La Giunta regionale

Visto lo Statuto della Regione;
Viste le leggi regionali 29 dicembre 1962, n. 28 e 10 aprile 1978, n. 2;
Visto il proprio regolamento interno;
Vista la legge regionale 21 settembre 1997, n. 33;
Visto, in particolare, l'art. 15, comma 1, della suddetta legge regionale n. 33/97;
Vista la legge regionale 31 agosto 1998, n. 15: «Modifiche alla legge regionale 1 settembre 1997, n. 33, in materia di tutela della fauna selvatica ed esercizio venatorio»;
Visto il decreto legislativo 18 giugno 1999, n. 200;
Vista la deliberazione n. 289 del 21 settembre 1998, con la quale la Giunta regionale ha approvato il piano faunistico-venatorio 1998/2002;
Vista la nota n. 838/Gr. XV dell'11 giugno 2000, con la quale l'Assessorato regionale dell'agricoltura e delle foreste nel rappresentare che a seguito della sentenza della Corte costituzionale n. 4 del 10 gennaio 2000 che ha giudicato incostituzionali alcuni articoli della citata legge regionale n. 33/97 così come modificata dalla suddetta legge regionale n. 15/98, si rende necessaria una integrale sostituzione del piano vigente al fine di rendere lo stesso coerente con le indicazioni e prescrizioni che emergono dalla suddetta sentenza n. 4/2000 e, pertanto, trasmette la nuova elaborazione del Piano faunistico-venatorio relativo al periodo 2000/2004 (allegato A);
Ritenuto, per le motivazioni di cui sopra, di approvare la nuova rielaborazione del Piano faunistico-venatorio relativo al periodo 2000/2004;
Su proposta dell'Assessore regionale per l'agricoltura e le foreste;
Delibera:

di approvare, ai sensi della legge regionale 1 settembre 1997, n. 33, per le motivazioni di cui in premessa, il Piano faunistico-venatorio 2000-2004, predisposto dall'Assessorato regionale dell'agricoltura e delle foreste, nel testo di cui alla nota n. 838 dell'1 giugno 2000, allegato A alla presente deliberazione.
Il Presidente: CAPODICASA Il segretario: RUFFINO
Allegato A
PIANO REGIONALE FAUNISTICO-VENATORIO 2000-2004 DERIVANTE DALLA RIELABORAZIONE DEL PIANO REGIONALE FAUNISTICO-VENATORIO 1998/2002 A SEGUITO DELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE N. 4 DEL 10 GENNAIO 2000

1.  INTRODUZIONE ED OBIETTIVI DEL PIANO
La presente edizione del Piano regionale faunistico-venatorio sostituisce integralmente il piano vigente per rendere lo stesso coerente con le indicazioni e prescrizioni che emergono dalla sentenza della Corte costituzionale n. 4 del 10 gennaio 2000 che ha giudicato incostituzionali alcuni articoli della legge regionale 21 settembre 1997, n. 33 così come modificata dalla legge regionale n. 15/98.
Le modifiche sostanziali riguardano la delimitazione degli ambiti territoriali di caccia che nella citata legge regionale coincidevano con i territori delle nove province siciliane e che, secondo la sentenza sopra richiamata debbono avere dimensione subprovinciale, mentre le Isole Eolie, Egadi, Pelagie, Ustica e Pantelleria, aggregate nella legge impugnata ai vari ambiti provinciali, debbono costituire ambiti di caccia separati.
Le altre modifiche attengono al prelievo della fauna venatoria che dopo il 1° novembre era permesso senza vincoli di ambito e che deve invece essere effettuato da ogni cacciatore nel proprio ambito di residenza od in quelli che ha possibilità di prescegliere oltre al proprio.
Altre modifiche conseguenti la sentenza della Corte costituzionale riguardano la caccia alla lepre che potrà essere effettuata in Sicilia solo dopo l'introduzione della lepre italica (Lepus corsicanus) nell'elenco delle specie cacciabili di cui all'art. 18 della legge n. 157/92.
Rispetto al piano 1998-2002, viene regolamentato l'allenamento e l'addestramento dei cani, con particolari vincoli (tre settimane prima dell'apertura della caccia, da un'ora dopo l'alba fino alle ore 12) secondo le direttive dell'Infs contenute nel volume: "Primo documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria".
La nuova elaborazione conferma, pertanto, le finalità di tutela del patrimonio faunistico e di ricostituzione degli habitat nell'interesse della comunità regionale, nazionale ed internazionale di cui all'art. 1 della legge regionale n. 33/97 e gli obiettivi specifici che si riportano integralmente; tiene conto delle sopravvenute modifiche del territorio non destinato alla gestione programmata della caccia, pertanto avrà validità per il quinquennio 2000-2004.
Occorre che innanzitutto venga superata al più presto e da parte di una platea sempre più ampia la sensazione che la tutela dell'ambiente sia appannaggio riservato, e perciò anche delegato, ad alcuni organismi e che sia sufficiente attivarla solo nelle zone di rilevante valenza ambientale per raggiungere il risultato del ripristino ambientale. Occorre altresì superare la concezione di "caccia controllata" che ha informato la abrogata legge regionale 31 marzo 1981, n. 37, per passare al regime di fruizione venatoria programmata e regolamentata nel rispetto degli equilibri ecologici e naturali.
Obiettivo del Piano regionale faunistico-venatorio è inoltre il rilancio delle attività di allevamento di selvaggina, oltre che per la produzione di carni alternative e per l'allevamento amatoriale, anche per scopo di ripopolamento faunistico attraverso la definizione delle metodologie del ripopolamento ed immissione di fauna selvatica.
Gli obiettivi del presente piano sono intimamente correlati agli obiettivi generali perseguiti dalle "linee guida del Piano territoriale paesistico-regionale", approvate dal comitato tecnico scientifico (ex art. 24) del regio decreto n. 1357/40, nella seduta del 30 aprile 1996, che dichiarano il paesaggio della Regione siciliana bene culturale ed ambientale tutelato come riserva da fruire e valorizzare: obiettivi generali che qui si ripetono (indirizzi normativi, titolo I, indirizzi generali, art. 1):
a)  stabilizzazione ecologica del contesto ambientale regionale, difesa del suolo e delle bio-diversità, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticità;
b)  valorizzazione dell'identità e delle peculiarità del paesaggio regionale, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche configurazioni;
c)  miglioramento della fruizione sociale del patrimonio am bientale regionale, sia per le attuali che per le future generazioni.
Il Piano regionale faunistico-venatorio si inserisce nell'azione coordinata di tutela e valorizzazione che la Regione siciliana promuove per il perseguimento degli obiettivi assunti con il Piano territoriale paesistico regionale, volta ad attivare forme di sviluppo sostenibile riferite alla realtà regionale ed in particolare a:
a)  conservare e consolidare l'armatura storica del territorio come base di ogni ulteriore sviluppo insediativo e trama di connessioni del patrimonio culturale regionale;
b)  conservare e consolidare la rete ecologica, formata dal sistema idrografico interno, dalla fascia costiera e dalla copertura arborea ed arbustiva, come trama di connessione del patrimonio naturale regionale.
All'interno delle principali linee di strategia del Piano paesistico regionale delineate nelle linee guida (indirizzi normativi - titolo I, indirizzi generali, art. 2) il Piano regionale faunistico-venatorio opera per il consolidamento e la riqualificazione del patrimonio naturalistico:
-  mediante la destinazione differenziata del territorio agro-silvo-pastorale provinciale;
-  mediante azioni di correlazione fra il territorio sottoposto a protezione attraverso il sistema dei parchi e delle riserve ed il restante territorio agro-silvo-pastorale circostante non sottoposto a particolare protezione della fauna;
-  mediante la protezione e la valorizzazione degli ecosistemi, in relazioni a specie di fauna omeoterma presenti nella Regione siciliana;
-  mediante misure di protezione e salvaguardia delle specie di mammiferi ed uccelli minacciati di estinzione;
-  mediante il recupero ai fini faunistici di aree degradate.
Il Piano regionale faunistico-venatorio interviene altresì per il consolidamento del patrimonio e delle attività agro-forestali e delle attività pascolative attraverso l'individuazione degli interventi destinati a conservare le effettive capacità riproduttive per le specie carnivore, il conseguimento della densità ottimale per le altre specie, determinando la corresponsione di incentivi a sostegno delle pratiche colturali a basso impatto faunistico e delle azioni finalizzate ad agevolare il ciclo vitale della fauna, nonché attraverso la previsione di azioni per la prevenzione dei danni alle produzioni agricole, al patrimonio zootecnico ed alle opere approntate sui terreni coltivati o destinati a pascolo causati dalla fauna, ed attraverso la formalizzazione di indirizzi per le attività di controllo della fauna mediante l'utilizzazione di metodi ecologici, e per le attività di ripopolamento e reintroduzione di specie selvatiche.
1.1  Comprensori omogenei 

In sintonia con la prescrizione della legge regionale n. 33/97, che prevede la possibilità che il Piano regionale contenga la previsione di comprensori omogenei finalizzati alla salvaguardia ed al miglioramento degli habitat naturali, individuati dalle Ripartizioni faunistico-venatorie nell'ambito delle loro competenze, il presente Piano regionale faunistico-venatorio aderisce innanzitutto alla suddivisione in ambiti sub regionali individuati, sulla base delle caratteristiche geomorfologiche e culturali del paesaggio dalle linee guida del Piano territoriale paesistico-regionale all'art. 4 degli indirizzi normativi, titolo I - indirizzi generali e descritti nei loro caratteri peculiari al titolo III, descrizione degli ambiti territoriali (art. 18):

Si omette la riproduzione della mappa

 1)  area dei rilievi del trapanese;
 2)  area della pianura costiera occidentale;
 3)  area delle colline del trapanese;
 4)  area dei rilievi e delle pianure costiere del palermitano;
 5)  area dei rilievi dei monti Sicani;
 6)  area dei rilievi di Lercara, Cerda e Caltavuturo;
 7)  area della catena settentrionale (monti delle Madonie);
 8)  area della catena settentrionale (monti Nebrodi);
 9)  area della catena settentrionale (monti Peloritani);
10)  area delle colline della Sicilia centro-meridionale;
11)  area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina;
12)  area delle colline dell'ennese;
13)  area del cono vulcanico etneo;
14)  area della pianura alluvionale catanese;
15)  area delle pianure costiere di Licata e Gela;
16)  area delle colline di Caltagirone e Vittoria;
17)  area dei rilievi e del tavolato ibleo;
18)  area delle isole minori.
Si condivide infatti la delimitazione, sia pure per fasce ove il passaggio da un ambito ad un altro è graduale, per la quale sono stati utilizzati gli elementi relativi al sistema naturale "sottosistemi abiotico e biotico, in quanto elementi strutturanti del paesaggio".
Gli elementi che hanno avuto maggior peso negli assetti territoriali ed antropici e che hanno condizionato la evoluzione vegetazionale e faunistica della Regione - i fiumi Imera meridionale (o Salso) ed Imera settentrionale (o Fiume Grande) che hanno di fatto determinato una frattura naturale nord-sud della Sicilia con la formazione di due unità storico-geografiche ad est ed a ovest di detti corsi d'acqua; la porzione settentrionale prevalentemente montuosa con i monti Peloritani, le Madonie, i monti di Trabia, i monti di Palermo, i monti di Trapani, e la porzione centro meridionale e sud occidentale con un paesaggio diverso; la zona sud orientale con l'andamento tipico di altopiano; e la zona orientale con morfologia vulcanica - vengono ora ulteriormente specificati nelle 18 aree omogenee più rispondenti anche dal punto di vista storico e socio-economico, al paesaggio "umano" che qui interessa per i fini di conservazione e ripristino.
Si riportano qui di seguito sommarie indicazioni, di carattere generale, dei comprensori omogenei rinviando alle rispettive descrizioni e schede riportate al citato titolo III delle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale:
 1)  area dei rilievi del trapanese - provincia di Trapani 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Buseto Palizzolo, Castellammare del Golfo, Custonaci, Eri ce, San Vito Lo Capo e Valderice; 
 2)  area della pianura costiera occidentale - province di Agrigento e Trapani 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Menfi, Campobello di Mazara, Castelvetrano, Erice, Marsa la, Mazara del Vallo, Paceco, Petrosino e Trapani; 
 3)  area delle colline del trapanese - province di Agrigento e Trapani 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Alcamo, Balestrate, Borgetto, Calatafimi, Camporeale, Ca stel vetrano, Corleone, Gibellina, Marsala, Mazara del Vallo, Monrea le, Montevago, Paceco, Partanna, Partinico, Poggioreale, Roccamena, Salaparuta, Salemi, Sambuca di Sicilia, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Santa Margherita Belice, Santa Ninfa, Trapani, Trappeto e Vita; 
 4)  area dei rilievi e delle pianure costiere del palermitano - provincia di Palermo 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Altavilla Milicia, Altofonte, Bagheria, Baucina, Belmonte Mez zagno, Bolognetta, Borgetto, Caccamo, Capaci, Carini, Casteldaccia, Cefalà Diana, Cinisi, Ficarazzi, Giardinello, Isola delle Femmine, Marineo, Misilmeri, Monreale, Montelepre, Palermo, Piana degli Albanesi, San Giuseppe Jato, Santa Cristina Gela, Santa Flavia, Sciara, Termini Imerese, Terrasini, Torretta, Trabia, Ventimiglia di Sicilia, Villabate e Villafrati; 
 5)  area dei rilievi dei monti Sicani - province di Agrigento e Pa lermo 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Bisacquino, Bivona, Burgio, Caltabellotta, Cammarata, Cam pofelice di Fitalia, Campofiorito, Castronovo di Sicilia, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Godrano, Lucca Sicula, Mezzojuso, Monreale, Palazzo Adriano, Prizzi, Roccamena, San Giovanni Gemini, Santo Stefano Quisquina e Villafranca Sicula; 
 6)  area dei rilievi di Lercara, Cerda e Caltavuturo - province di Agrigento, Caltanissetta e Palermo 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Alia, Aliminusa, Caccamo, Caltavuturo, Cammarata, Campofelice di Fitalia, Castellana Sicula, Castronovo di Sicilia, Cerda, Ciminna, Corleone, Lercara Friddi, Montemaggiore Belsito, Palazzo Adriano, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Prizzi, Roccapalumba, Resuttano, Sciara, Sclafani Bagni, Termini Imerese, Valledolmo, Vallelunga Pratameno e Villalba; 
 7)  area della catena settentrionale (monti delle Madonie) - province di Caltanissetta e Palermo 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Alimena, Blufi, Bompietro, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, Resuttano e Scillato; 
 8)  area della catena settentrionale (monti Nebrodi) - province di Catania, Enna e Messina 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Acquedolci, Alcara Li Fusi, Bronte, Capizzi, Capo d'Orlando, Caprileone, Caronia, Castel di Lucio, Castell'Umberto, Castiglione di Sicilia, Cerami, Cesarò, Floresta, Francavilla di Sicilia, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, Malvagna, Maniace, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Mojo Alcantara, Montalbano Elicona, Motta D'Affermo, Naso, Nicosia, Pettineo, Raccuja, Randazzo, Reitano, Roccella Valdemone, San Fratello, San Marco d'Alunzio, San Piero Patti, San Salvatore di Fitalia, San Teodoro, Sant'Agata di Militello, Santa Domenica Vittoria, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, Sperlinga, Torrenova, Tortorici, Tripi, Tusa e Ucria; 
 9)  area della catena settentrionale (monti Peloritani) - provincia di Messina 

comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Alì Superiore, Alì Terme, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Basicò, Brolo, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Falcone, Ficarra, Fiumedinisi, Fondachelli Fantina, Forza d'Agrò, Francavilla di Sicilia, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Graniti, Gualtieri Sicaminò, Itala, Letojanni, Librizzi, Mandanici, Mazzarrà Sant'Andrea, Merì, Messina, Milazzo, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Montalbano Elicona, Motta Camastra, Naso, Nizza di Sicilia, Novara di Sicilia, Oliveri, Pace del Mela, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, Rodì Milici, Rometta, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, San Piero Patti, Sant'Alessio Siculo, Sant'Angelo di Brolo, Santa Lucia del Mela, Santa Teresa di Riva, Saponara, Savoca, Scaletta Zanclea, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Tripi, Valdina, Venetico, Villafranca Tirrena; 

10)  area delle colline della Sicilia centro meridionale - province: Agrigento, Caltanissetta e Palermo
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Acquaviva Platania, Agrigento, Alessandria della Rocca, Alimena, Aragona, Bivona, Bompensiere, Calamonaci, Caltabellotta, Caltanissetta, Camastra, Cammarata, Campobello di Licata, Campofranco, Canicattì, Castellana Sicula, Casteltermini, Castrofilippo, Cattolica Eraclea, Cianciana, Comitini, Favara, Grotte, Joppolo Giancaxio, Licata, Lucca Sicula, Marianopoli, Mazzarino, Milena, Montallegro, Montedoro, Mussomeli, Naro, Palazzo Adriano, Palma di Montechiaro, Petralia Sottana, Porto Empedocle, Racalmuto, Raffadali, Ravanusa, Realmonte, Ribera, Riesi, San Biagio Platani, San Cataldo, San Giovanni Gemini, Sant'Angelo Muxaro, S. Caterina Villarmosa, Santa Elisabetta, Santo Stefano Quisquina, Sciacca, Serradifalco, Siculiana, Sommatino, Sutera, Villafranca Sicula, Villalba

11)  area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina - province: Agrigento, Caltanissetta, Catania ed Enna
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Barrafranca, Butera, Caltagirone, Enna, Gela, Licata, Mazzarino, Mirabella Imbaccari, Niscemi, Piazza Armerina, Pietraperzia, Ravanusa, Riesi, San Cono, San Michele di Ganzaria; 

12)  area delle colline dell'ennese - province: Catania, Enna e Palermo
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Agira, Aidone, Alimena, Assoro, Bompietro, Bronte, Calascibetta, Caltagirone, Castel di Judica, Catenanuova, Centuripe, Cerami, Enna, Gagliano Castelferrato, Gangi, Leonforte, Mineo, Mirabella Imbaccari, Nicosia, Nissoria, Petralia Sottana, Piazza Armerina, Raddusa, Ramacca, Randazzo, Regalbuto, Santa Caterina Villarmosa, Sperlinga, Troina, Valguarnera Caropepe, Villarosa; 

13)  area del cono vulcanico etneo - provincia: Catania
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Aci Bonaccorso, Acicastello Acicatena, Aci Sant'Antonio, Acireale, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Calatabiano, Camporotondo Etneo, Castiglione di Sicilia, Catania, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Gravina di Catania, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Mascalucia, Milo, Misterbianco, Motta Santa Anastasia, Nicolosi, Paternò, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Riposto, San Gregorio di Catania, San Pietro Clarenza, Sant'Agata Li Battiati, Sant'Alfio, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande, Zafferana Etnea; 

14)  area della pianura alluvionale catanese - province: Catania, Enna e Siracusa
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Augusta, Belpasso, Biancavilla, Buccheri, Carlentini, Castel di Judica, Catania, Centuripe, Francofonte, Lentini, Militello in Val di Catania, Mineo, Misterbianco, Militello in Val di Catania, Motta Sant'Anastasia, Palagonia, Paternò, Ramacca, Scordia; 

15)  area delle pianure costiere di Licata e Gela - province: Agrigento, Caltanissetta Catania e Ragusa
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Acate, Butera, Caltagirone, Comiso, Gela, Licata, Niscemi, Santa Croce Camerina, Vittoria

16)  area delle colline di Caltagirone e Vittoria - province: Caltanissetta, Catania e Ragusa
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Acate, Caltagirone, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Gela, Licodia Eubea, Mineo, Niscemi, Vittoria

17)  area dei rilievi e del tavolato ibleo - province: Catania, Ragusa, Siracusa
comuni (sottolineati i comuni parzialmente interessati)
Augusta, Avola, Buccheri, Buscemi, Canicattini Bagni, Carlentini, Cassaro, Ferla, Floridia, Francofonte, Giarratana, Grammichele, Ispica, Licodia Eubea, Melilli, Mineo, Modica, Monterosso Almo, Noto, Pachino, Palagonia, Palazzolo Acreide, Portopalo di Capo Passero, Pozzallo, Priolo Gargallo, Ragusa, Rosolini, Santa Croce Camerina, Scicli, Siracusa, Solarino, Sortino, Vizzini; 

18)  area delle isole minori
I comprensori omogenei così individuati devono fungere da riferimento territoriale di ogni intervento, rappresentando gli ambiti entro cui l'azione delle Ripartizioni faunistico-venatorie, degli organi di gestione degli ambiti territoriali di caccia, dei soggetti interessati alla gestione privata della caccia ed all'allevamento di fauna deve essere svolta con unità di indirizzo. Per tale ragione gli organismi previsti dalla legge regionale n. 33/97 che hanno competenza territoriale provinciale riferita ai confini amministrativi, dovranno operare di concerto, attraverso conferenze di servizi convocate ai sensi dell'art. 15 della legge regionale n. 10/91, per quei comprensori omogenei che ricadono sul territorio di più province, per tutti i programmi faunistici ed i piani di miglioramento ambientale.
Particolare riguardo all'interno delle dette aree, sarà riservata ai siti Sic., siti di importanza comunitaria, una volta definitiva la procedura di cui al D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357, e più specificatamente a quelle aree definite Sic e non altrimenti sottoposte a protezione e che dovranno essere interessate prioritariamente da interventi di miglioramento ambientale a fini faunistici.
2.  PIANIFICAZIONE TERRITORIALE 

2.1.  Destinazione differenziata
L'art. 14 della legge regionale 1 settembre 1997, n. 33 sottopone a pianificazione il territorio agro-silvo-pastorale della Regione mediante destinazione differenziata del territorio.
Destina infatti a "protezione della fauna" la quota del 25 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia regionale, percentuale che nelle isole minori va computata nell'ambito del loro territorio.
Stabilisce poi sino ad un massimo del 15 per cento del territorio agro-silvo-pastorale di ciascuna provincia regionale, il territorio destinato a caccia riservata a gestione privata, a centri privati di produzione di selvaggina e allevamenti di fauna selvatica a scopo di ripopolamento. All'interno di questa percentuale viene operata una ulteriore riserva suddividendo il 50 per cento di tale superficie, corrispondente al 7,50 per cento del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, alle aziende agro-venatorie, istituto di nuova introduzione nella Regione siciliana; il 25 per cento, corrispondente al 3,75 per cento del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, alle aziende faunistico-venatorie ed il restante 25 per cento, corrispondente all'altro 3,75 per cento del territorio agro-silvo-pastorale provinciale, ai centri privati di produzione di selvaggina ed allevamenti di fauna a scopo di ripopolamento.
I successivi articoli 25 e 38 determinano le estensioni minime e massime per la costituzione delle aziende faunistico-venatorie e dei centri privati di produzione ed allevamenti di fauna a scopo di ripopolamento, fissati rispettivamente in una superficie non inferiore a 200 ettari e non superiore a 1.000 ettari per le aziende faunistico-venatorie, ed una superficie non inferiore a 5 ettari e non superiore a 50 ettari tanto per i centri privati di produzione che per gli allevamenti a scopo di ripopolamento ad iniziativa di coltivatori diretti ed imprenditori agricoli; per le aziende agro venatorie la superficie delle aziende agricole, singole o associate, su cui esercitare l'attività venatoria anche di tipo alternativo mediante immissione ed abbattimento di fauna di allevamento, viene fissata con l'art. 26 della legge regionale n. 33/97 a non meno di 30 ettari. Conseguentemente, il limite massimo di estensione delle singole aziende agro venatorie viene dato dalla estensione medesima delle aziende agricole interessate all'iniziativa mentre viene comunque determinato nel numero massimo di aziende autorizzabili entro la percentuale del 7,50 del territorio agro-silvo-pastorale provinciale riservato a questo tipo di iniziative il numero massimo di aziende autorizzabili nella provincia . Naturalmente, ugualmente definite nel numero massimo di iniziative autorizzabili sono le aziende faunistico-venatorie e le iniziative per l'allevamento di selvaggina a scopo di ripopolamento. Le aziende faunistico-venatorie ed i centri privati di selvaggina a scopo di ripopolamento possono essere costituiti le prime per un periodo di dieci anni, i secondi per un periodo di cinque anni rinnovabile. Le aziende agro-venatorie e gli allevamenti a scopo di ripopolamento ad opera di coltivatori diretti ed imprenditori agricoli non hanno scadenza temporale, sicché le suddette iniziative una volta costituite potranno essere revocate per inadempienza alle prescrizioni ed ai vincoli imposti con gli atti di autorizzazione.
Non rientrano nella percentuale del 15 per cento gli allevamenti per la produzione di fauna a scopo alimentare e gli allevamenti di fauna a scopo amatoriale ed ornamentale a cielo aperto, sebbene, per queste iniziative, trattandosi necessariamente di territori recintati, viga per effetto delle disposizioni sull'esercizio venatorio, il divieto di caccia.
Il territorio agro-silvo-pastorale provinciale, non riservato a pro tezione ed a caccia riservata a gestione privata, a centri privati di produzione ed allevamenti di selvaggina a scopo di ripopolamento, viene destinato alla gestione programmata della caccia se condo le modalità indicate al titolo III della legge regionale n. 33/97.
2.2.  Determinazione percentuale
La previsione  normativa si concretizza, intanto in una quantificazione numerica del territorio agro-silvo-pastorale provinciale. Per determinare le percentuali si deve fare riferimento ad una misurazione geografica del territorio quanto più aderente al reale stato territoriale; qui, di conseguenza, soccorrono i dati di riferimento costituiti secondo il progetto Corine Land Cover che fa parte del programma comunitario Corine e che ha definito le classi di identificazione del territorio terrestre in 5 gradi livelli ripartiti a loro volta in sottolivelli:
1)  territori modellati artificialmente;
2)  territori agricoli;
3)  territori boscati ed ambienti semi naturali;
4)  zone umide;
5)  corpi idrici.
La classificazione del progetto comunitario Corine Land Cover, infatti, ha costituito la base per la redazione della carta dell'uso del suolo in scala 1:250.000 realizzata dall'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente, pubblicata nel 1994, carta già utilizzata anche dalle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale nella redazione della carta del paesaggio vegetale naturale; costituisce inoltre il riferimento del programma operativo per la carta della natura approvato con deliberazione del 2 dicembre 1996 (Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 142 del 20 giugno 1997) dal comitato per le aree naturali protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e per la redazione della carta dell'uso attuale del suolo della Sicilia per la programmazione agricolo forestale di cui all'art. 5 della legge regionale 27 maggio 1997, n. 16.
Assumendo quindi i dati desunti dalla carta dell'uso del suolo dell'Assessorato regionale del territorio e dell'ambiente e relativi ai territori agricoli, ai territori boscati ed ambienti semi naturali, alle zone umide, ai corpi idrici, la pianificazione faunistico-venatoria si configura secondo le seguenti previsioni quantitative:
TERRITORIO DA SOTTOPORRE A PROTEZIONE 25%
(superficie in ettari)

  Provinciale (escluso isole) A.S.P. (escluso isole) 25% (escluso isole) 
Agrigento      301.642 293.567 73.392 
Caltanissetta      212.820 208.040 52.010 
Catania      355.220 334.006 83.501 
Enna      256.213 253.322 63.330 
Messina      313.263 298.789 74.697 
Palermo      498.416 480.383 120.096 
Ragusa      161.402 154.057 38.514 
Siracusa      210.880 198.262 49.565 
Trapani      233.938 221.803 55.451 
          Isole minori 
Isole Pelagie      2.548 2.305 576 
Isole Eolie      11.471 10.729 2.682 
Isole Egadi      3.744 3.417 854 
Pantelleria      8.302 7.047 1.762 
Ustica      809 794 199 


TERRITORIO DA DESTINARE A GESTIONE PRIVATA DELLA CACCIA, A CENTRI PRIVATI ED ALLEVAMENTI DI SELVAGGINA FINO AL 15%
(superficie in ETTARI)


      Provinciale (incluso isole) A.S.P (incluso isole) Totale 15% A.A.V. 7,50% A.F.V. 3,75% Allev. 3,75% 
Agrigento      304.190 295.872 44.381 22.190 11.095 11.095 
Caltanissetta      212.820 208.040 31.206 15.603 7.802 7.802 
Catania      355.220 334.006 50.101 25.050 12.525 12.525 
Enna      256.213 253.322 37.998 18.999 9.500 9.500 
Messina      324.734 309.518 46.428 23.214 11.607 11.607 
Palermo      499.225 481.177 72.177 36.088 18.044 18.044 
Ragusa      161.402 154.057 23.109 11.554 5.777 5.777 
Siracusa      210.880 198.262 29.739 14.870 7.435 7.435 
Trapani      245.984 232.267 34.840 17.420 8.710 8.710 




TERRITORIO DA DESTINARE ALLA GESTIONE PROGRAMMATA DELLA CACCIA - NON MENO DEL 60%
(superficie in ettari)

  Provinciale (incluso isole) A.S.P. (incluso isole) 60% 
Agrigento      304.190 295.872 177.523 
Caltanissetta      212.820 208.040 124.824 
Catania      355.220 334.006 200.403 
Enna      256.213 253.322 151.993 
Messina      324.734 309.518 74.697 
Palermo      499.225 481.177 288.706 
Ragusa      161.402 154.057 92.434 
Siracusa      210.880 198.262 118.957 
Trapani      245.984 232.267 139.360 

La situazione attuale del territorio agro-silvo-pastorale provinciale e delle isole minori, considerate le oasi di protezione e rifugio della fauna e le zone di ripopolamento e cattura in atto esistenti, i parchi e le riserve naturali costituite, il territorio boscato, sia come demanio regionale forestale che come territorio in affidamento all'amministrazione forestale (boschi comunali e privati, nonché i fondi chiusi, è rappresentata dal seguente prospetto:
SUPERFICIE A PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA

  A.S.P. (escluso isole) 25%     Situazione 1988 Perc. Superficie disponibile 
Agrigento  293.567 73.392 28.451 9,7 44.940 
Caltanissetta  208.040 52.010 19.689 9,5 32.321 
Catania  334.006 83.501 82.646 24,7 855 
Enna  253.322 63.330 22.030 8,7 41.300 
Messina  298.789 74.697 90.012 30,1 -  15.314 
Palermo  480.383 120.090 81.643 17 38.452 
Ragusa  154.057 38.514 13.405 8,7 25.109 
Siracusa  198.262 49.565 21.485 10,8 28.080 
Trapani  221.803 55.451 15.029 6,8 40.421 
      Isole minori 
Isole Pelagie      2.305 576 623 27 47 
Isole Eolie      10.729 2.682 4.781 44,6 2.099 
Isole Egadi      3.417 854 1.006 29,4 152 
Pantelleria      7.047 1.762 3.299 46,8 1.537 
Ustica      794 199 318 40,1 - 120 

Non sono stati conteggiati, perché non disponibili, i territori soggetti a divieto di caccia in forza di altra disposizione di legge. Si chiarisce che le zone ed i parchi archeologici, in quanto territori modellati artificialmente, non sono compresi nel territorio agro-silvo-pastorale e che il centro pubblico di smistamento e di riproduzione di fauna selvatica dell'Istituto zootecnico sperimentale in atto non è costituito.
2.3.  Territorio sottoposto a protezione
Per quanto riguarda il territorio destinato a protezione si profila un duplice ordine di problemi.
Il primo riguarda il territorio agro-silvo-pastorale provinciale e delle isole minori in cui la quota di territorio sottoposta a protezione con divieto di caccia supera la previsione, tassativa e puntuale della legge regionale n. 33/97, del 25 per cento.
Il secondo riguarda il territorio agro-silvo-pastorale provinciale in cui il territorio sottoposto a protezione non raggiunge, in alcuni casi con uno scarto notevole, la quota del 25 per cento.
Nel primo caso, seppure la tutela dell'ambiente ha giustamente e correttamente ispirato l'azione della pubblica amministrazione nella costituzione dei parchi, delle riserve naturali, del demanio forestale, delle oasi, delle zone di ripopolamento e cattura, si deve prevedere una revisione stante che la dilatazione della quota tassativa del 25%, definita dalla legge regionale n. 33/97, va in atto a tutto scapito delle iniziative di gestione privata della caccia e dell'allevamento di fauna, attività con una componente da non trascurare di integrazione economica al reddito in agricoltura.
Per la soluzione del secondo problema occorre estendere al più presto la porzione di territorio sottoposto a protezione. L'art. 15 della legge regionale n. 33/97 affida al Piano regionale faunistico-venatorio l'individuazione delle oasi di protezione e rifugio della fauna e delle zone di ripopolamento e cattura. I successivi artt. 45 e 46 confermano le oasi e le zone di ripopolamento e cattura esistenti nel territorio della Regione al momento dell'entrata in vigore della medesima legge regionale n. 33/97, con la clausola che le zone di ripopolamento e cattura vigono comunque per cinque anni dalla loro istituzione.
Pertanto, in questa sede possono essere indicate delle ulteriori zone degne di particolare protezione per essere costituite in zone di protezione e rifugio della fauna, per le quali deve comunque avviarsi la procedura di notifica e pubblicità della delimitazione delle superfici da vincolare prevista dall'art. 16 della legge regionale n. 33/97, e di costituzione prevista dal citato art. 45 della medesima legge regionale n. 33/97.
In considerazione dell'elevato interesse faunistico si individuano, per la costituzione in oasi, le seguenti zone:
Provincia di Agrigento
-  località bacino lago Arancio, ricadente nei territori di Sambuca di Sicilia, Santa Margherita Belice, Sciacca;
-  lago Gorgo, in territorio di Ribera;
- foce del fiume Naro, in territorio di Favara;
Provincia di Caltanissetta
-  lago Soprano o Cuba in territorio di Serradifalco;
-  lago di Cimia e lago di Disueri in territorio di Mazzarino;
-  lago Comunelli, in territorio di Butera;
-  lago Bosco in territorio di S. Cataldo;
-  lago Gibbesi in territorio di Sommatino;
-  bacino di Campofranco in territorio di Campofranco;
Provincia di Catania
-  invaso di Ponte Barca in territorio di Paternò;
Provincia di Enna
-  lago di Ancipa in territorio di Troina;
-  lago di Villarosa in territorio di Villarosa, Calascibetta ed Enna;
-  lago Pozzillo in territorio di Regalbuto ed Agira;
-  lago Nicoletti in territorio di Leonforte ed Enna;
-  lago Olivo in territorio di Piazza Armerina;
-  laghetti di Pasquasia e Branciforte in territorio di Enna;
Provincia di Palermo
-  bacino del lago di Piana degli Albanesi per un perimetro di Km. 12 e Monti Kumeta, Pizzuto e Maganoce;
-  invaso Faustina in territorio di Castronovo di Sicilia;
-  lago di Rosamarina in territorio di Caccamo;
Provincia di Ragusa
- contrada Curghigghiatu e cava Mandria dei Cavalli in territorio di Chiaramonte Gulfi;
Provincia di Siracusa
-  biviere di Lentini in territorio di Lentini;
-  lago Ogliastrella in territorio di Augusta e Melilli;
- saline di Augusta;
-  saline di Priolo in territorio di Priolo Gargallo;
Provincia di Trapani
-  invaso diga Rubino, in località Margi di Trapani;
-  località Insulidda e Calamancina, nel territorio di San Vito Lo Capo.
Altre oasi dovranno essere costituite in coincidenza di quei valichi montani che per una ampiezza complessiva di 1.000 metri coassiale al valico montano interessato dalle principali rotte di migrazione dell'avifauna devono essere interdetti alla caccia in quanto non altrimenti inclusi nel territorio di protezione. Le principali rotte di migrazione vengono così di seguito individuate:
Sicilia orientale - Direttrice sud-nord (da Isola delle correnti a Messina)
-  fascia delimitata ad est della costa ed a ovest dalla linea ideale che passa dai seguenti punti: Marina di Ragusa, Modica, Chiaramonte Gulfi, Licodia Eubea, Vizzini, Scordia, Paternò, Adrano, Bronte, Randazzo, Mazzarà S. Andrea, Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, isole Eolie;
Sicilia sud occidentale - Direttrice sud-ovest nord-est (dalle isole Pelagie a Termini Imerese)
-  fascia delimitata ad est, dalla linea ideale che passa dai seguenti punti: Sciacca, Burgio, Prizzi, Roccapalumba, Cerda, foce del fiume Imera; ed a ovest, dalla linea ideale che passa dai seguenti punti: Capo Feto, Santa Ninfa, Roccamena, Marineo, S. Nicola l'Arena;
Sicilia settentrionale - Direttrice ovest-nord-est (dalle Egadi a Buon fornello)
-  fascia delimitata a nord della costa, comprese le isole minori ed a sud, dalla linea ideale che passa dai seguenti punti: isole Egadi, Torre Nubia, Paceco, Dattilo, Calatafimi, Camporeale, Marineo, Baucina, Cerda, Buonfornello.
Ai fini dell'incremento delle popolazioni di coturnice siciliana (Alectoris graeca whitakeri) si individuano la zona di Santa Caterina Villarmosa nella provincia di Caltanissetta (10 area delle colline della Sicilia centro meridionale), la zona di Pietraperzia (11 area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina) e la zona di Chiaramonte Gulfi nella provincia di Ragusa (16 area delle colline di Caltagirone e Vittoria) per la costituzione di ulteriori zone di ripopolamento e cattura.
Ai fini dell'incremento delle popolazioni di lepre si individuano la zona di Santo Stefano di Quisquina nella provincia di Agrigento (5 area dei rilievi dei Monti Sicani) e la zona di Pietraperzia e Barrafranca nella provincia di Enna (11 area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina).
2.4.  Territorio destinato a gestione privata della caccia ed alla riproduzione in cattività di selvaggina
Appare evidente che rispetto al territorio destinato a caccia riservata a gestione privata, ed a centri privati ed allevamenti a scopo di ripopolamento la destinazione del Piano regionale faunistico-venatorio assule carattere di previsione, in quanto l'attività della pubblica amministrazione può fungere da stimolo alla realizzazione delle iniziative a favore delle quali è destinata la riserva territoriale. E' infatti affidata all'iniziativa di soggetti ben individuati la possibilità di realizzare aziende agro-venatorie ed allevamenti a scopo di ripopolamento, mentre nulla esclude che un organismo pubblico, ove previsto dal proprio ordinamento e con l'individuazione ben determinata del soggetto responsabile, possa avviare la costituzione di una azienda faunistico-venatoria o di un centro privato di produzione di selvaggina. Pertanto fino a che le iniziative non si concretizzano nella costituzione di detti istituti, appare logico, e consegue anche dalla lettura della legge, che il territorio resti disponibile per la gestione programmata della caccia anche per quei terreni vocati e destinabili a tali iniziative.
Per quanto riguarda l'istituzione di aziende faunistico-venatorie, aziende agro-venatorie, centri privati ed allevamenti di selvaggina a scopo di ripopolamento, non sembra che la loro puntuale localizzazione possa essere preventivamente stabilita riguardando iniziative a impulso di privati. In questa sede può senz'altro stabilirsi che le iniziative devono ricadere interamente all'interno di uno dei 18 comprensori omogenei indicati negli obiettivi del presente piano, devono soddisfare ai criteri di carattere generale che l'Assessore regionale per l'agricoltura le foreste, al fine della loro costituzione, emana con particolare riguardo all'assenso di tutti i soggetti, proprietari o conduttori dei fondi interessati all'iniziativa; la loro istituzione decorre dalla data del provvedimento di autorizzazione; per l'inizio di ogni stagione venatoria il perimetro del territorio costituito in azienda, centro o allevamento deve essere debitamente tabellato. La costituzione ed il mantenimento delle iniziative devono inoltre essere subordinati alla esecuzione di azioni di miglioramento che non contrastino con le indicazioni e previsioni del presente piano.
A seguito della citata sentenza della Corte costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il 6° comma dell'art. 17 della legge regionale n. 33/97, nelle aziende agro-venatorie è consentito l'abbattimento di selvaggina di allevamento immessa soltanto durante la stagione venatoria.
2.5. Ambiti territoriali di caccia
Il presente piano, come già esposto, modifica il Piano faunistico venatorio precedente soltanto nella parte relativa alla delimitazione degli ambiti territoriali di caccia ed in quelle che riguardano il prelievo dell'avifauna venatoria, le attività venatorie nelle Aziende faunistico-venatorie ed agrovenatorie.
Per quanto riguarda l'indice medio di densità venatoria, fissato nel Piano faunistico venatorio regionale e valido quindi fino al 2002, non è prevista pertanto alcuna variazione.
Tale indice è pari a 0,025 corrispondente ad una superficie per ogni cacciatore pari ad Ha. 34,53.
Il presente Piano regolamenta, altresì, l'attività di allenamento e di addestramento dei cani che può essere svolta, secondo le citate direttive dell'I.N.F.S., nel territorio cacciabile senza possibilità di sparo nelle tre settimane che precedono l'apertura della caccia alla selvaggina stanziale e con l'esclusione dei due giorni precedenti l'apertura stessa.
Le attività cinofile dovranno essere limitate ad un periodo giornaliero compreso tra un'ora dopo l'alba e le ore 12,00; non potranno essere, altresì, condotte in presenza di vegetazione bagnata. Eventuali ulteriori restrizioni riguardanti i tempi e/o le località po tranno essere previste nel calendario venatorio.
Nel rispetto della più volte richiamata sentenza della Corte costituzionale viene sancito che anche dopo la prima domenica di Novembre il cacciatore può effettuare la caccia alla selvaggina mi gratoria soltanto nel proprio ambito di residenza e in quelli in cui è stato autorizzato.
Si descrivono di seguito i 23 ambiti territoriali di caccia cinque dei quali sono costituiti rispettivamente dall'isole Eolie, dalle isole Egadi, dalle isole Pelagie, dall'isola di Ustica e dall'isola di Pantelleria.
2.5.1. La metodologia adottata
I criteri adottati per la pianificazione faunistico-venatoria territoriale destinano agli ambiti territoriali di caccia tutto il territorio provinciale non interessato da protezione e da gestione privata della caccia e dagli allevamenti.
La creazione di ambiti sub-provinciali, in ottemperanza alla sentenza della Corte costituzionale, ha comportato la necessità di distribuire equamente il territorio provinciale fra due ambiti sub-provinciali.
Nell'ambito della Provincia la scelta dei comuni da aggregare, per costituire l'ambito territoriale di caccia, tiene infatti conto dell'esigenza, richiamata dalla Suprema Corte, di creare ambiti subprovinciali possibilmente omogenei per caratteristiche ambientali, ed in particolare per l'ambiente naturale nelle sue componenti abiotiche e biotiche.
Per raggiungere tale obiettivo sono state tenute in considerazione le aree omogenee individuate nelle linee del Piano territoriale paesistico in precedenza descritte e le zone agrarie.
Adottando la metodologia ed i criteri sopra richiamati il Piano prevede la delimitazione di diciotto ambiti subprovinciali nel territorio dell'Isola e cinque ambiti costituiti dalle isole minori, uno per l'arcipelago delle Eolie comprendente il comune di Lipari con le isole di Vulcano, Panarea, Stromboli, Filicudi e Alicudi e l'isola di Salina con i comuni di Malfa, Leni, S. Marina di Salina; uno per Ustica; uno per Pantelleria, uno per l'arcipelago delle Egadi comprendente le isole di Levanzo, Favignana e Marettimo; ed uno per le Pelagie comprendente le isole di Lampedusa, Linosa e Lampione costituenti unico comune.
2.5.2.  Ambito territoriale di caccia Agrigento 1
E' costituito dai territori comunali di Agrigento, Porto Empedocle, Realmonte, Siculiana, Montallegro, Cattolica Eraclea, Ribera, Sciacca e Menfi ubicati nella fascia costiera e nell'entroterra di bassa collina e dai territori dei comuni di Bivona, Lucca Sicula, Cianciana, Villafranca Sicula, Burgio, Caltabellotta, Sambuca di Si cilia, S. Margherita Belice, Montevago e Calamonaci, interessanti la media e l'alta collina.
La superficie territoriale complessiva è di Ha. 139.809 e quella disponibile per la caccia programmata è di Ha. 119.946.
Rispetto alle aree omogenee delimitate nelle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale l'ambito territoriale di caccia di Agrigento 1 ricade per il 61% nell'ambito omogeneo 10 (area delle colline della Sicilia centro-meridionale); per il 21% nell'ambito 5 (area dei rilievi dei monti Sicani) e per il 18% nelle aree 2 (area della pianura costiero-occidentale) e n. 3 (area delle colline del trapanese).
La parte prevalente del territorio dell'ambito territoriale di caccia può considerarsi abbastanza omogenea in considerazione che l'area 10 e l'area 3 presentano molte analogie sotto il profilo climatico, della vegetazione naturale del paesaggio agrario.
Pare pertanto sufficiente, ai fini del presente piano riportare le principali caratteristiche del "sistema naturale" dell'area omogenea 10, desunte dalle citate linee del Piano territoriale paesistico regionale.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
La superficie territoriale dell'area omogenea 10 è di Ha. 324.989 e la popolazione residente è di 508.060 abitanti.
L'altimetria, sull'83% del territorio è compresa fra 0 e 100 m. s.l.m., sul 10% fra 0 e 100 m. s.l.m. e sul 7% fra 600 e 1.200 m. s.l.m.
Aspetti climatici:
-  temperature:  sull'80% del territorio le temperature medie giornaliere del mese più freddo variano da 9° a 12° mentre sul restante 20% fra 5° e 8°;
-  precipitazioni: le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 e 800 mm. sul 60% dell'area; fra 400 e 600 mm. sul 28% e fra 800 e 1.000 mm. sul restante 12%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico - Geologia e geomorfologia
Circa il 59% del territorio è costituito dal complesso litologico argilloso marnoso, il 23% da quello evaporitico ed il restante 18% da altri complessi litologici.
I rilievi gessosi sono presenti sul 59% del territorio e le colline argillose sul 40%, mentre i rilievi carbonatici sono rappresentati sull'1%.
Sottosistema biotico
La vegetazione potenziale è costituita per il 65% da "Oleo ceratonion": Ceratonietum Oleo Lentiscetum; per il 29% da "Quercion ilicis": Quercetum teucrietum siculi e per il 6% da Quercion pubescenti-petrae-Quercetum pubescentis s.l..
Le formazioni forestali di specie arboree autoctone sono costituite solo dall'1% da querce caducifoglie termofile (Q. ilicis), mentre macchie e arbusti occupano circa il 3%, e le formazioni forestali artificiali (boschi a Pino, Cipresso, Eucalitto) ricoprono il 4% circa.
Il paesaggio agrario è caratterizzato per il 38% da coltivazioni erbacee, per il 24% da colture arboree (vigneti, oliveti, agrumeti, etc.), per il 16% da mosaici colturali e per il restante 22% da superfici non soggette ad usi agricoli.
-  La fauna selvatica stanziale
Il coniglio è diffuso in tutto il territorio dell'ambito e la consistenza delle popolazioni è in netta diminuzione nei terreni coltivati e può considerarsi ancora soddisfacente nelle zone protette (Riserve naturali, Demani forestali, etc.).
La lepre, quasi del tutto assente nella fascia costiera è in aumento nei Demani forestali. La Coturnice siciliana, analogamente alla lepre è in aumento nei Demani forestali.
2.5.3. Ambito territoriale di caccia Agrigento 2
E' costituito dai seguenti 23 territori comunali, più avanti elencati, interessanti la parte orientale della provincia per una superficie territoriale di Ha. 161.833: Alessandria della Rocca, Aragona, Camastra, Cammarata, Campobello di Licata, Canicattì, Casteltermini, Castrofilippo, Comitini, Favara, Grotte, Joppolo Jancaxio, Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Racalmuto, Raffadali, Ravanusa, S. Biagio Platani, S. Giovanni Gemini, Santa Elisabetta, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina.
La superficie destinata alla caccia programmata è di Ha. 147.832.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia comprende una parte costiera ricadente nei comuni di Palma Montechiaro e Licata e una parte collinare in cui sono compresi tutti gli altri comuni.
Rispetto agli ambiti omogenei di cui alle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale il territorio dell'ambito territoriale di caccia di Agrigento 2 rientra per l' 85% nell'area omogenea 10 (area delle colline della Sicilia centro meridionale), per l'8% circa nell'area omogenea 5 (area dei rilievi dei monti Sicani), e per il restante 5% nelle aree omogenee 11 e 15 (rispettivamente aree delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina e area delle pianure costiere di Licata e Gela).
Data la netta prevalenza del territorio dell'area omogenea delle colline della Sicilia centro-meridionale, l'ambito territoriale di caccia può considerarsi omogeneo considerando sia il sottosistema abiotico che quello biotico già descritti per l'ambito territoriale di caccia di Agrigento 1.
2.5.4.  Ambito territoriale di caccia Agrigento 3 delle isole Pelagie
Le isole Pelagie, che costituiscono gli estremi lembi meridionali del territorio italiano si trovano nel bacino Mediterraneo centrale, quasi a metà distanza fra l'estrema sporgenza occidentale della Sicilia (Marsala) e le coste libiche ed all'incirca a mezza via fra il litorale tunisino (Ras Kapulla) e l'isola di Gozo del gruppo di Malta.
L'isola maggiore, chiamata Lampedusa ha una superficie territoriale di Ha. 2.000; la seconda, per estensione, Linosa ha una superficie territoriale di 548.
La terza denominata Lampione è piuttosto un grosso scoglio disabitato.
Isola di Lampedusa
Ha l'aspetto caratteristico di una grossa lingua protesa da levante a ponente con una lunghezza massima di 11 Km. mentre la maggiore larghezza (sul lato orientale) raggiunge appena 3.700 metri.
Le maggiori elevazioni si trovano tutte sull'orlo settentrionale ove raggiungono altitudini oscillanti fra gli 80 e 100 metri s.l.m.; la più alta, denominata "Albero sole", tocca i 133 m. s.l.m.
Nel complesso l'isola si presenta con una superficie relativamente uniforme che, dal ciglione settentrionale, più rilevato sul mare, declina verso mezzogiorno-scirocco, in quella direzione appunto, su cui, dagli inizi del pleistocene, si è esercitata più attivamente l'azione delle precipitazioni e dei venti.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Aspetti climatici:
-  temperature:  la temperatura media annua è di 19,1°C; le temperature medie del mese più freddo sono comprese fra 8° e 13°C; quelle del mese più caldo fra 24° e 30°C;
-  precipitazioni:  nell'isola di Lampedusa la precipitazione media annua è di mm. 338,1;
-  geologica:  Lampedusa è un'unità geologica omogenea il cui principale carattere è dato dalla disposizione stratificata subtabulare, priva di dislocazioni importati. E' costituita per intero da una serie di calcari stratificati bianchi o con tracce di leggere ossidazioni, nell'insieme ascrivibili al Miocene.
La vegetazione
La macchia esistente fino alla seconda metà del secolo XIX è ormai scomparsa e gli unici esemplari arborei che ancora si rinvengono allo stato spontaneo sono costituiti da Suniperus phoenicea e Pistacia lentiscus.
L'amministrazione forestale regionale ha effettuato alcuni im pian ti di Pinus halepensis e di Eucalyptus camaldulensis.
Il rivestimento vegetale prevalente è la steppa del tipo submediterraneo e, in misura ridotta, la prateria e una forma degradata di gariga.
Isola di Linosa
Linosa dista da Lampedusa Km. 30, ha una lunghezza di Km. 3,5 secondo l'asse nord ovest-sud est ed è larga Km. 2,7 sull'asse nord est-sud ovest e dista Km. 165 dal continente africano e Km. 167 della Sicilia.
E' un'isola interamente vulcanica, costituita da un'associazione di antichi recinti craterici e di coni vulcanici.
Il gruppo di apparati eruttivi fa parte di una sistema, in buona parte sommerso; dal punto di vista petrografico le lave di Linosa sono rocce plagroclasico-pirossenico-oliviniche a struttura porfirica fra le quali si riconoscono il Basalto olivinico ed il Basalto feldospatico.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Aspetti climatici:
-  temperature:  le temperature possono considerarsi eguali a quelle di Lampedusa;
-  precipitazioni: Le precipitazione media annua è di mm. 374,1.
La vegetazione
Si presenta molto più ricca e rigogliosa di quella di Lampedusa.
E' infatti presente la macchia, sia pure limitata alle pendici del M. Vulcano, costituita da Pistacia lentiscus, da Euphorbia dendroides, da Rhus tripartita e da rari esemplari di Olea europaea.
La gariga è meno degradata di quella di Lampedusa e si rinviene sulle pendici dei monti dove una volta nominava la macchia.
Nel periodo vernino-primaverile, nelle zone pianeggianti ed in alcuni tratti delle pendici a lieve declino si incontrano formazioni vegetali a pascolo.
La superficie territoriale dell'ambito territoriale di caccia di Agrigento 3 è di Ha. 2.548 e la superficie al netto delle aree infrastrutturate e di quelle inibite alla caccia è di Ha. 1.436 circa.
2.5.5. Ambito territoriale di caccia Caltanissetta 1
Comprende i territori comunali di Acquaviva Platani, Bompensiere, Caltanissetta, Campofranco, Delia, Marianopoli, Milena, Montedoro, Mussomeli, S. Caterina Villarmosa, S. Cataldo, Serradifalco, Sommatino, Sutera, Vallelunga Pratameno, e Villalba per una superficie territoriale di Ha. 105.837 nella parte settentrionale e Nord-occidentale della provincia.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 91.839.
Se si fa riferimento alle aree omogenee delle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale il territorio dell'ambito territoriale di caccia coincide per il 93% con quello dell'area omogenea 10 (area delle colline della Sicilia centro meridionale) e va considerato quindi omogeneo sia per quanto riguarda il sottosistema abiotico che per quello biotico, già descritti per l'ambito territoriale di caccia di Agrigento 1.
Il restante 7%, è suddiviso per il 90% fra l'area omogenea 6 (area dei rilievi di Lercara, Cerda e Caltanissetta) e l'area omogenea 12 (area delle colline dell'ennese), affini con l'area omogenea 10.
2.5.6. Ambito territoriale di caccia Caltanissetta 2
Vi ricadono i territori dei comuni di Butera, Gela, Mazzarino, Niscemi e Riesi per una superficie territoriale di Ha. 103.158 comprendente la parte costiera ricadente dei territori comunali di Butera e Gela la parte collinare di detti comuni e tutti gli altri territori comunali sopraindicati.
La superficie disponibile per la caccia programmata è di Ha. 89.504.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia si colloca per il 75% circa nell'area omogenea 11 (area delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina) delle Linee del Piano territoriale paesistico regionale; e per il 25% nell'area omogenea 15 (area delle pianure costiere di Licata e Gela) i cui sistemi abiotico e biotico vengono sinteticamente descritti di seguito.
Area omogenea 11
INQUADRAMENTO GENERALE
-  Superficie territoriale Ha. 133.274.
-  Popolazione residente-abitanti n. 120.567.
Aspetti climatici:
-  temperature:  la media giornaliera del mese più freddo è compresa per il 46% fra 5° e 8° e per il 54% fra 9° e 12°; la media giornaliera del mese più caldo è compresa per il 73% fra 26° e 29° e per il 27% fra 22° e 25°;
-  precipitazioni:  nel 71% del territorio le precipitazioni medie annue sono comprese fra 400 e 600 mm; nel 21% fra 600 e 800 mm. e nel restante 8% fra 800 e 1.000 mm.;
-  altimetria:  l'altimetria prevalente (90%) è compresa fra 100 e 600 m. s.l.m.; il 3% è al di sotto del 3% mentre il 7% è compreso fra 600 e 1.200 m. s.l.m.;
-  clivometria:  sul 59% del territorio la pendenza è compresa fra il 5 ed il 29%; sul 22% fra 0 e 5%, sul 17% fra 20 e 40% e solo sul 2% oltre il 40%.
SISTEMA NATURALE
Sistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 43% del territorio è caratterizzato da complesso argilloso-marnoso, il 34% da complesso sabbioso-calcarenitico, per il 13% da complesso clastico di deposizione continentale e per il 10% da complesso evaporitico;
-  idrologia: nell'area omogenea 11 la rete idrografica è costituita da Km. 120 di corsi di acqua principali e da Km. 628 di corsi d'acqua secondari.
Sottosistema naturale
-  Vegetazione potenziale
Il 63% della vegetazione potenziale è costituita da "Oleo Ceratonion: Ceratonietum e Oleo Lentiscetum ed il 33% da Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi e per il 4% Quercion pubesceti-petrae-Quercetum pubescentis s.l.
-  Vegetazione sinantropica
Le formazioni forestali artificiali (bo schi a Pinus, Eucalyptus, Cupressus etc.) interessano circa il 9% della superficie.
Sistema antropico
-  Paesaggio agrario
Il 39% della superficie dell'area è caratterizzata dal paesaggio delle colture erbacee, l'1% dal paesaggio dei vigneti, il 24% dal paesaggio delle colture arboree ed il 17% dal paesaggio dei mosaici culturali; il 19% è caratterizzato da superfici non soggetti ad usi agricoli.
Area omogenea 15
INQUADRAMENTO GENERALE
-  Superficie territoriale Ha. 470.860.
-  Popolazione residente-abitanti n. 113.835.
Aspetti climatici:
-  temperature:  sul 100% della superficie la temperatura me dia del mese più freddo è compresa fra 9° e 12° mentre quella del mese più caldo è per l'80% compresa fra 22° e 25° e per il 20% fra 26° e 29°;
-  precipitazioni:  sul 95% della superficie le precipitazioni annue sono comprese fra 400 e 600 mm. e solo il 5% fra 600 e 800 mm;
-  altimetria:  per il 99% è compresa fra 0 e 100 m. s.l.m.;
-  clivometria:  sull'80% del territorio la pendenza varia da 0 a 5%; per il 18% fra 5 e 20% e per il 2% fra 20 e 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Sul 46% dell'area si è in presenza di complesso clastico di deposizione continentale; sul 26% di complesso sabbioso-calcarenitico; sul 16% di complesso argilloso-marnoso e sul 2% di complesso evaporitico;
-  idrologia: in tutta l'area i corsi d'acqua principali hanno uno sviluppo di Km. 54 e quelli secondari di Km. 276.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 100% della superficie la vegetazione potenziale rientra nell'"Oleo Ceratonion Ceratonietum, Oleo lentiscetum".
-  Vegetazione sinantropica
E' costituita nella quasi totalità da coltivi con vegetazione infestante e solo per l'1% da boschi artificiali degradati (Eucalyptus, Pinus, etc.).
2.5.7.  Ambito territoriale di caccia Catania 1
La superficie territoriale dell'ambito territoriale di caccia di Catania 1 è di Ha. 281.994, comprendente 50 territori comunali di cui al seguente elenco: Aci Bonaccorsi, Aci Castello, Aci Catena, Acireale, Aci Sant'Antonio, Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Calatabiano, Camporotondo Etneo, Castel di Judica, Castiglione di Sicilia, Catania, Fiumefreddo di Sicilia, Giarre, Gravina di Catania, Linguaglossa, Maletto, Maniace, Mascali, Mascalucia, Militello in Val di Catania, Milo, Mineo, Misterbianco, Motta Sant'Anastasia, Nicolosi, Palagonia, Paternò, Pedara, Piedimonte Etneo, Raddusa, Ragalna, Ramacca, Randazzo, Riposto, S. Giovanni La Punta, S. Gregorio di Catania, S. Pietro Clarenza, Sant'Agata Li Battiati, Sant'Alfio, Santa Maria di Licodia, Santa Venerina, Scordia, Trecastagni, Tremestieri Etneo, Valverde, Viagrande, Zafferana Etnea.
La superficie disponibile per la caccia programmata è di Ha. 183.444.
Rispetto alle aree omogenee delle Linee del Piano territoriale faunistico venatorio regionale l'ambito territoriale di caccia ricade per il 25% circa nell'area 14 (area della pianura alluvionale catanese), per il 15% nell'area 12 (Colline dell'ennese), per l'11% nell'area 8 (Catena settentrionale dei Monti Nebrodi), e nell'area 17 (Rilievi del tavolato ibleo) e per il restante 50% nell'area 13 (Area del cono etneo).
Ai fini di evidenziare l'omogeneità del territorio dell'ambito destinato alla caccia programmata, si descriveranno di seguito soltanto caratteristiche ambientali delle aree 14 e 12.
Area omogenea 14 della pianura alluvionale catanese
INQUADRAMENTO GENERALE
Comprende i territori comunali di Paternò (in parte), Belpasso (in parte), Catania (in parte), Motta S. Anastasia e Misterbianco (in parte), Scordia, Palagonia, Militello Val di Catania (in parte), Ramacca (in parte) e Mineo (in parte), per una superficie di Ha. 66.700 circa.
Aspetti climatici:
-  temperatura:  le temperature medie del mese più freddo sono comprese per il 94% fra 9° e 12° e per il 6% fra 5° e 8°, mentre le medie giornaliere del mese più caldo sono comprese per il 99% fra 26° e 29° e solo per l'1% fra 22° e 25°.
Le precipitazioni medie annue sul 68% del territorio sono comprese fra 400 e 600 mm; per il 27% fra 600 e 800 mm. e per il restante 5% fra 800 e 1.000 mm.;
-  altimetria:  Il 69% del territorio è compreso fra le quote 0 e 100 m. s.l.m. ed il 31% fra 100 e 600 su s.l.m.;
-  clivometria:  sul 75% del territorio la pendenza è compresa fra 0 e 5%, sul 21% fra 5 e 20% e sul 3% fra 20 e 40% e solo sull'1% è superiore al 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici:
Il 66% circa del territorio è caratterizzato dal complesso litologico "clastico di deposizione continentale"; il 12% circa dal complesso vulcanico; il 13% circa dal complesso argilloso-marnoso ed il 9% del complesso sabbioso-calcarenitico;
-  idrologia: la rete idrografica è costituita nell'intera area da Km. 243 di corsi d'acqua principali e da Km. 532 di corsi d'acqua secondari.
Sottosistema biotico
-  vegetazione potenziale: il 97% della vegetazione potenziale appartiene all'Oleo-Ceratonion: Ceratonietum, Oleo-Lentiscetum ed il 3% al Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi s.l.;
-  paesaggio agrario: il 50% del paesaggio agrario è caratterizzato dall'agrumeto, il 38% dalle colture erbacee, il 7% da mosaici colturali e l'8% da superfici non soggette ad usi agricoli.
Area omogenea 12 delle colline dell'ennese
INQUADRAMENTO GENERALE
I territori comunali dell'ambito territoriale di caccia compresi nell'area 12 sono quelli di Ramacca, Paternò e Bronte (in parte), di Castel di Judica e Raddusa (per intero) per una superficie di circa Ha. 41.300, distribuita lungo la parte occidentale del limite provinciale di Catania.
Aspetti climatici:
-  temperatura:  le temperature giornaliere del mese più freddo sono comprese, sul 63% del territorio, fra 5° e 8°, sul 36% fra 9° e 12° e solo sull'1% fra 1° e 4°, mentre quelle del mese più caldo sono distribuite per il 59% del territorio fra 25° e 29°, per il 40% fra 22° e 25° e per l'1% fra 18 e 21°;
-  precipitazioni:  sul 59% dell'area le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 e 800 mm; sul 25% fra 400 e 600 mm. e sul 16% fra 600 e 800 mm.;
-  altimetria:  il 70% del territorio è compreso fra le quote 100 e 600 s.l.m., il 29% fra 600 e 1.000 m. s.l.m. e solo l'1% è compreso fra 0 e 100 s.l.m.;
-  clivometria:  il 57% dell'area presenta pendenze fra il 5 e il 20%; il 24% fra 20 e 40%; il 16% fra 0 e 5% ed il 3% pendenze al di sopra del 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Sul 72% dell'area si riscontra il complesso "argilloso-marnoso", sull'11% quello "sabbioso-calcarenitico" e per il 9% quello "clastico di deposizione continentale";
-  Idrologia
Il reticolo idrografico compreso nell'area è costituito da Km. 153 di corsi d'acqua principali e da Km. 963 di corsi d'acqua secondari.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 43% della superficie dell'area si è in presenza di Oleo Ceratonion: Ceratonietum, Oleo Lentiscetum; sul 29% di Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi; sul 28% di Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescentis s.l..
-  Vegetazione
Gli arbusti, le boscaglie e le praterie arborate interessano il 3% dell'area; le garighe, le praterie e la vegetazione rupestre il 13%.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi con vegetazione infestante occupano il 77% e le formazioni forestali artificiali il 4%.
SISTEMA ANTROPICO
-  Il paesaggio agrario
Il 64% dell'area è caratterizzato da paesaggio delle colture erbacee; il 3% da quello delle colture arboree; il 2% da quello dell'agrumeto; il 4% da quello dei mosaici colturali ed il restante 27% da superfici non soggette ad usi agricoli.
2.5.8. Ambito territoriale di caccia Catania 2
E' costituito dalla parte meridionale della Provincia di Catania comprendente i territori comunali di Caltagirone, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Mirabella Imbaccari, San Cono, S. Michele di Ganzaria e Vizzini per una superficie territoriale di Ha. 73.226.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 56.672.
Secondo la zonizzazione per aree omogenee delle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale il 60% circa del territorio ricade nell'area omogenea 16 delle colline di Caltagirone e Vittoria; il 25% nell'area omogenea 17, descritta di seguito per l'ambito territoriale di caccia di Ragusa 1, e per il 15% nell'area omogenea 11 delle colline di Mazzarino e Piazza Armerina.
Ai fini di evidenziare l'omogeneità ambientale dell'ambito territoriale di caccia di Catania 2 si forniranno pertanto le principali notizie sull'ambiente naturale, sinantropico ed antropico limitatamente all'area 16.
Area omogenea 16 delle colline di Caltagirone
Il paesaggio dell'area è caratterizzato da sabbioni "plateaur" collinari degradanti verso il litorale e dai margini meridionali degli Erei che vengono a contatto con gli altopiani calcarei, mentre a oriente è caratterizzato dalla grande linea di rottura che da Chiaromonte Gulfi a Comiso arriva a S. Croce Camerina e che separa nettamente le formazioni delle sabbie plioceniche ed il calcare miocenico dell'altopiano ibleo.
Il paesaggio agrario è ricco e vario per la presenza di vigneti, agrumeti ed uliveti che si protendono sui versanti collinari dell'interno.
L'ampia vallata del fiume Caltagirone crea un netto contrasto fra il versante ereo brullo, a pascolo ed a seminativo ed il versante ibleo caratterizzato dall'ordinata articolazione degli spazi chiusi e dal terrazzamento.
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici:
-  temperatura:  la temperatura media del mese più freddo in tutta l'area varia da 9° a 12° mentre quella del mese più caldo è compresa fra 26° e 29° sull'87% dell'area e fra 22° e 25° sul restante 13%.
-  piovosità:  sul 68% del territorio le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 e 800 mm, sul 25% fra 400 e 600 mm. e sul 7% fra 800 e 1.000 mm.
-  altimetria:  il 94% dell'area si trova ad altitudine compresa fra 100 e 600 m. s.l.m., il 4% fra 0 e 100 m. s.l.m. ed il 2% oltre i 600 m. s.l.m..
-  clivometria:  Il 53% della superficie dell'area presenta pendenze fra 0 e 5%; il 36% fra il 5 ed il 20%; il 10% fra 20 e 40% e l'1% al di sopra del 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Prevale (65% del territorio) il complesso sabbioso calcarenitico, seguito (15% del territorio) da quello argillo-marnoso, da quello clastico di deposizione continentale (10%), da quello carbonatico (7%) e da quello evaporitico (3%):
-  Idrologia
Nell'area lo sviluppo dei corsi d'acqua principali è di Km. 49 e quello dei corsi d'acqua secondari 253.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 66% del territorio si è in presenza dell'Oleo Ceratonion: Ceratonietum, Oleo Lentiscetum e sul 4% del Quercion ilicis: Querceto - Teucrietum siculi.
-  Formazioni forestali macchia e gariga
Sono scarsamente rappresentate.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi con vegetazione infestante occupano l'88% dell'area mentre le formazioni forestali artificiali il 5%.
-  Paesaggio agrario
Sul 22% della superficie dell'area si è in presenza di paesaggio delle colture erbacee; sul 12% di quello delle colture arboree; sul 6% di quello del vigneto; sul 5% di quello dell'agrumeto; sull'1% di quello dei seminativi arborati e sul 36% di quello dei mosaici colturali, sull'1% di quello delle serre e sul 17% di quello delle superfici non soggette ad usi agricoli.
-  Fauna selvatica stanziale
Il coniglio selvatico è presente in tutto il territorio collinare mentre sono rarefatte le popolazioni di coturnice siciliana e di lepre in relazione all'intensificazione colturale che ne ha ridotto l'habitat.
2.5.9. Ambito territoriale di caccia Enna 1
Comprende i 12 territori comunali di Agira, Assoro, Catenanuova, Centuripe, Cerami, Gagliano Castelferrato, Leonforte, Nicosia, Regalbuto, Sperlinga Nissoria e Troina per una superficie territoriale di Ha. 136.819 ubicata nella parte settentrionale del territorio provinciale.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 124.059.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia di Enna 1 presenta caratteristiche abbastanza omogenee sia per quanto riguarda le componenti ambientali abiotiche che per quelle biotiche.
La conferma di tale omogeneità si riscontra nella delimitazione degli ambiti omogenei delle linee guida del Piano generale paesistico regionale.
L'ambito territoriale di caccia di Enna 1 ricade infatti per l'82% nell'area omogenea 12 (area delle colline dell'ennese), per il 15% nell'area 8 (area della catena settentrionale dei monti Nebrodi) e per il 3% nell'area 14 (area della Pianura alluvionale catanese).
Si riportano di seguito le principali caratteristiche ambientali e paesistiche dell'area 12.
Area omogenea 12 delle colline dell'ennese
INQUADRAMENTO GENERALE
L'ambito omogeneo è caratterizzato dal paesaggio del medio ed alto bacino del Simeto. Il paesaggio ampio ed ondulato, tipico dei rilievi argillosi e marnoso-arenacei, comprende le valli del Simeto, del Troina, del Salso, del Dittaino e del Gornalunga.
Aspetti climatici:
-  temperatura:  la temperatura media del mese più freddo varia sul 63% del territorio fra 5° e 8°, mentre sul 36% è compresa fra 9° e 12° e sull'1% fra 1° e 4°.
La temperatura media del mese più caldo è compresa, sul 59% del territorio fra 26° e 29°, sul 40% dell'area fra 22° e 25° e nell'1% fra 18° e 21°;
-  precipitazioni:  le precipitazioni medie annue nel 59% del territorio sono comprese fra 600 e 800 mm., nel 25% fra 400 e 600 mm. e nel 16% fra 800 e 1.000 mm.;
-  altimetria:  l'altimetria prevalente (70% del territorio) è compresa fra 100 e 600 m. s.l.m.; sul 29% del territorio varia da 600 e 800 m. s.l.m. e solo sull'1% fra 0 e 100 m. s.l.m.;
-  clivometria:  il 57% del territorio dell'area presenta pendenze fra il 5 ed il 20%; il 24% fra 20 e 40%, il 16% fra 0 e 5% ed il 3% oltre il 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 72% dell'area è caratterizzato dal complesso argilloso-marnoso; l'11% dal complesso sabbioso-calcarenitico, il 9% dal complesso "clastico di deposizione continentale" ed il 6% dal complesso evaporitico.
-  Idrologia
I corsi d'acqua principali hanno, nell'area, uno sviluppo di Km. 153 e quelli secondari di Km. 963.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 43% del territorio si è in presenza dell'Oleo Ceratonion: Ceratonietum, Oleo Lentiscetum; sul 29% del Quercion ilicis: Querceto Teucrietum siculi e sul 28% del Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescetis s.l.
-  La vegetazione - Macchie ed arbusteti
Sul 3% del territorio sono presenti arbusteti, boscaglie e praterie arbustate; sul 13% formazioni termo-xerofile.
SISTEMA ANTROPICO
-  Paesaggio agrario
Il paesaggio agrario sul 64% dell'area è quello delle colture erbacee; sul 4% quello dei mosaici colturali; sul 2% quello dell'agrumeto; sul 3% quello delle colture arboree, mentre sul 27% si è in presenza di superfici non soggette ad uso agrario.
La prevalenza dell'ambito omogeneo 12 esime dal descrivere l'ambito 8 e quello 14 ai fini di evidenziare la omogeneità dell'ambito territoriale di caccia di Enna 1.
2.5.10.  Ambito territoriale di caccia Enna 2
Vi ricadono i comuni di Enna, Calascibetta, Valguarnera Caropepe, Aidone, Piazza Armerina, Barrafranca, Pietraperzia e Villarosa per una superficie territoriale di Ha. 119.394 ricadente nella parte meridionale della provincia di Enna.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 99.264.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia comprende una parte settentrionale in cui ricadono i comuni di Aidone, Valguarnera Caropepe, Enna, Calascibetta e Villarosa, avente caratteristiche ambientali e paesistiche analoghe a quelle descritte nell'ambito territoriale di caccia di Enna 1 (ambito omogeneo 12) ed una parte meridionale comprendente i comuni di Piazza Armerina, Barrafranca e Pietraperzia che presenta peculiarità evidenziate nell'area omogenea 11 delle linee guida del Piano generale paesistico regionale.
Rimandando pertanto alla sintetica descrizione degli aspetti ambientali e paesaggistici riportata per l'ambito territoriale di caccia di Enna1 dal predetto Piano generale paesistico (area omogenea 12), si forniscono di seguito le caratteristiche principali, limitatamente all'area omogenea 11.
Area omogenea 11
INQUADRAMENTO GENERALE
La parte dell'ambito territoriale di caccia di Enna 2 ricadente in tale area omogenea è estesa Ha. 47.440, pari al 40% della superficie territoriale. Tale territorio è caratterizzato dalle colline argillose mioceniche comprese fra il F. Salso ed il F. Maroglio.
Il paesaggio agrario, aperto e ondulato prevalente è quello del seminativo.
Solo alcune zone sono caratterizzate dall'uliveto e dal frutteto ed il paesaggio vegetale è stato modificato dai rimboschimenti di Eucalyptus.
Aspetti climatici
-  temperatura:  sul 46% del territorio la temperatura media del mese più freddo è compresa fra 5° e 8° e sul 54% fra 9° e 12°; quella media del mese più caldo è compresa, sul 73% del territorio fra 26° e 29° e sul 27% fra 22° e 25°;
-  altimetria:  il 71% del territorio è compreso fra 400 e 600 m. s.l.m., il 21% fra 600 e 800 m. s.l.m. el'8% è compreso fra 800 e 1.000 m. s.l.m.;
-  clivometria:  sul 59% del territorio la pendenza media varia dal 5 al 20%; sul 22% fra 0 e 5% sul 17% fra 20 e 40% e sul 2% è superiore al 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Sul 43% del territorio è presente il complesso "argillo-marnoso"; sul 34% quello "sabbioso-calcarenitico"; sul 13% quello "clastico di deposizione continentale" e sul 10% quello "evaporitico".
-  Idrologia
Nell'ambito omogeneo i corsi d'acqua principali hanno uno sviluppo di Km. 20 e quelli secondari di Km. 628.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 63% del territorio si riscontra l'Oleo Ceratonion: Ceratonietum, Oleo-Lentiscetum; sul 33% il Quercion ilicis: Querceto Teucrietum siculi e sul 4% il Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescentis s.l.
-  Vegetazione sinantropica
E' costituita per l'80% da vegetazione infestante dei coltivi e per il 9% da formazioni forestali artificiali.
SISTEMA ANTROPICO
Sottosistema agricolo
-  Paesaggio agrario
Sul 39% del territorio si è in presenza del paesaggio delle colture erbacee, sull'11% del paesaggio del vigneto; sul 24% del paesaggio delle colture arboree; sul 17% del paesaggio dei mosaici colturali mentre sul 19% del paesaggio delle superfici non soggette a usi agricoli.
2.5.11.  Ambito territoriale di caccia Messina 1
Comprende la parte occidentale della Provincia di Messina in cui ricadono i seguenti 28 comuni di Acquedolci, Alcara Li Fusi, Capizzi, Capo d'Orlando, Capri Leone, Caronia, Castel di Lucio, Castell'Umberto, Cesarò, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Motta d'Affermo, Naso, Pettineo, Reitano, San Fratello, S. Marco d'Alunzio, S. Salvatore di Fitalia, Sant'Agata di Militello, San Teodoro, Santo Stefano di Camastra, Torrenova, Tortorici, Tusa.
La superficie territoriale è di Ha. 129.944.
E' costituito dalla fascia costiera da Tusa a Naso, da un entroterra centrale collinare ed alto collinare e da una parte meridionale montuosa compresa nel Parco naturale regionale dei Nebrodi.
La superficie disponibilie alla caccia programmata è di Ha. 53.401.
Secondo le linee guida del Piano paesistico regionale l'ambito territoriale di caccia ricade per il 100% nell'ambito omogeneo 8 (area della Catena settentrionale dei Monti Nebrodi) le cui caratteristiche si descrivono sinteticamente di seguito.
Area omogenea 8 della catena settentrionale (monti Nebrodi)
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici:
-  temperatura:  sul 56% del territorio la temperatura media giornaliera del mese più freddo è compresa fra 5° e 8°; sul 26% fra 9° e 12° e sul 18% fra 1° e 4°. La temperatura media giornaliera del mese più caldo sull'84% dell'area è compresa fra 22° e 25°, sul 15% fra 18° e 21° e sull'1% fra 26° e 29°.
-  precipitazioni:  sul 37% dell'area le precipitazioni medie annue variano da 1.000 a 1.200 mm; sul 32% fra 800 e 1.000 mm. e sul 20% fra 600 e 800 mm.
-  altimetria:  il 57% dell'area è ubicato fra 600 e 1.200 m. s.l.m.; il 23% fra 100 e 600 m. s.l.m.; il 3% fra 0 e 100 m. s.l.m. ed il 17% al di sopra dei 1.200 m. s.l.m..
SISTEMA NATURALE
Sistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 22% del territorio dell'area è catterizzato dal complesso argillo-marnoso; il 4% da quello clastico di deposizione continentale; l'1% da quello sabbioso-calcarenitico; il 4% da quello carbonatico; il 65% da quello arenaceo-argilloso-calcareo e il 4% da quello filladico e scistoso cristallino.
-  Idrologia
Nell'area i corsi d'acqua principali hanno uno sviluppo di Km. 38 e quelli secondari di Km. 953.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Nell'area prevale il Quercion pubescenti petrae: Quercetum pubescentis s.l. che caratterizza il 45% della superficie; sul 17% è presente il Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi; sul 17% il Quercion pubescenti petrae: Quercetum pubescentis Cerretosum e sul 10% l'Aremonio-Fagion: Aquifolium-Fagetum.
-  Vegetazione reale:
- formazioni forestali:le formazioni a faggio interessano il 6% circa dell'area, quelle a cerro il 15%, quelle a latifoglie termofile il 2%, quelle di sughera il 5%;
-  macchie e arbusteti: sono presenti sul 7% della superficie dell'area.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi con vegetazione infestante coprono il 34% dell'area mentre le formazioni forestali artificiali solo l'1%.
Sistema antropico
-  Paesaggio agrario
Il 19% dell'area è caratterizzata dal paesaggio delle colture arboree; l'11% da quello delle colture erbacee; il 2% da quello dell'agrumeto; l'1% da quello dei mosaici colturali mentre il 67% da quello delle superfici non soggette ad usi agricoli.
2.5.12.  Ambito territoriale di caccia Messina 2
Comprende il restante territorio orientale della provincia di Messina per una superficie territoriale di Ha. 183.319 in cui ricadono i 76 comuni appresso riportati: Alì, Ali Terme, Antillo, Barcellona Pozzo di Gotto, Basicò, Brolo, Casalvecchio Siculo, Castelmola, Castroreale, Condrò, Falcone, Ficarra, Fiumedinisi, Floresta, Fondachelli Fantina, Forza d'Agrò, Francavilla di Sicilia, Furci Siculo, Furnari, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Gioiosa Marea, Graniti, Gualtieri Sicaminò, Itala, Letojanni, Librizzi, Limina, Malvagna, Mandanici, Mazzarò Sant'Andrea, Merì, Messina, Milazzo, Moio Alcantara, Monforte San Giorgio, Mongiuffi Melia, Montagnareale, Montalbano Elicona, Motta Camastra, Nizza d Sicilia, Novara di Sicilia, Oliveri, Pace del Mela, Pagliara, Patti, Piraino, Raccuia, Roccafiorita, Roccalumera, Roccavaldina, Roccella Valdemone, Rodì Milici, Rometta, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, San Piero Patti, Santa Domenica Vittoria, Sant'Alessio Siculo, Santa Lucia del Mela, Sant'Angelo di Brolo, Santa Teresa di Riva, Saponara, Savoca, Scaletta Zanclea, Sinagra, Spadafora, Taormina, Terme Vigliatore, Torregrotta, Tripi, Ucria, Valdina, Venetico, Villafranca Tirrena.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 131.384.
Se si inquadra il territorio dell'ambito territoriale di caccia nel sistema di ambiti omogenei definito dalle linee guida del Piano paesistico regionale l'ambito territoriale di caccia di Messina 2 ricade interamente nell'area omogenea 9 della catena settentrionale dei Monti Peloritani di cui si forniscono di seguito le principali caratteristiche del sistema naturale e del sistema antropico.
Area omogenea 9 della catena settentrionale dei monti Peloritani
Il paesaggio è caratterizzato da una stretta fascia litoranea, da versanti in parte dolci ed in parte scoscesi con creste strette e sottili, con vette comprese fra 1.000 e 1.500 m. s.l.m., disposte lungo un crinale ondulato.
Le numerose e profonde "fiumare" che incidono il rilievo formando ampie vallate alluvionali hanno caratteri diversi nei due versanti sullo Ionio, sono regolarmente perpendicolari al profilo della cresta e si aprono brusche e rapide in prossimità della costa; sul Tirreno mostrano maggiore complessità e sviluppo e danno origine ad ampie pianure alluvionali come quella di Milazzo.
Il paesaggio vegetale di tipo naturale caratterizza le quote superiori del rilievo con vaste praterie secondarie insediate sopra quota 1.000 s.l.m..
Nelle formazioni degradate sono stati effettuati imboschimenti artificiali con impiego di latifoglie e conifere alloctone che dominano la dorsale della cresta.
Il paesaggio agrario dei versanti collinari è vario e caratterizzato da estesi piantagioni arboree (in prevalenza uliveti e noccioleti) mentre nelle pianura di Milazzo, fortemente antropizzata, si riscontrano colture ortive e agrumeti.
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici
-  temperatura:  sull'85% dell'area la temperatura media mensile del mese più freddo è compresa fra 9° e 12°, e sul 15% fra 5° e 8°; la temperatura media mensile del mese più caldo è compresa fra 26° e 29° sul 56% dell'area e fra 22° e 25° nel rimanente 44%;
- precipitazioni annue: Sono comprese fra 900 e 1.000 mm. sul 35% del territorio; fra 600 e 800 sul 16%; fra 1.000 e 1.200 sul 31% e sopra 1.200 mm. sul 18%;
-  altimetria:  Il 54% dell'area è compresa fra le quote da 100 e 600 m. s.l.m.; il 27% fra 600 e 1.200 m. s.l.m.; il 18% fra 0 e 100 m. s.l.m. e l'1% si sviluppa al di sopra di m. 1.200 s.l.m.;
-  clivometria:  Il 34% del territorio presenta pendenze fra il 20 ed il 40%; il 33% sopra il 40%; il 22% fra il 5 ed il 20% e l'11% fra 0 e 5%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Il sistema "filladico scistoso cristallino" caratterizza il 52% dell'area; sul 13% si riscontra quello arenaceo-argilloso-calcareo; sull'11% quello clastico di deposizione continentale; sul 5% quello vulcanico; sul 5% quello sabbioso calcarenitico; sul 6% quello argilloso-marnoso; sul 7% quello conglomeratico-arenaceo; sul 5% quello carbonatico e sulla restante parte quello evaporitico.
Sistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sono presenti le formazioni già indicate per l'area 8 ad eccezione del Quercion pubescenti petrae: Quercetum pubescentis cerretosum.
-  Formazioni forestali - macchie e arbusteti - garighe
Sul 9% dell'area si riscontrano formazioni di quercie caducifoglie termofile e sul 2% a Quercus suber; macchie ed arbusteti occupano circa il 4% mentre garighe, praterie e vegetazione rupestre l'11%.
-  Vegetazione sinantropica
Il 48% dell'area è costituito da coltivi con vegetazione infestante ed il 9% da formazioni forestali artificiali.
SISTEMA ANTROPICO
-  Paesaggio agrario
Il 19% del paesaggio agrario è quello delle colture arboree; l'8% quello dei mosaici colturali; il 5% quello dell'agrumeto; il 2% quello delle colture erbacee; l'1% quello dei seminativi arborati ed il 65% quello delle aree non soggette ad usi agricoli.
2.5.13.  Ambito territoriale di caccia Messina 3 delle isole Eolie
L'ambito territoriale di caccia di Messina 3 comprende le isole Eolie, costituite dalle isole di Lipari, Vulcano, Stromboli, Panarea, Alicudi e Filicudi, costituenti unico comune e l'isola di Salina con i comuni di Leni, Malfa e S. Marina Salina.
La superficie territoriale complessiva è di Ha. 11.471 cui corrisponde una superficie, al netto delle are precluse all'esercizio venatorio, di Ha. 6.316.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Isole del comune di Lipari
Le sei isole costituenti il comune di Lipari emergono a distanze variabili tra 20 e 70 Km. dal tratto di costa settentrionale della Sicilia compreso fra Santo Stefano di Camastra e Capo Calavà.
Aspetti climatici:
-  temperature: lLa temperatura minima in inverno è in media di 10° ed in primavera di 13°; la temperatura più elevata in estate è in media di 29° ed in autunno di 24°;
-  precipitazioni: la precipitazione media annua è di 600 mm. in 75 giorni piovosi, distribuita in mm. 130 in primavera, mm. 30 in estate, mm. 210 in autunno e mm. 230 in inverno.
-  La geologia e l'attività vulcanica
L'intero arcipelago di Lipari rappresenta la parte terminale di un complesso edificio vulcanico in cui le bocche eruttive (tardo pliocene-pleistocene) distribuite a profondità di circa 1.000 m. sotto il livello del mare si sono elevate in seguito ad un lentissimo accumulo di materiali eruttivi.
Attualmente vanno considerati ancora vulcani attivi Lipari, Stromboli e Vulcano.
Isola di Lipari
-  La vegetazione
La vegetazione naturale è costituita da macchia alta a cisto che si estende principalmente nell'area centro settentrionale, da macchia delle alleanze Cisto-Ericion e Oleo Ceratonion; la macchia ad Artemisia; la macchia bassa a cisto (Cisto Ericion - Quercetalia ilicis), la Gariga a Centaurea eolica, Stipa capensis etc. e la vegetazione steppica. Nei fossi, oltre a specie vegetali alloctone si riscontrano Quercus ilex, Quercus pubescens, Fraxinus ornus, Laurus nobilis, etc..
Le colture arboree agrarie specializzate sono rappresentate da Ha. 47 circa di vigneti di uve da vino (Malvasia, Malaga, Uva fragola, Fragola nera, etc.) e Ha. 48 circa di oliveti. I frutteti vari coltivati in piccoli appezzamenti all'interno di aree antropizzate periurbane, costituenti veri e propri mosaici colturali sono estesi Ha. 317 circa.
Le colture non specializzate (promiscue) hanno un'estensione di Ha. 84 circa e i seminativi di Ha. 82 circa.
I rimboschimenti artificiali (promontorio di M. Rosa) sono costituiti da Pino d'Aleppo, Pino insigne, Eucalyptus rostrata e si estendono su Ha. 17 circa.
Isola di Vulcano
-  La vegetazione
Le colture "frammentate" interessano Ha. 10 circa, i coltivi abbandonati Ha. 34, la macchia alta a Spartium junceum, Genista ephedroides, Cistus incanus, etc., Ha. 792, pari al 37,8% della superficie territoriale.
La Gariga interessa complessivamente Ha. 398 (19% della s.t.).
La vegetazione steppica si riscontra su Ha. 262; la vegetazione rupestre su Ha. 38.
Isola di Stromboli
-  La vegetazione
La macchia (Cistus sp., Erica arborea, Spartium junceum, etc.) occupa circa Ha. 134; la Gariga Ha. 76 circa ed il mosaico macchia-gariga Ha. 60.
La vegetazione ad habitus rupestre occupa in complesso circa 318 ettari, la vegetazione steppica Ha. 143, la vegetazione alofitica dei litorali rocciosi Ha. 13 circa.
Le coltivazioni agrarie sono costituite da due ettari di oliveto ancora coltivato da Ha. 144 di oliveto e da circa 10 ettari di vigneto tutti in abbandono.
Isola di Filicudi
-  La vegetazione
La macchia si riscontra su Ha. 370 circa, la Gariga Ha. 430 circa, la vegetazione steppica Ha. 62 e quella alofitica Ha. 13.
Isola di Alicudi
-  La vegetazione
La macchia (a Cisto, Euphorbia, Oleo Ceratonion) occupa circa Ha. 192, la Gariga Ha. 187, la vegetazione steppica Ha. 60 circa, le comunità alofitiche dei litorali rocciosi Ha. 44. Le aree con colture agricole in piccoli appezzamenti occupano Ha. 10 circa.
Isola di Panarea
La vegetazione
Le coltivazioni agricole all'interno degli insediamenti ed altri appezzamenti ad oliveto Ha. 35 circa.
La macchia a Euforbia, Cisti, etc. occupa Ha. 118 circa, la Gariga ed i mosaici a macchia e gariga Ha. 90 circa, la vegetazione steppica Ha. 30 circa e le comunità alofitiche Ha. 30.
Isola di Salina
Comprende i tre territori comunali di Leni, Malfa e S. Marina di Salina per una superficie territoriale complessiva di Ha. 2.610.
Per gli aspetti relativi al clima ed alla geologica si rimanda a quanto riportato per le isole del comune di Lipari.
2.5.14.  Ambito territoriale di caccia Palermo 1
Interessa la parte occidentale della provincia di Palermo in cui ricadono i 46 comuni appresso riportati: Altofone, Bagheria, Balestrate, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Bolognetta, Borgetto, Campofelice di Fitalia, Campofiorito, Camporeale, Capaci, Carini, Castronovo di Sicilia, Cefalà Diana, Chiusa Sclafani, Cinisi, Contessa Entellina, Corleone, Ficarazzi, Giardinello, Giuliana, Godrano, Isola delle Femmine, Lercara Friddi, Marineo, Mezzoiuso, Misilmeri, Monreale, Montelepre, Palazzo Adriano, Palermo, Partinico, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, Roccapalumba, S. Cipirello, S. Giuseppe Jato, S. Cristina Gela, Santa Flavia, Terrasini, Torretta, Trappeto, Vicari, Villabate, Villafrati.
La superfcie territoriale è di Ha. 276.116 costituita dalla fascia costiera settentrionale, compresa fra Bagheria e Cinisi; dalla fascia costiera occidentale fra Cinisi e Balestrate; da una territorio di bassa e media collina nella parte centro-occidentale e centro-orientale e da un territorio di alta collina e montagna nella parte sud-occidentale e sud-orientale.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 215.643.
Se si fa riferimento alle linee guida del Piano territoriale paesistico regionale il territorio dell'ambito territoriale di caccia di Palermo 1 ricade per il 47,2% nell'area omogenea 5 (area dei rilievi dei Monti Sicani), per 29,4% nell'area omogenea 4 (area dei rilievi e delle pianure costiere del palermitano), per il 22,4% nell'area 3 (area della collina del Trapanese) e per l'1% nell'area 10 (Area delle colline della Sicilia centro-meridionale).
Al fine di evidenziare l'omogeneità delle caratteristiche dell'ecosistema agro-forestale dell'ambito territoriale di caccia è sufficiente fornire sintetiche notizie sull'area omogenea 5 in cui rientra circa la metà della superficie agro-silvo-pastorale.
Area omogenea 5
Il territorio è caratterizzato dalla dorsale collinare, che divide l'alta valle del Belice Sinistro ad Ovest e l'alta valle del S. Leonardo ad Est e, nella parte centro-meridionale, dai Monti Sicani con le cime emergenti del Monte Cammarata (m 1.578) e del Monte delle Rose (m 1.456) e dall'alta valle del F. Sosio.
Il paesaggio è frutto della compenetrazione dei due tipi di rilievi ed appare come una successione di dolci colline argillose e marnose plioceniche, masse calcaree dolomitiche di età mesozoica, distribuite in modo irregolare, isolate e lontane.
Il paesaggio agricolo dell'alta valle del Belice è molto coltivato e privo di fenomeni di erosione e di abbandono; nei rilievi prevalgono i sistemi estensivi ed il pascolo e più rari sono i fabbricati rurali.
Il paesaggio vegetale naturale è limitato alle quote superiori (M. Rose, M. Troina, Serra Leone) e al bosco naturale e paranaturale della Ficuzza che ricopre il versante settentrionale della Rocca Busambra.
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici
-  temperatura:  le temperature medie del mese più freddo variano, sul 64% del territorio fra i 9° ed i 12° e sul restante 36% da 5° a 8°; quelle medie del mese più caldo fra il 26° e 29° nell'85% dell'area e fra 22° e 25° nel restante 15%;
-  precipitazioni medie annue: sul 62% dell'area le precipitazioni medie annue variano da 800 a 1.000 mm; sul 37% da 600 a 800 mm. e sul restante 1% da 400 a 600 mm.;
-  altimetria: su circa il 50% del territorio l'altimetria è compresa fra m. 100 e m. 600 s.l.m. e sul restante 50% fra 600 e 1.200 m. s.l.m.;
-  clivometria:  Il 54% dell'area presenta pendenze dal 5 al 20%; il 30% dal 20 al 40%; il 7% da 0 a 5% ed il 9% oltre il 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Sul 39% dell'area è presente il complesso carbonatico; sul 35% quello argilloso-marnoso; sull'8% quello conglomeratico-arenaceo, sul 7% quello clastico di deposizione continentale; sul 3% quello evaporitico e per l'1% quello sabbioso calcarenitico.
-  Idrologia
Nell'area i corsi d'acqua principali hanno uno sviluppo di Km. 115 e quelli secondari di Km. 468,7.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Sul 42% del territorio si è in presenza del Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescenti s.l.; sul 36% del Quercion ilicis: Quercetum-Teucrietum siculi; sul 19% dell'Oleo Ceratonion: Ceratonietum-Oleo-Lentiscetum e sul restante 3% di formazioni del Quercetum pubescenti cerretosum e dell'Aremonium-Fagion: Aquifoglio-Fagetum.
-  Formazioni forestali
Sul 10% circa del territorio si riscontrano formazioni a prevalenza di quercie caducifoglie termofile; sul 7% di macchie e arbusteti.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi con specie infestanti occupano il 65% circa del territorio, mentre il 5% è investito a formazioni forestali artificiali (Pinus, Eucalyptus, Cupressus, etc.)
-  Sottosistema agricolo
-  Paesaggio agrario
Il 35% dell'area presenta il paesaggio delle colture erbacee; il 22% delle colture arboree, compresi vigneti ed agrumeti mentre il 39% è quello delle superfici non soggette ad usi agricoli e il 4% è quello dei mosaici colturali.
2.5.15.  Ambito territoriale di caccia Palermo 2
Il territorio dell'ambito interessante la parte occidentale della provincia di Palermo, in cui ricadono i 36 comuni di seguito elencati: Alia, Alimena, Aliminusa, Altavilla Milicia, Baucina, Blufi, Bompietro, Caccamo, Caltavuturo, Campofelice di Roccella, Castelbuono, Casteldaccia, Castellana Sicula, Cefalù, Cerda, Ciminna, Collesano, Gangi, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Lascari, Monte Maggiore Belsito, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, S. Mauro Castelverde, Sciara, Scillato, Sclafani Bagni, Termini Imerese, Trabia, Valledolmo, Ventimiglia di Sicilia, Resuttano.
 Comprende una parte costiera, da S. Flavia a Pollina, ad agricoltura intensiva o a destinazione turistico-residenziale; un entroterra collinare ed una zona centro-meridionale di alta collina e montagna, di cui la parte orientale ricade nel parco delle Madonie.
La superficie territoriale è di Ha. 226.125.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 161.433.
Secondo la classificazione per aree omogenee riportata nelle "linee guida del Piano paesistico regionale"; l'ambito territoriale di caccia di Palermo 2 rientra per il 45% circa nell'area 6 (rilievi di Lercara Friddi, Cerda e Caltavuturo), per il 45% circa nell'area 7 (catena settentrionale monti delle Madonie) e per il 10% circa nelle aree 8 (area della catena settentrionale monti Nebrodi), 10 (area delle colline della Sicilia centro-meridionale) e 12 (area delle Colline dell'Ennese).
In questa sede si descriveranno soltanto le caratteristiche peculiari dell'area 6, maggiormente interessata ai problemi venatori dal momento che l'area 7 ricade, per gran parte, in aree protette inibite all'esercizio venatorio.
Area omogenea 6 dei rilievi di Lercara, Cerda e Caltavuturo
E' caratterizzato nel versante settentrionale dalle valli del S. Leonardo, del fiume Torto e del fiume Imera settentrionale e, nel versante meridionale, dall'alta valle del fiume Platani, dal T. Gallo d'oro e dal fiume Salito.
Il paesaggio è in prevalenza quello delle colline argillose mioceniche, con la presenza di isolati affioramenti di calcari ed estese formazioni della serie gessoso-solfifera.
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici
-  temperatura:  le temperature medie del mese più freddo, nel 96% del territorio, sono comprese fra 5° e 8° e sul restante 4% fra 9° e 12° mentre quelle medie del mese più caldo sono comprese, nell'89% dell'area fra 22° e 25° e sul restante 11% fra 26° e 29°;
-  precipitazioni:  secondo le linee guida del Piano paesistico regionale nell'83% dell'area le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 e 800 mm, nell'8% fra 400 e 600 mm. e nel 9 fra 800 e 1.000 mm.;
-  altimetria:  il 59% dell'area omogenea presenta un'altitudine compresa fra 100 e 600 m. s.l.m.; il 39% fra 600 e 1.200 m. s.l.m. e solo il 2% fra 0 e 100 m. s.l.m.;
-  clivometria:  nel 61% del territorio considerato presenta pendenze dal 5 al 20%, il 28% dal 20 al 40%; l'8% da 0 a 5% ed 3% al di sopra del 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 54% dell'area è caratterizzata dal complesso argillo-marnoso; il 13% da quello arenaceo-argilloso-calcareo; il 13% da quello conglomeratico-arenaceo, il 9% da quello sabbioso-calcarenitico, mentre sul restante 10% sono presenti quello clastico di deposizione continentale, quello carbonatico e quello evaporitico.
-  Idrologia
Nell'area sono presenti Km. 95 di corsi d'acqua principali e Km. 606 di corsi d'acqua secondari.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Nel 51% dell'area si riscontra il Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi; sul 37% il Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescentis s.l. e nel 12% l'Oleo Ceratonion: Ceratonietum-Oleo Lentiscetum.
-  Formazioni forestali - macchie e arbusteti
Le formazioni di Quercion ilicis rappresentano solo l'1% e la macchia e gli arbusteti il 5% circa.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi a vegetazione infestante sono presenti sul 90% della superficie dell'area.
SISTEMA ANTROPICO
Sottosistema agricolo
-  Paesaggio agrario
Il 65% è quello delle colture erbacee, il 17% quello delle colture arboree, il 4% quello dei mosaici colturali, mentre nel 15% della superficie dell'area è quello delle superfici soggette ad uso agricolo.
2.5.16.  Ambito territoriale di caccia di Ustica Palermo 3
Interessa l'intero territorio dell'isola, della superficie di 809 ettari circa, cui corrisponde una superficie al netto delle aree infrastrutturate e di quelle precluse all'esercizio venatorio di Ha. 474 circa.
L'isola si erge dai bassi fondali del Mare Tirreno a più di Km. 50 a Nord della costa settentrionale della Sicilia e rappresenta il relitto di un vasto edifico vulcanico.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Aspetti climatici
L'andamento climatico, dedotto dai dati riportati nell'Annuario di statistiche Metereologiche dell'ISTAT, è caratterizzato da un periodo di aridità che va da Aprile a Settembre inoltrato (5-6 mesi secchi) per cui può definirsi come "fermo mediterraneo":
-  temperatura:  La temperatura media annua è di 16,6 °C, con medie minime di 9,7 °C in gennaio e massime di 24,6 °C in agosto.
Le precipitazioni risultano molto scarse, con medie annue di soli 363 mm. di pioggia, concentrate prevalentemente nell'ultimo trimestre dell'anno ed al quale fa seguito un lunghissimo periodo di siccità;
-  altimetria:  le trasgressioni marine, a cui è stata da sempre fortemente sottoposta l'isola, hanno risparmiato le creste collinari che costituiscono l'orlo dei coni craterici dell'isola vulcanica di un tempo. I rilievi sono "Falconiera", promontorio di m. 175 s.l.m., nella parte nord-orientale; "Monte Cenandrà dei Turchi", m. 248 s.l.m.; Monte Cresta del Fallo di m. 234 s.l.m..
-  Lineamenti geopedologici
La struttura geologica dell'isola di Ustica, di origine vulcanica, è costituita quasi esclusivamente da lave basiche e relativi tufi.
I substrati pedologici sono tutti da riferire all'associazione "Regosuoli - Litosuoli - Suoli bruni andici".
-  La vegetazione
-  la vegetazione potenziale: a parte la cintura costiera, fortemente influenzata dalla salsedine marina e quindi occupata da comunità tipicamente xeroalofitiche, è riferibile per il resto al climax dell'Oleo Ceratonion;
-  la vegetazione secondo criteri fisionomico-strutturali. Si è in presenza di otto tipi fisionomici:
-  comunità alofitiche di scogliera;
-  macchia;
-  gariga;
-  comunità di aree incolte;
-  seminativi;
-  vigneti;
-  colture arboree (Ficus carica, Olea europaea, Prunus dulcis, Prunus cerasus, etc.);
-  popolamenti forestali artificiali (Pinus pinaster, Pinus pinea, Eucalyptus globulus, Eucalyptus camaldulensis, etc.).
2.5.17.  Ambito territoriale di caccia Ragusa 1
Comprende la parte settentrionale ed occidentale della Provincia di Ragusa per una superficie territoriale di Ha. 105.726 ricadente nei comuni di Acate, Chiaromonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Monterosso Almo, Ragusa, Santa Croce Camerina e Vittoria.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 89.523.
L'ambito territoriale di caccia di Ragusa 1 ricade nelle aree omogenee 15-16 e 17 individuate dalla linee guida del Piano paesistico regionale e precisamente per il 46% nell'area 17 (area dei rilievi e del tavolato ibleo), per il 35% nell'area 16 (area delle colline di Caltagirone e Vittoria) e per il restante 19% nell'area 15 delle pianure costiere di Licata e Gela.
In questa sede si forniranno sintetiche notizie sulle caratteristiche del paesaggio colturale e del paesaggio antropico dell'area 17 in cui ricade la maggior parte della superficie dell'ambito territoriale di caccia di Ragusa 2.
Area 17 dei rilievi e del tavolato ibleo
L'ambito omogeneo è caratterizzato da un paesaggio ben definito nei suoi caratteri naturali ed antropici.
Il tavolato ibleo è fornito da insediamenti calcarei ed effusioni vulcaniche su fondali marini cenozoici. Il Monte Lauro (850 m. s.l.m.), antico vulcano spento rappresenta il centro del sistema e presenta struttura tabulare articolata in strutture smussate ed a terrazze degradanti dai 600 ai 200 m. s.l.m. che si affacciano sul piano litorale costituito da ampi slarghi (Piana di Lentini, Augusta, Siracusa, Pachino e Vittoria).
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici
-  temperatura:  sull'intero territorio la temperatura media del mese più freddo è compresa fra i 9° ed i 12° e quella del mese più caldo fra 26° e 29°;
-  precipitazioni:  su circa il 50% del territorio le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 ed 800 mm; sul 24% si verificano quelle fra 800 e 1.000 mm, sul 21% quelle fra 400 e 600 mm, sul 5% quelle inferiori a 400 mm. e sul 3% quelle fra 1.000 e 1.200 mm.;
-  altimetria:  sul 60% dell'area l'altimetria varia da 100 a 600 m. s.l.m., sul 26% fra 0 e 100 e sul 10% fra 600 e 1.200 m. s.l.m.;
-  clivometria:  nel 43% dell'area si riscontrano pendenze fra lo 0 ed il 5%; sul 42% fra 5 e 20%, sul 12% fra 20 e 40% e solo sul 3% superiori al 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 53% dell'area è caratterizzata dal complesso carbonatico; il 13% da quello vulcanico; il 16% da quello argilloso-marnoso, il 12% da quello sabbioso-calcarenitico, il 6% da quello clastico di deposizione continentale.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Nel 62% dell'area il Piano paesistico individua l'Oleo-Ceratonion: Ceratonietum, Oleo-lentiscetum, nel 37% il Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi e solo per l'1% il Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescentis s.l..
-  Vegetazione:
-  formazioni forestali: prevalgono (13% del territorio) Garighe, Praterie e vegetazione rupestre;
-  vegetazione sinantropica: l'80% è rappresentata da vegetazione infestante dei coltivi.
SISTEMA ANTROPICO
Paesaggio agrario
Il paesaggio dell'agrumeto interessa il 4% dell'area, il 23% quello delle colture erbacee, il 7% quello dei seminativi arborati, l'11% quello dei mosaici colturali, l'1% quello delle colture in serra, mentre il 31% è quello delle superfici non soggette ad usi agricoli.
-  La fauna selvatica stanziale
Nell'ambito si riscontrano prevalentemente il coniglio mentre si è di molto ridotta la presenza della coturnice siciliana e della lepre, specie nelle aree a coltivazioni erbacee ed arboree agrarie.
2.5.18.  Ambito territoriale di caccia Ragusa 2
Vi ricadono i territori comunali di Ispica, Pozzallo, Modica e Scicli per una superficie territoriale di Ha. 55.676 ubicata nella parte sud-occidentale della provincia di Ragusa.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 49.929.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia ricade interamente nell'area omogenea 17 delle linee guida del Piano paesistico regionale, le cui caratteristiche dell'ambiente naturale, dell'ambiente sinantropico e di quello antropico sono state già descritte per l'ambito territoriale di caccia di Ragusa 1.
Il paesaggio agrario è caratterizzato nella fascia costiera dalla rilevante presenza di impianti di serre che hanno alterato profondamente quello tradizionale costituito da mandorleti, oliveti e vigneti (pianura sabbiosa di Pachino) ed agrumeti.
Nell'altopiano di Modica il paesaggio agrario, a campi chiusi, è caratterizzato da un fitto reticolo di muretti a secco ed è dominato dalla presenza di seminativi e pascoli arborati con olivo, mandorlo e carrubo.
2.5.19.  Ambito territoriale di caccia Siracusa 1
Comprende la parte settentrionale della Provincia di Siracusa in cui ricadono i comuni di: Augusta, Buccheri, Buscemi, Carlentini, Cassaro, Ferla, Francofonte, Lentini, Melilli, Palazzolo Acreide, Floridia, Priolo Gargallo, Solarino e Sortino, per una superficie territoriale di Ha. 112.274.
Si distinguono una prima parte settentrionale di pianure alluvionali comprendente i territori di Lentini, Carlentini, Francofonte e Augusta a coltivazioni agrarie intensive ed una parte centrale e meriodionale di rilievi e tavolati calcarei.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 93.372.
Secondo le delimitazioni degli ambiti omogenei di cui alle linee guida del Piano paesistico regionale la parte settentrionale dell'ambito territoriale di caccia, estesa Ha. 26.784 circa, rientra nell'area 14 della pianura alluvionale catanese già descritta per ambito territoriale di caccia di Catania 1 e la restante superficie di Ha. 85.490 nell'area 17 dei rilievi e del tavolato ibleo descritta per l'ambito territoriale di caccia di Ragusa 2.
Si rimanda, pertanto, per evidenziare le caratteristiche omogenee del territorio dell'ambito territoriale di caccia di Siracusa 1, alla descrizione dei citati ambiti territoriali di caccia.
2.5.20  Ambito territoriale di caccia Siracusa 2
Comprende tutta la parte meridionale della provincia di Siracusa in cui ricadono i comuni di Avola, Canicattini Bagni, Noto, Pachino, Porto Palo di Capo Passero, Rosolini e Siracusa per una superficie territoriale di Ha. 98.606.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia di Siracusa 2 è caratterizzato da una fascia costiera sul versante ionico, con larghe spiagge e speroni calcarei fortemente erosi, mentre, sul versante africano il litorale è in prevalenza sabbioso con residui del sistema dunale e di vegetazione mediterranea.
Ricadono nell'ambito territoriale di caccia le zone umide dei Pantani di Ispica e di Vendicari tutelate come riserve naturali e gli impianti industriali di Augusta, Priolo e Siracusa che hanno modificato profondamente il paesaggio e l'ambiente.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 86.382.
L'ambito territoriale di caccia di Siracusa 2 ricade interamente nell'area omogenea 17 dei rilievi e del tavolato ibleo già descritta per ambito territoriale di caccia di Ragusa 2 al quale si rimanda per le caratteristiche dei sistemi naturali, sinantropici ed antropici.
2.5.21. Ambito territoriale di caccia Trapani 1
Comprende la parte settentrionale della provincia di Trapani in cui ricadono i territori comunali di S. Vito Lo Capo, Custonaci, Castellammare del Golfo, Alcamo, Buseto Palizzolo, Valderice, Erice, Trapani, Paceco, Calatafimi, Vita, per una superficie territoriale di Ha. 105.350.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 88.721.
Il territorio dell'ambito territoriale di caccia Trapani 1 è costituito da una ampia fascia costiera che si sviluppa da Alcamo Marina a Trapani, da un entroterra caratterizzato dalla penisola montuosa di S. Vito Lo Capo, da strette e piccole valli, da rilievi calcarei rigidi e compatti irregolarmente distribuiti e da distese ondulazioni argillose con altitudini comprese fra 600 e 1.000 m. s.l.m..
Secondo la ripartizione in ambiti omogenei delle linee guida del Piano paesistico regionale, la parte settentrionale dell'ambito territoriale di caccia, per una superficie territoriale di Ha. 54.500 circa, comprendente i comuni di S. Vito Lo Capo, Castellammare del Golfo, Buseto Palizzolo, Erice, Valderice e Custonaci rientra nell'area omogenea 1 (dei Rilievi del Trapanese); il territorio meridionale, comprendente i territori di Alcamo, Calatafimi, Vita, Trapani, Paceco, esteso Ha. 54.347 nell'area omonegea 3 (area delle colline del trapanese) ed infine il territorio costituito da una parte del comune di Trapani e da una parte del comune di Paceco, per una superficie di Ha. 8.545 circa nell'area omogenea 2 (area della pianura costiera occidentale).
In questa sede si forniranno sintetiche notizie sull'ambiente naturale, su quello sinantropico e su quello antropico relative all'area omogenea 1, rimandando alla descrizione dell'ambito territoriale di caccia Trapani 2 per la parte ricadente nell'area omogenea 3.
Area omogenea 1 dei rilievi del trapanese
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici:
- temperatura:  la temperatura media del mese più freddo su tutta l'area è compresa fra 9° e 12°; quella media del mese più caldo fra 26° e 29°;
- precipitazioni medie annue: sul 14% del territorio sono comprese fra 400 e 600 mm. e sull'86% fra 600 e 800 mm.;
-  altimetria:  il 74% dell'area presenta altimetria compresa fra 100 e 600 m s.l.m.; il 18% fra 0 e 100 m. s.l.m. e l'8% oltre 600 m. s.l.m.;
-  clivometria:  il 59% dell'area presenta pendenze fra il 5 ed il 20%; il 23% fra 20 e 40%; il 17% oltre il 40% e l'1% da 0 a 5%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Prevale nel territorio, con il 40% il complesso carbonatico; segue quello argilloso-marnoso con il 35%, e sono altresì presenti quello clastico di deposizione continentale, quello sabbioso calcarenitico e quello vulcanico.
-  Idrologia
Nell'area si riscontrano Km 3 di corsi d'acqua principali e Km 11 di corsi d'acqua secondari.
SOTTOSISTEMA BIOTICO
-  Vegetazione potenziale
Sul 60% della superficie si è in presenza di vegetazione dell'Oleo-Ceratonion: Ceratonietum-Oleo-Lentiscetum; sul 32% del Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi e sull'8% del Quercion pubescenti-petrae: Quercetum pubescentis s.l..
-  Vegetazione forestale, macchia e gariga
La macchia di sclerofille sempreverdi occupa il 4% dell'area e mentre sul 2% sono presenti arbusteti, boscaglie e praterie arborate; sul 26% si riscontrano garighe, praterie e vegetazione rupestre.
-  Vegetazione sinantropica
Prevalgono (61%) i coltivi a vegetazione infestante mentre le formazioni forestali artificiali (Pinus, Eucalyptus, Cupressus, etc.) occupano il 7% circa.
Sottosistema antropico
-  Paesaggio agrario
Il paesaggio del vigneto interessa il 16% del territorio, quello delle colture erbacee il 14%, quello delle colture arboree il 6%, quello dell'agrumeto l'1% mentre nel restante territorio si riscontrano superfici non soggette ad usi agricoli.
2.5.22.  Ambito territoriale di caccia Trapani 2
E' costituito dai territori comunali di Marsala, Petrosino, Mazara del Vallo, Salemi, Santa Ninfa, Castelvetrano, Campobello di Mazara, Partanna, Gibellina, Salaparuta e Poggioreale, per una superficie territoriale di Ha. 128.588 ricadente nella parte meridionale della provincia di Trapani.
Il territorio è caratterizzato da una pianura costiera costituita da una bassa piattaforma calcarea-arenacea e da ampi sistemi dunali e da un'entroterra di basse ed ondulate colline argillose, interrotte da qualche rilievo montuoso calcareo e da una parte montuosa più interna, prolungamento dei rilievi calcarei della penisola di S. Vito Lo Capo che domina le colline argillose circostanti.
La superficie disponibile alla caccia programmata è di Ha. 115.780.
L'ambito territoriale di caccia interessa le aree omogenee 2 e 3 individuate dalle linee guida del Piano paesistico regionale di cui si fornirà una sintetica descrizione.
Area omogenea 3 delle colline del trapanese
INQUADRAMENTO GENERALE
Vi ricade la parte dell'ambito territoriale di caccia comprendente i territori comunali di Marsala (p) Salemi, Mazara del Vallo (p), S. Ninfa, Gibellina, Partanna, Salaparuta e Poggioreale per una superficie territoriale di Ha. 69.000 circa.
Aspetti climatici
-  temperatura:  la temperatura media del mese più freddo sul 93%, del territorio dell'area, è compresa fra 9° e 12° mentre sul restante 7% fra 5° e 8°. La temperatura media del mese più caldo è compresa, sul 76% dell'area, fra 26° e 29° e sul restante 24% fra 22° e 25°;
-  precipitazioni:  sul 72% del territorio dell'area le precipitazioni medie annue sono comprese fra 600 e 800 mm, sul 20% fra 400 e 600 mm. e sull'8% fra 800 e 1.000 mm.;
-  altimetria:  l'85% del territorio è compreso fra le quote da 100 a 600 m s.l.m.; il 14% fra 0 e 100 m s.l.m. e solo l'1% al di sopra di m 600 s.l.m.;
-  clivometria:  sul 51% dell'area la pendenza varia dal 5 al 20%, sul 38% da 0 a 5%, sul 10% fra 20 e 40% e sull'1% è superiore al 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Il 46% dell'area è caratterizzata dal complesso argilloso-marnoso; il 24% da quello clastico di deposizione continentale; il 14% da quello sabbioso-calcarenitico; l'11% da quello conglomeratico-arenaceo mentre nella restante parte sono presenti quello evaporitico e quello carbonatico.
Sottosistema biotico
-  Vegetazione potenziale
Predomina (77% della superficie) l'Oleo-Ceratonion: Ceratonietum, Oleo Lentiscetum seguito dal Quercion ilicis: Querceto-Teucrietum siculi (22%).
-  Vegetazione
Sul 3% dell'area sono presenti garighe, praterie e vegetazione rupestre.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi interessano il 95% della superficie dell'area mentre le formazioni forestali artificiali (Pinus, Cupressus, Eucalyptus, etc.) occupano il 2%.
SISTEMA ANTROPICO
Paesaggio agrario
Sul 40% dell'area si riscontra il paesaggio del vigneto, sul 24% quello dei mosaici colturali, sul 15% quello delle colture arboree, sull'1% quello dell'agrumeto, mentre sul 14% il paesaggio comprende superfici non soggette ad usi agricoli.
Area omogenea 2 della pianura costiera occidentale
Vi ricadono i seguenti comuni dell'ambito territoriale di caccia Trapani 2: Castelvetrano, Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Petrosino e parte di Marsala.
INQUADRAMENTO GENERALE
Aspetti climatici
-  temperatura:  le temperature medie del mese più freddo sono comprese fra 9° e 12°; quelle del mese più caldo per il 66% del territorio fra 26° e 29° e per il 34% fra 22° e 25°;
-  precipitazioni:  sul 91% del territorio le precipitazioni sono comprese fra i 400 e i 600 mm. per l'8 % fra i 600 e gli 800 mm. e per l'1 % sono minori di 400 mm.;
-  altimetria:  il 75% del territorio è compreso fra 0 e 100 m s.l.m. ed il restante 25% fra 100 e 600 m s.l.m.;
-  clivometria:  l'85% dell'area presenta pendenze fra 0 e 5% il 14% fra 5 e 20% e l'1% fra 20 e 40%.
SISTEMA NATURALE
Sottosistema abiotico
-  Complessi litologici
Sul 66% dell'area è presente il complesso sabbioso calcarenitico; sul 17% quello clastico di deposizione continentale; sul 13% quello argillo-marnoso; sul 3% quello carbonatico e sull'1% quello evaporitico.
-  Idrologia
Nell'area i corsi d'acqua principali hanno uno sviluppo di Km 14 e quelli secondari di Km 164.
Sottosistema biotico
La vegetazione potenziale è costituita interamente da Oleo-Ceratonion: Ceratonietum, Oleo Lentiscetum.
-  Formazioni forestali, macchie, gariga, etc.
La macchia e la gariga occupano il 9% circa, la vegetazione delle saline il 2%, mentre mancano formazioni forestali naturali.
-  Vegetazione sinantropica
I coltivi con vegetazione infestante interessano l'85% e le formazioni forestali artificiali il 2%.
SISTEMA ANTROPICO
Il paesaggio agrario
Domina il paesaggio delle colture arboree che interessa il 28% del territorio, seguito da quello del vigneto che interessa il 21%; quello dei mosaici colturali l'11%; quello delle colture erbacee il 2%, quello dell'agrumeto il 2%, mentre quello delle superfici non soggette ad uso agricoli interessa il 36%.
2.5.23. Ambito territoriale di caccia Trapani 3 delle isole Egadi
L'ambito comprende le tre isole di Favignana, Marettimo e Levanzo per una superficie complessiva territoriale di Ha. 3.744 (2.348).
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Delle tre isole Favignana dista Km. 13 da Marsala e Km. 17 da Marsala; Levanzo Km.4 a nord di Favignana e Km. 15 da Trapani; marettimo Km. 33 da Marsala e km.15 da Trapani ad ovest dalle altre due.
Favignana è lunga Km. 9 circa e larga Km. 4,3. La morfologia è montuosa ed il territorio è nudo o scarsamente coltivato. La pietra di Favignana è un tufo bianco e conchigliare da costruzione, largamente esportato.
Levanzo è lunga Km. 5 e larga Km.2. Le coste si presentano assai dirupate su cui si estende un altopiano coltivato a vigne, cereali e pascolo.
Culmina nel Pizzo del Monaco a quota 278 m. s.l.m.
Marettimo è lunga Km. 7,5, larga Km. 2,5 ed è la più montuosa del gruppo culminando sul Monte Falcone a m. 286.
Geologia
Le tre isole dell'arcipelago delle Egadi si differenziano dalle Isole vulcaniche delle Eolie, delle Pelagie, di Ustica e di Pantelleria per la loro natura calcarea. Si tratta di frammenti della Sicilia staccatisi in epoche non lontanissime (6.000 anni per Favignana e Levanzo e 600.000 anni per Marettimo).
Le rocce sono eguali a quelle della Sicilia occidentale sulle quali ha agito la vicenda dell'innalzarsi e dell'abbassarsi delle acque marine.
Il clima
Il clima può considerarsi analogo a quello descritto per l'ambito territoriale di caccia Trapani 1.
La vegetazione potenziale
La fitocenosi è caratterizzata da: Bupleuro-Scabiosetum limonifoliae, Daphno-Quercetum ilicis, Erico-micromerietum fruticosae, Limonietum, Termiculi, Periploco-Euphorbietum dendroides, Scabbioso-Centauretum ucriae, Senecio-Helichrysetum messerie.
La vegetazione antropogena
La superficie rimboschita artificialmente nell'intero ambito territoriale di caccia è di Ha 1.069.
Si tratta di boschi puri e misti di conifere (Pino d'Aleppo) di boschi degradati estesi Ha 853.
La superifie disponibile per l'esercizio venatorio, ottenuta detraendo dalla superficie territoriale le aree antropizzate, le infrastrutture pubbliche, e le aree soggette a vincoli ambientali (riserve naturali, boschi demaniali etc. è di Ha 2.348.
2.5.24 Ambito territoriale di caccia Trapani 4 dell'isola di Pantelleria
L'isola di Pantelleria presenta nel complesso una forma ellittica irregolare con asse principale di circa 13,7 Km. orientato secondo la direttrice sud est/nord est da punta Croce a Punta Li Marsi.
L'isola rappresenta la parte emersa di un edificio vulcanico che affiora dalla pianura abbissale del Canale di Sicilia a circa 67 Km. da Capo Mustafà (Tunisia), ed a 95 Km. dalla costa siciliana di Capo Granitola.
INQUADRAMENTO TERRITORIALE
Morfologia
La complessa morfologia del territorio insulare è legata alla stessa natura litologica la quale trae origine da diverse masse laviche succedutesi nel tempo e fra loro sovrapposte.
La parte centrale dell'isola è dominata dalla Montagna Grande (836 s.l.m.); il Monte Gibele (m. 700 s.l.m.) a cui margini orientali si eleva il rilievo Cuddia Attalora (m. 560 s.l.m.) che rappresenta il più meridionale dei grossi coni vulcanici.
Idrografia
La rete idrografica, in relazione alle basse precipitazioni ed alla permeabilità dei terreni, è costituita da piccoli impluvi a carattere torrentizio.
Geologia
Le principali litologie affioranti sono riconducibili a due gruppi essenziali di vulcaniti: acide e basiche. Le vulcaniti acide sono costituite da rocce sodatrachitiche e sodareditiche (Pantelleriti); le manifestazioni basiche sono caratterizzate da basalti e rappresentano il 90% dell'edificio vulcanico sottomarino.
Clima
Sulla base di analisi delle registrazioni termopluviometriche il clima dell'isola è ascritto al tipo xero-termomediterraneo di Bagnouls e Gaussen.
Temperature
La media annua risulta di 18,1°C, con medie mensili comprese fra gli 11,7 °C di gennaio ed i 25,6°C di agosto.
La temperatura massima assoluta nel periodo 1979-1992 è stata di 41,4°C.
In inverno le temperature minime-medie si attestano intorno ai 9,5°C e le minime assolute ad 1°C.
Precipitazioni
Nel 1926-1985 le precipitazioni medie annue sono di mm. 408,9 in 56 giorni piovosi; il 71,7% delle precipitazioni annue si verificano da ottobre a febbraio.
La vegetazione potenziale
Dal punto di vista fitosociologico le associazioni di "foresta" ipotizzabili per l'isola di Pantelleria vengono inquadrate nella classe Quercetea ilicis - Ordine Quecetalia ilicis, alleanze Erica-arboreae.
Dalla degradazione della foresta si perviene alla tipologia bosco (boscaglia). Nella macchia alta (> m. 2 di altezza) le specie guida sono: Ilatro sottile, Ilatro comune, Lentisco, Ginestra di Pantelleria, Olivastro e Ginepro feniceo, etc.
E' presente anche il fruticeto con le specie guida: Biancospino, Rosa, Perastro e Rovo comune ascrivibili alla classe Rhamno cathartici - Prunetea spinosa.
La vegetazione antropogena
E' costituita da vegetazione infestante i coltivi, da vegetazione di incolti temporanei e di ex coltivi, da vegetazione di aree urbanizzate.
Le superfici boscate si estendono, nel complesso, Ha 1657 di cui Ha 1200 di conifere (Pino marittimo, Pino d'Aleppo), Ha 320 di conifere e latifoglie ed Ha 127 di boschi degradati.
Superficie territoriale e superficie disponibile per la caccia programmata
La superficie territoriale è di Ha 8302 e quella disponibile per la caccia programmata di Ha 4260.
3.  MIGLIORAMENTI AMBIENTALI A FINI FAUNISTICI
Generalità
Il miglioramento ambientale deve intendersi come quell'insieme di misure che hanno lo scopo di ricreare condizioni ambientali distrutte o degradate dall'azione e dall'incuria dell'uomo: i miglioramenti ambientali a fini faunistici hanno lo scopo di modificare i fattori da cui dipende la conservazione ed il potenziamento delle risorse faunistiche di un territorio.
Queste dipendono infatti da numerosi fattori: condizioni am bientali, regolamentazione del prelievo, impatto delle attività produttive. Alcuni, come ad esempio le condizioni climatiche, geografiche, orografiche non sono modificabili, altri dipendono dalla gestione faunistico-venatoria del territorio (prelievo venatorio, controllo dei predatori, ripopolamento faunistico), altri infine sono delle componenti che è possibile modificare influendo sulle attività produttive, in particolare quelle agricole e forestali.
La pianificazione faunistico-venatoria non può tuttavia trascurare la circostanza che il depauperamento della consistenza faunistica è correlato solo in minima parte al prelievo venatorio avendo di fatto come cause principali il degrado ambientale conseguente alle attività antropiche. Fra queste il ruolo principale è ascrivibile all'esercizio dell'agricoltura, con particolare riferimento a quella intensiva, ma notevole peso esercitano anche le attività nei vari comparti industriali, quelle del terziario (trasporti, turismo, etc.) e, non ultima l'urbanizzazione.
Fra le azioni antropiche negative sull'ecosistema agro-forestale, che hanno diretta refluenza sulle popolazioni di fauna selvatica va ricordato in particolare l'impiego in agricoltura di prodotti antiparassitari e diserbanti, ma anche il decespugliamento ed in generale il passaggio da sistemi agricoli estensivi ad altri ad alta intensità colturale, nonché per quanto attiene all'industria, scarichi inquinanti, immissioni di gas, polvere, fumo, rumori; per il terziario la desertificazione biologica creata dagli insediamenti turistici e commerciali, ed infine per le opere civili l'espansione dei centri abitati e la costruzione di infrastrutture viarie, elettriche, etc.
Tali azioni antropiche, oltre a modificare gli aspetti vegetazionali e paesaggistici, agiscono sulla fauna invertebrata e sulla vegetazione naturale compromettendo l'equilibrio della catena alimentare sia della fauna autoctona che dell'avifauna selvatica.
Con riferimento all'avifauna selvatica recenti studi (M. Valvo, R. Massa e M. Sarà - "Uccelli e paesaggio in Sicilia alle soglie del terzo millennio" - Il naturalista siciliano, 1993) hanno evidenziato la scomparsa di alcune specie di interesse venatorio più vulnerabili alle modifiche ambientali (Tetrax tetrax, Turnys sylvatica), mentre sono in diminuzione l'Alauda arvensis, la Melanocorypha calandra, soprattutto in relazione alla perdita di habitat specializzati, indispensabili per specie numericamente scarse, alla crescita di inquinamento nel foraggio e alla riduzione della qualità ambientale.
La legislazione regionale, nazionale, comunitaria e internazionale in materia di conservazione degli habitat e della fauna selvatica sono ricchissime di provvedimenti di tutela e di direttive che coprono l'intero secolo XX (dalla convenzione internazionale per la protezione degli uccelli utili all'agricoltura, Parigi 19 marzo 1902, modificata ed ampliata il 18 ottobre 1950, alla presente legge regionale n. 33/97) arco temporale che vede una pesante pressione sull'ambiente e sulla fauna.
In questa sede, proprio con riferimento alle azioni antropiche che hanno alterato gli abitat della fauna selvatica ed alla possibilità di ripristino degli equilibri ecologici con specifici interventi di riconversione dell'agricoltura, meritano particolare menzione:
a)  direttiva C.E.E. n. 43/92 del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatica;
b)  regolamento C.E.E. n. 2078/92 del 30 giugno 1992, relativo ai metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell'ambiente e con la cura dello spazio naturale;
c) regolamento C.E.E. n. 2080/92 del 30 giugno 1992, rivolto al rimboschimento delle superfici agricole.
3.1. Le azioni e gli interventi per favorire la riproduzione naturale di fauna selvatica
Le azioni per favorire la riproduzione naturale della fauna selvatica vanno ricondotte in prevalenza alla ricostituzione degli habitat delle singole specie di mammalofauna e di avifauna ed alla tutela di ambienti da azioni antropiche, per un congruo periodo.
Nelle aree protette, i processi di reinserimento o di incremento della fauna selvatica sono determinati quasi esclusivamente dai divieti di prelievo venatorio e di urbanizzazione e pertanto i risultati sono verificabili solo nel medio o lungo periodo.
Viceversa, in proprietà pubbliche o private non soggette a tutela integrale il ripopolamento naturale può essere ottenuto in tempi più brevi soltanto con azioni mirate al miglioramento degli habitat, anche attraverso il rilascio di produzioni agricole, e ad una rigorosa tutela da azioni antropiche, sia venatorie che a fini produttivi.
In aree che hanno perduto le connotazioni originarie a seguito di trasformazioni fondiarie (dissodamento di terreni sodi, decespugliamento, disboscamento, sistemazioni idraulico-agrarie, etc.), il ripristino degli aspetti vegetazionali e dell'assetto dei luoghi può risultare indispensabile per il conseguimento degli obiettivi del piano.
Si riportano di seguito le principali azioni previste dalla legislazione vigente a favore del miglioramento degli habitat.
3.1.1.  Ritiro dalla coltivazione, incespugliamento, rimboschimento, creazione di siepi e frangivento, piantagioni ripariali
La legislazione vigente prevede azioni ed interventi che hanno ricadute favorevoli sulla vegetazione spontanea ed indirettamente sulla consistenza faunistica.
Si farà riferimento di seguito ad alcune misure del regolamento comunitario n. 2078/92 il cui programma pluriennale di attuazione è stato approvato con decreto del 26 gennaio 1998, ed al Reg. n. 2080/92 il cui programma pluriennale di attuazione per il periodo 1998/2000 è in corso di attuazione.
Regolamento n. 2078/92
MISURE A1 E A2: Sensibile riduzione dei fitofarmaci e introduzione e mantenimento dell'agricoltura biologica
La misura A1, prevedendo una diminuzione dell'uso di fitofarmaci e diserbanti di circa il 20% rispetto alle tecniche di difesa fitosanitaria tradizionali, assicura ricadute positive anche sulla fauna selvatica di interesse venatorio per la riduzione dei pericoli di intossicazione e sterilizzazione e per la salvaguardia degli antropodi che rappresentano per l'avifauna una parte notevole della catena alimentare.
MISURE B1 E B2:  Introduzione e mantenimento delle produzioni vegetali estensive e riconversione dei seminativi in pascoli estensivi. Mantenimento della produzione intensiva
Particolare interesse ai fini della tutela e dell'incremento della fauna selvatica riveste la conversione dei seminativi in pascolo estensivo, sia per la eliminazione delle lavorazioni annuali e dell'impiego di fitofarmaci e diserbanti che per la riduzione del carico del bestiame.
MISURA D:  Impiego di altri metodi di produzione compatibili con le esigenze dell'ambiente e la cura del paesaggio
Questa misura assicura il perseguimento di importanti finalità agronomiche e di salvaguardia ambientale. In particolare nei seminativi la misura è finalizzata alla riduzione dei livelli produttivi unitariamente al miglioramento del paesaggio e delle condizioni ambientali degli areali caldo-aridi delle aree interne collinari dove iniziano ad evidenziarsi fenomeni di desertificazione, oltre all'impoverimento ed al depauperamento delle specie vegetali ed animali.
MISURA E:  Cura dei terreni agricoli e forestali abbandonati
E' prevista solo in terreni agricoli e forestali di proprietà privata caratterizzati da evidenti e perduranti situazioni di abbandono di entità tale da provocare effetti negativi sull'ambiente soprattutto in relazione al rischio incendi.
MISURA F:  Ritiro dei seminativi dalla produzione per venti anni
La misura prevede il ritiro delle superfici esclusivamente per i seguenti obiettivi:
a)  tutela delle sorgenti o di risorgive;
b)  tutela di fasce di terreno di mt. 300 in prossimità di fiumi, torrenti, canali e bacini artificiali di capacità di invaso superiore a mc. 100.000;
c)  creazione di aree cuscinetto in prossimità di parchi, riserve ed oasi naturali; in tali zone la misura è applicabile anche per la protezione di aree di nidificazione e di zone di avifauna migratoria - ripristino aree umide naturali - salvaguardia di specie vegetali mutevoli di protezione incremento della diversità ambientale per favorire il rifugio e la nidificazione della fauna.
La Misura F, come si evince dagli obiettivi sopra citati, è quella che garantisce gli effetti più rilevanti ai fini della ricostituzione degli habitat in coerenza con gli obiettivi della legge regionale n. 33/97.
Regolamento n. 2080/92
Nella prima fase di attuazione (1994/97) il regolamento C.E.E. n. 2080/92 della Sicilia ha trovato piena e compiuta attuazione, interessando oltre 7.000 ettari con nuovi impianti (di cui oltre il 50% già collaudati) ed oltre 4.000 ettari di miglioramenti boschivi.
Il programma per il periodo 1998/99 ha accentuato considerevolmente gli indirizzi di recupero ambientale attraverso il ripristino del paesaggio culturale forestale ed agricolo, senza trascurare gli aspetti produttivi e tanto meno quelli idrogeologici e di reinserimento della vegetazione climatica e della fauna selvatica autoctona.
Gli interventi di imboschimento prevedono infatti una nuova sottomisura (4b) che imponeva sul 75% della superficie l'impiego di latifoglie di specie autoctone e sul 25% di specie minori, anche arbustive dell'alta macchia mediterranea (lentisco, terebinto, erica arborea, corbezzolo, alloro, fillirea, ginestra, calicotome spinosa, etc.), nonché di specie legnose agrarie con acclarata valenza paesaggistica, come l'ulivo, il pistacchio, il mandorlo, il nocciolo, etc.
Gli interventi di miglioramento delle superfici forestali (misura 8) dovranno essere condotti secondo i principi della selvicoltura naturalistica, con l'obiettivo di migliorare l'efficienza dell'ecosistema bosco in ordine alle molteplici funzioni di protezione del suolo, di regimazione delle acque, paesaggistica, naturalistica, economica, etc.
Attualmente è in corso di approvazione da parte della Commissione europea il "Piano di sviluppo rurale" che, nel quadro di un più vasto programma di interventi di tutela dell'ambiente, di difesa del suolo e dei boschi, di ricostituzione e mantenimento del paesaggio, eccetera, prevede, con le misure dell'Asse F-Agroambiente, anche specifiche azioni per la costituzione e la salvaguardia degli habitat della fauna selvatica stanziale e migratoria e per l'incremento della biodiversità.
E' altresì in fase di negoziazione con la Commissione europea il "Programma di sviluppo del Mezzogiorno 2000-2006" (P.O.R. Sicilia) che prevede interventi per la salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali e investimenti aziendali riguardanti il settore faunistico.
3.2. Programmi gestionali faunistici
L'insieme delle misure illustrate va integrato da specifici programmi gestionali faunistici.
Il Piano regionale faunistico-venatorio deve operare secondo due direttrici di intervento: la prima prevede interventi di ripopolamento di specie di fauna selvatica rarefatta, o di altre specie previo parere dell'I.N.F.S., meglio definiti come interventi di "reintroduzione" e di "introduzione", e in progetti di ripopolamento anche tramite cattura di animali selvatici presenti in soprannumero negli ambiti faunistici, ivi compresi i parchi regionali, salvo accertamento delle compatibilità genetiche da parte dell'I.N.F.S. e nel rispetto delle specifiche competenze degli organismi di gestione dei parchi e delle riserve naturali; la seconda consiste in interventi atti a favorire la riproduzione naturale della fauna (Genghini, 1994) adeguati alla realtà del territorio regionale. In particolare poi deve determinare i criteri per la corresponsione degli incentivi a favore dei proprietari e conduttori dei fondi rustici interessati dai programmi di gestione degli ambiti territoriali di caccia ed indicare il fabbisogno finanziario per la realizzazione dagli interventi programmati.
La legge regionale n. 33/97 inoltre prevede la predisposizione e l'attuazione di piani ed iniziative di miglioramento ambientale ai fini faunistici da parte delle Ripartizioni faunistico-venatorie. Appare opportuno che per tutte le iniziative valgono i criteri e le indicazioni contenuti nel presente piano.
Gli specifici interventi di miglioramento atti a favorire la riproduzione naturale della fauna, sia che rientrino nella competenza esclusiva, in quanto a predisposizione ed attuazione, delle Ripartizioni faunistico-venatorie, sia che rientrino nei programmi di gestione degli ambiti territoriali di caccia, devono riguardare le specie stanziali proprie della Sicilia con priorità pr la coturnice siciliana, la lepre e del coniglio siciliano nelle aree, ricadenti nei comprensori omogenei prima indicati, vocate per le dette specie, nonché la fauna migratoria con inteventi prioritari in quelle zone umide non sottoposte altrimenti a tutela ambientale (riserva e parchi).
Considerato l'interesse venatorio legato alle specie stanziali (coturnice, lepre e coniglio), gli interventi diretti a queste e riguardanti le aree incluse negli ambiti territoriali di caccia di norma rientreranno nei programmi di gestione degli stessi ambiti, mentre per quanto concerne gli interventi a favore della fauna migratoria e gli interventi per le specie stanziali ricadenti in aree precluse all'esercizio venatorio, nonché nelle zone cinologiche non affidate in gestione, questi rientreranno nella competenza delle Ripartizioni faunistico-venatorie così come la tutela degli ecosistemi indicati nell'elenco dei Sic di interesse per la fauna omeoterma e non ricompresi negli istituti di protezione previsti dalla legge regionale n. 98/81 e della legge regionale n. 33/97. Le ripartizioni vi provvederanno con le somme assegnate sui rispettivi capitoli di spesa 56301, 56302 nonché 16261 per la quota riferita ai compiti istituzionali, intervenendo, anche, per la realizzazione dei miglioramenti ambientali laddove sarà necessario l'intervento di cui all'ultimo comma dell'art. 16 della legge regionale n. 33/97.
Per il finanziamento degli interventi rientranti nei programmi di gestione degli ambiti territoriali di caccia, si farà ricorso ai finanziamenti iscritti nello stesso capitolo di spesa 16261 per la quota riferita all'art. 22 comma 8° della legge regionale n. 33/97 e che risulta predeterminata per legge per gli anni 1998 e 1999, e che dovrà essere prevista nella misura di un terzo della disponibilità del capitolo di spesa per gli anni 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004.
Per quanto riguarda la suddivisione territoriale si procederà in rapporto al numero dello oasi e delle zone di ripopolamento e cattura ricadenti nel territorio provinciale per i capitoli 56301 e 56302, mentre la quota parte per la gestione degli ambiti territoriali di caccia sarà ripartita per il 70% in rapporto al territorio dell'ambito territoriale di caccia e per il 30% in rapporto al numero dei cacciatori.
Gli incentivi erogati a favore dei proprietari e conduttori dei fondi per la realizzazione di progetti di miglioramenti ambientali, rivestendo il carattere di interventi di tutela ambientale, che non determinano un aumento della capacità produttiva aziendale sono da considerarsi aggiuntivi e non costituiscono cumulo sotto ogni aspetto con i limiti posti al Regolamento (CE) n. 950/97 del Consiglio del 20 maggio 1997 relativo al miglioramento dell'efficienza delle strutture agricole, fermo restando il divieto di cumulo per gli interventi coincidenti con quelli previsti dalle misure sopra descritte.
3.2.1.  Censimenti faunistici
Premessa essenziale ed imprescindibile per ogni intervento programmatorio è la ricognizione della consistenza faunistica attraverso il censimento faunistico nella zona presa in considerazione.
La realizzazione del censimento delle specie stabilmente residenti o di passaggio migratorio nella Regione, viene riservato dalla legge regionale n. 33/97 all'Osservatorio faunistico siciliano, ma vi prendono parte i comitati di gestione degli ambiti territoriali di caccia e quindi in mancanza le Ripartizioni faunistico-venatorie. Le tecniche di censimento devono essere appropriate a secondo della specie rilevata ed adeguate alle peculiarità, ambientali e climatiche, della Regione. Nelle more della loro definizione da parte dell'Osservatorio faunistico siciliano, per l'avifauna migratoria si applicheranno le tecniche di rilevamento adottate dall'Istituto nazionale per la fauna selvatica per il censimento invernale. Dovranno integrarsi i siti ufficiali di rilevamento ricadenti nel comprensorio omogeneo con altri punti di osservazione in modo da ottenere una copertura dell'intero territorio considerato secondo le metodologie dell'inquadramento U.T.M., già sperimentato nella realizzazione dell'Atlas Faunae Siciliae-Aves.
Si farà particolare attenzione alle date di rilevamento che dovranno intanto coincidere con le date richieste dall'I.N.F.S. per omogeneità di rilevazione su tutto il territorio nazionale, per le finalità proprie di detto istituto, ma che devono pure tenere conto che nella Regione, per le caratteristiche condizioni climatiche e metereologiche, più di un terzo delle specie nidificanti è in periodo riproduttivo dalla seconda metà di marzo. Per i corvidi si procederà al conteggio dei nidi attivi nella prima fase del periodo riproduttivo.
Per quanto concerne la coturnice siciliana, nonché la lepre ed il coniglio siciliano, le tecniche potranno essere riprese da quanto indicato dall'I.N.F.S. relativamente alla determinazione della consistenza e della struttura delle popolazioni rispettivamente di starna e di lepri riferite nel "Primo documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la pianificazione faunistico-venatoria" con i necessari adattamenti collegati alla fenologia annuale che, a causa delle condizioni climatiche, produce un generalizzato anticipo rispetto al tempo, solitamente riscontrato in altre regioni d'Italia, in cui si colloca il periodo riproduttivo: dalla costruzione del nido all'involo dei giovani.
Per i due mammiferi può risultare anche agevole acquisire i cosidetti "indici relativi di abbondanza" che non permettono di ricavare la densità assoluta delle specie nel comprensorio in considerazione, ma consentono di rilevare la tendenza della specie all'accrescimento o alla diminuzione rispetto a rilevazioni effettuate in periodi precedenti. Per il censimento in battuta, che per la sua caratteristica si può attuare in contesti ambientali diversi ed anche in ogni stagione, comportando però l'impiego di un numero di persone rapportato alla larghezza del fronte di battuta, si può scegliere l'effettuazione di una zona o fascia campione significativamente rappresentativa dell'intera area in esame.
Tutte le rilevazioni vanno inoltre integrate dall'analisi dei carnieri attraverso questionari distribuiti attraverso le associazioni venatorie presenti nel comprensorio e richiedendo la collaborazione dei cacciatori soprattutto per la rilevazione e determinazione del rapporto giovani/adulti in un dato arco temporale.
Per la volpe in particolare si procederà al conteggio delle tane in periodo riproduttivo mentre per il cinghiale si ricorrerà al conteggio diretto da stazioni elevate (altane) in radure in cui siano stati predisposti siti di foraggiamento.
3.2.2.  Le azioni di miglioramento degli habitat
Per le principali specie di fauna selvatica di interesse venatorio pare opportuno fornire i dati essenziali sull'ecologia nella Regione e sulle azioni per il miglioramento degli habitat.
Coturnice
La popolazione siciliana di coturnice appartiene alla specie Alectoris graeca sottospecie whitakery che si contraddistingue per più caratteri distintivi oltre che per i dati biometrici sia del maschio che della femmina adulta risultanti mediamente inferiori rispetto a quelli delle altre due sottospecie Saxatilis e Orlandoi (Istituto sperimentale zootecnico per la Sicilia - Caratteristiche cromatiche e biometriche distintive delle diverse forme di coturnici).
La coturnice siciliana presenta:
-  redini;
-  auricolari evidenti bruno chiari;
-  piume del collo di colore bianco sporco;
-  collare molto ristretto sotto la gola, generalmente interrotto o gocciolato;
-  colorazione generale del dorso e del petto più intensa con toni grigi tendenti al marrone;
-  barratura delle piume più stretta e meno appariscente;
-  vermicolatura del timoniere sempre presente ed evidente ed è caratterizzata dalla assenza di sopracciglio bianco e di mustacchi.
La coturnice siciliana popola ripidi pendii a vegetazione erbacea dominante interrotta da frequenti affioramenti rocciosi ed utilizza localmente coltivi terrazzati: habitat aperti formati da zone rocciose, prati, distese erbacee ed essenze di macchia mediterranea, ma si trova anche in ambienti boschivi e rimboschimenti ai margini degli ambienti aperti.
Di indole gregaria, eccetto che nel periodo della cova, è sospettosa ed accorta, terragnola, quando viene disturbata corre velocemente alzandosi in volo solo se si sente minacciata da vicino. L'alimentazione comprende leguminose ed in particoalre cicerchia e veccia di cui consuma semi e foglie; astraracee (cartamo, crupina e cicoria) di cui consuma semi ed infiorescenze; graminacee (grano duro, grano tenero, orzo selvatico e forasacco) di cui consuma sia i semi che le foglie; smilacacee (smilace o salsapariglia nostrale); convolvulacee (vilucchio) e umbellifere (coriandolo selvatico) di cui vengono consumati i semi. Consuma anche i bulbi di liliacee, tuberi di ciclamino e rizomi di acetosella. Si ciba di numerose specie di antropodi, fra cui assumono particolari importanza gli insetti e fra questi le formiche e diverse specie di coleotteri. La componente vegetale è certamente più importante di quella animale, tuttavia la regolare presenza di insetti nella dieta e fra questi di formicidi può essere correlata con alcune sostanze, incluso l'acido formico, prodotte da questi insetti e sparse su tutto il loro corpo che può avere una certa utilità nei progressi digestivi o una funzione "antibiotica", oltre che consentire una assunzione indiretta di liquidi così preziosi nella stagione secca. La ricerca sull'alimentazione nel periodo autunno-invernale ha consentito di concludere che la dieta alimentare della coturnice siciliana è probabilmente correlata all'andamento climatico stagionale ed alle precipitazioni piovose essendo composta in estate principalmente di semi, foglie, infiorescenze ed insetti e scarsa di componente vegetale verde per la mancanza di piante erbacee annue nei terreni aridi ed assolati del suo habitat; in inverno la componente erbacea diviene dominante probabilmente anche in relazione alla minore disponibilità di antropodi in natura.
Il periodo della riproduzione inizia intorno alla metà di marzo. La femmina prepara il nido in una buca del terreno, al riparo di massi o tra le rocce, e vi depone una sola volta all'anno, dalla fine di marzo a maggio, a seconda delle altitudini, da otto a sedici uova che incuba per 24-26 giorni, i pulcini lasciano il nido subito dopo la nascita e a circa tre settimane di età sono in grado di volare, continuando ad essere accuditi da entrambi i genitori; a circa 2 mesi di età (al più tardi a settembre) iniziano la muta post giovanile. La brigata rimane per tutto il resto dell'autunno unita nella stessa vallata che l'ha vista nascere.
In considerazione dell'andamento della popolazione, rilevato in diminuzione per il periodo 1984/92, gli interventi di miglioramento ambientale degli habitat della coturnice hanno priorità assoluta di finanziamento.
Negli areali di elezione della coturnice che possono comprendersi sotto l'indicazione generale di zone di collina e montagne coltivate in modo più o meno estensivo, l'agricoltura mantiene nella nostra Regione caratteristiche di tipo tradizionale, pur tuttavia gli interventi dovranno riguardare:
1)  l'incentivazione delle colture "a perdere" cioè semina o rinuncia alla raccolta su parcelle di piccola estensione di coltivazioni appetita dalla coturnice (astracee, leguminose, graminacee, umbellifere, rosacee e smilacacee);
2)  incremento e/o conservazione di superfici ad incolto cespuglioso intercalato alle coltivazioni lungo le aree più marginali ed intorno alle aree boscate o arbustate eventualmente presenti nel fondo e dell'inerbimento dei fossi e delle scoline;
3)  punti di alimentazione e di abbeveratura artificiali e/o posatoi e dormitori artificiali;
4)  posticipazione dello sfalcio o del sovescio della vegetazione presente nelle "tare" (bordi di strade, canali, fossi) a dopo la metà di luglio;
5)  posticipazione dell'aratura o dell'interramento delle stoppie e astensione dalla pratica della bruciatura delle stoppie;
6)  adozione di misure specifiche durante le operazioni di sfalcio e di raccolta dei foraggi, di mietitrebbiatura dei cereali e di raccolta delle altre colture che dovrebbero essere svolte partendo dal centro degli appezzamenti con direzione centrifuga con ridotta velocità delle macchine e lavorazione leggera (non più di 7 cm. di profondità), alzando le barre di taglio di almeno 10 cm. dal suolo e prevedendo sistemi di allontanamento del selvatico, attraverso ad esempio l'applicazione delle cosiddette "barre d'involo" sistemate anterioremente agli organi falcianti;
7)  ripristino e/o conservazione dei tradizionali muretti a secco e/o della cespugliazione ai margini delle caratteristiche rocce emergenti nelle estensioni coltivate;
8)  apprestamenti per evitare e/o diminuire l'erosione dello strato superficiale, come graticciate con materiale vivente, brigliette in pietrame a secco, drenaggi con pietrame, etc.
Gli interventi dovranno interessare aree della estensione non inferiore a 5 ettari e dovrà comportare per i proprietari o conduttori dei fondi interessati, anche riuniti in associazioni temporanee, l'adesione ad un disciplinare che deve contenere l'impegno di adempiere e realizzare fino al 2004 quanto previsto in almeno 6 dei punti precedenti, e che vedrà la corresponsione di un incentivo annuo che verrà determinato con successivo provvedimento.
Per quanto riguarda la ricostituzione delle popolazioni di coturnici in areali idonei dove la specie si è rarefatta, si potrà procedere a reintroduzioni attingendo a soggetti, forniti dall'istituendo centro pubblico di smistamento e riproduzione e da centri privati di produzione ovvero da allevamenti a scopo di ripopolamento, dei quali sia attestata la caratteristica di autoctonicità genetica e sia garantita anche attraverso specifiche tecniche di allevamento che gli esemplari allevati siano adattati al particolare ecosistema agro forestale siciliano ovvero attraverso la cattura di esemplari presenti nei parchi nel rispetto delle specifiche competenze degli enti parco previo accertamento delle compatibilità genetiche degli esemplari da parte dell'I.N.F.S. Le reintroduzioni dovranno essere effettuate con soggetti di 8-12 settimane di vita, nel periodo estivo e per almeno un triennio con un numero consistente di capi (50 capi per 100 ettari ogni anno).
Circa il prelievo venatorio della coturnice si ricorda che la legge regionale n. 33/97 ne subordina la caccia al censimento di consistenza. Sulla scorta dei dati acquisiti mediante gli indici di consistenza relativa sarà cura delle Ripartizioni faunistico-venatorie in sostituzione dei comitati di gestione di quantificare il successo riproduttivo della specie e quindi "commisurarne il prelievo venatorio" da potere effettuare con l'introduzione di un limite annuo ai capi da poter prelevare.
Lepre
L'I.N.F.S. ha ufficialmente accertato, seguito di apposite ricerche, che la lepre siciliana, in passato considerata una sottospecie di Lepus europaeus, appartiene alla specie Lepus corsicanus, considerata specie endemica italiana.
Poiché, tuttavia, la legge n. 157/92 non include la specie suddetta fra quelle cacciabili ne è stato richiesto l'inserimento alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sia da parte della Regione siciliana che dallo stesso I.N.F.S.
Il prelievo venatorio in Sicilia, sospeso fin dall'annata venatoria 1999-2000, potrà, pertanto, essere avviato solo dopo i provvedimenti legislativi che dovranno essere adottati a livello nazionale.
Il presente piano fornirà tuttavia le notizie sull'ecologia della specie e sui provvedimenti finalizzati al miglioramento degli habitat ed all'incremento delle popolazioni, mentre le modalità del prelievo venatorio su cui l'I.N.F.S. ha espresso parere favorevole (limitatamente al periodo 15 ottobre-30 novembre) saranno indicate nel calendario venatorio.
La lepre siciliana presenta dimensioni ridotte con un peso allo stato adulto che non supera i Kg. 2,5 - 3; le orecchie hanno una lunghezza variabile di cm. 10-13; il piede posteriore ha una lunghezza variabile di cm. 11-13 a seconda dell'età e del sesso; la lunghezza totale del cranio, misurata tra il foro occipitale e l'apice del naso è inclusa fra gli 88 ed i 94 mm., mentre la larghezza massima agli zigomi rientra fra i 44 ed i 46 mm.; il mantello ha una colorazione più rossiccia e meno brizzolata di nero.
Il suo habitat ricade in quasi tutti i terreni più o meno coltivati, boschi di latifoglie e misti (raramente conifere), rifugendo però dai cespugliati intricati e fitti.
Ha tendenze solitarie ed è piuttosto legata al proprio territorio dal quale non si allontana sensibilmente se non costretta per l'eccessivo disturbo. Trascorre il giorno al riparo della vegetazione in tana: un cavo poco profondo scavato con le zampe anteriori e modellato con il corpo, mentre si fa attiva al crepuscolo e durante la notte.
La sua alimentazione è essenzialmente vegetale: erbe fresche e secche (fieni, paglie e foraggi in genere), frutta, bacche, semi, funghi, ghiande, germogli di cereali invernali.
Specie poligama i cui maschi combattono per il possesso della femmina, inizia il periodo della riproduzione verso gennaio fino normalmente ad agosto, eccezionalmente a settembre con 3-4 parti l'anno; la gravidanza dura 42 giorni; i leprotti, in numero di 1-3 a parto, in grado di muoversi autonomamente dopo poche ore dalla nascita, vengono allattati per circa 3 settimane e raggiungono la maturità sessuale a circa 6-8 mesi di età.
Negli areali di elezione della lepre gli interventi elencati sopra per quanto concerne la coturnice, per il punto l) dovranno riguardare una superficie di almeno 0,1-0,4 per cento del territorio interessato e le coltivazioni a perdere dovranno riguardare cereali autunno-vernini o foraggere, in particolare leguminose, mentre non deve essere previsto alcun intervento incrementivo o conservativo di superfici cespugliate ed arbustivi (vedi precedenti punto 2 e 7), in quanto la lepre preferisce le siepi, e comunque quelle meno fitte, solo per partorirvi, bensì viene previsto (punto 2) l'incremento e/o la conservazione del margine erboso delle bordure di passaggio fra le componenti coltivate, coltivato/bosco, coltivato/margini dei corsi d'acqua, coltivato/siepi frangivento.
Anche nei confronti di questa specie si attueranno gli interventi di cui ai punti 3), 4), 5), 6) ed 8), prevedendo quale specifico punto 7) la realizzazione di modeste radure all'interno di compagini boschive o arbustive. Sono previsti incentivi annui da determinare con successivo provvedimento.
Allo stato attuale delle conoscenze non si riscontrano aree nelle quali la lepre sia presente in soprannumero così da giustificare progetti di ripopolamento mediante cattura. E' stato rilevato invece come la lepre siciliana sia presente nella forma autoctona, vale a dire non geneticamente inquinata da forme alloctone sebbene siano stati effettuati pluriennali programmi di ripopolamento con esemplari di allevamento. Tutto ciò premia l'oculata politica di vigilanza effettuata sugli allevamenti con particolare attenzione al reperimento in natura dei riproduttori ed al loro adattamento all'ecosistema climatico isolano. Sicché si ritiene di poter prevedere la programmazione di ripopolamento di lepri di allevamento attingendo all'istituendo centro pubblico di smistamento e riproduzione della fauna ed a quelle strutture che possano garantire sia su base morfologica che su base genetica l'appartenenza alla lepre siciliana degli esemplari allevati.
Si potrà procedere al ripopolamento con leprotti giovani di 10-14 settimane liberati nei mesi di marzo, aprile e maggio e con soggetti adulti nei mesi di gennaio e febbraio in aree ben circoscritte prevedendo una decina di capi per 100 ettari nel rapporto 1 maschio - 1 femmina.
Circa la commisurazione del prelievo venatorio alla capacità portante della specie si deve tenere presente che una densità inferiore a 5-7 lepri/100 ettari comporta tempi di ripresa della densità della specie di almeno 3-5 anni.
Coniglio
Anche il coniglio siciliano, specie alloctona introdotta intorno al 1000 d.C. ma ben adattatosi all'ecosistema isolano, si presenta con caratteristiche peculiari che si riportano di seguito a scopo indicativo in quanto non ancora supportate da una adeguata analisi statistica.
E' un lagomorfo di taglia più piccola rispetto ai conigli europei il cui peso allo stato adulto varia tra i Kg. 0,800 e 1,100 a seconda dell'età e del sesso; le orecchie hanno una lunghezza variabile tra i 6,5 e 7 cm.; la lunghezza testa-corpo varia tra i 34 ed i 45 cm.; la lunghezza della coda va da 6 a 8 cm. e la lunghezza del piede posteriore da 7,5 a 9 cm. Il colore è generalmente brunastro, omogeneo sulle parti superiori con evidente macchia rossastra sulla nuca.
Abita zone di pianura e di collina con terreni asciutti preferibilmente sabbiosi ma utilizza anche i terreni pietrosi e ben esposti.
Di carattere timido e socievole, ha tendenze gregarie e vive in colonie, anche numerose, in tane sotterranee abbastanza complicate con un sistema di gallerie intercomunicanti, biforcantesi e con un gran numero di uscite. Utilizza quindi al meglio le colline pietrose con la tipica macchia mediterranea dove trova facilmente rifugio tra gli anfratti, le macchie fitte, i rovi, scavando le gallerie anche ai piedi dei massi rocciosi che facendo da volta alla tana la mantengono asciutta, nonché i tradizionali terrazzamenti realizzati con i caratteristici muretti a secco.
E' fortemente stanziale e di spiccato comportamento territoriale con abitudini crepuscolari e notturne per la pasturazione.
Ha una alimentazione essenzialmente vegetale: erba, fieno, tuberi, ma si ciba anche di gemme e germogli, piante erbacee, cortecce, frutta, bacche, semi e foglie, spingendosi quando la popolazione diventa numerosa sui campi coltivati, anche in pieno giorno. In inverno ripiega sulle cortecce di alberi, sui rizomi ed i semi. Ricava dall'alimentazione verde il fabbisogno idrico e teme sia l'umidità eccessiva e la rugiada che la pioggia e la neve.
E' poligamo ed i maschi si combattono con aggressività nel periodo degli amori. Nel clima caldo arido che caratterizza la Sicilia, ha un ciclo di riproduzione compreso tra l'inizio dell'inverno, a dicembre (inizio del complesso ed elaborato rituale di corteggiamento), e l'inizio dell'estate. Dopo una gestazione di trenta giorni la femmina partorisce da 4 a 6 piccoli in grado di uscire dalla tana solo verso il 20° giorno di vita e che vengono allattati per circa 1 mese, raggiungendo la maturità tra i 5 e gli 8 mesi di vita. Le gestazioni variano da 3 a 4 all'anno e non sono impedite dall'allattamento; la riproduzione si arresta già a fine giugno.
Gli interventi negli areali di elezione del coniglio che possono indicarsi come zone di collina coltivate in modo più o meno estensivo, ma che possono comprendere anche colline e pianure intensivamente coltivate dovranno riguardare:
-  la incentivazione delle colture "a perdere", cioè semina o rinuncia alla raccolta su parcelle dell'estensione di almeno lo 0,1-0,4 per cento del territorio interessato, di coltivazioni appetite dal coniglio, in particolare cereali, autunno-vernini o foraggere (leguminose);
-  incremento e/o conservazione di superfici ad incolto cespuglioso fitto, intercalato alle coltivazioni lungo le aree più marginali ed intorno alle aree boscate o arbustate eventualmente presenti nel fondo e dell'inerbimento dei fossi e delle scoline;
-  posticipazione dello sfalcio o del sovescio della vegetazione presente nelle "tare" (bordi di strade, canali, fossi) a dopo la metà di luglio;
-  ripristino o conservazione dei tradizionali muretti a secco e/o della cespugliazione ai margini delle caratteristiche rocce emergenti nelle estensioni coltivate, ovvero creazione di cumuli di pietre, di fascine e cataste di legna per facilitare il rifugio del coniglio;
-  coltivazione di parcelle di piccola estensione di tuberi e radici.
Gli interventi dovranno interessare aree dell'estensione non inferiore a 10 ettari e dovrà essere prevista l'adesione ad un disciplinare comportante l'impegno a realizzare tutti e 5 i punti sopra elencati; per le modalità di attuazione e di corresponsione dell'incentivo si rinvia a quanto previsto per i miglioramenti a favore della coturnice.
Presente in tutta la Regione e di forte interesse venatorio, il coniglio in alcune aree come ad esempio nell'isola di Ustica e di Pantelleria, si ritrova in deciso sovrannumero. Si possono pertanto attuare progetti di ripopolamento mediante cattura.
Si può continuare a procedere nella pratica del ripopolamento mediante immissione di conigli di allevamento da attingere dall'istituendo centro pubblico di smistamento e riproduzione e da centri privati di produzione ed allevamenti a scopo di ripopolamento che possano garantire il rispetto delle caratteristiche biometriche e genetiche del coniglio oltre che la "selvaticità" ed adattabilità all'ecosistema climatico siciliano dei soggetti allevati in modo da non scendere oltre la soglia, giudicata di buon esito del ripopolamento, oltre che è stata individuata intorno al 25% di esemplari sopravvissuti sul totale dei soggetti immessi.
Nel ripopolamento, tuttavia, si tiene conto che l'immissione di soggetti facile preda di volpi, gatti selvatici, donnole, gazze, nibbi e falchi preserva il selvatico naturalmente presente nella zona.
Anche nel caso dei conigli si ritiene opportuno procedere con capi giovani di 10-14 settimane nei mesi di marzo, aprile e maggio e con capi adulti nei mesi di gennaio e febbraio, tutti da immettere in aree ben circoscritte già oggetto di interventi di ripopolamento, direttamente nelle tane di cui l'area deve essere ben provvista, prevedendo il rapporto di 1 maschio - 2 femmine.
In correlazione del ciclo riproduttivo il prelievo venatorio del coniglio - previo parere favorevole dell'I.N.F.S. - potrà essere anticipato di 9 giornate venatorie rispetto all'apertura canonica (3ª domenica di settembre) anticipando altresì la chiusura della stagione venatoria a non oltre il 15 di dicembre.
La commisurazione del prelievo venatorio alla capacità portante della specie dovrà tener conto anche delle immissioni effettuate mediante cattura e mediante ripopolamento con conigli di allevamento.
Avifauna migratoria
Delle circa 140 specie di uccelli nidificanti in Sicilia, almeno 100 hanno popolazioni sedentarie o parzialmente sedentarie, mentre le altre svernano al di fuori della regione mediterranea, in aree sub-sahariane. Le popolazioni di alcune specie svernanti in Sicilia vengono incrementate da popolazioni centro-europee che utilizzano la regione mediterranea per trascorrere i mesi invernali. Infine in autunno giungono in Sicilia circa altre 60 specie solamente svernanti nella nostra regione, che, quindi, come altre aree mediterranee, ha un ruolo di fondamentale importanza a livello paleartico per la conservazione delle loro popolazioni.
Mentre le specie legate ad ambienti boschivi o agli arboreti coltivati mostrano una certa stabilità delle popolazioni svernanti, pur fluttuando di anno in anno in dipendenza di fattori naturali intrinseci, le specie legate agli ambienti umidi sono molto soggette al fluttuare, anche drammatico, della disponibilità di ambienti umidi, a sua volta dipendente dalle precipitazioni autunno invernali. La chiusura dell'attività venatoria ha comunque consentito un incremento di Anatidi svernanti in aree quali le Riserve Naturali di Vendicari, della foce del Simeto, del Biviere di Gela e del Lago di Pergusa, dei laghi artificiali, in cui è stata vietata la caccia, Ogliastro, Rubino e il Gorgo, consentendo peraltro movimenti giornalieri verso altre aree umide. La siccità è stata in diversi anni causa di un decremento di svernanti, la cui ripresa sostanziale risulta poi lenta (probabilmente per motivi trofici) ed in genere richiede due-tre anni, sempre che non intervengano altre annate siccitose.
La convenzione di Ramsar sugli ambienti umidi di importanza internazionale, soprattutto come habitat degli uccelli acquatici, è stato un importante strumento mediante il quale i diversi Stati che vi hanno aderito hanno utilizzato una metodologia comune per la protezione ed il corretto uso di questi habitat. Adottata a Ramsar il 2 febbraio 1971, rappresenta un primo atto internazionale rivolto alla protezione di particolari biotopi; con il decreto del Presidente della Repubblica n. 448/76 del 13 marzo 1976 è stata ratificata anche in Italia. Essa definisce i criteri base per la valutazione degli ambienti umidi, criteri che permettono l'inserimento di una lista delle zone umide di importanza internazionale. Ogni Stato membro, aderendo, si è impegnato a promuovere in tali zone la conservazione degli uccelli acquatici, con l'istituzione di riserve naturali, e a provvedere adeguatamente alla loro salvaguardia.
Gli enti preposti alla gestione di queste aree umide hanno quindi una responsabilità a livello comunitario e mediterraneo e nei loro programmi devono inserire in modo prioritario finalità conservazionistiche che consentano il mantenimento e l'incremento delle popolazioni svernanti di uccelli acquatici.
Pertanto speciale attenzione dovrà essere riservata alle zone umide ove non sottoposte a tutela ai sensi della legge regionale n. 98/81. Di queste le zone umide artificiali ed in particolare gli invasi di ritenuta, anche di piccola dimensione, si stanno dimostrando di enorme utilità per gli anatidi.
Gli interventi di miglioramento e conservazione dell'habitat consistono in:
1)  mantenimento e/o ripristino della vegetazione sia sommessa ed emergente che dei terreni circostanti attraverso semine e/o trapianti delle essenze più tipiche, privilegiando l'eterogeneità delle essenze vegetali;
2)  mantenimento e/o ripristino del profilo irregolare, con insenature ed anfratti delle rive o degli argini, eventualmente con la creazione di prolungamenti dell'area umida, di fossati paralleli all'area umida principale, di prati e radure umide intorno al bacino principale;
3)  mantenimento e/o predisposizione di zone d'acqua bassa (15-20 cm.) o di argini e rive di ridotta pendenza (< 5%) per una fascia di circa 5-10 m. dalla riva ove favorire lo sviluppo della vegetazione spontanea soprattutto per i bacini artificiali scavati per altri scopi e che presentano rive molto scoscese;
4)  predisposizione e/o mantenimento di spiagge, dune, isolotti di ghiaia o di terra e/o zattere galleggianti ancorate al fondo per favorire la nidificazione e la sosta per diverse specie di avifauna favorendovi lo sviluppo della vegetazione;
5)  predisposizione di fasce permanenti (20-30 m.) di vegetazione spontanea o seminata (avena) come separazione tra i terreni coltivati intensamente e la zona umida.
Anche per questi interventi si provvederà attraverso l'adesione ad un disciplinare che preveda la realizzazione di almeno 3 dei punti sopra indicati, e le medesime modalità per quanto concerne la misura dell'incentivo, la durata dell'impegno e l'estensione dei fondi interessati, riportati sopra per la coturnice. Competeranno alle rispettive Ripartizioni faunistico-venatorie che vi provvederanno anche attraverso le procedure di cui all'art. 16, ultimo comma, interventi speciali, con particolare riguardo alla liberazione da materiale di risulta e di rifiuto, sfabricidi ivi discaricati, nelle oasi di protezione e rifugio della fauna insistenti in zone umide, fermo restando l'azione in via amministrativa e giudiziaria per la responsabilità connessa alla manomissione del profilo naturale delle zone ricadenti in tali oasi.
SPECIE CACCIABILI
Quaglia (Coturnix coturnix)
Ritenuta in forte declino in tutta Europa, ancora piuttosto stabile, seppure con popolazioni nidificanti numericamente limitate, in Italia meridionale, Sardegna e Sicilia. Giunge nell'isola in aprile-maggio (migrazione primaverile), un piccolo contingente si trattiene per la riproduzione (tra fine maggio e luglio), ripartendo dalla Sicilia quando ripassa in contingente europeo (tra agosto e settembre-ottobre, a seconda del clima). Non si danno dati recenti sullo svernamento di questa specie, che un tempo avveniva regolarmente, seppure con modesti numeri. E' stata fortemente soggetta all'impatto delle moderne tecniche di coltivazione, soprattutto la meccanizzazione; è probabile che alcune misure comunitarie (set-aside, reg. 2078, ecc.) abbiano limitato negli ultimi anni questo impatto. Tuttavia la diffusione di tecniche di bracconaggio, quale l'uso notturno del richiamo registrato nel periodo agosto-settembre, è causa di una concentrazione di individui migratori in aree ristrette e di una conseguente eccessiva mortalità per la pressione venatoria.
Per le motivazioni qui riportate si ritiene allo stato attuale di potere anticipare l'apertura della caccia a questa specie in Sicilia soltanto di una settimana.
Colombaccio (Columba palumbus) e Merlo (Turdus merula)
Specie notevolmente in incremento negli ultimi anni, in cui hanno raggiunto una copertura faunistica in Sicilia quasi del 100%. Il Colombaccio si riproduce più volte nel corso dell'anno e sono stati registrati casi di nidificazione invernale, che indicano una buona disponibilità trofica per i pulcini. Dopo una crescita demografica nelle aree in cui era storicamente presente in Sicilia, avvenuta tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90, ha iniziato a diffondersi in numerose altre aree, utilizzando anche habitat artificiali, come alberature stradali, le siepi-frangivento e gli arboreti.
Le popolazioni di Merlo, che invece è sempre stata una specie comune e diffusa nell'isola, sono in evidente crescita negli ultimi anni, grazie anche all'equivalenza di questo Turdide, in grado di sfruttare ambienti coltivati, suburbani e urbani e di riprodursi fino a tre volte l'anno, talora con notevole anticipo (in aprile) o anche in notevole ritardo (luglio-agosto).
Per queste due specie, in considerazione del loro stato numerico e dell'ampia diffusione, potrebbe consentirsi l'anticipazione dell'apertura della caccia.
Tortora (Streptopelia turtur)
Ha una buona copertura faunistica in Sicilia ed i primi migratori ritornano dal centro Europa verso la fine di agosto. In considerazione del fatto che non viene più effettuato un prelievo in primavera e che lo stato generale della specie è buono a livello locale ed a livello europeo (si stima una popolazione europea tra 2,2 e 8 milioni di coppie), potrebbe essere consentita un'anticipazione dell'apertura della caccia, possibilmente limitando il carniere giornaliero.
Allodola (Alauda arvensis)
In grande rarefazione, come altri Alaudidi (ad es. la Calandra); in ottobre giungono in Sicilia, provenendo dal centro-Europa, i contingenti migratori, per trascorrervi l'inverno. In considerazione della loro esiguità e del generale decremento delle popolazioni svernanti, si ritiene che l'apertura della caccia debba posticiparsi alla terza settimana di ottobre e concludersi entro dicembre.
Beccaccia (Scolopax rusticola)
La Beccaccia è uccello svernante in Sicilia, tra ottobre-novembre e gennaio; la migrazione di individui provenienti da zone più meridionali e diretti a nord si protrae talvolta fino a febbraio, eccezionalmente marzo. Durante l'inverno trascorre il giorno dentro i boschi ed esce di notte per nutrirsi nelle radure e nei pascoli, ove si nutre di invertebrati terrestri che preda sui suoli umidi. Pertanto lo svernamento è molto dipendente dalle precipitazioni, sebbene comunque sia stata notata una grande fedeltà al sito di svernamento. Proprio secondo i dati scaturiti dal Simposio "Biologia e conservazione della Beccaccia" tenutosi durante il 3° Convegno nazionale dei biologi della selvaggina nel 1995, pubblicato dall'I.N.F.S. nel 1997, la Beccaccia risulta essere una specie talmente fedele ai siti di svernamento che i suoi prelievi venatori sono ritenuti gestibili come quelli di una specie stanziale. Il documento raccomanda inoltre l'applicazione del divieto di caccia alla posta o da appostamento durante i transiti mattutini e serali, metodo che rende questa specie molto vulnerabile.
Si ritiene opportuno effettuare un'indagine con adeguata metodologia sui carnieri di beccacce in Sicilia per programmare i futuri prelievi, anche sulla base del rapporto adulti/giovani.
SPECIE DA SOTTOPORRE A CONTROLLO NUMERICO
Gazza (Pica pica)
Secondo i dati degli ultimi 10 anni la Gazza ha raggiunto in Sicilia una copertura faunistica del 100%, colonizzando anche alcune piccole isole. Questo Corvide è molto eclettico ed in grado di sfruttare a suo vantaggio la presenza dell'uomo; grazie a tale antropofilia, riesce a riprodursi sia su alberi che in strutture artificiali (ad es. tralicci di ferro), in habitat naturali, seminaturali o del tutto artificiali, urbani e suburbani, sfruttando qualsiasi risorsa trofica, incluse quelle reperibili in discariche e depositi di immondizie. Tra le sue prede sono inclusi anche i pulcini e le uova di molte altre specie di uccelli, i giovani uccelli nei dormitori serali, giovani mammiferi ancora inesperti, ecc. Non si hanno dati precisi sull'impatto della Gazza sulle popolazioni di altri vertebrati selvatici, particolarmente di uccelli, ma secondo alcune stime e controlli diretti di nidi di Passeriformi saccheggiati, si ritiene che oggi tale impatto sia diventato eccessivo e che, come già effettuato in altre regioni d'Italia dall'I.N.F.S., si debba procedere ad un controllo numerico delle popolazioni di Gazza anche in Sicilia. Le modalità, le zone ed i tempi di tale controllo saranno oggetto di un apposito studio.
3.3  Altre azioni
E' possibile inoltre prevedere progetti mirati e finalizzati alla conservazione delle effettive capacità riproduttive faunistiche quali interventi per impedire la raccolta delle uova di rapaci, per garantire cibo ai rapaci nelle zone a bassa transumanza, per la realizzazione artificiale di siti di nidificazione, per la creazione di fasce arbustive e siepi ai margini delle strade per attutire il rumore in corrispondenza di siti di nidificazione, dei quali, rientrando nella competenza gestionale dell'ambito territoriale di caccia, saranno valutate, di volta in volta, la fattibilità, l'importo e le modalità di incentivazione.
Per quanto riguarda la creazione di cunicoli e sottopassi per superare l'ostacolo costituito dalla rete viaria, in particolare autostrade e superstrade, e per attenuare il sistema di chiusura del tessuto urbano verso il circostante territorio agrario, il presente piano costituisce raccomandazione nei confronti degli enti deputati alla progettazione tecnica ed urbanistica.
4.  RIPOPOLAMENTO E REINTRODUZIONI - CONTROLLO DELLA FAUNA 

4.1  Ripopolamenti e reintroduzioni
Riguardo alla reintroduzione di coturnice siciliana ed al ripopolamento di lepre e coniglio siciliano si è già detto in riferimento alla gestione faunistica di dette specie.
Qui si sottolinea che il ripopolamento di fauna selvatica attraverso l'immissione di esemplari ("lancio") nel territorio agro-silvo-pastorale viene effettuato direttamente dalle Ripartizioni faunistico-venatorie o sotto il controllo delle stesse.
Risulterà tuttavia utile la predisposizione di programmi annuali di ripopolamento e reintroduzioni rispettivamente di lepre, coniglio e di coturnice, che vedano coinvolti gli enti pubblici interessati quali Province regionali e comuni, nonché i privati, in modo da non disperdere in interventi settoriali, realizzati a volte anche in tempi e luoghi non idonei, il potenziale di risorse finanziarie ed umane finalizzate all'obiettivo dal raggiungimento della consistenza portante.
Tali programmi dovranno inserirsi in una più ampia programmazione operata dall'Osservatorio faunistico siciliano cui spetta il compito di coordinare il ripopolamento effettuato dalle Ripartizioni faunistico-venatorie e gli interventi destinati al ripopolamento faunistico.
Non dovrà comunque essere superata la percentuale massima del 50% del totale della fauna immessa riservata ai centri privati di produzione di selvaggina ed allevamenti di lepri, conigli e coturnici nel momento in cui la differenza sia disponibile presso lcentro pubblico di smistamento e riproduzione di fauna selvatica, e dovranno essere rispettate le prescrizioni riportate nel capitolo precedente e tutte le opportune misure zooprofilattiche.
Non si prevede ripopolamento e/o reintroduzione di specie diverse da quelle sopra citate.
E' possibile avviare tuttavia lo studio di fattibilità per la reintroduzione di specie estinte o di specie rarefatte quali il pollo sultano, la gallina prataiola e per i rapaci, del nibbio reale, del capovaccaio, del grifone.
Lo studio dovrà dimostrare che sussistono le seguenti condizioni:
-  che la documentazione storica dimostri la passata diffusione della specie nell'area prescelta per la reintroduzione;
-  che l'habitat risponda ancora oggi alla necessità della specie ed abbia una estensione tale da assicurare la sopravvivenza autonoma di una popolazione della specie (capacità portante) con disponibilità alimentari e caratteristiche ecologiche compatibili;
-  che non sussistano o siano state rimosse le cause originarie di estinzione;
-  che gli esemplari da reintrodurre appartengano alla stessa forma tassonomica (sottospecie) di quella scomparsa o rarefatta.
Lo studio dovrà dare ampia dimostrazione delle motivazioni che spingono alla reintroduzione e gli scopi da raggiungere, deve dimostrare che la reintroduzione non comporta conseguenze negative rilevanti sulle attività umane e che coinvolge le collettività locali. Deve essere stimata la popolazione minima vitale da reintrodurre e la sua possibile evoluzione temporale e devono essere determinate le linee operative dell'intervento, delle strutture necessarie e della tempistica del progetto, per il quale deve essere previsto un congruo lasso di tempo per la sensibilizzazione delle popolazioni locali, ed infine la sua realizzazione finale con costante verifica dei risultati.
4.2  Controllo della fauna
Altro capitolo fondamentale sulla tutela della fauna è quello del controllo (art. 4, legge regionale n. 33/97), di competenza delle Ripartizioni faunistico-venatorie.
Innanzi tutto si deve prevedere un monitoraggio costante della fauna ai fini sanitari, con prelievi di esemplari per l'effettuazione di analisi di più facile realizzazione presso le strutture dell'Istituto zooprofilattico, soprattutto nei confronti del coniglio, in modo da poter individuare focolai infettivi con un certo anticipo, stante che l'autorizzazione di piani di abbattimento selettivi per esigenze sanitarie prevede quale procedura l'accertamento della inefficienza dei metodi ecologici ed il preventivo parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica.
Il controllo della fauna può essere effettuato per le motivazioni ampiamente esplicitate nel primo comma dell'art. 4 della legge regionale n. 33/97, ma l'esperienza ha tuttavia dimostrato che la maggior parte degli interventi di controllo richiesti trovano la loro causa nel danneggiamento delle colture agricole, del patrimonio zootecnico, delle opere approntate sui terreni coltivati o pascolativi, in tutto il territorio, anche quello vincolato per protezione della fauna, senza limitazioni temporali. Deve perciò tenersi in conto la nuova filosofia introdotta dalla legge regionale n. 33/97, che intanto affida al coordinamento dell'Osservatorio faunistico siciliano gli interventi destinati al controllo della fauna per la difesa delle colture agricole, e prevede, per i danni causati dalla fauna, il risarcimento nella misura del 100 per cento del danno, ma soprattutto introduce la previsione dell'apprestamento di interventi per prevenire i danni su richiesta dei proprietari o conduttori dei fondi interessati o direttamente dalla Ripartizione faunistico-venatoria una volta che si è acquisito il consenso scritto del proprietario o conduttore del fondo coinvolti nel progetto di allontanamento della fauna causa del danno (art. 7).
Questi interventi coincidono con quei metodi ecologici richiamati dalla legge per tutte le operazioni di controllo e che si concretizzano infatti in tutti quegli apprestamenti che creano barriere fisiche quali ricovero notturno degli animali domestici, recinzione e reti con particolari accorgimenti antipredatori, repellenti chimici agenti sul sistema olfattivo o gustativo, cannoncini o generatori di suoni anche con versi di allarme e/o acustici, recinzioni elettrificate a tutela dei fondi, nonché nell'alimentazione complementare intesa come offerta di cibo alternativo per allontanare il selvatico dal fondo.
Appare ovvio che nel caso di danni da conigli o da lepre, rientrerà nell'attuazione dei metodi ecologici la riduzione o l'eliminazione di interventi di ripopolamento nelle zone interessate. Vengono altresì definiti ecologici gli interventi quali l'eliminazione delle discariche abusive di rifiuti a cielo aperto e degli scarti di allevamento soprattutto di avicoli, l'utilizzo di contenitori per rifiuti a prova di animale, la recinzione delle discariche autorizzate con recinti a prova di animale, ritenuti necessari per il contenimento ecologico delle popolazioni di volpi, gazze e cornacchie grigie responsabili di danni anche a carico della stessa fauna selvatica.
Una volta che le Ripartizioni faunistico-venatorie abbiano accertato l'inefficienza dei metodi sopra descritti si potranno autorizzare, previo parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, piani di cattura e traslocazione di esemplari laddove risulti tecnicamente realizzabile il trasferimento dei soggetti, ed in casi del tutto eccezionali piani di abbattimento selettivi, comunque senza uso di veleni.
Per la predisposizione dei piani di cattura e dei piani di abbattimento risulta propedeutica l'effettuazione del censimento delle specie di fauna da sottoporre all'intervento, secondo i criteri riportati nel capitolo precedente.
Gli interventi di cattura e di abbattimento sono effettuati dalle Ripartizioni faunistico-venatorie a mezzo del proprio personale, di dipendenti del corpo delle guardie forestali e di altri agenti venatori dipendenti da enti pubblici, avvalendosi anche dei proprietari e conduttori dei fondi interessati nonché delle guardie volontarie di associazioni venatorie ed ambientaliste, riconosciute in sede regionale, purché muniti di licenza di caccia.
Nei parchi regionali e nelle riserve naturali, d'intesa con gli enti gestori, le ripartizioni opereranno a mezzo delle guardie addette ai parchi o alle riserve se presenti, e con i soggetti sopra citati, ad esclusione dei proprietari e conduttori dei fondi e delle menzionate guardie volontarie.
Gli interventi di prevenzione dei danni alle colture agricole verranno effettuati dalle Ripartizioni faunistico-venatorie a carico del fondo previsto per il finanziamento dal citato art. 7, mentre per gli interventi di controllo per ragioni diverse dalla tutela dell'agricoltura e per la realizzazione dei piani di cattura e di abbattimento si provvederà con il capitolo di spesa che finanzia i compiti istituzionali.
5.  RICERCA E DIVULGAZIONE
Il Piano regionale faunistico-venatorio deve contenere i criteri e le finalità prioritarie per l'organizzazione delle attività regionali rivolte alle conoscenze delle risorse naturali e della consistenza faunistica, nonché prescrivere le attività di studio, ricerca, indagine e formazione inerenti la legge regionale n. 33/97. Le attività di studio e propaganda per la tutela della fauna selvatica anche attraverso iniziative divulgative ed informative, vengono affidate alle Ripartizioni faunistico-venatorie (art. 8, comma 2°, lett. i) mentre il Comitato regionale faunistico-venatorio può proporre gli studi, le ricerche e le indagini anche sperimentali finalizzati a migliorare l'intervento per la protezione della fauna selvatica da affidare alle Ripartizioni faunistico-venatorie in collaborazione con istituti universitari specializzati. All'Osservatorio faunistico siciliano viene altresì assegnato lo studio dell'utilizzazione e selezione degli habitat, dei comportamenti e delle abitudini alimentari della fauna selvatica, la progettazione di programmi di ricerca, anche a carattere europeo, interessanti l'area del territorio siciliano. Non rientrano in tale contesto gli studi e le ricerche che l'Istituto nazionale per la fauna selvatica svolge per l'attuazione dei propri fini istituzionali e cui devono prestare la propria collaborazione, di personale e mezzi, le Ripartizioni faunistico-venatorie e l'Osservatorio faunistico siciliano.
5.1  Ricerca
Nella scala di priorità che il piano deve dare si inserisce il censimento degli uccelli acquatici.
Il censimento delle anatre e delle folaghe è un'attività che viene svolta in Sicilia, da venti anni, in collaborazione con l'Istituto nazionale per la fauna selvatica (I.N.F.S.). Questa attività, fino ad oggi svolta prevalentemente da ornitologi, deve essere istituzionalizzata nel senso che si deve provvedere al censimento attraverso un piano di rilevamento regionale che interessi tutte le zone umide siciliane, protette e non, secondo le metodologie impartite dall'I.N.F.S. Ciò permetterà di definire una rete di monitoraggio provinciale individuando la consistenza annuale delle varie specie, comprese quelle legate ecologicamente agli ambienti umidi e di interesse venatorio. Il censimento deve possibilmente essere affiancato a specifiche campagne di inanellamento degli uccelli a scopo scientifico secondo le indicazioni dell'I.N.F.S. al fine di individuare meglio gli areali di riproduzione da cui proviene la maggior parte del flusso migratorio che interessa la Sicilia. Sarà compito dell'Osservatorio faunistico siciliano di coordinare le attività di censimento con l'ausilio di personale tecnico o professionisti specializzati.
A tal fine l'Amministrazione deve farsi carico della formazione specializzata del personale delle Ripartizioni faunistico-venatorie prevedendo e favorendo la realizzazione di specifici corsi di qualificazione presso le strutture allo scopo create nell'ambito della Regione quali il Cerisdi, il Cifda Sicilia e Sardegna e di altre strutture qualificate organizzate in collaborazione con l'I.N.F.S. o anche consentendo la frequenza dei corsi che detto istituto organizza, specificatamente per le pubbliche amministrazioni ed anche aperti a tutti, quali i corsi per acquisire i patentini per l'inanellamento.
Indagini fenotipiche, genetiche ed etologiche particolareggiate ed approfondite devono essere svolte sulle popolazioni siciliane di coturnice siciliana e lepre appenninica. Ciò risulta necessario, oltre che al fine di tutela di queste specie che nei millenni si sono evolute adattandosi agli ambienti siciliani, anche da un punto di vista tecnico in quanto permetterebbe di orientare meglio gli allevamenti di selvaggina sia pubblici che privati, a vantaggio degli interventi di reintroduzione e di ripopolamento.
Tali studi vanno allargati anche al coniglio selvatico, specie alloctona neo-introdotta (intorno all'anno 1000 d.C.), con il fine di meglio individuare le caratteristiche delle popolazioni selvatiche evitando l'introduzione con individui non adatti. Per ottenere queste informazioni, che in molti casi prevedono indagini specialistiche con attrezzature sofisticate, sarà indispensabile stipulare convenzioni con istituti di ricerca universitaria.
Parallelamente l'inanellamento e la marcatura a scopo scientifico potrà permettere di conoscere attraverso le ricatture, la capacità di irraggiamento e di colonizzazione delle varie popolazioni, come anche l'incidenza della predazione naturale e la mortalità dovute a malattie o zoonosi.
Inoltre occorre conoscere la dinamica delle popolazioni appartenenti alle specie sopra indicate al fine di individuare i principali fattori naturali, e non, che limitano l'incremento naturale delle popolazioni, individuando anche i principali fattori di rischio con l'obiettivo di minimizzare l'impatto.
Altro campo di indagine prioritario è quello dei danni arrecati all'agricoltura ed alla zootecnica principalmente dalle popolazioni di cinghiale e di coniglio selvatico.
Risulta necessario acquisire, attraverso studi specifici, sia maggiori informazioni sulle specie potenzialmente dannose e l'individuazione delle attività agricole e/o zootecniche più a rischio, che definire gli interventi preventivi di protezione più adeguati alle varie circostanze ed individuare, secondo metodologie standardizzate, gli interventi di controllo più incisivi, rapportate alle singole specie. Anche queste indagini dovranno essere effettuate in collaborazione con gli istituti universitari specializzati.
5.2  Divulgazione
Altro settore prioritario è quello della divulgazione. Viene previsto come compito istituzionale delle Ripartizioni faunistico-venatorie quello della diffusione delle norme che regolano l'esercizio venatorio e cinologico, per i quali interventi potranno essere utilizzati sia i fondi previsti per i compiti istituzionali che quelli per la stampa e diffusione annuale dei tesserini regionali e calendari venatori; compito istituzionale è anche l'organizzazione di corsi di aggiornamento per le guardie volontarie delle associazioni venatorie ed ambientaliste per il quale è previsto apposito finanziamento.
Deve però essere compresa nell'attività di divulgazione una più allargata azione di sensibilizzazione indirizzata soprattutto verso i giovani ed i giovanissimi.
Occorre infatti attirare l'attenzione e promuovere il contatto con la bio diversità del mondo naturale per sviluppare la coscienza della sua difesa.
Sarà quindi previsto nei piani di gestione delle oasi e delle zone di ripopolamento e cattura, a carico dei fondi relativi alle spese occorrenti alla loro costituzione, una serie articolata di attività divulgative presso le scuole di primo e secondo grado sulla costituzione di tali zone e della loro finalità anche con visite guidate a punti di osservazione.
6.  CARTOGRAFIA
Al piano è allegata la mappa regionale faunistico-ambientale, mentre per quanto riguarda la carta delle potenzialità e vocazioni faunistiche si rimanda alla cartografia allegata al Piano regionale faunistico-venatorio 1998/2002.Torna al Sommariohome


FRANCESCO CASTALDI: Direttore responsabile                               MARIA LA MARTINA: Redattore

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Michele Arcadipane

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